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domenica 12 febbraio 2017
Siluro
Venerdì tango.
Madame, che eleganza, siete splendida, oh monsieur anche voi non siete male e allora via tra sorrisi e pelle di schiena nuda, la salida, media luna, gancio, gancio, monsieur siete virtuoso, madame per voi questo ed altro, scarpe nere col cinturino, calze di microrete nere e il vestito nero lungo con la schiena nuda e una sola spalla coperta, con relativa manica.
Mi stanno invidiando tutti madame, risata golosa, non dica sciocchezze monsieur, semmai sono io l’invidia delle mie amiche laggiù, mi lusingate madame, gancio, media luna, baldosa, voi madame, siete pura emozione, ti devo dire una cosa Tazio, dimmi Marghe, quando mi dai del voi mi fai diventare… frizzante? Mugolo di piacere e le sussurro “avete un culo irresistibile madame”, “monsieur!”, cosa indossate sotto l’abito madame? Mutandine e le calze da danza monsieur, m’imbarazzate, con voce tremante e roca, gancio, stop alle danze, repentino, abbraccio, bacio di classe in mezzo alla pista, ma le lingue nelle bocche incollate danzano un loro caminito del tutto speciale.
***
A casa mia, nella notte tanguera, già nudi e famelici.
“Adoro leccarvi i piedi madame” – “saranno sudati. monsieur, mi sento in imbarazzo”, ma certo, fa nulla, scusate, ma vi tolgo io dall’imbarazzo madame, spalancate le gambe come una zoccola, che passo alla vostra ficona carnosa, che quella non v’imbarazza, ma non lo dico, lo faccio, allargandole le gambe a dismisura e deglutendo tutta quella carne tenera di femmina, succhiando, tirando, ossessivo, maniaco, per tutto il tempo che mi separa dal suo sussulto un po’ singhiozzato e contorto.
“Vieni” mi invita a mezza voce, scomposta, sudata, tirandomi per le braccia ed io ricerco facilmente un blando invito tra quella carne con suga e saliva e le riempio la sorca in un guizzo elettrizzante, la chiavo, sì la chiavo di brutto, di peso, di reni, di cazzo e coglioni, la pistono, la pompo, la fotto, la sbatto, la monto, la svango, la sformo, la allargo, la riempio e poi odo un bramire di pornocerva erotica in calore e allora accelero, perché la mia Dama deve provare l’orgasmo più squassante del globo e sono unghie nella mia schiena, bacino che accompagna il mio, gambe che mi abbracciano il culo, bocca aperta e occhi chiusi da cui il trucco si scioglie e si disfa, vene delle tempie, del collo, rughe e tendini e un imperativo assoluto “Vieni! Vieni! Vieni! Con me! Adesso! Vieni!” e come deluderla e frullo il mio cazzo di vene e pelle e cappella e le sborro nel più profondo dell’utero godendo con lei.
Ma continuo e scopo di ritmo, con la medesima durezza, “Ti è restato ancora duro…” ed io non rispondo ma la pompo, riprendo il ritmo del motore assatanato mentre lei accenna ad un brivido d’orgasmo a cui fa seguire un “Basta, tesoro, ti prego, basta, basta, basta…”.
E perché basta? Perché mi hai già fatta venire da impazzire, tesoro, vieni qui, abbracciami e io eseguo con ‘sta ceppa bizzarra che mi guarda con un occhio solo e mi dice “mbeh?” e ci facciamo le coccoline deliziose e poi, alla volta delle tre e ventidue vengo richiamato alla veglia, poiché domani è il compleanno di Davide, nipotino prodigio di un’intelligenza astrale e bellezza inumana al pari di qualsiasi bambino di tre anni per la nonna e allora via, nella notte, verso Margheritopoli, da dove la prelevai ieri sera, via nella nottr accompagnato da un racconto lento sulle gesta miracolose di quel nano che, domani, sarà il celebratissimo protagonista di un pranzone emiliano/lombardo in suo onore.
Buonanotte madame, buonanotte monsieur.
