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sabato 17 marzo 2012

Venerdì sera - Scioltezza


“Cristo!” esclama.
“Cosa?” chiedo.
Fruga con la mano e mi palpa i coglioni, poi scivola giù toccandosi il perineo.
“Ma… ma… me l’hai infilato dentro tutto???” esclama sottovoce, di nuovo.
“Eh sì” rispondo con voce malferma “ti fa male?”
“No no, ma…. Cristo!” torna ad esclamare palpando le mie palle e palpandosi il buco del culo pieno.
Come diceva Charles Bukowski, “Non so come mai Gesù Cristo finisca sempre col mischiarsi a faccende del genere”.
“Guarda che non è la prima volta che questo succede” le mormoro in un orecchio, giacendo sul fianco ed aderendo al suo corpo che giace su un fianco, perfettamente incastrati l’uno nel culo dell’altra.
“Sì, immagino… è che realizzo solo ora che mi sta tutto dentro… cazzo… tutto dentro…“
“Son soddisfazioni eh?” dico piano.
“Eh beh” dice in una risatina che le fa contrarre il buchino “peccato non faccia curriculum”.
“Beh, non sarei così categorico, sai?” rispondo sortendo un’altra risatina strizzante.

Tutto è iniziato sul divano. Che lei improvvisamente era finita in mutande, per una serie articolata di ragioni.
La prima ragione era legata all’inesorabile fine del Barnaut. Che vuol dire parecchio.
La seconda ragione era collegata all’insistente presenza di sigarette artigianali alle spezie esotiche.
La terza ragione sembrava derivare dai pantaloni di Karkzlopzerek, troppo stretti per consentire una seduta indiana come dio comanda.
Da lì la fine. O l’inizio.

Perché da quello strano perizoma rosa, che perizoma è solo per la striscetta infranaticale, ma per il resto è una rosea coulottina simpatica, ebbene, da quello strano perizoma stiracchiato dalla posizione indiana fuoriusciva un attraente ciuffetto di peletti scuri, a testimonianza che la depilazione totale di quest’estate era stata relegata a mero esperimento, una tantum e non ripetibile. Solo più tardi, a maglietta tolta, anche le carnose ascellette dall’avanzata ricrescita, denunziavano una scelta di ritorno ai costumi tricotici di un tempo, che a voler ben vedere, tanto deprecabili non mi sono parsi.

Che bel corpo che c’ha la Squinzietta. Cazzo se c’ha un bel corpo. Porca bestia se c’ha un bel corpo.
E poi vi dirò anche una cosa. Che è questa: me la sono goduta senza sensi di colpa, perché l’averlo fatto, con quelle premesse e quei dialoghi, ha reso il sesso un elemento complementare decisamente lecito e godibile in quanto non era il fine assoluto. Anzi, il contrario.

E poi c’è anche un’altra cosa che va assolutamente detta.
Va detto che ci siamo divertiti a farlo.
Cioè, mi spiego: non è che altre volte lo si sia fato rompendoci i coglioni, sia chiaro. E’ che, invece, molte, moltissime altre volte lo si è fatto con la voracità cannibale di carnivori affamati. Ieri sera no. Ieri sera ci voleva un registratore, perché c’è stato da ridere spesso e quel ridere, anziché diminuire il desiderio, lo ha sempre aumentato. Si rideva, si diceva la cazzata e poi si annegava in un flutto di passione.

Bello, insomma, molto bello.

***
Ancora nudi abbandoniamo la camera da letto, per ragioni diverse.
Io cerco le sighe mentre lei apre il frigo per prendere da bere. Il mio sguardo si perde rapito su quelle chiappe stupende, generose il giusto, rotonde il perfetto e ondeggianti il sublime. Il Culo.
Accendo e la guardo. Tenendo aperta la porta del frigo tracanna da un cartone di succo d’arancia olandese.
Le sta da dio il pelo sulla fica, devo ammetterlo.
Abbassa il cartone, deglutisce e mi dice “Oh Taz, tragedia eh, non so se... ma hai violato il voto integralista allo stoicismo dell’abnegazione autarchica. Abbiamo chiavato, se non te ne sei reso conto” e ride.
Aspiro e sorrido.
“Ti mangerei il culo” le dico andandole proprio davanti.
Bel progetto” mi dice lanciandomi le braccia attorno al collo e la lingua in bocca.

Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti.
Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, soppesale.
[mmanuel Kant]

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