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venerdì 16 dicembre 2011

Divanismo


Mi fai impazzire. Semplicemente.
E incominci a capire che ci sono cose che mi portano completamente fuori controllo. La tua bocca è una di quelle. I tuoi piedi. No, devo essere onesto. Qualsiasi cosa di te mi porta completamente fuori controllo. Qualsiasi.
Ti parlo in maniera molto diretta dicendoti senza parafrasi e perifrasi che la tua bocca mi fa tirare il cazzo perché è erotica tanto quanto la tua figa stupenda e tu schiudi le labbra, chini appena il capo a destra, abbassi lo sguardo e poi ti passi la lingua lungo il labbro superiore e poi scendi all’angolo destro e la scorri su quello inferiore aprendo un po’ di più, alzando gli occhi per guardare nei miei.

Ti dico “ancora” e mentre tu lo rifai mi sbottono i pantaloni, perché mi voglio toccare l’uccello mentre ti guardo e tu arrossisci quando te lo dico senza alcun riguardo e osservi la mia mano accarezzandomi la gamba, come a propormi di provvedere tu a quell’esigenza, ma io invece voglio che mi guardi e voglio che tu sappia bene cosa sta succedendo ed allora ti racconto che anche se ti scopo tutti i giorni mi faccio decine di seghe pensandoti, perché mi salti in mente all’improvviso e devo assolutamente menarmelo perché mi monta una voglia da porco che non te lo immagini. Mi guardi senza dire niente, ascoltandomi, accarezzandomi la gamba, mordicchiandoti il labbro inferiore.
Che occhi che hai. Che bocca. Che figa che sei.

E’ una situazione inusuale, devo ammetterlo. Entrambi vestiti, seduti sul divano uno accanto all’altra, mentre ti snocciolo oscenità verbali masturbandomi davanti a te che ti muovi appena, sinuosa, osservando la mia sega ostentata. Ti chiedo se ti piace guardarmi mentre mi meno l’uccello e fai cenno di sì con la testa e lo sguardo ti si intorbidisce di voglia e la mano che mi accarezza la gamba scivola sino all’inguine e poi torna indietro e mi guardi il cazzo, poi guardi nei miei occhi e ascolti che ti dico che ti scoperei alla pecora al supermercato, appoggiata al frigo dei surgelati a culo nudo, con tutta la gente attorno che guarda sconvolta. Gli occhi ti diventano piccoli, mi guardi piegando leggermente la testa all’indietro, le labbra schiuse e mi dici “continua” con un filo di voce e io continuo, perfezionando la situazione, arricchendola di dettagli crudi e tu d’improvviso con la voce roca sussurri “sei un maiale” e io ti dico di sì, sono un maiale, un porco, un depravato, un pervertito e tu mi infiammi come uno zolfanello.

“Voglio farti venire io” mi dici, impugnando la verga che ti cedo, cominciando a godere della tua bellissima mano curata che, tintinnando, comincia a menare con delicata decisione. E mi dici di guardarti la bocca e cominci a leccarti le labbra accelerando, incitandomi con un filo di voce “lasciati andare…” e io sento che mi si contorcono le budella e tu acceleri e mi sussurri di nuovo “…lasciati andare…” e sorridi e ti lecchi la bocca e aggiungi “…dai, schizza forte…” e acceleri e io comincio a schizzare e tu mugoli e me lo meni forte, fortissimo e io grido roco e tu sorridi mordendoti il labbro di sotto.
Paradiso. Totale. Assoluto.
Ti bacio, mi baci profonda, morbida, calda, mi accarezzi le guance e mi guardi negli occhi e mi perdo nel verde profondo degli smeraldi più belli del mondo.

“Ma lo sai che sei proprio uno sporcaccione?” mi dici ridendo morbida.
“E pensa che mi trattengo perché c’ho un po’ di soggezione ancora” ti rispondo.
E ridiamo.
E io lo so che non è niente, questo niente che ho scritto, ma per me è molto e mi piace.
Mi fa impazzire, la Domi.

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