Ritorno calmo alla tana, rollandomi una canna bandita in sua presenza e medito lungo le mie aspettative e a com’è usuale il mio piegarle alla realtà, anche quando questa sarebbe assai bella se fosse, ma in realtà non è.
Padrona, feticista, sensuale ed ageè, intelligente, dagli appetiti sopiti poiché mai soddisfatti, ma che delizia taziocerebrale, ma poi siam sicuri?
Perché mi sa che sto per prendere l’ennesima inculata sonora da una bella e colta signora che di farmi da padrona (ad eccezione degli aspetti noiosi e fastidiosi del concetto) non ci sente nemmeno, ma nemmanco mai in vita sua ci si è dedicata, o soffermata per errore, perché a lei piace alla missionaria, che c’ha “l’anca” (penso a me che ne ho due, che eroe) e mi concede le sue estremità inferiori giusto perché la scarsa confidenza non le consente ancora di ritrarle a scatto con una seccata frase di noia, che a suo tempo arriverà e che buona st’erbetta nella notte frescazza e bisogna agire di sorpresa, prima di essere sorpresi, che di ‘sti tempi non se ne sente un gran di bisogno.
Ma tanto domani è sabato, il sabato taziale.
Va recuperato, con o senza padrona.
Anzi, senza vien anche meglio, secondo muà.
mercoledì 27 maggio 2015
L’ora che non si fece mai
L’antefatto
Mentre attendo la Sozza, il parlàfono vibra e recita Lidia a chiare lettere.
Come sei messo?, dormi?, disturbo?, è che non riesco a prendere sonno, ma Lidia stai tranquilla che capita anche a me, e tu cosa fai in quei casi?, cosa prendi?, ma io mi faccio un numero x di canne e poi mi masturbo e a volte serve, mi sono masturbata già anche io, Tazio, ma non serve e le canne sai che non sono il mio genere, sei nuda? (risata) ma che nuda, ho il pigiama, e tu sei nudo?, se non voglio che mi arrestino no, ma dove sei?, in macchina parcheggiato, ma aspetti qualcuno allora cazzo, dai che chiudo, ma che qualcuno Lidia!, vengo da te, ti va?, sì che mi va, ma non volevo scombinarti i piani, no, ma quali piani, anzi, sarei proprio felice di stare un po’ con te, allora dai, ti aspetto.
Barbara devi andare affanculo stasera, mi spiace.
Il fatto
“Era a Luchino che piaceva violento e, ok, anche a me piace sentire male, ma non ci vado pazza come ci andava lui che una volta mi ha trafitto un capezzolo con un ago da siringa e a momenti viene facendolo, ma a me piace anche farlo dolcemente, rilassatamente, lentamente…” – e mi bacia morbidissima sulle labbra mentre io siedo sul Busnelli rosso col cazzo di fuori e lei lo cavalca lentissima essendosi tolta solo i pantaloncini del pigiamino.
Si inarca dolcissima in avanti, poi all’indietro, poi ancheggia a destra e sinistra, ma ogni movimento è fatto quasi impercettibilmente e ci cerchiamo le mani e ci baciamo, morbidi, parlando sottovoce come se qualcuno ci potesse sentire, Bill Evans che suona (è il mio paradiso e lei lo sa), la luce bassa di un pallone di plexyglass e specchietti di Patrizia Volpato designer.
Poi la maglina del pigiama passa sopra la testa e resta nuda. E io, per un attimo intensissimo la amo con tutto me stesso, drogato di tanta acerba bellezza così rara in una donna della sua età. La abbraccio e le carezzo la schiena calda, liscia, solcata da quelle ossa tentatrici che ne compongono la spina dorsale e voglio togliermi la camicia e sentirla e lei mi aiuta e restiamo nudi sul Busnelli, abbracciati morbidamente e rispettosamente, muovendoci appena, con qualche stilema sessualstilistico di grande potenza, come il suo arretrare appoggiando le mani alle mie ginocchia, un po’ per mostrarsi, un po’ per sentire meglio di dentro, nella carne, la mia carne.
