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mercoledì 17 ottobre 2012

La resina d'autunno

Bonjourbonjourbonjour.
Questa mattina sono uscito di casa, mi sono fermato dal giornalaio, ho comperato il giornale e poi sono partito per farmi i soliti quattro passi salutari fino alla bottega, bello come solo io so essere, jeans, Clark, giubbotto Chevignon storico, occhiali da sole in testa, foulard nella nuance del viola regalatomi dalla Skizza.
Son lì che impreziosisco la bellezza architettonica e storica di Taziopoli quando, all'improvviso, da una bottega di estetista esce una tizia sui quaranta, biondo cenere con la coda lasca, giubbotto Belstaff color panna, borsone a tracolla, pantalone gessato grigio a sigaretta, foularone di sostegno, camicia bianca col collo alzato, le scarpe in mano, peeptoe 12 tinta panna con la tomaia che scende sino alla suola e, ai piedi, due infradito da estetista fucsia e viola, sapete, di quelle leggerissime usa e getta, smalto scarlatto lucidissimo.
Piedi assai più che discreti con delle belle vene sul collo, dita regolari, alluce arrapante, belli insomma, scopabilissimi. Così come pure lei, abbronzata da isole Lampados, sfiorita quel tanto che la piegheresti in due per annusarle il culo.
Inzomm, una bella figa.

Approccia il gippone Mercedes grigio che ha piantato, come da protocollo, sul marciapiedi davanti alla bottega e comincia a caricare scarpe e borsa ed io sopraggiungo recando mazzi di irresistibile charme e le chiedo che tempo faceva a Riccione stamattina e se c'era tanta gente in spiaggia al che lei ride e mi dice "Ho appena fatto la resina" che mi spinge a rivelarle che, per essere un abete, la vedevo parecchio bene e allora ridi, ha--ha--ha, mi faccio spiegare che cazzo è la resina, pur sapendolo alla perfezione, fumi?, sì ma le ho finite, ne ho una se vuoi, ma senti tu non sei l'amica della Federica?, ma Federica chi, la Federica quella che mi sono appena inventato offrendo lo spunto per chiacchierare e chiacchierare e chiacchierare, dai che prendiamo un caffè, ma mica posso venire così, massì, ma dai, ma su, ma giù e, ovviamente, ci viene, piacere Tazio, piacere Fulvia, gran macchina la Fulvia, che io tra Giulia e Fulvia mi aspetto di conoscere presto un'Alfetta che mi faccia tante cose porchette o Porschette, ci sediamo e parto a scavare lieve e subdolo e con l'ìnganno scopro che è single causa divorzio e fa l'architetta, bella topa mi dico guardandole i piedi dondolanti con le bizzarre flipflop, poi la guardo in faccia bene e mi ricorda l'ottimamente scopabile Barbara De Rossi, anche per il dettaglio mammella stile impero.

Devo scappare, devo scappare, ma dove cazzo vuoi scappare con quelle ciabattine bizzarre, mi chiedo, ma poi le chiedo il numero di telefono, giusto in caso sai mai vai mai a sapere che sul "no" di "telefono" mi stava già dettando il prefisso, ecco qua, ti faccio un squillino, ora c'hai anche il mio, senti Fulvia che piacere davvero, piacere mio Tazio, io ti chiamo eh Fulvia?, chiamami sì, anche forse con la "V" e sale a bordo del destriero teutonico indossando l'occhiale da sole e sciogliendo le code ai cavalli e in un rombo di classe, va.

Il quesito è sempre quello: ma la Fulvia, la brogna, ce l'avrà pelosa o lissia?
Per scoprirlo non vi sarà che il metodo classico, millesimato, gran cuvè.
Olé.

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