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domenica 29 aprile 2012

Alfredo e il ramino


Sciama lenta la sofisticazione alcolico alcaloidica plurima aggravata, ravvivata ai minimi solo con Vernaccia gelata e, più tardi, con un leggero digestivo fumoso. La campagna tace, le luci del giardino lucillano, la piscina sfavilla di bianco e d’azzurro fluorescente, l’aria è tiepida, la musica buona, ma che bella invenzione ‘sto stereo a cui puoi attaccare l’iPhone, davvero geniale e up-to-date, nonché kewl e ultra fashion.

Chiacchieriamo lentissimi, il week end è assai lungo e l’ansia non attecchisce e così mi racconta che il due torna su e che poi dobbiamo stringere i denti, perché il week-end del sei non ritorna, poiché tira dabbestia a finire tuttissimo lavorando anche nel week-end prossimo che il suo mese sgocciola e, addirittura già mercoledì due o giovedì tre, lei rientra alla base che la mission is accomplished. Penso e dico che, cazzo, è già passato un mese e mi dice che, cazzo sì, è passato volando. In tutti i sensi, che ha preso tanti di quegli aerei che le sembra di essere una hostess.

Le chiedo i progetti sul dopo e mi dice che sicuramente per un po’ non ci sarà nulla, ma che le è parso di capire dal Mentore che qualcosa da fare a fine maggio salta fuori ed allora lei sta buonina ed aspetta, che se poi le cose van per le lunghe allora si darà da fare in qualche altro modo, che qualche progetto ce l’ha. E di lei questo mi piace, perché è sì vero che la Squinzy può apparire una ragazza viziata con più opportunità delle altre, ma è anche altrettanto vero che un’altra al suo posto starebbe seduta sulle sue belle chiappette ad aspettare che il mondo le faccia piovere qualcosa in mano, mentre lei invece no, non fa storie e si dà da fare e lo fa seriamente e con del talento, mica come certe patetiche stronze boriose senza qualità che sanno solo lamentarsi e pretendere ciò che non valgono affatto, che poi vedi una porzione dei loro lavori, spacciati come la quintessenza del design e ti viene in mente il compito di disegno di un ragazzino delle medie.
La selezione naturale interviene, grazie a dio, specialmente ora che non c’è più in filo di grasso che cola nemmeno per i bravi veri.

A bruciapelo le chiedo che cosa si aspetta dal nostro rapporto.
Si ferma, sorride con gli occhi intelligenti e muove un pedone.
“Che rapporto abbiamo?” mi chiede sorseggiando la Vernaccia.
“Non gli so dare un nome, ma è indubbio che sia un rapporto, no?” e muovo il cavallo in C8.
“Un rapporto senza nome, quindi” risponde chiudendomi con l’alfiere.
“E’ il nome il punctum? Chiamiamolo Alfredo. Cosa ti aspetti da Alfredo?” e muovo la regina, che fa sempre spavento.
Ride e guarda il giardino.
“Da Alfredo mi aspetto che continui così” risponde con tenera grazia.
“Così come?”e muovo pesante la torre.
“Così come adesso” e ribalta la scacchiera.

“Cosa c’è?” mi chiede sorridente e placida.
“Tu sai chi sono, vero Chiaretta? Non è che te lo sei dimenticato, vero?”
“Uno che non riesce a tenere l’uccello dentro ai pantaloni? Sì, lo so, Taz. E non mi faccio inculare da ‘sta cosa per la seconda volta, puoi scommetterci. Non me ne frega un cazzo, ecco. L’altra volta era come se io giocassi a ramino, con le belle carte pronte sul tavolo, aspettando che tu smettessi di giocare a briscola perché era il ramino il gioco “giusto”. E ho aspettato, aspettato, aspettato e mi sono detta che se non volevi giocare a ramino con me era meglio che finisse tutto e a un certo momento mi sono data da fare io perché finisse tutto, sperando mi trattenessi, ma con te non funziona. Chi ti molla ti oltraggia ben oltre i motivi terreni e con te, questo, è cassazione. E allora mi sono seduta, da sola, con le mie belle carte da ramino, inutili e intatte, ed ho iniziato a star male da bestia perché mi mancavi e non saresti tornato più, perché tu sei irreversibile. Però poi, per caso, ci siamo ritrovati e adesso stiamo benissimo, no? e onestamente non sono più convinta per niente che sia il ramino il gioco assoluto. Per cui non voglio che diamo un nome al rapporto (Alfredo va benissimo) e non voglio che spiattelliamo lì aspettative alla cazzo. Serve a qualcosa dirti che la mia principale aspettativa è che non mi mandi via per la seconda volta? Mi pare ovvio che sia quella la principale. Vuoi una proiezione emotiva sulle mille scopate che ti farai? Bene. E allora te la faccio. Non mi importa se lo infili dentro ad un’altra, Taz. Mi preoccupa che tu te ne innamori e ti dimentichi di me, ma questo è un rischio che esiste anche se non glielo infili dentro. Vuoi sapere se mi dà fastidio? Ci ho pensato da un mese e sai a cosa sono arrivata? Che mi dà fastidio che tu possa avere un tuo momento “privato” che non mi vede coinvolta, perché io te lo dico sinceramente, se oggi la Raffa ci fosse stata e avessi visto che te la scopavi, mi sarebbe piaciuto, perché nemmeno io sono santa, credo tu lo sappia bene. Ma se togliamo quella merda patronatina che odio e su quella siamo già accordati, non mi sento assolutamente gelosa di nessun buco che infilzi. Semplicemente, per egoismo, mi dà un leggero fastidio che ti rintani in privato, ma se poi torni da me è un fastidio più che gestibile.”

Resto ammutolito.

“Adesso te la faccio io una bella domandina, mio caro: se io a Londra una sera mi scopassi qualcuno, ti darebbe fastidio?”
Non esito.
“Sì, da morire”
“Sul serio?? Non mi stai prendendo per il culo, vero?” mi chiede guardandomi fisso negli occhi.
“No, per niente. Mi fa star male l’idea. Invece se fossimo…” e mi interrompe brusca “sì, sì, lo so. Assieme sarebbe diverso, un gioco eccitante.” chiude veloce per riprendere il mio ‘sì’.
Poi si abbassa, sul tavolo, mi prende la mano e sussurra.
“Chiedimi di esserti fedele allora, Taz” e io sento un brivido.
“No, dai, che cazzata” rispondo.
“Chiedimelo, ti prego, non è una cazzata, ne ho bisogno” insiste supplice.
“Vorrei tu non andassi a letto con altri, da sola” chiedo sentendomi coglione e viene da ridere a tutti e due e quasi all’unisono ripetiamo quel “da sola”.
“Te lo prometto Taz” mi risponde sorridente ed emozionata.
Poi mi bacia la mano e io mi sento frastornato.

“Questo Alfredo è talmente folle e surreale che lo trovo assolutamente perfetto, sai?” e ride.
E ha ragione.
Messo in questi termini, Alfredo ha più probabilità di sopravvivenza di un comune ramino.
O, quanto meno, ha le stesse probabilità.
Nemmeno il ramino offre garanzie, no.
Anzi.
Ti promette garanzie che non può mantenere.

5 commenti:

  1. No, dai, che c'è gente che dorme. :-)

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  2. Cavallo in D9? Quando la scacchiera è 8x8? Tazio, tazio...

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  3. Marò che prescisione. Ho appena corretto, spero che la buonaima di Spasskij non mi maledica in eterno.

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  4. Dai Tazio, non prendertela, gli editor esistono proprio per questo... :-)

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