A ficcarsi nei cazzi ingarbugliati ci vuole un fisico allenato, mica un fisico da boccette tornito al bar da Adelmo.
Giovedì primo agosto
Col favore delle tenebre e delle ferie dell'agenzia di produzione, di cui io sono ancora socio minoritario ed il Costa è operatore, ci introduciamo nei locali della medesima grazie alla disattivazione dell'allarme ad opera del Costaganzo.
Arraffiamo due cam Canon XL H1S, microfoni, unità audio, banchi luce, spotlight, uno stabilizzatore addominale e una Mark III, più una borsa di obiettivi serie bianca, un generatore, 30 metri di cavo, batterie, due MacBook Pro e li carichiamo nell' Ulysse rossobordò del Costa che ha sostiuito il defunto e mai dimenticato Vito Mercedes verniciato di nero opaco con le bombolette spray.
Riattiviamo l'allarme e mettiamo in moto il catorcio da mille euro con a bordo sessantamila euro di attrezzatura non nostra e sottratta con l'inganno, facendo indomita prua verso il casello dell'autostrada, che abbiamo imboccato alle ore 23:17, destinazione Brennero. Turni di guida fissati: io guido fino a Rosenheim, Germania, dove prende il volante il Costa e guida fino a Praga. Chilometri totali circa mille, tempo di arrivo previsto circa mezzogiorno del due agosto. Un piano che si prefigura perfetto sin dal suo embrione.
Dopo meno di un'ora di viaggio il telefono del Costa squilla, presentando sul display un agghiacciante nome, identico a quello dell'attuale direttore dell'agenzia che, avvisato telefonicamente da un combinatore automatico collegato al sistema d'allarme, ma anche alla locale stazione dell'Arma, era al corrente dell'inusuale disattivazione e riattivazione dell'allarme e stava compiendo una ricognizione su chi era entrato ed aveva attivato e disattivato. Ricognizione condotta in compagnia di due Carabinieri per nulla di buon umore.
Il Costagenio farfuglia due cazzate, avevo lasciato il cellulare e l'ho ripreso, la belva se la beve, i Carabinieri pure e in un mazzetto di vaffanculo del signor direttore la conversazione si chiude ed il Costa mi guarda sdrumandosi la fronte con un sorriso, dicendomi "Ge la ziamo vishta bruttha atTà?" al che io mi premuro di puntualizzare due cose: 1 - TE LA SEI vista brutta perchè 'sta roba è anche mia, 2 - prega san Randazzo da Pistone che i Carabinieri non abbiano chiuso dicendo "Vuole dare una controllata che non manchi nulla?", perchè abbiamo (no, scusa, HAI) saccheggiato pressochè tutto.
E nel silenzio meditabondo la simpatica vetturetta di marca nazionale ha continuato la sua marcia verso il confine austriaco.
All'altezza di una graziosa zona nel meraviglioso nulla notturno, le mie fosche pupille osservano il termometro dell'acqua, vedendo che la sbarazzina lancetta si collocava nella zona rossa che, essendo la lancetta bianca, costituiva un gradevole accostamento cromatico, gradito assai anche dal radiatore che, dopo poche centinaia di metri, entusiasticamente emetteva un giocoso e poderoso geyser di vapore pulcherrimo.
Accosto bestemmiando e domando al Costacazzo se, in visione di un viaggio di mille chilometri, avesse fatto ripassare i fondamentali a quella merda di macchina.
"MinghiaTà sì cazzommmerd, ci ho messo l'olio, lattìsel (il gasuoliuo) e l'acqua del tercigrisdallo".
Giusto.
Quando si fonde è basilare osservare chiramente il panorama. Specialmente di notte.
Però nulla di grave, suvvia: in nemmeno tre ore e mezzo di traversie di cui vi risparmio i dettagli, eravamo nuovamente on the road, che il sole cominciava a farci ciao ciao ed eravamo ancora in Italia.
Per cui direi, per onore del cronoracconto, di aprire un nuovo paragrafo.
Venerdì 2 agosto
Passiamo il Brennero a giorno fatto e tiriamo verso Innsbruck. Non ci si ferma manco per pisciare, l'ho deciso io. Mi pianto a centosessanta, che di più quel papilloma maligno non andava e infrango circa settecentodue articoli del codice della strada austriaco, ma me ne fotto. Io non esisto. L'Ulysse è suo, l'attrezzatura è mia e io non so niente.
Attraverso l'Austria di nervi, non alzo mai il piede dall'acceleratore, me ne fotto del Costa che piagnucola "Ci fai prendere affuoco Tà" e mi fermo a fare carburante col motore acceso, che guai se l'aria condizionata perde un piconano grado che fuori è l'inferno.
Guido come un automa, me ne fotto dei cambi guida e a velocità massima taglio il confine tedesco, con direzione irrevocabile Munchen, che passo, virando a nord est verso la Repubblica Ceca, a manetta, quando a Vohenstrauss, ad un passo dal confine, mi sento male.
