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mercoledì 8 febbraio 2012

Virtualmente spiaggiati


E’ liberatorio da morire poter far cedere la struttura blindata che poniamo attorno alle nostre debolezze che la “morale sociale” bolla come sudicerie pervertite. E’ rassicurante far vedere il proprio debole mondo segreto a chi, come te, ha analoghe segrete debolezze. E’ esaltante gioire dei propri peti con chi ne emette di simili, se non addirittura di più rumorosi e maleodoranti. E’ rivitalizzante.

Ci siamo fatti due scopate nel salotto di casa sua. Un ambiente orridamente arredato con un liberty nuovo e industriale che, per quanto possa esser ben realizzato, si trascina dietro a sé quell’allure grigia da Mercatone Uno di Vladivostok che è deprimente.

La Ines nuda è bella. Anche vestita è bella. Soddisfa i miei particolari canoni di bellezza.
E’ asciutta, magra, allungata, tonica, in forma e poi ha quei micro seni da undicenne, due coni appena accennati alla sommità dei quali svettano due soldatini  di carne molto pronunciati. Lei vorrebbe due tettone così, ovviamente, ma io le sottolineo coi visibili fatti che si erigono tra le mie gambe che, invece, è perfetta com’è.

Poi, dopo due belle scopate in cui mi sono goduto i suoi processi spinali ben visibili e seducenti, la Ines ha aperto la porta del suo stanzino segreto. Che coincide con quella della camera da letto. Barocca, quest’ultima, inguardabile. E a contrasto col barocco, accanto al letto si trova un treppiede in alluminio e plastica nera, simile a un Manfrotto, anche se Manfrotto (comprensibilmente) non è. E sopra al treppiede è attestata una handicam. E sul comodino c’è un portatile.

La Ines fa sesso in cam.
E’ inserita in un folto gruppo di contatti Skype e poi ha altri duemila client di duemila chatroom e alla sera, se non ha compagnia fisica, si diverte a indossare una parrucca e una mascherina e a dare spettacolo, godendosi lo spettacolo che gli altri le danno. Armata di vibratore e cuffietta phone+mic si aggrega a coppie per un privato, oppure raduna del pubblico segante, per lo più ragazzetti e maturi che si smazzano la minchia avanzando richieste che lei cerca di soddisfare.

Ieri sera ho contribuito al suo momento di virtualgloria affollata su un sito che apre tunnel multi client.
Niente parrucca, niente mascherina, solo closeup comandati da remote control sulle parti interessanti. Ed è anche stato divertente, considerando che è stata la mia prima volta virtuale.
Poi abbiamo spento l’occhio elettronico e ho finito quello che avevamo dispersivamente iniziato in cam.

E mentre la montavo come meritava e come meritavo, le ho parlato della spiaggia porcona sul fiume lontano lontano, con la presunzione di aprirle chissà quale mondo, venendo surclassato ed accantonato con garbo, persino erudito, perché la Ines la conosce eccome la mia spiaggia porcona, ma la reputa meno interessante di un’altra di cui mi dà indicazioni e descrizione della frequentazione ed allora io prendo appunti mnemonici. Mi chiede poi se sono mai stato in quel posto o in quell’altro e mi descrive attitudini di ciascuno ed io rimango basito, perché di Ornella Vanoni avrei detto che sì, che è una sciolta e scialla a cui piace saltar la cavallina, ma non l’avrei fatta così hitech e social territory.

Perché Ornella Ines sa di averne bisogno, ma non vuol lasciare che il morbo prevalga sul resto ed allora lo dipinge con tinte pastello, ridimensionando l’isterismo che, invece, spesso cattura me.
Persona interessante, la Ines.
Mi ha confortato.
E’ la riprova che si può essere ammorbati senza intaccare quel po’ di buono che rimane in noi.
Apre delle speranze.
Disattendibili, ovviamente.

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