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domenica 8 gennaio 2012

La calza della Befazia


Lo so, avevamo concordato che la Befana sarebbe stata gift-free.
Ma io adoro infrangere i concordati e poi era da un po’ che avevo preparato questa cosa.
E così, il giorno della Befana, approfittando subdolamente del mio risveglio anticipato, ho appeso alla cappa dei fornelli la calza che ho preparato con cura e amore per la Domi.
Una grossa calza, perché doveva contenere molti doni.
Ciascuno dei quali aveva un perché ed un bigliettino che lo motivava.
Andiamo, quindi, a curiosarvi dentro.

Un delizioso fallo a due teste lungo cinquantacinque centimetri, di morbido lattice color fucsia scuro.
Biglietto: Per il tè delle cinque con le tue amiche più care.

Un vibratore classico, d’acciaio, sobrio.
Biglietto: Ormai sei grande ed è ora che tu smetta di usare quello magro da bambine.

Un Rabbit rosa.
Biglietto: Amatissima Alice, ti presento il Bianconiglio.

Un fallo a ventosa, di lattice, taglia large, ultrarealistico.
Biglietto: Oltre ad essere molto utile, arreda.

Una coppia di palline cinesi.
Biglietto: La compagnia ideale con cui fare jogging e shopping.

Un anal plug nero.
Biglietto: Tienimi stretto dentro al tuo bellissimo CUore.

Un bullet ultravibrante.
Biglietto: La donna dinamica viaggia leggera, ma non rinuncia a nulla.

Uno starter kit, insomma. Una base da arricchire con ulteriori pezzi specialistici. Ma col tempo. Con tempo e calma. Ad esempio, la Tazia dopo il suo show, quando sarà, arricchirà con qualcos’altro. Lascio alla vostra agile immaginazione cosa.

E la Domi ride.
Ride, in pigiama, con la manina davanti alla bocca e gli occhietti gonfi, osservando la tavola della cucina che sembra il bancone di un sexy shop.
Ride e mi dice che si prenderà un giorno di ferie per provarli tutti. E ride.
Ride leggendo il biglietto del tè delle cinque.
Ma poi smette e si toglie i pantaloni del pigiamino.

E accidenti sì, Tazio. Il Rabbit è proprio pazzesco come dicevano.
Chi lo diceva Domi?
“E non la conosci Taz, una mia amica”

Hai capito.
Che città meravigliosa Domiziopoli, non posso resistere dall’abitarla.

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