Ore quattordici, molto caldo, quattordici ore di guida a digiuno, traversie, mi sento girare la testa, inchiodo e accosto a destra. Costainfermiera mi bagna, mi idrata, mi salinizza, mi stende, mi massaggia, mi cambia, mi nutre e mi piscia e in un'oretta sono nuovo come uscito dalla fabbrica. E cedo il volante. E finalmente entriamo nella Repubblica Ceca.
Ed alle ore sedici e ventidue, finalmente, vedo un cartello che dice "PRAHA".
Sabato 3 agosto
Abbiamo alloggiato per una notte all'Hotel Tourist in zona Praga 5, una topaia che una cella di Poggioreale sembra l'Hilton. Trasportiamo tutta la roba nel nostro nido d'amore, con l'aria condizionata non funzionante, il linoleum mezzo staccato nel cesso e un water di color verdechirurgico. Mangiamo, nudi sul letto, della roba incomprensibile che il Costa procura all'angolo e poi cediamo al sonno, pur essendo che il culo peloso del Costa qualche pensierino me lo mette.
Ma finalmente viene mattina ed il Costa s'attacca al telefono col suo uomo di fiducia. Più che al telefono si attacca al cazzo, perchè questo sacco di merda non risponde fino alle tre del pomeriggio. Dicendoci che il luogo di incontro sarebbe stato in un quartiere periferico di Praga, Praga 20, in una strada impossibile da capire, ma possibile da leggere via sms, per cui ok, ci dirigiamo lì, dove una certa Veronika ci avrebbe spiegato tutto.
E andiamo, non con poche difficoltà.
Veronika parla inglese alla perfezione, grazie a dio. E' accompagnata da Yashi di Rambo II, un ceco di dimensioni anomale che non parla nessuna lingua, come il Costa.
Ci fanno strada verso un'anonima casetta di un quartiere ancora più in là, che presumo possa essere numerato Praga 99.999. Villettina trasandata anni cinquanta, due piani, giardino secco, strada polverosa e rotta.
In termine tecnico, la location.
"Non si gira sino a lunedì" mi spiega l'anoressica ragazzetta poco più che maggiorenne che scopro rappresentare l'agenzia di casting. "Ok" dico io "ma fino a lunedì possiamo dormire qui che c'abbiamo millantamila miliardi di triliardi di attrezzatura?" - "Certo" mi dice lei, che tanto che cazzo gliene frega?
E ci abbandonano al nostro buffo destino.
"Senti Coso" dico al Costa "vedi se tante volte quel coglione dell'amico tuo viene qui e ci dà la metà dei quattrini come stabilito" e il Costaobbediente si attacca al telefono per delle ore, mentre io mi sollazzo nudo sotto il portico con una birra gelata che il frigo ne era pieno ed io stavo andando a fuoco per il caldo infernale.
Ma l'amico non risponde, non risponde, non risponde sino alle venti, ora in cui dice che lunedì mattina sarebbe stato lì con l'anticipo.
E da lì, l'oblio.
Praga 99.999 non è esattamente il Sunset Boulevard e io avevo fame. Il Costasolerte si veste e va in missione cibi e io rimango lì, nudo, sudato, pervaso da una sensazione di aver toccato il fondo che mi amareggia.
La casa puzza, tutte le stanze sono chiuse a chiave tranne la matrimoniale, il soggiorno, il cesso e la cucina.
Ho una sensazione di depressione sovietica che mi schiaccia in ginocchio.
Dopo un'ora e mezza torna il Costamamma con la pappa: scuri salumi sospetti, un pane sospetto, dei dolci sospetti, venti bottiglie di birra e sei bottiglie di vodka.
Mangiamo come i maiali, ruttando e scorreggiando, ci ingozziamo di birra, ci ingozziamo di vodka e alla fine, duri come delle bestie, sudati e puzzolenti, ci ingozziamo dei reciproci cazzi e culi.
Ci inculiamo avidi per tutta la notte, dolorosamente, appassionatamente, maschilmente.
Veniamo decine di volte e decine di volte ricominciamo, spalmandoci il sudore sulla pelle, leccandoci, grugnendo, puzzando, osceni, stupendi prodotti di questo mondo meraviglioso.
E poi crolliamo addormentati come una coppia innamorata.
Domenica 4 agosto
Sveglia all'alba: ore sedici. Nessuna traccia di caffè in casa, ma cazzomerda Costatroia, non riesci a pensare oltre i venti minuti? Doccia veloce, braghine di maglina, canotta e Hawaianas: caccia al bar. E troviamo una specie di coso che fa caffè turco. Una merda devastante. Ci sediamo, abbondantemente danneggiati e osserviamo.
Osserviamo quella che pare una leggenda metropolitana, ma che invece è una realtà, a Praga 99.997: le donne sono tutte fighe. Tutte. E lavorano con gli occhi che è una roba che ti pare di essere in una clamorosa Candid Camera. Pauroso.
