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sabato 10 marzo 2012

La crudele menzogna


Bella mossa, hai proprio messo a segno il punto con maestria sopraffina, siine fiero, intacca il calcio del tuo fucile, cowboy, che un’altra pellesozza è caduta sotto i tuoi colpi di maglio, che è così che si fa, si studia l’ambiente, si valuta il nemico, si attende il momento e si sferra l’attacco.

Sono andato al Flamingo, senza piano, supponendo, forse sperando.

Ciao Giuliana, stasera indossi il pantalone a sigaretta di cretonne di seta blu petrolio cangiante che poi continua e fascia e diventa un top che ti lascia scoperta la schiena nuda e si annoda sulla nuca, perché di venerdì, sabato e domenica è inutile vestirsi da tupamaros della salsa e del merengue, perché qui al Flamingo arrivano cani e porci e non si riesce a figurare il ballo e allora che senso ha, tanto vale stare comodi con classe, esticazzi, mi dico io, che se non c’era la voglia di classe chissà come mi venivi, torno a dirmi.
Balliamo il lento Giuliana, che ti voglio palpare nella penombra della saletta Clearasil, che speriamo mettano anche Il Tempo delle Mele, che tu mi fai il sospiro e io ti palpo la pelle nuda che me lo fai tirare come se c’avessi due stalloni avelignesi nelle mutande.

…and the moment that you wander far from me
I wanna feel you in my arms again…

Che poi sono stregato eh. Da quel collo del piede nudo che si intarsia di diecimila tendini e vene e precipita giù, come una cascata amazzonica di sesso, scivolando nella punta di quelle elegantissime peeptoe da vertigine di vernice nere, da cui sbuca un quadrante di unghia dell’alluce, smaltata di rosso, che per idiozia ti chiedo se sono Casadei, senza pensare che magari cinquecento euro in un paio di scarpe tu non ce li metti, tu che fai l’eroica commessa nell’epoca spread, e mi pento di averlo chiesto, però si rivela un complimento che apprezzi e dici che noooo,  però sorridi orgogliosa, che ti fa piacere che l’abbia pensato perché allora vuol dire che son belle e un po’ di culo nella vita, porca troia bestia, ci vuole anche a me.

Dio che schiena di carne di mammifera che c’hai Giuliana, che mi guardi con gli occhi pieni di torbida paSione, mentre ti premo sul ventre sensualmente molle la Nerchia Devastatrix in modalità Marble che c’ho una voglia di annusarti la sorca che quasi nemmeno io riesco a crederci e così, memore delle festine, chino la testa dirigendo alla tua bocca, accorciando gli spazi inter labiali, procedendo lento come un mercantile a Suez.

… cause we’re living in a world of fools, breaking us down
when they all should let us be, we belong to you and me…

E le nostre labbra di liceali mummificati si appoggiano le une sulle altre in un fugace bacino che non ne davo di così dal mesozoico e il riflesso condizionato è quello di chiedere subito “Vuoi essere la mia ragazza?”, ma mi trattengo, anche perché la Giuliana, quando tento una seconda irruzione labbraiola mi dissuade sussurrandomi “SteLina no, che qua mi conoSe mezzo mondo che non vedono l’ora di andare a spiateLare in giro che mi son baciata con un bel figone…” e ride, ma io devo capire, perché se sto solo facendomi cementare la minchia senza speranza è meglio che ci salutiamo che vado a farmi insegnare delle filastrocche nigeriane in un centro culturale all’aperto che conosco io, qui vicino. E allora chiedo “E come facciamo?” con la proto delusione dell’adolescente disarmato che fa tanto tenerezza e stimola la mamma a mostrare il suo lato sozzo. “Non ti preoCupare che faCiamo, SteLina, dobbiamo solo aver un pochinino di pazienza” e torno a massaggiare la carne mammifera e ci riaddressiamo in posizione e io palpo.

…to touch you, to hold you
to feel you, to need you…

E mi assale la sindrome del polipo, che la palpo dappertutto e lei si fa palpare, calda, sudatina, e le domande si affannano, c’avrà il perizoma?, il reggiseno non può umanamente avercelo e stringendole le mani dirigo sulle tette, ma lei abbassa sorridendo sozza, poi la situazione non si contiene più e lei mi dice, tecnica, stratega “Lo sai dov’è la chiesa di Sugnazza?” e io rispondo di sì, chi non sa dov’è la chiesa di Sugnazza? “Bene. A-lora faCiamo così: te adesso vai via e tra un’ora ci vediamo là davanti, che così io torno su dalla compagnia, mi faccio due balli e vengo via va bene?”.

E’ incredibile come si possa avere una disinvoltura disinibita quando ci si infila la lingua negli orifizi più privati, quando si ammette uno sconosciuto alla corte dei propri odori e sapori, quando si condivide il sonoro del proprio piacere con qualcuno di ignoto per poi diventare, quando la bestia si accoccola sazia, timidi e impacciati nel cucire una parvenza di dialogo che conferisca un velo di umanità di circostanza a tanto ficcare animale.

La guardo, nuda, stesa di fianco a me. E’ incredibile come quello stato di nudità, così urgentemente agognato per mesi, ora non significhi nulla, divenendo realtà: un corpo segnato dal tempo sul quale sono stati pateticamente impressi simboli di improbabile modernità: la figa depilata, il piercing all’ombelico, il colibrì tatuato sul lombo di destra, giusto sopra il segno più chiaro di un perizoma dozzinale.

Illusione. Ci siamo farciti di illusione, reciprocamente. Lei credeva di aver trovato l’amante focoso che, intriso di passione, l’avrebbe accompagnata per un tratto della sua esistenza sfiorita e cadente e io credevo di aver trovato la laida amante che esprimesse la prova provata che il piacere per il piacere può andare oltre all’età e mantenere vivaci e voraci di vita, immortali. Illusione.

Deludenti l’uno con l’altra. Io non sono intriso di passione, ma solo di sudiciume e lei non è un’amante laida drogata di piacere, ma solo una donna che colma vuoti coi vuoti e che segue il distorto disegno che le suggerisce di svendere sesso senza talento in cambio d’amore menzognero.

Non c’è amore, qui, Giuliana. No. Mi spiace di essere stato frainteso.
Se sono qui, ora, è solo perché volevo vedere le tue dita dei piedi.
E ora le ho viste, per cui andrei.

Buonanotte.

8 commenti:

  1. Dalla busta aperta alla SteLina: che crollo. Se volevi soffrire contorcendoti mi sa che Giuliana ti ha servito alla grande. Si salva solo il riferimento a Casadei, indica un uomo da proteggere in un'oasi del WWF.

    B

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  2. P.S. : un momento, salverei anche i Bee Gees ;)

    B

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  3. Anche Lionel Richie un po', però.

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  4. Beh, sì. Però i Bee Gees erano più sexy. Soprattutto il barbuto, con il suo falsetto.

    B

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  5. Balliamo, Taz. Bee Gees, Lionel Richie, e pure My Sharona: è perfetto. Poi, torniamo a fare
    le Regine Rosse.
    ;)

    B

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  6. Attraverseremo lo specchio, e sopravviveremo. Come sempre.

    B

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