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martedì 25 settembre 2012

Trickle

E allora io mi sto lavando i denti e lei si sta asciugando che si è appena fatta la doccia e sì, eravamo in uno stato di fumosa alterazione positiva, poi lei mi abbraccia da dietro e io sento le tettine dure che mi premono sulla schiena e sì, sì, è una cosa che mi piace moltissimo e mentre spazzolo sento che schiaccia il pube, con quella ricrescita ispida che adoro, lo sfrega sul mio culo e ho la bocca piena di schiuma e la spingo indietro per andare a sciacquarmi sotto il rubinetto e mentre mi piego lei si inginocchia e comincia a leccarmi il culo, il perineo e i coglioni e io assecondo, piegato a novanta con lo spazzolino in mano e la mia ancella che mi preme la lingua nel buco del culo mungendomi ed è subito fava martella mannara, che la piccola troia lo sa che mi fa uscire di teschio ‘sta cosa.

 E poi mi ritrovo seduto sul water a gambe aperte con lei inginocchiata che mi tira un pompino cannibale e la situazione mi garba assai, poiché la seduta sul water è perfetta per consentire a quelle manine l’accesso sozzo ai miei coglioni penzolanti e al buco del culo e godo, godo come un cammello, mentre lei succhia come una vitellina la minchia venata scarlatta e ceramica.

Poi, d’un tratto, si alza e si pone a cavalcioni su di me e io penso ad una sopravvenuta necessità di auto impalarsi e invece no, invece rimane sollevata, schiudendo le labbrine ficali bagnate, guardandomi con l’occhio della cugina di Satana e aspira l’aria tra i denti e io comincio a realizzare, ma la realtà mi batte sul filo di lana e sento lo zampillo bollente che mi irrora il serpente, lo sento che gocciola, prima poco, poi tanto, tantissimo, mi inzuppa la minchia, poi smette, poi gocciola, poi riparte ingrossato e lei sorride a bocca aperta, prognata, guardandomi, poi guardando in basso  aspirando aria di nuovo tra i denti “fsfsfsshhhhhhh” e si muove scomposta e mi irrora la pancia e io sento che la pisciata mi gronda lungo i coglioni e corre al buco del culo e poi finisce e lei torna ad inginocchiarsi per terra, in mezzo alle mie gambe ed impugna la fava randazza pisciata e la lecca, la succhia, respira forte, eccitata e mormora lenta e sensuale “Che buona… che buona…” che detta così magari fa ridere, ma vi assicuro che al momento mi ha prodotto un effetto trombosi  per cui ho smesso di vederci dall’occhio di destra e non paga, la piccola troia accademica, sospendendo il succhione magistrale mi sussurra lenta “Voglio che mi pisci addosso dopo…dopo che mi hai sborrato in bocca….” ed io mi son detto  come faccio a dirle di no, porella, che è venuta dall’Inghilterra a trovarmi?

E dopo un po’ vengo, sussultando sulla tazza, perché mentre vengo risucchia, a labbra serrate e guance depresse, grugnendo e dimenandosi per non farsi scappare la minchia dalla bocca e appena sente che smetto si alza, masturbandosi, entra nella vasca e mi dice con un sorriso lurido “Vieni… voglio che mi pisci… vieni” e io mi alzo e la seguo con la minchia ancora in tiro che mi devo concentrare per rilassarmi di dentro altrimenti non piscerò mai e lei si accoccola in ginocchio, senza smettere di tormentarsi la passera mannara, e io mi rilasso, mi rilasso e poi, finalmente, un gettino le colpisce le mammellette e lei sorride radiosa e mormora “Che calda…” ed il getto si fa più impetuoso, la irrigo, la adacquo, la irroro, mentre lei si muove per farsi bagnare ovunque, poi apre la bocca ed io dirigo là il getto e quando la boccata è piena lei chiude ed ingoia, bagnandosi la faccia, riemergendo con un sorriso e un “Che buona la tua piscia….” che mi manda ai matti e poi ancora, altra boccata, altra ingoiata e appena finisco si precipita a tirarmi un altro succhione che ci mette un minuto a ridonarmi l’allegra durezza spensierata, utile a chiavarla nella vasca, ancora bagnata di piscia e deliziosamente folle di voglia.

E’ proprio vero.
Un’esperienza all’estero aiuta ad aprire la mente.
Eh, se aiuta.
Cristo.

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