Poi si richiude in avanti come una conchiglia fatata, inarcandosi e sussurrandomi all’orecchio che le piace come non le era mai piaciuto con me, che le piace così tanto da dimenticare tutte le volte che le è piaciuto da pazzi con un uomo e io respiro forte, baciandola, accarezzandole le braccia, correndo sui glutei tesissimi per seguirne le forme affascinanti.
“Ti piace il mio sedere?” chiede con orgogliosa felicità osservandosi le terga da sopra la spalla e io rispondo di sì baciandola e lei aggiunge appena appena di labiale “diventa bellissimo quando faccio l’amore così” ed è vero, è proprio vero, è molto vero, è stupendo. Poi sale e fa sgusciare l’uccello e se lo punta nel culo, scendendo lentissima, guidandolo con la mano, impiegando moltissimo tempo a farlo entrare tutto, mugolando elegante, sino a dire “mi brucia, ma guarda che bello…tutto dentro…non è bellissimo da vedere?...” ed io resto senza fiato mentre quell’ancheggiare di classe riprende con pari dolcezza e da allora è un continuo cambiare da davanti a dietro, da dietro a davanti, mentre avverto che la carne si fa rovente e molle e la abbraccio, stringendola, mentre ci baciamo garbatamente, seppure profondamente. Poi sale, lo fa scivolare fuori dal culo, si inginocchia tra le mie gambe e lo prende in bocca, succhiandolo lentamente e mormorando “tu ci vai pazzo per queste cose, vero?.... tu ti butti via per queste cose…” e poi risale, riassestandoselo con maggior agio nell’ano.
“Tu sei convinto che le porcherie che ti piacciono le sappiano fare solo certe vuote donne relitto… e ti butti via con loro… senza niente in cambio…sciogliendoti nelle loro pozzanghere torbide” – e affonda i colpi più decisa, stringendo l’ano ritmicamente.
“E’ una dichiarazione?...” - chiedo sorridendo per stemperare l’aria e rallentare la voglia di venirle nel culo e lei mi risponde pericolosa – “se non c’è altro modo per farti capire le cose, bisogna dichiarartele o…op….pure mettertele per iscritto…” – e spinge fonda fino a schiacciarmi forte i coglioni e quel dolorino è un bacio vellutato.
Silenzio.
Sudore.
Respiro.
“Da quant’è che non suoni più il piano di notte nei locali, da solo?” – mi chiede facendomi sentire come uno dei Favolosi Baker – “da una vita, da quando non ho più una donna che si bagna ascoltandomi, appoggiata al pianoforte…” – “io voglio bagnarmi, voglio bagnarmi la fica, le cosce, fino alle dita dei piedi, voglio che suoni per me, voglio venire in mezzo a tutti senza toccarmi, mentre suoni" – e questo mi piace, molto, mi piace molto, mi piace, mi piace, mi fa salire l’eccitazione a mille.
“Non ti buttare via Tazio. Sei un animale troppo speciale e se ti e….e….sstingu…i…” – “se mi estinguo?” – “vengo…. spingi….vieni con me…vienimi dentro….” – e tutto diventa furia, chiusi in un abbraccio mortale, le anche che si disarticolano, velocissimi, il canto, il suo, il mio, strettissimi, fusi, venendo, mischiando i liquidi corporali in un gesto di infinito amore, di quell’amore che parte da quel malinconico buco nero che tutti conoscete, così fondo e così dolce e così struggente e così inesistente, ma essenziale per essere vivi almeno tre minuti.
***
“Dormi qui stanotte” – mi chiede stesa, scomposta, nuda sul Busnelli accanto a me, carezzandomi il viso.
Le carezze sul viso. Leggere, avvolgenti, calde lisce, con quelle piccole manine profumate di sesso e di amore e io come un coglione piango con gli occhi chiusi, facendo di sì con la testa.
Nessuno commenta le mie lacrime.
Nessuno.
Né Bill Evans, né la Volpato, né Busnelli.
Una bocca calda e sottile le bacia, asciugandole.
“Ricomincerò a suonare da solo il piano in giro per locali, di notte” – le dico pianissimo – “E io ti troverò” – “Nuda sotto l’abito da sera?” – chiedo sorridendo a occhi chiusi – “Compleamente… voglio che tu mi veda le dita dei piedi bagnate…” – e mi bacia sorridendo calda.
