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domenica 3 giugno 2012

Inselvatichimento terapeutico


Non ci sono luci forti, in nessuna stanza. Vecchie lampadine ad incandescenza, la cui potenza massima è 60W, ma la predilezione è per quelle da 40W.
Non ci siamo lavati e non ci siamo vestiti. Siamo rimasti sporchi, nudi e scalzi come eravamo ed abbiamo messo su l’acqua per la pasta, perché il buonsenso ci ha consigliato di non metterci alla guida. E poi non ne avevamo neanche voglia, onestamente. Aglio, olio e peperoncino. Ma a crudo, con l’olio buono e l’aglio e il peperoncino freschi. Una spolverata di prezzemolo fresco e una bella grattata di pecorino romano a completare l’opera magna. Verdicchio gelato. La cena degli dei.

“Che piani abbiamo Taz?” mi chiede mentre ci rilassiamo, svaccati sulle sedie, dopo aver trangugiato due etti di spaghetti a testa. Già. Che piani abbiamo? Le spiego che sto, dilettantisticamente e forse inutilmente, monitorando l’andamento delle scosse, tenendo nota dei bollettini sismici delle nove del mattino, relativi alle ventiquattro ore precedenti. Per capire che fa, se si placa, che massimi di magnitudo, eccetera.
Quindi non abbiamo un cazzo di piano, sostanzialmente. E quindi rimarremo qui ancora qualche giorno, sinché riuscirò a fare le cose online e non avrò un’insormontabile necessità di esserci di persona. Ed anche in quel caso, siccome ci sono solo duecentocinquanta chilometri, posso fare su e giù.

“Ti saturerai di avermi intorno e appena torniamo alla normalità mi molli” mi dice sorridendo molle e scherzosa, giocando lenta coi ricci salati, ma secondo me ci pensa davvero. Le rispondo che se trovo una che me lo ciuccia col culo meglio di lei, può essere. E mi becco, giustamente, dello stronzo.
Poi ci baciamo. Ed è bello.
Ci stiamo riducendo come due junkie e a noi questo piace. Era da una vita che non vivevo da freakettone, fatto e nudo e sporco e arrapato con al fianco una donna fatta e nuda e arrapata, sempre pronti a chiavare come cani dappertutto. E’ molto liberatorio. Molto.

“Ma quante ne hai girate oggi?” le chiedo mentre ne sta arricciando una.
“Boh. Un bel po’” mi risponde concentrata sull’arricciamento.
E poi accende e passa e io tiro e la guardo. Ha le piante dei piedi nere. E’ lercia. La adoro.
Passo l’indice nella sua fessura e la sento viscida. Mi annuso il dito e le dico che ha la fica che puzza di baccalà e rido. Lei passa il suo indice e lo annusa, mentre non riesco a smettere di ridere, causa fumigazioni, Verdicchio e vodka. Mi prende l’uccello, lo scappella e lo annusa e mi comunica che il mio baccalà, invece, si è sicuramente pisciato addosso e deve anche essersi venuto nelle mutande.
E ridiamo come due coglioni continentali. Che fa bene. Molto bene.

La notte è fresca, ma non ci va di sospendere la beatitudine per dedicarci a pratiche urbane di igiene personale e vestizioni. Laviamo solo i piatti, per evitarci lo sbocco di vomito al risveglio.

Oggi c’è un bel sole e fa caldo.
La Chiara dorme ancora e io non la sveglio di sicuro. Ho una gran voglia di pigrizia, credo che lascerò la scarpinata là dov’è, almeno per oggi. Tanto qui non manca niente e per pranzo raggiungiamo la bettola in cinque minuti. Mi sto lentamente rilassando, anche se non smetto di pensare che là, lontano, c’è un gran cazzo di casino. Aspetto con ansia il bollettino delle nove. Potrei mettermi a contare anche io, dall’altra pagina, ma mi trattengo. E aspetto il bollettino. Come se, avendolo in mano, cambiasse qualcosa.
Domattina briefing via Skype con il Costa, il Loca, Zack e Umbe. La Betta la sento più tardi, Matt l’ho sentito ieri sera e lui lunedì è al pezzo, da Sirmione dove ha dei parenti. Anche la Greta e la Patty rimangono esodate dove sono.

Ci vuole pazienza, calma e un briciolo minimo di positività.
Per forza.
Buona domenica.

1 commento:

  1. comincio a pensare che sia l'aria marchigiana ad incoraggiare il freakkettonaggio...bo...
    Gatto

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