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venerdì 13 aprile 2012

Lavasgiu e asciugasgiu


“Tra meno di mezz’ora arrivo” mi dici al parlàfono.
“Vai direttamente a casa che ti aspetto lì” ti dico impaziente.
Giacchino impermeabile nero, corto, maglionicno di lana blu scollato tondo, jeans e ballerine senza calze, ma allora dillo che vuoi che ti stupri sull’uscio e mi dici di sì, che vuoi essere stuprata sull’uscio ed io eseguo lo stupro che il trolley è rimasto sotto il portico e io e te, con la porta aperta, in due secondi eravamo nudi a ficcare come bestiole sul pavimento di legno e diobono se ti volevo sai? e tu aggiungi che diobono non resistevi più e ti sono entrato dentro dritto filato e che bello morire sulla tua pelle calda, non mi passava più, non ti passava più, Squinzy mi sa che mi sono innamorato di brutto di te, Taz io sono certamente innamorata di brutto di te da due vite e, se anche non è vero che mi ami di brutto, continua a fingere così che mi sento svenire. E venire, anche. Assieme a me che ti riempio di schizzoni la fessurina pelosa e anche tu schizzi convulsa e alla fine dei mugolii la pozzetta di dolce sughina che hai schizzato venendo giace sul legno e io mi schianto a succhiarla e mi dici un “nooooo” sovracuto e ridente con schiocco, picchiandomi il culo, che mi mancava di sentirlo riecheggiare qui dentro quello schiocco e poi dai, tira dentro quel trolley che chiudiamo la porta che piove.

Meraviglioso. Ti sposti come una ninfa nuda in cucina, che hai sete perché hai mangiato quella merda in aereo e mentre razzoli in frigo e ti attacchi alla bottiglia del succo d’arancia io mi inginocchio e ficco la faccia tra le tue chiappe del culo e ti lecco il buco odoroso e tu spingi all’indietro per farti leccare e poi chiudi il frigo e mi dici “ti voglio” che mi inorgoglisce non poco e me lo mandi duro di pietra in un picosecondo e ti sollevo e ti impalo e tu stringi con le belle gambine e mi abbracci con le belle braccine e mi dici ringhiando “scopami a morte” e ti accontento, ti trapano duro, ti freso, ti aleso, ti frassino la fregna e stai col culo appena appoggiato al bel ripiano di resinawow e sciacquetti rumorosa e sguaiata sotto i miei colpi a trivella e ti slinguo il cardias e tu mi slingui il piloro e torniamo a venire urlando arrapati come gorilla del Bengala settentrionale.

Poi, pace. Ci baciamo all’infinito, saliva, saliva, saliva, com’è buona la tua saliva, com’è buona, com’è buona.
“Vieni pollastrella che ti faccio vedere una cosa”, ti prendo per mano e ti guido in soggiorno e ti mostro il paccone regalo arrivato dalla terra cangura e tu ridi e mi dici “di già?” con le manine a coprire la bocca ridanciana e io apro e ti passo esortando la prova. Quello a rete, cristo santissimo ti sbocciano i peli della topa dai buchi e mi prende la pisellite e tu grugnisci “che schifoso coi peliiiiii”, ma poi aggiungi sottovoce “però che figata… da porcazza davvero… “ e ti guardi il culo e dici “wow” poi ti spogli e provi l’altro e mi chiedi ridendo “quanto ti tira a farmi far la porcazza… eh?” e io ti rispondo che tirarmi mi tira, ma mi corre anche l’obbligo di ricordarti che sei una porcazza e che io mi limito ad assecondare le tue propensioni e tu ne convieni aggiungendo che ho ragione, che sei una troiona orgogliosa di esserlo. E questo si chiama parlare.

Provi tutto, ti ingalli con la mini che commenti dicendo che senza mutande ci sarà del bel ridere e ne convengo, poi provi quello bianco, ma che bello che è, scherzi a parte, ma guarda che qua non scherza nessuno, il troianesimo è questione seria e ne convieni anche tu, poi alla fine sentenzi “Non mi posso vedere con ‘sti peli da scrofa. Adesso prenoto la cera e domattina zinf zanf c’ho la pisella e il buco del culo della Barbie!” e non scherzi no, telefoni subito all’estetista diletta, ore nove, ma è l’alba!, cazzi tuoi, eh sì.

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Adesso sei di là che squittisci con la lavatrice che t’ho detto di farlo da me il bucato e sento dei wow, non so il perché. Ogni tanto urli delle funzioni, ridendo, che a me non mi dicono sega, fuori piove, tu sei nuda, io pure, mi svacco sul divanone e mi accendo un candelotto di dinamite, scrivo poche righe su questo blogghetto, mi urli preorgasmica che c’è pure l’asciugatrice ed io capisco, dopo due vite, che sono davvero felice.
Vualà.

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