E poi si va a dormire nudi, abbracciati.
E poi il gallo canta.
Ma nessuno mi tradisce.
Non oggi, almeno.
No, oggi no.
Mentre attendo la Sozza, il parlàfono vibra e recita Lidia a chiare lettere.
Come sei messo?, dormi?, disturbo?, è che non riesco a prendere sonno, ma Lidia stai tranquilla che capita anche a me, e tu cosa fai in quei casi?, cosa prendi?, ma io mi faccio un numero x di canne e poi mi masturbo e a volte serve, mi sono masturbata già anche io, Tazio, ma non serve e le canne sai che non sono il mio genere, sei nuda? (risata) ma che nuda, ho il pigiama, e tu sei nudo?, se non voglio che mi arrestino no, ma dove sei?, in macchina parcheggiato, ma aspetti qualcuno allora cazzo, dai che chiudo, ma che qualcuno Lidia!, vengo da te, ti va?, sì che mi va, ma non volevo scombinarti i piani, no, ma quali piani, anzi, sarei proprio felice di stare un po’ con te, allora dai, ti aspetto.
Barbara devi andare affanculo stasera, mi spiace.
Il fatto
“Era a Luchino che piaceva violento e, ok, anche a me piace sentire male, ma non ci vado pazza come ci andava lui che una volta mi ha trafitto un capezzolo con un ago da siringa e a momenti viene facendolo, ma a me piace anche farlo dolcemente, rilassatamente, lentamente…” – e mi bacia morbidissima sulle labbra mentre io siedo sul Busnelli rosso col cazzo di fuori e lei lo cavalca lentissima essendosi tolta solo i pantaloncini del pigiamino.
Si inarca dolcissima in avanti, poi all’indietro, poi ancheggia a destra e sinistra, ma ogni movimento è fatto quasi impercettibilmente e ci cerchiamo le mani e ci baciamo, morbidi, parlando sottovoce come se qualcuno ci potesse sentire, Bill Evans che suona (è il mio paradiso e lei lo sa), la luce bassa di un pallone di plexyglass e specchietti di Patrizia Volpato designer.
Poi la maglina del pigiama passa sopra la testa e resta nuda. E io, per un attimo intensissimo la amo con tutto me stesso, drogato di tanta acerba bellezza così rara in una donna della sua età. La abbraccio e le carezzo la schiena calda, liscia, solcata da quelle ossa tentatrici che ne compongono la spina dorsale e voglio togliermi la camicia e sentirla e lei mi aiuta e restiamo nudi sul Busnelli, abbracciati morbidamente e rispettosamente, muovendoci appena, con qualche stilema sessualstilistico di grande potenza, come il suo arretrare appoggiando le mani alle mie ginocchia, un po’ per mostrarsi, un po’ per sentire meglio di dentro, nella carne, la mia carne.
Poi si richiude in avanti come una conchiglia fatata, inarcandosi e sussurrandomi all’orecchio che le piace come non le era mai piaciuto con me, che le piace così tanto da dimenticare tutte le volte che le è piaciuto da pazzi con un uomo e io respiro forte, baciandola, accarezzandole le braccia, correndo sui glutei tesissimi per seguirne le forme affascinanti.
“Ti piace il mio sedere?” chiede con orgogliosa felicità osservandosi le terga da sopra la spalla e io rispondo di sì baciandola e lei aggiunge appena appena di labiale “diventa bellissimo quando faccio l’amore così” ed è vero, è proprio vero, è molto vero, è stupendo. Poi sale e fa sgusciare l’uccello e se lo punta nel culo, scendendo lentissima, guidandolo con la mano, impiegando moltissimo tempo a farlo entrare tutto, mugolando elegante, sino a dire “mi brucia, ma guarda che bello…tutto dentro…non è bellissimo da vedere?...” ed io resto senza fiato mentre quell’ancheggiare di classe riprende con pari dolcezza e da allora è un continuo cambiare da davanti a dietro, da dietro a davanti, mentre avverto che la carne si fa rovente e molle e la abbraccio, stringendola, mentre ci baciamo garbatamente, seppure profondamente. Poi sale, lo fa scivolare fuori dal culo, si inginocchia tra le mie gambe e lo prende in bocca, succhiandolo lentamente e mormorando “tu ci vai pazzo per queste cose, vero?.... tu ti butti via per queste cose…” e poi risale, riassestandoselo con maggior agio nell’ano.
