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mercoledì 16 agosto 2017

ferragosto operaio nella piazza rossa della città rossa chiamata capoluogo di provincia socialcomunista taziale


Cosce bollenti, profumate di creme doposolari lenitive, sudano e si muovono sotto tavolini proletari della Città Rossa, coperte appena da lembi di stoffa leggeri, che pretenderebbero di portare la chimera della freschezza nel clima arroventato dalla temperatura e dagli ormoni ferragostani, che si risvegliano di non lavoro e carne ostentata, condita dal saporito gusto socialpopolare, raro e disperso, in cui l’eguaglianza significa possibilità, opportunità, gioia, appartenenza.

Fiche cannibali masticano orli di perizomi umidi, incastonati nell’opulenza di carnose grandi labbra rese glabre dalle miracolose mani di compagne estetiste del popolo, anche loro glabre per elementari regole di marketing, che abbattono la disparità di classe portando in basso gli agi dell’alto, rendendo sessuali macchine da orgasmo le giumente vere, veraci, ruspanti, sane, che tutta Italia sogna come traguardo di una sessualità bella e sguaiata, unica nella penisola, priva di dogmi e di rituali, in cui il desiderio travalica le convenzioni matrimoniali in tutte le fastidiose declinazioni a tutti note.

Femmine di vera carne sugnosa desiderano più che mai d’essere sodomizzate in piedi, con l’abito sollevato, mentre si poggiano alla porta di legno marcio della porcilaia, godendo sonore del cazzo che hanno reso arzillo e intraprendente, in una pausa asettica dai loro obblighi scelleratamente precostituiti e assicurati a terzi maschili che, nel contempo, non assicurarono vivacità inguinale sufficiente al loro cannibalismo ano-genitale.

Le meraviglie della Città Rossa, intrisa di storia e chiavate, di politica e Stupende Maiale ghiotte di doppie vite apparentemente segrete, ma nella realtà ben pubbliche e ghignate sozzamente nei bar maschili, perché un segreto se rimane tale ti fa godere solo a metà e a metà, lo si sa bene, non lo vogliono neanche le suore.

Piedi nudi sgorgano da sandalini e infradito balneari a ribadire, a volte senza coscienza, la valenza suprema della parte per il tutto, dell’ostentazione di ciò che si ha liceità di ostentare, ma solo affinché il non ostentabile divenga sovrainteso protagonista, essendo esso sempre accompagnato da ciò che si ostenta lecitamente, e così un piede distrattamente liberato dall’infradito diviene d’improvviso un’intimità assoluta condivisa con tutti, poiché quello stesso piede compagno è nudo lì, nella piazza popolare della Città Rossa, così come lo è nell’alcova sovietica, mentre carezza i fianchi del compagno stallone infoiato che la giumenta cinge con le cosce mentre, questi, affonda la verga dura di sangue nella carnosa vagina viscida, che lo ingoia nei suoi bui, lussuriosi e odorosi meandri.

Chiacchierando appoggio la mano sul nudo ginocchio della compagna bionda riccia appena conosciuta e quegli occhi azzurri mi puntano in faccia mentre sparo le mie consuete puttanate d’arrembaggio e attendo la reazione negativa, così aduso a sortirne ultimamente, mentre quel sorrisetto appena accennato, invece, accompagna una eccitante schiusa delle cosce, appena percettibile, lì, nell’affollata Piazza Rossa Popolare della Comunista Città Rossa ferragostana e questo lassismo proletario mi fa tirare il compagno torrone come fosse intarsiato di pregiata trachite prealpina e colgo in tale timida schiusa un invito a non tacere le minchiate e a procedere lungo il sensibile interno coscia e a tre quarti di questo, che la bernarda già emanava il suo calor bianco, le cosce si serrano, le sue labbra buccali si avvicinano, un bacio a fil di fiato si spreca a uso e consumo delle amiche poco lontane, milfone infoiate par suo, mentre un sibilo sensuale mi invita a lasciare quel luogo in nome di più elastici e duttili e consoni locali predisposti alla monta ed io approvo, lasciando con lei l’affollato arengo ormonale della Compagna Città Rossa ferragostana Popolarsocialcomunista.

E siamo ignudi, semplicemente ignudi, sottoproletariamente ignudi e sudati, odorosi di piedi e creme e ascelle acide e salive che si asciugano veloci sulle nostre epidermidi compagne e non me ne frega un cazzo se la compagna bionda è figa esteticamente o meno, perché non ho tempo da perdere con queste cazzate borghesi, io voglio la cellulite, il pelo in ricrescita, le tette molli e fatte come la natura ha previsto che a quella precisa ora, in quel preciso luogo, esse siano fatte ed io, per questa congiuntura meravigliosa mi arrapo come non mi capitava da tempo immemore e sbatto come un maglio quella fregna bollente in astinenza da cazzo e in esperienza di megacazzo mai provato prima e necessario per tutta la vita da ora all’eternità.



Carne, pelle, odori stranieri, respiri ignoti, forme segrete, intimità violate, piacere sozzo, sguaiato, sudato ed arrossato, nel mio appartamento radical-chic fronte Piazza Rossa della Città Rossa Capoluogo di Provincia Taziale, destinato ad uso di foresteria per manager impotenti che credono che le migliori scopaiole siano le russe, per il solo fatto che le puttane che caricano con l’auto aziendale sono russe, mentre chiavare con questa bovina autoctona, di razza estinta, mi fa godere sino al colon e glielo dico, zoccola divina, sei porca, sei troia, sei lercia, sei mia e lei gode e si scatena, si libera dai lacci e lacciuoli di Silvestre memoria e mi succhia il cazzo come l’idrovora del Cavo Napoleonico e mi introduce due dita nell’ano, ricercando con esperienza la prostata affamata che, massaggiata così sapientemente0, fa gocciolare copiosa il limpido e dolce liquido che di lì a breve veicolerà un generoso e riconoscente fiotto di sborra bollente che lei dirigerà sui suoi capezzoluti seni, lucidando la pelle di mille riflessi e sarà stupore, miracolo, segno della croce, vedere che il compagno Cazzodimarmo non osa rammollirsi e, grazie all’erezione insolente che manterrà, sarà pronto a trapanarle nuovamente la gonfia fessura pelosa-ma-non-troppo, producendo l’avvio, l’innesco, l’invito alla lunga corsa della sua venuta condita di urla bestiali soffocate tra gola strozzata dalla mia mano e martellate potenti nella sua cervice uterina.

E’ il trionfo del popolo.
El Conquestador ha portato la pace nella fica campesina, stabilendo la nuova democrazia popolare, semplice, diretta, partecipativa, comparativa ed aggregativa e il bene trionfa sul male, ad opera di un uomo e una donna soli che lo hanno fatto per la piazza, la Piazza Rossa della Città Compagna.

Compagna Bionda Riccia, grazie.
Abbracciami. Sei la mia Falce ed io sarò il tuo Martello.
Vieni, compagna, ultimo round della Lotta Con Classe e poi a nanna.
Ha!









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