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lunedì 16 aprile 2012

Pen drive anti stress


Un uomo pensieroso, con nessuna voglia di relazioni sociali al di là dell’unica che in quel momento non può avere, agisce in maniera strana. E così, alle ventuno, ero in ufficio. Una sorta di preparazione della cartella per il lunedì che lenisce il distacco. Aiuta a controllare l’ansia.
Entrando vedo un mucchietto di fax nel vassoio del fax, che si trova nell’ufficio della Betta.
Controllo. Molte cazzate, poi uno più serio. Mi siedo sulla sedia della Betta e lo leggo.
Poi lo rimetto nel mucchio e sto seduto lì, come un allocco, pensando a tutto il week end.
Meditando mi rendo conto che i cassetti della scrivania della Betta sono aperti e questo non va bene.
Perché l’accordo è che le chiavi degli armadi dei documenti amministrativi e dei progetti vanno nel suo cassetto, che viene chiuso assieme agli altri e solo io e lei abbiamo la chiave. Sì, la privacy legislativa, ma anche quella pratica.

E così apro, come avreste fatto tutti. I cassetti sono intimi come le mutande. E a tutti piace darci dentro un’occhiata.
E nel terzo cassetto in basso, assieme a fazzoletti di carta, una crema per le mani e un pacchetto di Golia, scorgo la pen drive, quella stessa pen drive che fu protagonista di quel pomeriggio in cui, con la scusa delle foto del figlio, si pregiò di darmi un saggio del suo corpo in bikini nero.
La guardo e realizzo di poter facilmente collezionare un set di giustificazioni in merito all’avervi sbirciato dentro e così la prendo e vado nel mio ufficio.
Cerco la cartella, in mezzo a molte altre. La trovo.
Eccoci, giardino, avanti, avanti, avanti. Bikini.

Che effetto terapeutico la Betta in bikini. Questa volta posso indugiare, zoomare, ingrandire, riguardare, avanzare. Lento, gustando. Perché so che, a un certo punto, arriverà quella dov’è di pancia sul lettino che fa nasino col ranocchietto ed è senza reggiseno. Avanti, avanti, avanti.
Eccola.

Niente da fare, è l’ultima della serie, le successive mostrano la Betta con in braccio il ranocchio assieme a una donna sulla cinquantina, in short e shirt, poi una dove si scorge una ragazza bionda giovane in costume intero, poi un servizio sulla Mondeo del marito, che meraviglia. Niente di interessante.

Spulcio l’albero delle cartelle, che sono tantissime. Sono nominate con luogo e data, brava, diligente. Tutti c’hanno la cartella DCIM, DCIM(1), DCIM(2), DCIM(1270). Io, almeno. E così mi tuffo nel browsing veloce. Migliaia di foto. Ce ne stanno migliaia su una chiavetta da 24 Gb. Migliaia.
Poi, tac.
Dentro a una cartella Egitto 2010, c’è una cartella Sele. Sele per Selena o per selezione? Apro.
Per selezione. E nello splendore del 27 pollici compare una Betta adamitica in un giardino che controlla una casetta per gli uccellini. Minchia. Nel giugno del 2010 la Betta si rasava tutta la passera. Che maiala sublime.
Avanti. Avanti. Avanti. Una miniera.

E’ la cartella del nudo.
Una progressione mozzafiato. Servizio di nudo in giardino, servizio di nudo su spiaggia rocciosa che sembra il Gargano o la Grecia o non so. Poi interno. Interno nel bagno, con riflesso allo specchio, poi nudo integrale su lunga credenza finta biedermeier. Poi tentativi di scatti artistici, ma c’è poco da fare, un capo reclinato all’indietro diventa una baggianata davanti a due mammellacce del genere. Avanti, avanti, avanti.
Doccia. Bagno. Scatto con flash accecante su scomposta cascata di ricci che si mischiano a un pube villoso. Il fotografo ha tentato qualcosa di sugoso, ma gli è riuscito male. Il marito è un porco allora. Molto bene.

Scarico tutto, com’è ovvio e come avreste fatto tutti o magari no.

Ripongo la pen drive dove l’ho trovata. E penso.
Perché tenere quella cartella Sele in una pen drive che, a sua volta, viene tenuta in ufficio? Qual è lo scopo? Io e lei non abbiamo contatti ravvicinati da tempo. Se la sarà dimenticata? Impossibile per una killer del genere. Anche se è una killer fallibile, considerato il merdoso periodo che vive. E quel cassetto dimenticato aperto ne è la prova. Ma sarà proprio stato dimenticato?
No, sono arciconvinto che sia lì per uno scopo, quella pen drive. E la parola scopo deve essere intesa come prima persona singolare del presente indicativo del verbo scopare.
Con chi sta scopando, la Betta?

Poi arriva un essemmesse che dice “Arrivata tutto ok. Stancucci stancucci. Notte e mille baci”.
Sorrido. Poi ripenso al mio week end, spengo la luce e vado a nanna.

8 commenti:

  1. Quindi il capo reclinato all'indietro è permesso solo a due mammellette ? :D
    Mica è il corpo della Betta a inficiare l'artisticità della foto, sarà l'autore dello scatto no? Mi sbaglio?

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    1. Effettivamente sembra una scemenza, quella che ho scritto :). E' che la preponderanza di quelle montagne di carne seSuAle renderebbe difficile a chiunque eseguire uno scatto che non richiamasse alla mente la Mortadella Levoni. In ogni caso il marito, oltre ad essere cornutissimo, non è un fotografo artistico. No.

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    2. Non mi era sembrata una scemenza:). Diciamo che esiste una pregiudiziale sui soggetti da fotografare affinchè vi sia un fine artistico che sia preponderante su quello erotico-sessuale.

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    3. Una pregiudizale? No. Una scelta del soggetto? Sì. Ci sono bellezze non canoniche che sprigionano erotismo contagioso e ci sono fotografi che lo "sentono" ancor prima di montare una strobe. Poi è chiaro: chi non è un mago dell'obiettivo preferisce fotografare la Barbie. Compensa gli errori.

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    4. Grazie della spiegazione, ci sta il tuo ragionamento. :)

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  2. O con il Costa o con il Loca? No, si sputtanerebbe troppo, tienila d'occhio quando esce per commisssioni, tanto va sempre sul luogo del delitto (leggasi alberghetto). Ispettore GQ ai Suoi ordini.

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  3. mamma mia che collegamenti e supposizioni macchinose! ;)
    ma tu conosci meglio il soggetto, mi fido...

    buon lunedì e bona settimana.

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