“Tu sei convinto che le porcherie che ti piacciono le sappiano fare solo certe vuote donne relitto… e ti butti via con loro… senza niente in cambio…sciogliendoti nelle loro pozzanghere torbide” – e affonda i colpi più decisa, stringendo l’ano ritmicamente.
“E’ una dichiarazione?...” - chiedo sorridendo per stemperare l’aria e rallentare la voglia di venirle nel culo e lei mi risponde pericolosa – “se non c’è altro modo per farti capire le cose, bisogna dichiarartele o…op….pure mettertele per iscritto…” – e spinge fonda fino a schiacciarmi forte i coglioni e quel dolorino è un bacio vellutato.
Silenzio.
Sudore.
Respiro.
“Da quant’è che non suoni più il piano di notte nei locali, da solo?” – mi chiede facendomi sentire come uno dei Favolosi Baker – “da una vita, da quando non ho più una donna che si bagna ascoltandomi, appoggiata al pianoforte…” – “io voglio bagnarmi, voglio bagnarmi la fica, le cosce, fino alle dita dei piedi, voglio che suoni per me, voglio venire in mezzo a tutti senza toccarmi, mentre suoni" – e questo mi piace, molto, mi piace molto, mi piace, mi piace, mi fa salire l’eccitazione a mille.
“Non ti buttare via Tazio. Sei un animale troppo speciale e se ti e….e….sstingu…i…” – “se mi estinguo?” – “vengo…. spingi….vieni con me…vienimi dentro….” – e tutto diventa furia, chiusi in un abbraccio mortale, le anche che si disarticolano, velocissimi, il canto, il suo, il mio, strettissimi, fusi, venendo, mischiando i liquidi corporali in un gesto di infinito amore, di quell’amore che parte da quel malinconico buco nero che tutti conoscete, così fondo e così dolce e così struggente e così inesistente, ma essenziale per essere vivi almeno tre minuti.
***
“Dormi qui stanotte” – mi chiede stesa, scomposta, nuda sul Busnelli accanto a me, carezzandomi il viso.
Le carezze sul viso. Leggere, avvolgenti, calde lisce, con quelle piccole manine profumate di sesso e di amore e io come un coglione piango con gli occhi chiusi, facendo di sì con la testa.
Nessuno commenta le mie lacrime.
Nessuno.
Né Bill Evans, né la Volpato, né Busnelli.
Una bocca calda e sottile le bacia, asciugandole.
“Ricomincerò a suonare da solo il piano in giro per locali, di notte” – le dico pianissimo – “E io ti troverò” – “Nuda sotto l’abito da sera?” – chiedo sorridendo a occhi chiusi – “Compleamente… voglio che tu mi veda le dita dei piedi bagnate…” – e mi bacia sorridendo calda.
E poi si va a dormire nudi, abbracciati.
E poi il gallo canta.
Ma nessuno mi tradisce.
Non oggi, almeno.
No, oggi no.
sabato 23 maggio 2015
Che la noia possa renderti eunuco, o Tazio
Venerdì sera solitario e carezzevole
Ieri sera mi sono mangiato un pacchetto di crackers con delle Sottilette e mi sono guardato Crozza, da solo. Ho riso quel che c’era da ridere, come sempre, poi ho uozzappato la Skizza dicendole che non l’avrei uozzappata mai più, rendendomi conto con chiarezza di essere un elemento di fastidio e/o di imbarazzo e che, quindi, la fazenda moriva lì come, negli effetti, pare volere lei.
