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lunedì 10 settembre 2012

Stagnazione

E poi alle undici di sera ci siamo rassegnati al fatto che non saremmo usciti ed abbiamo ordinato la cena in camera. E poi, alla mattina, la colazione in camera. E poi ho messo gli stracci in borsa e siamo scesi, ho pagato, ho preso un taxi e sono arrivato a casa nel cuore della notte.
E adesso sono qui, cotto come una pera, svuotato e senza nessuna agognata rivelazione provvidenziale che mi faccia dire che, effettivamente, la prospettiva è cambiata. Sono pervaso da una sensazione di malessere diffuso che non è mai cessata. Quando sono arrivato e l'ho riabbracciata è come se avessi fatto scattare un counter e non ho mai smesso di considerare, in background, che ciascuno di quegli istanti lenitivi che stavo vivendo mi avrebbero portato, alla velocità della luce, a casa di nuovo.

La Chiara è entusiasta. Un entusiasmo condivisibile, comprensibile, addirittura doveroso, vorrei dire. Lavora moltissimo, è stimolata, motivata e carica. E mi rendo conto che a ventiquattro anni i pesi sono differenti e, in questo momento, il nuovo mondo produce su di lei un travolgimento che non le dà né tempo né modo di fermarsi a piagnucolare sulla lontananza come faccio io, che ne ho quarantadue di anni e non ho nessun travolgente nuovo mondo, in quanto quello che avevo è andato oltre Manica.

Una filosofa, che se ne è andata pure lei, a questo punto chioserebbe con un tranchant "E quindi?".
Già. E quindi? E quindi un cazzo. Devo entrare rapido nell'ordine di idee che la prossima volta che la vedrò girare nuda in casa avrò il presepio fatto e devo anche considerare, contemplare, cantierare e pianificare che vi è una forte, fortissima possibilità che l'integrazione nella cosmopolita Londra induca dei cambiamenti di esigenze e di valutazioni della realtà tali che il Tazietti potrà apparire anziano e provinciale, perdendo il fascino che, invece, ha se lo si guarda da qui. E ci sta, cosa devo dire?

Comincia a fare freschino alla mattina in campagna. E' quel freschino che ho invocato per tutta la rovente estate e, adesso che ce l'ho, mi viene un po' di malinconia perché andiamo verso l'inverno. Ma io dico, ma che sterminato coglione sono? Roba da vergognarsi.
Stasera riapre ufficialmente la Casa, con le musiciste, cotillons, mescita di vino, nani e ballerine.
D'istinto non avrei cazzi di andarci manco morto, ma invece devo lavorarmi dentro perché altrimenti si fa cronica la fazenda e, quindi, ci andrò.

Bon jour.

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