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venerdì 2 marzo 2012

Grassi sviluppi all'oliva


Col Costa scendiamo al lurido bar della lurida Labarista Susy e ci posizioniamo sugli sgabelli nel lato corto, quello appiccicato alla vetrina, quello con la vetrinetta coi panini e coi tramezzini, così scassiamo la minchia a tutti quelli che vogliono vedere che panini e tramezzini ci sono e scassiamo la minchia pure alla Zuzzy che deve declamare la filastrocca di quel che c’è e quel che non c’è (cosa, quest’ultima, inutile sotto il profilo della comunicazione, ma lei la declama lo stesso e ogni volta, a segno di un’intelligenza data per dispersa).

Mangiamo a nostra volta due luridi panini, io con le emorroidi e il Costa con il pus, che oggi voleva stare leggero. Due belle birrazze e via, a guardare il pornoshow della porno barista nel porno bar. Che, pensandoci, dopo “Le porno sorelle affacciate al porno balcone” potrebbe essere uno dei titoli più gettonati del prossimo semestre. “La lurida porno barista nel lurido porno bar”. Grande. Come scena culmine, molto splatter, farei vedere impietosamente e crudamente come prepara i panini, con zoomate ginecologiche sugli ingredienti che usa. Roba forte, roba per pornofili di nicchia con stomaci forti.

Mastichiamo a bocca aperta, appollaiati sui trespoli come due esemplari di Coglionus Dimerdulis in età adulta. E ci guardiamo quelle sportazze carnose che dondolano ipnotizzando edili, idraulici ed elettrotecnici che accorrono in gran numero da tutta la regione, osannando l’era della barista troia che pare perpeturarsi in più località vicine, sperando che con la buona stagione la Grantroia scopra via via sempre di più.
No rimarette delussi, amisgi edillissi, idraulisgisti ed elettrotecnisgisti.
A questa in giugno revocano la licenza perché serve nuda con un butt plug nel culo cantando “Lo voglio duro. Duro duro. Duro duro”.

Al termine della permanenza dell’orda testosteronizzata, che noi eravamo già alla terza birra media a testa ed al rutto sempre meno compresso e sempre meno sporadicamente libero, la Maialazza dalle Sportazze fa parola con noi. Cioè, più che altro, fa parola col Costa in merito alla serata.

“Allora tu vai via coi ragazzi stasera?” dice boccadirosafacciaditroia, spalmando grasso rancido sul banco d’acciaio con una spugnetta del Cretaceo. Il Costa annuisce a grandi gesti del capo con in bocca un’oliva di dimensioni paradossali, probabilmente allevata su Kreskuol 16, il nuovo satellite di Maxtrozzopz.
“Tu vedi l’amica tua llàh?” grufola il Costa masticando i brandelli di oliva, che quando c’ha la bocca piena di oliva gli viene la vocaleh haspiratah che rrrhiocordah la HCalappriah.
“No è malata” dice SportazzeFlaccide sempre spalmando e contaminando anche dove c’era speranza di pulito.

A quel punto il Costa, che aveva già fagocitato la seconda oliva e la stava sbranando al fine di eviscerarne il nocciuolo radioattivo, sbarra gli occhi come un affetto da esoftalmo di Basedow e comincia ad agitare le mani a paletta come un pupo siciliano, guardando me e indicando lei e guardando lei e indicando me. Lo guardo un po’ annebbiato dalle tre medie, svaccato sul banco, pensando nel contempo che io manifesto fiducia a questo essere, addirittura pagandolo ogni mese per i suoi servigi e questo rientra tra i grandi misteri delle piramidi, del bagno elettrolitico d’oro delle statue azteche e delle frasi di Bobo Vieri.

Finalmente il cinghiale riesce a liberare parte del cavo orale e con un tono acuto di chi non ne poteva più dal non riuscire a dire, gracchia: “Minghia vusgide nzieme ghe ziete dussoli ushtazzer” che tradotto dal costese all’oliva allappante e otturante vuole dire “Poffarre, che curiosa coincidenza, amici! Siete ambedue privi della vostra metà! Orsù, approfittatene per unirvi al desco comune e ciarlar di frivolezze, che di letizia non ve n’è mai troppa!”.
Appoggiato al braccio come un avvinazzato (quale forse sono), getto uno sguardo intorpidito alla Sozzy che, stizzita, parla al divoratore di olive dicendogli “Non ci viene con me da sola Costa. Mi ha fatto il pacco anche lunedì sera” e mi guarda con gli occhi della reprimente maestrina.

Si impone il Taziopensiero, a quel punto. E spiego che non era una cosa rivolta contro di lei, ma per rispetto del Costa, poiché non s’erano ancora chiarite delle cose, che adesso sono chiarite. Aggiungo poi, da gran signore, che sarei onorato della sua compagnia qualora volesse. Perle ai porci la gran signorilità qui.
“Minghia ma ghe, machestaischezzando Tà? Veramente Tà non ci sei andato peqquello? Miiiiii….” e scende e mi abbraccia, complice la quarta media che stava scolandosi mentre sterminava le olive.
“Lo vedi aqquesto Sussi? Lo vedi? E’ il migliore amico che cciò, hai capito il pecchè? Ah? Hai capito?” e la Sozzy annuisce con un sorrisetto di compiacimento che se avesse avuto un fumetto di sopra ci sarebbe stato scritto “Ma da dove cazzo venite fuori voi teste di cazzo?”.

Mentre il Costa mi scrolla le spalle in un abbraccio entusiasta, chiedo alla Sozzy se le otto e mezza qua davanti andava bene. E la Sozzy mi dice “Anche otto vabbane”.
E se anche otto vabbane, la passo a prendere alle otto.
Eh.
Se vabbane.
No?

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