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domenica 27 novembre 2011

Affidabile Tanya


Arriva, seria, incazzata. Incazzata nera, direi. Ma non con me, ma col merlo che si chiama Marcelllllo.
Insisto per sapere cosa succede e dopo un paio di insistenze mi snocciola gli estremi di una noiosissima telefonata avuta col paese dei tulipani, fatta di meschine menzogne e insostenibili tesi morosali e allora le chiedo “aperitivo?” e aperitivo sia, di quelli miei, nella stradina laggiù, che tanto l’aperitivo mio si fuma e quindi lo accendo e glielo passo e camminiamo e così la guardo.

Leggins nere, ballerine nere senza calze, cardigan nero lungo che esce dal piumino nero lucido. Non ti sei messa le calze e lo sai, maledetta troia globale, che la donna senza calze d’inverno mi fa venire nelle mutande senza toccarmi. Prendi l’aperitivo, dolce Tarmya, che ti dà l’alibi di essere stonata e, per quello, di essere troia elevata all’infinita potenza.

Poi entriamo alla Solita, salutiamo la Marghe, ci sediamo al tavolo di Tazio e ceniamo. Poi ti togli il cardigan che c’hai caldo (ma dove?) e resti con la maglietta nera a maniche lunghe scollata tonda, tanto per comunicarmi che, oltre alle calze, sei anche senza reggiseno che quei maccheroncini che ti spuntano appena mi ricordano

una vacanza estiva e mi si indurisce l’uccello e allora, a tradimento, ti pizzico un capezzolo, torcendolo che ti chini con la bocca aperta sorridente e ti chiedo se sei anche senza mutande e ridi.

Mangiamo tra una selva di doppi sensi e proposte oscene con cui ti bombardo, poi ci facciamo due begli amari e usciamo, che qui non occorre manco più che pago da quanto stabile sono. E allora ti offro un digestivo, aromatico, speziato e tu lo fumi con me, che ingrossiamo l’alibi, mentre mi si ingrossa la minchia cercando di indovinare se ce le hai o no le mutande, che le leggins ce le hai ficcate nel culo, zoccola.
Poi organizziamo e pianifichiamo e decidiamo, concordando che la serata deve proseguire al caldino del mio cadente appartamentino social-popolare dove si andrà a chiacchierare .

Ed è subito ingroppo.
Sul pianerottolo, mi fagociti mentre ho ancora le chiavi in mano, che io ti chiaverei in mano, in macchina, appoggiata alla balaustra delle scale, sulla lavatrice, nel confessionale della Basilica di San Fustenzio, al McDonald ed anche alla Clinica dell’Orologio, che mi dici che sì, che anche tu te lo faresti piantare nel culo anche al Corso Prematrimoniale di Don Marzocchi, al Mercatino dell’Usato, alla Mostra del Cane e del Gatto ed anche al Convegno dei Delusidallalega, che mi dico che sei una ragazza intelligente, che le leggins si sono rivelate una scelta geniale, che mentre ti slinguo lo stomaco c’ho già la carnina bagnata in mano pronta da strizzare e strapazzare, che bastava andarsela a prendere nelle elastiche leggins, spostando in un soffio il tanga da troia fatto di fili interdentali e un pezzetto di pezza per pulire gli occhiali.

DivinDivan, te la ricordi questa? E’ quella che mi ha piantato in asso ed è andata in Corsica in barca con gli amici di merda della sua amica vacca maiala di merda, che mi resta nel gozzo di non averle dato il cazzo, perché la riccia zingarella mi ha sempre fatto ingrossare di brutto la cappella, ma intanto mi chiavo Santa Tanya che c’ho una voglia che mi spacco e lei sorride quando, tra mille grovigli, le paro dinnanzi Mastro Tarello Rampazzo in tutta la sua ciclopica dimensione e lei, intanto, si libera in due secondi e sei decimi di tutto e vestiti entrambi di pelle ci schiantiamo sul consenziente DivinDivano cominciando a razzolarci i genitali assaliti dal morbino selvaggio che non ci fa stare la lingua in bocca manco a pagare.

