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giovedì 24 novembre 2011

Il nero vince


Dice che si chiama Sami. Io lo scrivo così, ma non so se sia corretto. D’altra parte parla un inglese senza tentennamenti, dimostrando di essere abituatissima ad usarlo quotidianamente, ma il suo è l’inglese d’Africa, troncato, secco, veloce, gutturale.
E’ di una simpatia travolgente. Allegra. Spiritosa, solare. Per dirla come gliel’ho detta è witty, always on the spot, pronta, intelligente.
L’ho strapagata, rispetto al prezzo base, perché non volevo avere frette particolari. Ci siamo infilati nel motel
in cui quella notte la Ade impersonò la zoccola e devo dire che era più zoccola la Ade di Sami che la zoccola la fa per mestiere.

Sami avrà una trentina d’anni, all’incirca. E’ africana, viene da Lagos, Nigeria, dove ha la famiglia, padre, madre due sorelle e tre fratelli. Sami ha studiato, sarebbe l’equivalente di un perito commerciale da noi. La vita è davvero, davvero, bastarda.

Le africane sono donne stupende. Hanno una passione dentro che una bianca non avrà mai. Se posso usare una frase dei cioccolatini, le africane sono innamorate dell’amore e appassionate della passione. Coltivano l’essenza dell’emozione, prescindendo da chi gliela genera.
Sami non fa resistenza quando provo a baciarla in bocca. E ci baciamo, nudi, attorcigliati sul letto e quella pelle nera mi affascina in maniera travolgente.
Ci accarezziamo a lungo, lei gradisce molto le mie carezze, che cerco di rendere le più delicate e amorevoli possibile, godendo delle sue mani, mani africane, che accarezzano portando l’amore, quello assoluto.

Ci ritroviamo entrambi eccitati in breve, perché è pur vero che una prostituta finge, ma non mi risulta che nessuna al mondo riesca a bagnarsi da inzuppare le dita, facendo ben rendere conto l’amante che il processo di inumidimento è progressivo. Tenera calda carne nera, morbidissima e profumatissima di erotismo esotico.

Gliel’ho leccata a lungo, mentre sulla sua fronte comparivano alcune perline di sudore salato. Dolce, inebriante, saporita figa calda in calore.  Ho indugiato a lungo sul clitoride duro, scivolando nel rosa lucido e odoroso cercando pieghe della carne sensibili, ho succhiato le labbra, sono sceso sul muscolo nero, leccandolo, facendola sussultare con un sorriso, per risalire, bagnandomi le guance di quel fluido affascinante il cui intenso profumo mi ha accompagnato sino a casa.

E poi mi ha regalato il viaggio incredibile nella sua bocca. Lingua e labbra liquide, qualcosa di mai provato prima. Passione, amore, occhi bianchi e neri che osservano le mie reazioni e modulano le carezze fatte di labbra, lingua, respiro, mani, denti, persino guance.

Poi un tristissimo e anonimo preservativo blu. Ma non importa, quel che conta è entrarle dentro, sentire quant’è calda dentro, fondendomi sul suo corpo bollente, liscio, morbido, stringendo quelle mammelle generose dai capezzoli larghi e vellutati, spingendo in fondo, leggendo sul suo volto qual è il movimento, la pressione, la velocità che la fanno godere, sintonizzandomi sulle sue vibrazioni, sincronizzando il piacere, leccando tutto quello che posso, annusando tutto, dal suo respiro al collo, la nuca, le ascelle carnose, succhiandole la lingua, godendo quando, con un sorriso, mi confessa che ha voglia di lasciarsi andare e venire.

Un crescendo di respiri affannosi, di parole in inglese, di carezze, di baci profondi, di dita della mano che si sfiorano nel punto in cui il cazzo è conficcato nella figa bollente, perché tutti e due siamo con la mano lì, a saggiare la fusione che tanto ci fa godere, a raccogliere i fluidi misti che escono copiosi da quel buco rosa brillante che si spalanca nel manto nero sublime dell’orgogliosa pelle d’Africa.

Succhio, lecco, scorro la lingua tra le sue dita dei piedi, cercando odori proibiti che non trovo, lecco, godo di essere nudo e di godere con quella splendida femmina africana che mi dona l’orgoglio e l’onore di farla godere, mi piaccio, mi piace, mi sento sensuale, spregiudicato, nuovo, diverso.

Si gira, si mette in ginocchio e scuote il divino sedere extra large scuotendolo come nessuna donna bianca mai potrà fare e le afferro le natiche e affondo in quel buco rosa ancora aperto, quell’orchidea odorosa e ci metto tutto quello che ho e la sento godere, scivola piatta sul letto e io scivolo sopra di lei e la monto con forza, ma con rispettosissimo amore, stringendole le mani e quella stretta mi apre il cuore, perché è bellissimo tenerle la mano, quella mano così bella, sentirla che stringe, vedere le mie dita e le sue e lecco quella goccia di sudore che le bagna il lato esterno del collo e, guardando la mia mano e la sua strette assieme, fotto come non ho mai fottuto prima e comincio a sentirla sussultare e stringere la mano e la bacio mentre viene cantando, sorridente, con la testa che si piega a cercare la mia guancia di più e trema e io fotto e quando il suo orgasmo diminuisce libero il mio, baciandola, accelerando, sentendo che mi scoppia l’uccello e canto anche io e mentre sborro nel triste pezzo di gomma, sento Sami venire di nuovo, con me.

Sudati, abbracciati, baciandoci, sorridendoci, sul letto, odore di corpo, sudore, profumo di sesso, mi accarezza e mi sussurra in inglese sorridendo “Dovrei essere io a pagare non credi?” ridendo e ci ribaciamo scivolando sul cuscino, mani, carezze, baci, “mi è piaciuto Sami” “anche a me tanto”.

Poi viene il triste momento in cui la devo riportare a quel gelido angolo da cui l’ho prelevata.
Nessuno dei due ha voglia di questo, ma la vita è così.
All’angolo, prima di scendere, mi chiede quando tornerò. Le dico che tornerò presto e mi avvicino per baciarla, ma lei sbarra gli occhi e dice “no, non qui” e mi stringe la mano forte e in quella stretta c’è tutto, le parole non dette, l’Africa dolente, la donna magnifica, la vita d’inferno e l’ultimo pezzo di estasi di cui abbiamo leccato una parte assai dolce.

Sami.

3 commenti:

  1. Hai dato troppo alla persona sbagliata.
    Se mangi prima il cioccolatino e poi bevi un caffè, zuccherato per quanto sia ti sembrerà sempre più amaro, come il veleno.

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  2. Scusami ho capito fava, as always.
    Dici che ci ho messo troppa passione con Sami?

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  3. Pensi che tutti i suoi clienti ci metteranno lo stesso impegno che ci hai messo tu?
    Manco per niente.
    Mi immedesimo troppo nell'altra parte io ...

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