Mercoledì sera.
E c'è quel coglione che esordisce con un disgustoso "Le russe sono le più troie di tutte" che in otto parole condensa la più devastante espressione razzista, da misero puttaniere di merda qual'è e tutti i verri seduti al tavolo ghignano sotto le zanne e grugniscono dei "vero", mentre io trovo le ragazze dell'est (e consento il giocoso richiamo alla bella canzone di Baglioni) delle creature molto più sensibili e passionali delle cariatidi italiane, ad esempio. Sapendo bene di cosa parlo.
Va sottolineato, in ogni caso, che per le donne italiane della razza cougar, esiste una spiccata predisposizione criogenica fatta di "no, così non mi va, mi fai male, voglio salirti sopra perchè così non sento, fermati, aspetta, non mi piace, no, tiralo fuori, mettilo dentro, mettilo fuori e tirale dentro, ma cosa fai????????, NO MI MI FAI MALE, devi fare così, colà, cosù e cogiù e colò" che diventa esponenzialmente significante con l'aumentare dell'età, ma così significante che qualche sera fa ho mandato sonoramente affanculo La Signorapebbene con una tendenziale voglia di cazzo, che tanto ha fatto e tanto ha detto che è riuscita a rammollirmi il cazzo grazie a quella sequenza di dettami dimmerda. Muori carcassa putrefatta, che ti avrei chiavata più per te che per me.
D'altra parte va evidenziato che io, alla veneranda età che mi ritrovo, comincio a fare delle signore cileccazze, vuoi per chi mi ritrovo a letto, vuoi per un affinamento delle pretese che si fa via via sempre più affilato.
Per cui il coglione che dice "Le russe sono più troie di tutte" non sa che cazzo dice e mi fa stragirare i coglioni perchè io SO cosa vuole dire vedere Alina, l'angelo di 20 anni con cui non so cosa cazzo sto facendo, che in quel lurido buco di merda di micro appartamento disumano, vestita di una mia camicia e un sorriso commovente, arriva con in mano un vassoio e un caffè dimmerda, sedendosi accanto a me su quel materasso-letamaio e mi dice buongiorno in un italiano strano e sublime, facendo entrare una cascata di amorevole miele luminoso in tutta la stanza.
Ha la pelle candida e i capezzoli rosa, i capelli biondi mossi che manco la Venere del Botticelli, delle gambe perfette, un sederino perfetto, dei meravigliosi piedi da ex ballerina classica, delle piccolissime tettine e delle manine che quando mi accarezza lieve la pelle sento che il lurido buco dimmerda si trasforma in una conchiglia calda bollente che mi impedisce di uscire dal letto, anche se lei mi tira ridendo per farmi alzare, ma io sono grosso e tiro lei sotto le coperte baciandola a raffica e fuori piove e nevica neve marcia e fa un freddo del cazzo e lei mi mormora del russo arcano guardandomi le labbra e poi alza quei cristalli azzurri che mi seccano il fiato e in un inglese spettinato mi dice che deve andare a lavorare e io la tengo annusandole il collo e lei pronuncia il mio nome sorridendo in un gemito come mai l'ho sentito dire.
"Le russe sono più troie di tutte", dice quel saccodimmerda odoroso di sugna. Troie? Tutte? Anche Alina quindi? Ma lo sai che sono uno psicopatico pericoloso, cinghiale sozzo dalle chiappe chiacchierate?
"Perchè sarebbero le più troie di tutte?" chiedo con un'inusuale calma, fissando il sottobicchiere.
"Fanno certi servizietti di culo Tazio" e ride e la clac dei verri accompagna grugnendo.
"Ma tu ci sei mai stato in Russia?" chiedo ancora ad occhi bassi, ancora inusualmente calmo.
"Cazzo c'entra Tazio basta che ti giri la zona industriale"
"Per cercare quelle russe che FANNO le troie, giusto?"
"Cerchi la rogna stasera Tazio?"
"No Coso è che ti voglio spiegare una sottigliezza che il tuo glande di cervello magari non capisce nemmeno. Voglio spiegarti la differenza tra FARE la troia con talento e ESSERE una lurida troia annoiata e frigida oramai in disarmo. Nella prima categoria ci sono molte ragazze russe, non so quante siano, ma ci sono, così come le rumene, le cece, quelle dell'est insomma. Nella seconda c'è tua moglie che, mi riporta un carissimo amico fidato dalle spiccate attitudini ficcaiole con qualsiasi donna mammifera che ci stia, ha un neo carnoso vicino al buco della merda. Mi confermi?"
Mi sono rotto i coglioni, amici che numerosi mi seguite da cassa.
Ho voglia di luridi appartamenti puzzolenti di diciannove metri quadri e la luce di Alina.
Questa merda di Italia e di italiani mi fa vomitare.
Riparto.
Ritorno.
Magari ancora con la bocca sanguinante e nelle orecchie il verro sugnoso che grunisce lordure e minacce, ma riparto.
Giovedì sera sono a Mosca e porto Alina a cena al Café Pushkin, ma prima facciamo shopping che la voglio vedere ridere sognante in russo.
Questo voglio. La mia esistenza in declino lo vuole.
Ci sentiamo di sicuro amici, non scompaio.
Tazio non scompare mai.