Non

Bonsoir.

La giornata volge al termine ed è finalmente arrivata quella sera che si invoca a gran voce quando le cose non sono agevoli. Fuori il cielo si tinge di notte e l’arancione del tramonto taglia la corda e io dico finalmente, che già reggo malamente il fatto che ci siano quasi dieci gradi centigradi di temperatura.

Avverto l’esigenza fisiologica di svuotare i coglioni, ma nel contempo avverto l’esigenza fisiologica di non farmeli riempire di altro. Per cui sono molto titubante, scettico e meditativo verso ipotesi di fruizione di gratuiti buchi noti, mentre propendo con maggior benevolenza verso l’acquisto di buchi ignoti che, dopo aver favorito la fuoriuscita del liquido seminale, non avvertano l’esigenza irrefrenabile di colmare il vuoto relativo coi liquescenti e liquamosi frammenti del peggio insanabile delle loro vite del cazzo.

E questo pone in discussione il concetto di gratuito.

Rimane, in ogni caso, ferma la nuova filosofia taziale applicata, maturata circa mezz'ora fa:

Non me ne frega un cazzo.

Non me ne frega un cazzo è duttile, elastico, adattabile.

Non me ne frega un cazzo è sempre pertinente e logicamente abbinabile. Sta con tutto.

Non me ne frega un cazzo è uno stile di vita.

Non me ne frega un cazzo è salute, aria pura, giunture sciolte.

Non me ne frega un cazzo è sportivo, dinamico, pragmatico e concreto.

Non me ne frega un cazzo è la nuova linea che Tazio propone per la primavera estate 2012, pensata per le esigenze dell’essere umano moderno che non stimola e non ha stimoli e, per questo, tanto più succhia la tua linfa vitale, tanto meno un cazzo gliene frega di te.

Non me ne frega un cazzo spesso è per sempre.

Non me ne frega un cazzo è la cortesia che uso a me stesso quando mi parlo di me stesso, interrompendomi mentre ragiono e rifletto, per dirmi che no, non me ne frega un cazzo di ciò che penso.

Perché io valgo.