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venerdì 30 marzo 2012

Un tuffo nel sublime


Giaccio accanto a te, nel sole che scalda, che l’aria è fresca e la tua pelle è calda e anche la mia è calda, poi l’erba, i fiori gialli, le api, la tua fica pelosa e il mio cazzo barzotto steso di fianco e con le dita ci cerchiamo, molli, lenti, pigri, caldi, nudi, giocando coi polpastrelli e ti bacio la spalla e sai di pelle, pelle umana calda dal sole e poi la tua bocca cerca la mia e ci baciamo lenti, pigri, nudi, caldi.

Mi alzo e vado a prendere una birra, tu non vuoi niente, ritorno e sto in piedi, ho bisogno di aria che mi liscia la pelle e ti guardo, stesa, scura, nuda, poi tu metti una mano sulla fronte per pararti gli occhi dal sole e mi guardi, sorridi coi denti bianchissimi ed ogni cosa che dici è soave, melodica, con la voce che è musica delicata e ti guardo e ti ascolto e ti vedo sull’erba, coi fiori gialli, le api, l’aria fresca ed il sole che scalda e tutto questo mi cura, mi ristabilisce, mi edifica, mi riqualifica, mi svecchia, mi aggiorna, mi elabora e mi ricondiziona a nuovo come se tutto il resto non ci fosse mai stato e sono felice, banalmente felice, stupidamente felice di avere perso la testa per te e la cosa più bella è non dirtelo e non sentirtelo dire, perché è così che i sogni continuano, continuano solo se gli si impedisce di divenire banale realtà.

Ti alzi di scatto ed abbocchi al mio cazzo senza una parola, succhiando, toccando, massaggiando, succhiando, succhiando, succhiando, succhiando, ed io resto in piedi, tamarro albanese, nudo con in mano una birra a guardarti che succhi, succhi, succhi il mio cazzo che ti cresce in bocca e ti accarezzo i fusilli tenerissimi, da bimba, ma poco più giù c’è la bocca da donna che succhia, succhia, succhia, succhia, succhia e mi piace, nell’aria che liscia, tra le api e i fiori gialli e l’erba verde, mi piace vedere la tua pelle nuda e sentire la tua bocca che succhia, succhia, succhia forte, sempre più veloce, sino a farmi venire in un sussulto rilassato, schizzando senza suoni, riempiendoti la bocca e poi lasci la presa che svettante ti punta e mi guardi con gli occhietti strizzati e un sorriso disarmante e felice e scintillante e sei bellissima e mi piaci.

Giovane corpo di donna piccina, ti scivolo addosso e ti apro le gambe e sorridi, sollevi il bacino e mi offri la fica nera da mangiare e io la mangio, la lecco, la succhio, ti mangio anche il buco del culo e vorrei leccarti per quindici giorni perché io adoro leccarti la fica, succhiarla, berla, mangiarla, respirarla, sfregarla sulla faccia sentendo che godi contorta e convulsa, con gli occhi chiusi nel sole e il sorriso stampato che si apre in respiri profondi e poi, dopo un po’, si apre in un canto melodioso di vocali profonde che mi dicono che stai per schizzarmi in bocca ed io godo, godo dall’ultima cellula del midollo spinale e mi impegno per farti scoppiare, ed ingoio, ingoio il tuo succo di giovane femmina fertile e continuo a leccarti la fica bagnata di tutto e poi, quando sento che la melodia volge al lento ti scivolo addosso e ti entro dentro e ti abbraccio e mi abbracci e sento il pullulare dei tuoi ormoni fecondi nel sangue bollente che ti scalda di dentro in maniera divina e ti annuso e li sento e ti godo.

E ci parliamo con gli occhi, senza una sillaba. Io sono serio e stregato, tu sorridi luminosa e mi fissi senza quasi nemmeno batterli e ti scopo con tutto l’amore che, da carcassa relitto, posso provare per te.
Come saresti col pancione, Chiaretta? Saresti stupenda, ti vedo. Ti vedo nel giugno giallissimo uscire dalla porta di là, nuda, che ti accarezzi la pancia e mi raggiungi sul prato. Saresti così bella che devo smettere subito di pensarci, immediatamente. E allora ti bacio, mi baci, ci baciamo, mi sussurri che vuoi che ti scopi fortissimo, anzi no, vuoi che ti sbatta fortissimo e il sorriso si stinge formando la piega della lussuria, elegante lussuria che deforma l’espressione e ti sbatto, sì ti sbatto sollevandoti le gambe, fottendoti forte, fortissimo, facendoti ballare le mammellette sodissime, che non voglio nemmeno per un attimo che tu possa pensare che non ho abbastanza passione da infilarti nella fica e giochiamo a quel gioco in cui si devono allineare le voglie per farle scoppiare assieme e ci riusciamo, come sempre, perché venirti dentro mentre vieni e mi stringi, mi spacchi, mi stritoli è la cosa più bella che c’è.

Stesi, per un bel po’.
Sto steso con gli occhi chiusi.
Con il sole arancione negli occhi. Ma se li muovo di dentro è anche rosso, rosso corallo, bianco, giallo.
Ti alzi. Resto steso. Sento che cammini sull’erba, poi l’aria soffia e non ti sento più, ma poi torno a sentire.
Sento il tonfo del tuffo, lo schiaffo maestoso dell’acqua che parla, lo sciabordio rilassante.
Mi alzo e ti guardo. Emergi e mi urli che è bellissima. E mi urli di venire da te.
Mi alzo e mi tuffo.
Gelido impatto, ma poi ti prendo e ti stringo.
E ti bacio.
E mi baci.
E tutto questo è Sublime.

3 commenti:

  1. Dio che bello! Invidia!
    E lo scrivi in un modo che pare di esserci e di sentirlo nella pelle che stai benissimo.

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  2. Sublime davvero. Che bello, Taz. Sono felice!

    B

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