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lunedì 11 maggio 2015

La bagascia termica

Venerdì notte / Sabato mattina

Che bell’oggetto, l’iPhone. Mi ha consentito di bloccare l’utente Maggie e di percorrere in assoluta tranquillità la misera tratta stradale di meno di quaranta chilometri che separano il restorant de clas dalle Terme.
In fin dei conti, essendo terminata la cena della preconoscenza alle precoci ore ventidue e trentasette minuti, rimaneva del tempo per concedersi una piccola distrazione medicamentosa dalla seccatura dianzi vissuta.

E allora alle Terme, deciso, si va.
Le Terme, sublime luogo di mens sana in corpore sano per qualsiasi categoria di umano le frequenti: dall’ottuagenario alla ricerca di benefici alla prostata, all’appena più che quarantenne alla ricerca di benefici alla prostata, magari più immediati e magari anche parecchio dissociati dal complesso tema della termalità collinare oggi.

***

Al banco d’acciaio e pelle scamosciata marrone, mentre le lucine disco sfarfallano e Sylvester cinguetta You make me feel mighty real,  si siede accanto a me la Femmina SeSuale, piaZere SCimona, piacere Tazio, ma che bell’accento italiano, amica bagascia ultra cinquantenne abbronzata come un Ringo al cioccolato e plissettata come un ippopotamo, col taglio frisè biondo platino tardi anni ottanta. Ah! sei di Lugo, ma accidenti che meraviglia! e dimmi, bagascia ultra cinquantenne di Lugo, come fai a sopravvivere con la concorrenza sovietica quasi prepuberale che riempie ogni spazio intermolecolare del circondario? Mo perché io sono italiana e ci so fare anche del gran bene e allora mi hai convinto, amica bagasciona, parliamo di soldi senza vergogna che non vedo l’ora di infilarti il naso nel buco del culo ricco di ghiandole ferormoniche e così ne parliamo, pattuiamo durata, richiesta, performance, no amica bagascia, non c’arrivo manco se rompo il maialino e allora dimmi tu Tazio e il Tazio dice: tutto scoperto, clistere, faccia, ingoio, piedi, primo e secondo canale, sport acquatici, overnight tranquillo in alberghetto a mio carico, mille pezzi secchi e poi procurami della botta che voglio che ci divertiamo abbestia e lei aggiunge due pezzi e accetta dicendomi che la botta ce l’ha già seco e allora via verso l’alberghetto lurido e disonesto.

Che bella suineria senza fronzoli, cazzommerda.
Dritti al dunque, ben infarinati e ben disinibiti, così mi piace, così mi voleva, amica bagascia di Lugo senza freni d’alcun genere, che delizioso risveglio familiare con te, vacca nuda che sembri morta spiaggiata di pancia e la filippina in camera che ci prega di rimuovere velocemente i culi dalla stanza.
Ore dieci.
Sgommare, amica bagascia, che ho un pranzo importante a cui non rinuncerei mai.
Sì, certo, lasciami il numero, certo.
Che tanto non ti richiamerò mai.

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