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mercoledì 3 giugno 2015

E gira gira gira

Meraviglioso.
Vi scrivo in pausa pranzo da Riga, Lettonia, in cui sono precipitato a razzo nella notte, dopo aver trascorso un lunedì da scriba (ventinove post mi pare) in attesa di una risposta della Lidia in merito alla sua compagnia durante questo viaggio di lavoro.
In realtà, se lei fosse venuta, i tempi e gli impegni si sarebbero contratti entro la settimana, ma visto che il “no” ufficiale è giunto sofferentemente solo alle diciannove e zerodue del lunedì (capisco che ci voglia così tanto per capire se tre giorni sono sacrificabili dal’ufficio che si possiede e dà lavoro a quattordici collaboratori) dopo aver disinfettato l’appartamento per tutto il martedì, aver fatto le valige ed essermi procurato un volo a tarda ora, ho deciso che le cose sono un tantino cambiate, dato che la mia cara solitudine mi concede ogni scelta.

Rimarrò a Riga sino a sabato, dove lavorerò fitto con il più bergamasco dei lettoni che sarà a breve il mio futuro socio in una venture nuova di zecca extra lettone, ossia non composta da residenti.

Sabato nel primo pomeriggio partirò per Praga, dove ho già organizzato prima un bell’incontro con un commercialista di mia assoluta fiducia e il galoppino della società olandese anonima (mia) che ha rilevato le mie quote e poi, a seguire, una bella riunione tra i calabroni ed il consiglio tutto dell’Humble Brothel and Hotel, al fine di introdurre loro il nuovo socio e che proporrà da subito una aggressiva ricapitalizzazione sostanziale di tutta la baracca.
I dettaglia a voi riservati, per discrezione, muoiono qui.
Finiremo di litigare a tardissima notte, momento in cui io mi sposterò velocissimo con un’auto a noleggio con conducente verso la più salubre Norimberga, dove pernotterò da re come si confà ad una persona del mio rango.

Domenica all’ora di pranzo sarò ad Amsterdam, dove consumerò un frugale pasto e nel pomeriggio (che privilegi gustosissimi) sarò negli uffici della Banca dalla quale effettuerò alcune operazioni rapide e concluderò definitivamente la questione Praga, rovesciando per interposta persona tavolo, sedie, tappeti, mobilio, sorci e tubi gocciolanti merda.

Nella notte di domenica mi muoverò da Amsterdam a Londra per scopi puramente personali: visite mediche, un centro benessere, un sarto che mi confezionerà abiti di gran classe su misura e permarrò nella perfida Albione il tempo necessario, che stimato ad occhio e croce sarà circa sino a giovedì. Stabulerò nel più prestigioso degli albergoni del centro e sarà un signor bell’andare.

Venerdì, col primo TGV disponibile che non ho ancora prenotato, mi sposterò su Parigi, per avviare un week end di sesso dalla pelle nera di grandissimo lusso ed esorbitante costo, fatto di raffinata droga e ottimo champagne. Penso di meritarmelo, anzi me lo merito e basta.

Lunedì, poi, quel che rimarrà di me prenderà il primo volo per Bordeaux, dove incontrerò il Ruggi prima della sua imminente partenza per Bucarest, giusto per discutere di alcune cosette che riguardano un casale di nostra conoscenza, di cui sto lentamente maturando la decisione di entrare in possesso senza soci alcuni. Si vedrà.
L’indomani, in auto con lui, raggiungeremo poi le famose cantine, dove a seguito di una ciceronata sborona (parliamo di 250.000 bottiglie commercializzate world wide) verrò affidato alle cure di Blanche, la sua divorziata “guardiana-amministratrice-coordinatrice” che mi garantirà una presenza smaterializzata (zero cellulari, nessuno saprà che esisto e dove sono) che assai gioverà al mio danneggiato umore.

Il resto sarà storia. Non ho altri programmi, se non la garanzia assoluta di NON incontrare Milly, né di farle sapere che insisto su suolo francese dove, a prova di clamorosa civiltà, non occorre essere registrati da nessuna parte per stazionarvi, ovvero è garantita la possibilità della scomparsa assoluta in un ignoto B&B di proprietà del Ruggi situato ad una certa distanza dallo Chateau.

Spazzando furiosamente il cesso, ieri, ho pensato tutto questo.
E ne sono fiero.
Bell’attività spazzare i cessi no?
Vado a lavorare, pota.

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