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mercoledì 14 dicembre 2011

E' piccolina


Ha trent’anni. E’ piccolina. Ma non perché ha trent’anni. Perché è piccolina. Nel senso che, per dire, la Squinzy a ventitre ne ha fatte sedicimila volte tante quelle della Domi. Anche perché la Domi, nell’evidenza, non ne ha fatte affatto. Lei si è vissuta le sue storie normali, facendo sesso normale. Sì, lo so, ‘sta etichetta del sesso normale è piuttosto infelice, ma quello che intendo è che c’aveva il suo bel moroso, ci scopava, punto. Sesso anale solo con uno dei tre, perché lui glielo ha quasi imposto. Ma non faceva parte della dotazione di servizio, era sporadico. Sesso anale a macchia di leopardo, diciamo.

Io non le ho chiesto nessun curriculum, mi mette a disagio l’idea di dirle “senti maaaaaa, lesbo action mai? Senti maaaaaaaa, un’ammucchiatinaaa? Mai fatta?”, mi pare forzato, innaturale.
Sono certo che pian piano viene fuori tutto e io non ho fretta. Però si vede lo stesso che è piccolina eh? Per dire, il numero della Tazia di ieri sera l’ha veramente spiazzata di brutto. Si vedeva che erano tante prime volte assieme: lo spogliarello, la parte del culattone, la depilazione. Perché si vede se a una le si stampa in faccia l’espressione di un bambino che vede per la prima volta gli acrobati al circo, eh.

Poi io sono anche merda, va detto, ma mi diverto come un pollo. Poco prima di vestirci per affrontare la penultima infernale tratta Taziopoli – Domiziopoli si parlava di fratelli. Lei è figlia unica. Sotto l’impeto di non so cosa cazzo, sono partito a razzo a dirle che io avevo una sorella che è morta in un incidente stradale due anni fa, di un anno più vecchia di me, con la quale avevo meraviglioso rapporto strettissimo ben al di là dei classici rapporti tra fratelllo e sorella quasi coetanei. Lei mi ascoltava attentissima e io non ho resistito. Le ho raccontato di come, appena adolescenti, abbiamo iniziato ad esplorare il sesso tra di noi, provando e imparando, perché tra fratello e sorella non c’è quella competizione o quella necessità di dimostrare “di sapere” che c’è tra maschietti e femminucce e  quindi, con l’aiuto di riviste porno e tanta buona volontà abbiamo cominciato a rendere pratica tutta quella teoria e non l’abbiamo mai considerato incesto, ma crescita.

Ho raccontato quella sequela di cazzate con la serietà addolorata di chi ha perso di recente la sorella, steso, fumando, guardando il soffitto e sentendo lo sguardo della Domi. Poi ho fatto pausa e una vocina mi ha chiesto “Scusa non ho capito…. Cos’avete fatto tu e tua… sorella?” con gli occhioni smeraldei apertissimi.
Era sconvolta e questo mi ha fatto esplodere in una risata incontenibile, perché io sono un fottuto genio dalla testa a forma di cazzo. Dopo averle detto che sono figlio unico anche io sono stato percosso senza pietà, molto dolorosamente, perché le Doctor Martens, anche se da bambina, quando vengono brandite ed usate come una frusta, non frustano, ma fanno malissimo. Ma me lo meritavo. Così come mi meritavo il duro monito “Se mi prendi ancora per il culo vedrai al successivo pompino cosa ti succede” che non promette niente di buono, a parte l’averla sentita pronunciare le parole “culo” e “pompino” che non è cosa usuale.

Sì, insomma, Taziomerda a parte, è piccolina.
Che poi: è giusto dire piccolina a una ragazza che ha una sessualità normale? Non so. Che poi, ancora, normale normale del tutto no, perché la Domi sa bene di feticismo e di piedi, sa bene sì, sa. Quindi normale con variante. Che poi, atansion, rimane sempre l’inconfessato segreto inconfessabile.
Ma che cazzo sarà? Sai che ridere se, dopo tutta ‘sta sega sulla Domi piccolina, salta fuori che il suo segreto è che le piace accoppiarsi col suo cane? Ha!
No, ma no, ma no. E’ una cosa che ha a che fare col feticismo del piede.
Mi autocito:

[…] e lei sorride e mi dice una cosa: “Lei non è il primo che me lo dice monsieur” muovendo le dita contro le mie labbra rispettosamente bacianti. Gli sprazzi. Timidezza, poi audacia, poi timidezza di nuovo.
E’ bellissima.
“Un giorno le confesserò una cosa, monsieur, ma non stasera. Avrei bisogno di un altro Armagnac per confessare e devo guidare” […]

Sarà una sciocchezza, ne sono certo.
E’ piccolina.
[sospiro]

3 commenti:

  1. trovo davvero molto triste la catalogazione del sesso in "normale" e non so cos'altro. trovo poi di cattivo gusto l'idea del "curriculum". come se a contare fosse la quantità e la stravaganza invece di quel che uno sente, di cui ha voglia e che lo gratifica. mi spiace anche il senso di fondo che sta nel "tanto ci si arriverà" come se tutto avesse un senso solo nell'avvenire di altro, come se il presupposto dello stare insieme risieda nel cambiamento dell'altro.

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  2. Ma ben vengano le piccoline §*^_^*§

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  3. Scusami Psykhe, è ben evidente che mi sono espresso male o che non sono riuscito a esprimermi.
    L’etichetta “normale” l’ho posta per brevità ammettendo l’infelicità del termine, per riferire proprio all’assenza delle “stravaganze” (ed anche questa etichetta è, se vuoi, scomoda). Il discorso del curriculum l’ho introdotto proprio per dissociarmi (forse per la prima volta) dalla sua necessità e “il tanto ci si arriverà” non era inteso nel senso di “tanto otterrò il curriculum lo stesso”, ma nel senso “che cazzo me ne frega, io la voglio vivere attimo per attimo ‘sta guagliona”.
    Quindi, forma ed esposizione a parte, concordiamo sulla sostanza.

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