Poi mi sono acceso un cannone ed è partito Bersaglio Mobile di Mentana dove c’era quella maschera di Carnevale tipica toscana, dai, come cazzo si chiama, dai, spetta, Fonzi, no… Denti, no... Renzi! Sì! Renzi! e poi la Sardoni e Gaia Tortora, la quale indossava zatteroni senza calze e in determinate inquadrature si vedeva abbastanza bene e poi la Tortora, ben assai dopo il piacermi a settemila come persona e giornalista, mi fa arrapare come un bonobo che è stato incarcerato per sette anni.
Le ho quindi dedicato un tributo manuale goloso e prolungato e sono andato a dormire.
Sabato: il risveglio
Un uozzappo si scusa per il lieve ritardo di dieci ore nella risposta e mi confessa che vedermi le produce del dolore sempre vivo e che non è in grado di sopportare, ora che ha tanto faticato per rifarsi una vita a Modena (!), trovando lavoro occhei non in un’agenzia da capogiro, ma pur sempre un lavoro e trovando anche una persona tranquilla che la fa stare bene e quindi, conseguentemente, è sollevata del fatto che io non insista ulteriormente nel volerla incontrare, ringraziandomi per il consueto acume e per la disponibilità di sempre. Ottimo colpo, devo dire. Popolarità a tremila. Grandissimo Tazio.
Sabato: happening prandiale a ranghi estremamente ridotti
Mi sistemo alla Solita, al solito tavolo, al solito posto, scoprendo ben presto di essere io, io e io, poichè il nubilato nubila nozzeo a LosMinques, Zack veleggia verso Venezia per un improvviso weekendone romantico con la Lestasandra, Virus lavora per coprire l’assenza del nubilato e poi arriva l’Umbe, già mangiato da mammà, che con aria funerea mi dà la ferale notizia drammatica: il Sa-aaarti ha mollato l’Anto, ieri.
"Oddio mio!", esclamo circumnavigando cauto il vasto checcazzomenefrega che racchiude il mostruoso dramma, prodigandomi ansioso, nel contempo, a carpire dall’Umbe le ragioni di un simile, atroce, assurdo, inconsulto, inatteso ed inimmaginabile gesto.
"Una così bella coppia affiatata, ma come mai, o Mite Umbe?"
L’Umbe resiste, si contorce, poi mi obbliga al giurin giuretto da Lupetto Culattone e mi rivela dolente che il misfatto è avvenuto in quanto il Sa-aaarti è venuto a sapere che l’Anto ha avuto una tresca con me.
Con me, capite?
Me, Tazio Tazietti.
Chiedo anche un paio di volte per sicurezza, ma pare l’abbia avuta proprio con me.
Mavaffanculo, merda.
Inutile resistere, spiegare, puntualizzare, tentare di convincere, tutto inutile e vano e poi io non ho più cazzi di nessuna natura di sopportare ‘sta gente e ’ste vaccate.
Capisco perfettamente che il mio permanere qui, nella bassa velenosa, deve essere interrotto al più presto, in assoluto primis per medicarmi seriamente i coglioni e poi per dare luogo, tempo e modo a questemmmmerde dei Miei Migliori Amici di dimenticarmi e ricomporre il loro pseudoequilibrio tenuto assieme dalle sborrate forestiere che gocciolano dalle labbra delle loro sante compagne, equilibrio apparentemente reso squilibrato dall’asteroide Tazio che sembra essere il responabile di tutto, tutto, tutto, anche di ciò che non ha mai commesso e pur non avendo mai raggiunto la crosta terrestre.
Beviamo un caffè in silenzio, pago e rivelo, prima di sgommare.
"Mi sono chiavato anche la Kikka, giovedì sera mentre eravate al calcetto. Bella troia.", in un soffio serissimo, mentre il cuore di dentro ride come un pazzo. E l'Umbe va in tetania letargica.
Mavaffanculo anche tu pagliaccetto, che se rimanessi la prossima vorrei fosse la tua, con quelle tettine acerbe.
Evaporare necesse est.
Fanculo.
Sabato: post prandiale ricerca di una va(u)lvola
Rientro alla Tana del Porco e chiamo la Milly Fatale.
