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lunedì 28 novembre 2011

Pizza a domicilio


Sono arrivato con grande calma a casa, ma prima di andarci ho chiamato la Giulia.
In un certo senso mi sono sentito in colpa per aver sprecato un sabato sera con lei per dare piacere a una sporcacciona, intellettualmente sporcacciona, che ha collezionato il tempo che le ho dedicato al pari di quello che avrebbe collezionato con il manzo che sicuramentee avrebbe chiamato dopo di me se io fossi stato occupato. E questo pensiero mi ha molto, ma molto, infastidito.
D’altra parte, cosa potevo aspettarmi?

E allora l’ho chiamata, dopo avere accostato con le quattro frecce. Abbiamo fatto due paroline e poi, siccome erano le cinque e tre quarti le ho chiesto se le andasse di farmi un caffè, che nel caso sarei passato. Si è affrettata a dirmi che c’era Stronzolo a casa e io ho chiesto se per lei fosse un problema.
E mi ha detto di no, stranita, aggiungendo che, al contrario, le faceva molto piacere.

Non lo vedevo da molto tempo. Cazzo se è diventato grande. C’ho scherzato, non era musone per niente, anzi. Forse avrebbe tutti i motivi per essere musone. Ma invece no. Meglio.
La Giulia ha fatto il caffè, lo abbiamo preso in cucina, mentre in soggiorno Federico (massì, basta con ‘sto Stronzolo, su) si guardava la tv.

Pomeriggio normale, ma che gusto. Abbiamo chiacchierato di come vanno le cose lassù dove lei è coordinatrice degli eventi culturali e lei ha sorriso divertita come quando aveva vent’anni, facendomi segno col dito che me l’avrebbe detto dopo e io ho capito che doveva aver assistito a uno dei soliti gironi infernali di cui solo la Ade è capace.

Parole semplici, vere, che fluiscono senza menzogna. Le ho detto che sono uscito con la Domi venerdì e oggi e abbiamo parlato di lei, brevemente. Io non mento alla Giulia, no. Non voglio.
Poi si son fatte le sette, Tazio ti fermi a mangiare una pizza? E perché no, mi fermo volentieri.
Pizza a domicilio, birre, la Giulia che prende per il culo Fede che pare c’abbia un filarino, Fede che si incazza morto, io che gli dico di stare tranquillo che è normale che la Giulia rompa le balle e poi rilancio, dicendogli che una sera passo a prenderlo e gli presento una mia amica e la Giulia mi promette la morte sicura con gli occhi di bragia come Caron Dimonio, mentre invece Fede si informa molto su chi è la mia amica, che c’ha diciassette anni, ma mica è ritardato, che l’ha capito benissimo di che tipo di amica parlavo.
Se lo facessi veramente Fede erigerebbe un mio busto di bronzo scala 30:1 in giardino. E gliel’ho detto.
Beh, è stato divertente.

Niente di che, normalità domenicale, pigra, piacevole. Vorrei dire natalizia.
E quest’anno mi sa che lo faccio anche, l’albero.
In studio e anche a casa.
Perché no.
Già, perché no.

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