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martedì 19 febbraio 2013

Au jardìn d'Edgar

La Finny è desaparecida stamattina presto, che c'aveva un casting. Non so per cosa, nè lei me l'ha detto, nè io gliel'ho chiesto. Mi sono limitato a cazzeggiare da turista e poi sono rientrato, poi ho dormito, poi ho navigato, poi ho risposto al telefono, dopo giorni.
E ho risposto a quel che m'è stato chiesto, con la sincerità che mi contraddistingue e che tanti sperano che, invece, non mi contraddistinguesse affatto.

"Quando torni?"
"Non lo so"
"Ma torni?"
"Non lo so"
"Almeno non è un 'no'"
"Mi faccio vivo io, non ti preoccupare"


Poi, verso le diciassette, la Finny è rientrata.
Mi ha regalato un mazzetto di gerberine bianche, molto grazioso.
"Te l'ho comperato in quella serra che mi dicevi che ti piace tanto, quella in Rue de la Cité, prima di entrare nell'Île".
Oh, certo! Au jardìn d'Edgar! Sì!
L'ho abbracciata e baciata, un pensiero davvero fresco e commovente.
"Com'è andato il casting?"
Spallucce.
"Stasera andiamo a mangiare schifezze da Lionel" e lei sorride.
Va matta per la quiche di Lionel.
La quiche lionelle de la FunnyFinny, con gli accenti sulle 'i'.
Riesco a farla ridere. Sono orgoglioso.

Poi mi faccio la doccia con lei e la insapono lentamente.
"Perchè sei così buono con me?"
Non rispondo, lei non chiede più.
E si lascia insaponare piano.

Che belle gerberine.
Le adoro.

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