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martedì 24 aprile 2012

Le appiccicose mani patrizie


Ore 12:00.
La chiamo e le chiedo di sedersi e le spiego che so che lavora per i fatti suoi con la più costosa delle attrezzature dell’agenzia. Mi dice che non è vero. Le spiego perché è vero, troncando ogni speranza di free climbing creativo sui vetri e gli specchi. Mi chiede con aria di sfida che cos’ho intenzione di fare.
La prendo un tantino in contropiede, quando le dico che ho intenzione di licenziarla e querelarla per violazione delle norme contrattuali ed appropriazione indebita.
“Stai scherzando, vero?” mi dice sbigottita.
“No, per niente” rispondo con la palpebra che mi balla come uno psicopatico, ma mi balla non perché sono psicopatico (l’essere psicopatico non mi ha mai fatto ballare nulla), ma perché è capitato a tutti che una palpebra, a un certo momento, balli.
“Tu non sei a posto” mi dice alzandosi.
“No, sei tu che non sei a posto, sai? Prenditi una bella vacanza, da ora. Poi il due maggio ti dirò cos’ho intenzione di fare con te.”
“Non ti preoccupare, mi licenzio io, tra due ore hai le mie dimissioni”

Faccio fare l’inventario al Costa, va là.
Ste patrizie hanno le mani che attaccano.

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