Le sintetizzo, nell’ambito del limitato tempo di sopportazione che la Padrona ha (e che io ben conosco), le ragioni per cui si renderebbe assai urgente una mia evaporazione dalle terre natie. Vengo duramente e volgarmente redarguito poichè, a ragion veduta, la deliziosa Mistress mi accusa di contattarla solo quando IO ho bisogno di lei per risolvere le mie sciatte vicenduole da mercato, temporeggiando, sottovalutando e non rendendomi IMMEDIATAMENTE DISPONIBILE per le SUE già ben manifestate (ed assai più importanti, come ovvio) necessità. Mi insulta, mi bestemmia, mi mortifica e, mentre guadagno con rapidità un’inattesa erezione, mi propone qualcosa di molto interessante.
Ella, nella torva oscurità del suo fascinoso agire, non mi hai mai reso edotto di possedere un piccolo appartamento (il “buchino” come lo chiama lei ripetutamente e maliziosamente) in Parigi, che ben si attaglierebbe a divenire una base logistica comune, dalla quale dipanare mille interessanti esperienze luride e depravate rivolte a lenire i miei ed i suoi gonfi e doloranti genitali.
“Dimmi solo quando” - incalzo impaziente.
“Non so. Dovrei introdurre la novità all’ometto, ma solo se mi giuri che non farai la merda, perchè se mi fai un pacco ti ammazzo.”
“Lo giuro” - “Bada a come ti muovi Monsieur Tazio, ricordatelo. In tal caso potrei introdurre la novità di un mio “viaggio in Italia” già questa sera a cena, se gli umori saranno favorevoli.”
“Introduca, Padrona”
“Non tema, Monsieur, introdurrò con sottile piacere che manco si immagina. Lei si munisca di biglietto open, così come farò io e stiamo pronti a tutto.”
Parigi. Deneuve. Magnifique.
Si scappa di nuovo, finalmente.
Ieri sera mi sono mangiato un pacchetto di crackers con delle Sottilette e mi sono guardato Crozza, da solo. Ho riso quel che c’era da ridere, come sempre, poi ho uozzappato la Skizza dicendole che non l’avrei uozzappata mai più, rendendomi conto con chiarezza di essere un elemento di fastidio e/o di imbarazzo e che, quindi, la fazenda moriva lì come, negli effetti, pare volere lei.
Poi mi sono acceso un cannone ed è partito Bersaglio Mobile di Mentana dove c’era quella maschera di Carnevale tipica toscana, dai, come cazzo si chiama, dai, spetta, Fonzi, no… Denti, no... Renzi! Sì! Renzi! e poi la Sardoni e Gaia Tortora, la quale indossava zatteroni senza calze e in determinate inquadrature si vedeva abbastanza bene e poi la Tortora, ben assai dopo il piacermi a settemila come persona e giornalista, mi fa arrapare come un bonobo che è stato incarcerato per sette anni.
Le ho quindi dedicato un tributo manuale goloso e prolungato e sono andato a dormire.
Sabato: il risveglio
Un uozzappo si scusa per il lieve ritardo di dieci ore nella risposta e mi confessa che vedermi le produce del dolore sempre vivo e che non è in grado di sopportare, ora che ha tanto faticato per rifarsi una vita a Modena (!), trovando lavoro occhei non in un’agenzia da capogiro, ma pur sempre un lavoro e trovando anche una persona tranquilla che la fa stare bene e quindi, conseguentemente, è sollevata del fatto che io non insista ulteriormente nel volerla incontrare, ringraziandomi per il consueto acume e per la disponibilità di sempre. Ottimo colpo, devo dire. Popolarità a tremila. Grandissimo Tazio.
Sabato: happening prandiale a ranghi estremamente ridotti
Mi sistemo alla Solita, al solito tavolo, al solito posto, scoprendo ben presto di essere io, io e io, poichè il nubilato nubila nozzeo a LosMinques, Zack veleggia verso Venezia per un improvviso weekendone romantico con la Lestasandra, Virus lavora per coprire l’assenza del nubilato e poi arriva l’Umbe, già mangiato da mammà, che con aria funerea mi dà la ferale notizia drammatica: il Sa-aaarti ha mollato l’Anto, ieri.
