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domenica 29 gennaio 2012

Mamma Nica

Se vuoi essere incappucciato, se vuoi che ti vengano messe delle polsiere che ti bloccano le mani dietro la schiena, se vuoi una gagball in bocca e  vuoi restare nudo in mezzo ad una stanza con una donna crudele che ti frusta il cazzo e i coglioni, devi andare da Miss Milly. Lei ti farà tutto quello che vuoi e, soprattutto, tutto quello che non vuoi e che non avresti mai immaginato.

Con la mamma Nica tutto questo non puoi averlo, perché la mamma Nica non è una mistress.
Lei è la mamma.
E tu sei nudo, con le mani dietro alla nuca, immobile. Perché la mamma non ha bisogno di legarti e incappucciarti, perché tu sei il suo bambino e obbedisci alla mamma. La mamma non usa rotelle, quelle le usa per fare i ravioli. La mamma ha le unghie e i denti. Ma soprattutto le unghie, con le quali segna il bordo della tua cappella, il frenulo, il perineo, l’ano, il foro dell’uretra. E sbrodola il liquame pervertito delle sue fantasie incestuose con voce bassa, lenta, calma. La mamma ti gira intorno con addosso solo il reggiseno e le autoreggenti e ti chiede se ti sei toccato il pisello pensando alla mamma che si fa la doccia.

E tu nudo, con il cazzo di marmo che svetta, rosso e infiammato da quelle unghie durissime  dici di sì, sperando che la mamma si arrabbi. E la mamma si arrabbia e ti strizza la base dei coglioni tirandoli verso il basso, dicendo che non si fa, che non ci si tocca il pisello pensando alla mamma nuda sotto la doccia, perché Gesù piange. E poi scorre alternativamente  e con velocità e pressione l’unghia dell’indice sul frenulo, premendola e tu non hai che due alternative: o violenti la mamma, o godi di quel bruciore e taci.

La mamma si infila le mutandine dentro alla figa e poi te le strofina sulla faccia, sorridendo, chiedendoti se ti ricordi l’odore della mamma. Intenso, esotico, sudato, acre. La mamma ha un talento irraggiungibile. La mamma schizza un breve e trattenuto getto di piscia nel palmo della mano e poi si massaggia i peli del pube bagnandoli. E poi strofina la mano bagnata sulla tua faccia e te la lecca chiedendoti se ti piace il profumo della piscia della mamma. La mamma è un’autentica depravata. Una depravata di una bellezza stordente.
Una donna di quarant’anni è irresistibile per i suoi difetti, che fanno diventare maestoso il suo erotismo.

La mamma si masturba davanti a me, con le gambe leggermente flesse e distanziate, frugandosi la figa pelosa con la mano sinistra ed accarezzando e tirando la base della natica destra con l’altra. Mi chiede se mi piace guardare la mamma che si tocca la cosina e io dico di sì. Poi le confesso di aver veramente visto la mia vera mamma nuda e di essermi toccato il pisello pensandola e di aver veramente sognato che facevo l’amore con lei e lei diventa bollita in viso, rossa, e si masturba più forte dicendomi di continuare. Ed io calco la mano, inventando dettagli, producendo il mio liquame per il suo piacere e questo schifo di merda è esattamente quello di cui abbiamo bisogno.

La mamma mi dice che quando sono a giocare a pallone lei invita a casa i miei amici di scuola e si fa toccare i seni nudi, la cosina e il sedere perchè le piace fargli diventare duri i piselli. Dico alla mamma che è una troia e le chiedo di ciucciarmi il cazzo, ma lei smette di masturbarsi e mi schiaffeggia la cappella, facendomi godere come un porco, spingendomi a dirle ancora che è troia per ricevere altre dolorose e goduriose sberle e poi la schianto sul divano e la fotto.
E sbrocchiamo, sbarelliamo fuori controllo, grugnendo e rantolando come animali passando ogni limite consentito, al punto di dissuadermi, per pudore, dallo scrivere i dettagli.

Questo schifo di merda è un anestetico potentissimo. Molto persistente, ma fotosensibile.
Quando fa giorno smette di funzionare e nella cucina di una casa perfetta, che dice ovunque di essere la casa di una donna precisa, la mamma se ne è andata e rimangono solo una bella quarantenne segnata e un quarantenne nudo e distrutto, che si fanno un caffè con la moka.
Non hanno niente da dirsi, perché non c’è niente da dire.
L’uomo guarda le sue belle dita dei piedi che sbucano dalle ciabatte di spugna e pensa che due sole cose può fare: o ricomincia a chiavarla senza saziarsi mai, o beve il caffè e ritorna a casa.

Sono a casa.
Bon jour.

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