Succhia, succhia forte così, succhia, gran troia puttana assatanata di Cazzo, che intanto raduno i geologi e gli ingegneri che qui si va di trivella culea a manetta stasera, che lo sai, gran puttana affamata, che lo sai che ti farò uscire la cappella dal naso inculandoti, che devasterò le tue viscere sbattendoti come se fossi uscito da trent’anni di cella di isolamento, succhia puttana, che mi stai facendo un pompino famelico mentre sul muro lampeggia la scritta corna, perché qui, adesso, si costruiscono delle deliziose corna preziose, che il mammalucco ad Amsterdam è convinto di fare la gallata con le troje in vetrina e non sa che, a casa, la sua dolce e fida fidanzata si fa piantare il cazzo nei buchi, si fa trapiantare il Bulbo Tulippo Rampazzo Pennone nel culo, si fa irrigare il budello di sborra, si fa sbregare e slabbare che c’ha una voglia di lurido che si stampa tra il culo e la figa che se spengo la luce ci si continua a vedere da quanto le pulsa la sorca pisciona sfondata.

Mi giro e ti porgo le terga, piegandomi in avanti ad offrirti il bocciolo di carne che sozzo e voglioso mi pulsa tra le scultoree natiche e sento senza indugio la tua bocca che bacia, la tua lingua che lecca, le tue mani fatate che accarezzano i glutei e poi scendono sozze a cercare la Minchia Rocciosa, mentre mi infili la lingua tra le pliche sensibili e mi fotti il culo in segno di riconosciuta devozione all’erede terreno di Priapo. Piego il Grancazzo all’indietro e lo succhi e lo lecchi, risali ai coglioni succhiandoli forte che mi fai godere e lo sai, mordi leggera il perineo e poi, rumorosa, mi succhi il buco del culo e poi scendi e ingoi di nuovo la Minchia Esoterica e allora mi giro, arrapato come un Gorilla Imperiale e ti schianto di schiena, ti sollevo le gambe e ti trivello la sorca bollente godendo mentre tu, Puttanissima, mi appoggi la pianta del piede sul viso e io penso che sì, che è proprio vero, le ballerine a pelle ti fanno puzzare i piedi e mi ingrifo come una bestia ed attacco la velocità supersonica e ti trapano come un ossesso annusando l’arrapante fetore, ringhiando come un licaone in calore mentre ti strizzi le zinnette appuntite e prendi tutto il Grancazzo che ti allugo fino a farti venire con un urlo roco che ti si vedono le vene del collo.

Brava Tagna Canya, così ti voglio, così devi essere, basta cazzate e giochetti, fatti chiavare, strafottere e iperinculare che è quello che vuoi ed è quello che voglio. Basta perdite di tempo assurde e proclami di merda su fedeltà e doveri, tu sei una grantroia e io un granporco e questo è l’unico assetto che conduce alla più solida delle relazioni basate sullo scambio di fluidi corporei e scosse elettriche spinali.
Brava Tanyozza, brava, questa parentesi olandese del Grancornuto Coglionissimo è stata una manna, ti ha servito l’assist che da tanto cercavi, la ragione per venire a prendere il Cazzo a chilometri, ben scudata dietro alla ragione di merito, all’esigenza di punire il suo inopportuno ed insensibile agire e mentre lui è là, tu lo punisci qua, facendo con me quello che, magari, a lui neghi per mantenere salva la tua immagine di ragazza per bene, magari tentando così di farti sposare, brava.

Il tuo troianesimo genetico è sinonimo di incomparabile affidabilità, ora che ti fai chiavare da me a danno di qualcun altro.
Bravissima.

1 commento:

  1. Racconto eccezionale!

    Quindi le puzzavano molto i piedi? Che gran culo hai avuto!

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