"Oddio mio!", esclamo circumnavigando cauto il vasto checcazzomenefrega che racchiude il mostruoso dramma, prodigandomi ansioso, nel contempo, a carpire dall’Umbe le ragioni di un simile, atroce, assurdo, inconsulto, inatteso ed inimmaginabile gesto.
"Una così bella coppia affiatata, ma come mai, o Mite Umbe?"
L’Umbe resiste, si contorce, poi mi obbliga al giurin giuretto da Lupetto Culattone e mi rivela dolente che il misfatto è avvenuto in quanto il Sa-aaarti è venuto a sapere che l’Anto ha avuto una tresca con me.
Con me, capite?
Me, Tazio Tazietti.
Chiedo anche un paio di volte per sicurezza, ma pare l’abbia avuta proprio con me.
Mavaffanculo, merda.
Inutile resistere, spiegare, puntualizzare, tentare di convincere, tutto inutile e vano e poi io non ho più cazzi di nessuna natura di sopportare ‘sta gente e ’ste vaccate.
Capisco perfettamente che il mio permanere qui, nella bassa velenosa, deve essere interrotto al più presto, in assoluto primis per medicarmi seriamente i coglioni e poi per dare luogo, tempo e modo a questemmmmerde dei Miei Migliori Amici di dimenticarmi e ricomporre il loro pseudoequilibrio tenuto assieme dalle sborrate forestiere che gocciolano dalle labbra delle loro sante compagne, equilibrio apparentemente reso squilibrato dall’asteroide Tazio che sembra essere il responabile di tutto, tutto, tutto, anche di ciò che non ha mai commesso e pur non avendo mai raggiunto la crosta terrestre.
Beviamo un caffè in silenzio, pago e rivelo, prima di sgommare.
"Mi sono chiavato anche la Kikka, giovedì sera mentre eravate al calcetto. Bella troia.", in un soffio serissimo, mentre il cuore di dentro ride come un pazzo. E l'Umbe va in tetania letargica.
Mavaffanculo anche tu pagliaccetto, che se rimanessi la prossima vorrei fosse la tua, con quelle tettine acerbe.
Evaporare necesse est.
Fanculo.
Sabato: post prandiale ricerca di una va(u)lvola
Rientro alla Tana del Porco e chiamo la Milly Fatale.
Le sintetizzo, nell’ambito del limitato tempo di sopportazione che la Padrona ha (e che io ben conosco), le ragioni per cui si renderebbe assai urgente una mia evaporazione dalle terre natie. Vengo duramente e volgarmente redarguito poichè, a ragion veduta, la deliziosa Mistress mi accusa di contattarla solo quando IO ho bisogno di lei per risolvere le mie sciatte vicenduole da mercato, temporeggiando, sottovalutando e non rendendomi IMMEDIATAMENTE DISPONIBILE per le SUE già ben manifestate (ed assai più importanti, come ovvio) necessità. Mi insulta, mi bestemmia, mi mortifica e, mentre guadagno con rapidità un’inattesa erezione, mi propone qualcosa di molto interessante.
Ella, nella torva oscurità del suo fascinoso agire, non mi hai mai reso edotto di possedere un piccolo appartamento (il “buchino” come lo chiama lei ripetutamente e maliziosamente) in Parigi, che ben si attaglierebbe a divenire una base logistica comune, dalla quale dipanare mille interessanti esperienze luride e depravate rivolte a lenire i miei ed i suoi gonfi e doloranti genitali.
“Dimmi solo quando” - incalzo impaziente.
“Non so. Dovrei introdurre la novità all’ometto, ma solo se mi giuri che non farai la merda, perchè se mi fai un pacco ti ammazzo.”
“Lo giuro” - “Bada a come ti muovi Monsieur Tazio, ricordatelo. In tal caso potrei introdurre la novità di un mio “viaggio in Italia” già questa sera a cena, se gli umori saranno favorevoli.”
“Introduca, Padrona”
“Non tema, Monsieur, introdurrò con sottile piacere che manco si immagina. Lei si munisca di biglietto open, così come farò io e stiamo pronti a tutto.”
Parigi. Deneuve. Magnifique.
Si scappa di nuovo, finalmente.
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