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venerdì 11 novembre 2011

Il fesso e la troia


Lo so, un uomo in calore non dovrebbe mai e ribadisco mai prendere delle iniziative. Dovrebbe solo smanettarsi fino allo sfinimento e, dopo, prendere delle iniziative volte a produrre circostanze che culminino nella monta di una femmina della propria razza o, qualora ne esistano le condizioni, di una razza prossima, quale quella degli Ominidi.

Io invece, da sterminato coglione, dopo essermi amato con passione davanti allo specchio del bagno della bottega, ne sono uscito come di consueto ancora più in calore e mi sono lasciato abbindolare dall’idea di essere in grado di gestire un’iniziativa, beandomi addirittura di averla progettata intelligentemente.
Insomma, per farla breve, sono andato a mangiare un tramezzino tossico dalla Nica.


La Nica è drammaticamente figa, c’è poco da fare. E un uomo in calore non dovrebbe venire in prossimità di una donna così figa e così sozza, specie considerando che costei il testosterone lo stima a fiuto ed è estremamente forte in aritmetica, cosicché vedendomi ha intuito immediatamente che la mia visita era dovuta al fatto che ero in calore. Per l’amor di Iddio, non mi vergogno mica ad essere in calore, anzi, ma il punto non è questo. Il punto è che la Nica, Somma Troia, una volta notato il mio calore e fiutato l’ammontare di testosterone, si è prodigata ad aumentare sia l’uno che l’altro per puro divertimento e gusto sadico, creando un lurido siparietto di intimità, confidandomi di essere assai contenta di vedermi, confidandomi che sono bellissimo, confidandomi di avermi pensato molte e molte volte, calcando l’accento su quel pensato in modo tale che la immaginassi nuda a gambe aperte sul letto a tormentarsi la castora pelosa pensando a me.

Ho tentato di contrattaccare dicendole che anche io l’ho pensata molto e nel dirlo mi sono strizzato il pacco un paio di volte, ma la piccola controffensiva è crollata nella miseria quando la bella moldava mi ha chiesto di rifare quel gesto che io, piccola cagnetta in calore, ho rifatto prontamente, sortendo il tuffo al cuore della sua lingua passata lungo il labbro superiore.

Maledetto me, maledetto me. Non ho resistito e le ho proposto un rendez-vous e a quel punto lei, certa che mi sarebbe bastato sentirla dire sottovoce “mi piacciono i cazzi” per sborrarmi nelle mutande, mi ha colpito ed affondato dicendomi che sì, che le piacerebbe, che avrebbe voglia di una serata rilassante, magari con un brandy ed un massaggio dei miei ai piedi (che puttana, che puttanissima troia), ma che non può, perché sta ancora con quella persona e sarebbe imbarazzante sia mentirgli che dirgli la verità, per quanto sia assodato che si tratterebbe di una serata tra vecchi amici  e niente più (che troia, che zoccola, che troia) e nell’affermarlo i suoi occhi si sono trasformati in quelli del maligno e le avrei coperto la faccia con uno spesso velo di sborra.

Sono tornato in ufficio con le pive nel sacco e una pigna nel culo e ho chiesto alla Bettina:
Perché siete così troie voi donne?
E la Bettina, che è donna del mondo reale, mi ha risposto:
Perché voi siete dei fessi

E ha ragione.

2 commenti:

  1. In amore vince sempre chi se la da a gambe ... Tazio, su, che è venerdì!

    k

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  2. E lo so che è venerdì... per questo sto cercando un corpo umano, possibilmente vivo.

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