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domenica 21 aprile 2013

Tutti al mare

Il mio fratello adottivo Maurice oggi lavorava. Gli ho anche proposto di affiancarlo alla guida, che così mi vedevo la città, ma lui mi ha risposto che sono matto, ridendo, che non si usa, che gli avrei rovinato la piazza, di togliermi da torno e di andarmene in spiaggia, che è domenica e c'è giro.
E mi ha mandato alla spiaggia di Ngor, davanti all'omonima isola a ovest, dicendomi che quello sì che è un posto dove i Toubab rimorchiano pacchi di fica nera e poi mi ha mimato la pecora, con la mano destra elegantemente appoggiata alla nuca e l'espressione di godimento, tutto questo finchè non l'ho, doverosamente, spedito a prenderselo nel culo e lui ha riso come un matto abbracciandomi da dietro.

Maurice è uno spettacolo.
E allora, alla volta di mezzogiorno, mi sono avviato. Divisa balneare: bermuda, camicia, infradito e occhialazzi da sole, cinquantamila franchi e la fotocopia dei documenti.
Ho mangiato per strada quel riso cotto nel sugo di pesce che non riesco mai a ricordarmi come si chiama, figuriamoci a scriverlo, ho bevuto una Dab gelata e ho camminato verso ovest finchè il caldo e la rottura di coglioni non mi hanno consigliato di trovare una soluzione.

E a Dakar la soluzione di mobilità veloce ha tre nomi: o taxi, o taxi brousse o car rapide. Differenze? Il primo è un'automobile e ci sale chi la becca (normalmente), il secondo un'automobile tagliata e modificata per portare un numero di persone che va da sei a otto, il terzo un camioncino del fruttivendolo sul quale siedono sino a venti persone.
Ho agguantato l'ultimo posto su un car rapide direzione ovest, che mi ha scaricato a un chilometro da Ngor. Ho bevuto una birra, cazzeggiando in un negozio di alimentaribarristoranteabbigliamentoricambimotorescarpe e poi mi sono rimesso in marcia e sono arrivato.

Posso dire?
Secondo me come spiaggia c'è di gran meglio.
E' una bolgia infernale e di fronte a sè ha spiaccicata l'isola di Ngor, quindi panorama a perdita d'occhio zero.
Ma voi sapete che io ricerco sempre il buono, anche nel male.
E allora, amici e amiche, debbo dirvi che lungo la spiaggia c'erano dei manzi di ebano, ma dei manzi di ebano, ma dei manzi di ebano, alti, muscolosi, lucidi di olio e sudore, con dei gonfioni nei costumi colorati, che erano commoventi.
Un esercito che batte la spiaggia (e non solo) in lungo e in largo, attaccando bottone con tutte le Toubab, non importa se sole o accompagnate. Sai mai che il maritone papone decida di regalare alla mogliettina agè un diversivo alla solita mezz'ala di pollo malconcia, sostituendola con un bel tubo di porco nero dalle dimensioni incredibili.

Le ragazze, invece, frullano i bar che danno sulla sabbia.
Dei culi da segno della croce, un brulichio di putanansgi che ti chiedi se sei in paradiso o cosa, ma vi dirò che il loro modo di parlare, concitato, a voce ultra alta, gesticolante, quasi bellicoso, mi dissuade.
"Salgono da sud per farsi la giornata" mi dice il barista, sorridendo complice in un inglese quasi sofisticato, quando mi tappo l'orecchio perchè una mami di ventanni sta urlando come una sirena.

Quindi, amici leghisti, sappiate che anche in Senegal ci sono le terrone e sono chiassose.
Sappiate anche che ogni punto geografico, individuabile da coordinate polari, ha un sud ed è, a sua volta, il sud di qualcos'altro.

Staziono al bar, nella techno disumana, accarezzato dalla brezza e da improvvise vampate di ascella maculata da guerra chimica, bevendo un tè verde ghiacciato che il mio amico rinforza di vodka. Minchia se è buono. Dissetante a canna.
Poi, suddenly, vengo abbordato da una Femmina.

Femmina che merita descrizione.
Calza ai piedi sandali alla schiava, piatti. E' nera come il carbone ed è alta come me, che nano non sono, battendo quota 192 centimetri. Muscolosa ed elegante, zigomi pronunciati, una bellissima bocca e due occhi assassini.
I capelli sono rasati, ma non a pelle. Si arricciano in quelle bellissime palline che io adoro. Veste una minigonna stampata a pitone, una maglietta color cipria chiusa dietro al collo, che lascia scoperta la schiena e incanta di ballonzolio di tette sode e forme golose. Tintinna di orecchini e bracciali e ha una borsona a tracolla, gli occhiali neri D&G in testa. Bellissime unghie delle mani, bellissime unghie dei piedi. Smalto color oro.

E' pacata, si siede accanto a me e accavalla le chilometriche gambe. Parla in inglese.
Piuttosto bene, anche. Si presenta, mi fonde lo sguardo con gli occhi, cazzo che figa.

La Femmina Mammifera si chiama Njira. Che si pronuncia Sgira.
Ventidue anni, viene dal Ruanda. Oso di chiederle se è Tutsi, lei sorride al neon mangiando la fetta d'arancia del suo cocktail e mi dice che possiamo dire di sì.
"Da dove vieni?" mi chiede.
"Londra" rispondo e lei ride.
"Non con quell'accento" incalza sorridente.
"E allora da dove vengo?" chiedo giocando.
"Secondo me sei o tedesco o olandese" mi dice dopo un briciolo di riflessione.

Tedesco o olandese a me?????????

Mi incazzo e lei ride divertita, mi piace Sgira.
Si scherza, si ride, la prendo in giro, mi prende in giro, ma Sgira ha una marcia in più, una classe in più, lei non viene da Sud per farsi la giornata a urli, no. Lei è una prostituta stanziale di quella spiaggia, di quel locale, di quell'albergo. Lei è una "Top" come mi confermerà più tardi il barista.

"Sei simpatico, sei gentile" mi dice accarezzandomi l'avambraccio "mi piacerebbe rivederti" e ammicca molle e sensuale.
"Come si fa perchè ciò accada?" chiedo serio e charmante.
"E' facile" mi dice infilandomi le pupille nere nelle mie "basta che vieni qui di sera e mi trovi."
Poi si cala gli occhiali sul naso, saluta il barista, mi soffia un bacio sorridente e se ne va, portando via quel patrimonio dell'umanità che è il suo culo.

Oh, voi non crederete a quanto sto per dirvi.
Mi sa che ci torno qui, sapete?
Di sera, magari, che dite?
Ah, l'Africa mi rende creativo, sì.

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