Al Costa spunta un pirillo difficilmente occultabile, ma lo capisco: anche il mio si scappella davanti a culi menati a quel modo e (s)coperti a quel modo.
A un certo punto Costacolto mi sussurra "Oh Tà, minghia, ci andiamo a buttane stasera?" tormentandosi compulsivamente la minchia.
"No Costamore, non stasera. Dobbiamo essere lucidi per domani"
E con aria triste, il mio amico fraterno proveniente dal Pianeta delle Scimmie, accetta con disciplina.
Lunedì 5 agosto
Ore nove dlindlon. Veronika e Yashi sono alla porta. Entrano risoluti, aprono le porte chiuse, Yashi parla duro al telefono, l'anoressica mi chiede se siamo pronti. Il Costa fa "sì" con la testa sorridente e io lo blocco spiegando alla Pelleossa che non siam pronti fava se non arrivano i nostri soldi.
P&O mi dice che non è un problema suo, che lei si occupa del casting, che i nostri accordi con la "produzione" non la riguardano, ma che anzi, ci ritiene responsabili del costo dei "modelli" se non si gira. Al che i coglioni mi vanno al calor bianco e dico al Costa di rintracciare quel sacco di merda, viceversa io carico la macchina e torno nella bassa.
Il Costa si applica, Yashi si innervosisce, l'anoressica gli bestemmia in ceco mentre io bestemmio in italiano al Costa che, ovviamente, non riceve risposta dal sacco di merda.
Passano le ore, arrivano le undici e con le undici arrivano i "modelli" in ordine sparso: una, due, tre, poi quattro, cinque, sei, sette, poi otto, nove, dieci coppie che diventano quindici sul fare dell'una.
Caldo devastante, sudiamo come i maiali, ma del sacco di merda manco l'ombra.
Poi, finalmente, con comodo, alle quindici arriva.
"Ho avuto un contrattempo, scusate" esordisce porgendo al Costa la busta.
"Conta" gli dico io con ira incontenibile.
"Ci sono tutti Tà, la metà secc, te l'avevo dett è namic"
Il sacco di merda mi squadra, le mani in tasca, espressione di disprezzo e dice "Adesso facci vedere tu se li vali, invece di rompere i coglioni".
C'era un film con Al Pacino, non mi ricordo il nome, in cui lui, boss della mala italo americano diceva sempre "Stai pisciando sull'albero sbagliato amico", ve lo ricordate?
Beh, mi è montato il sangue alla testa.
D'istinto l'ho sollevato per la camicia e inchiodato al muro, appoggiando la punta del mio naso al suo, sibilandogli "Stronzo, prova a fottermi e ti giuro sulla testa di quella gran troia di tua madre che ti stano in qualsiasi cagatoio di Praga tu vada a nasconderti."
Il putiferio.
Yashi mi stacca (sti cazzi, meglio averlo per amico) quello urla, Costa urla, tutti urlano. Poi smettono. E nel silenzio solo uno continuava a urlare minchiate sui professionisti, su che pezzo di merda sfigato io fossi, che lui ci si pulisce il culo con quei quattro soldi che ancora mi deve e che a fine girato sarebbe stato qui, coi soldi da sbattermi in faccia.
E se ne va.
Beviamo tutti diverse vodke, ci rilassiamo, ci raffreddiamo, per quanto possibile a 40 gradi.
Dopo un'oretta eravamo in mezzo a trenta esseri umani che davano vita ad un'orgia maleodorante, chiusi in una stanza bollente con le finestre chiuse, a riprendere scadenti prodezze sessuali operate da scadenti corpi di scadente erotismo. Per circa quattro ore, al termine delle quali, negli effluvi di ascella, sborra, piscio e piedi, i "modelli" hanno abbandonato la "location".
Martedì 6 agosto
Nella notte riverso su DVD il materiale e lo preparo, mentre il Costa telefona incessantemente all'amico merda.
Alle tre del mattino gli ordino, non senza ricevere recalcitranti lamentele, di scrivere il seguente sms: "Lavoro finito e riversato. Se entro un'ora non sei qui col danaro partiamo e ce ne andiamo tornando a casa con TUTTO."
Dopo un quarto d'ora l'amico merda si fa vivo e vuole incontrare SOLO il Costa in un locale di Praga 16.550, con i DVD e i master. Mi incazzo e dico che non esiste, ma poi ragiono e dico vai, vai e risolvi e torna coi soldi.
Gli chiamo un taxi, lui parte, io resto.
Mercoledì 7 agosto
Lo rivedo tornare alle sei e dodici.
Senza soldi, senza DVD e master.
"Tà tettidevi calmare frate e rilazzare, quello non ci vuole ingulare."
"No?"
"Mannò Tà è che ccià problemi di liquidità ma quello paga frate, fitati"
"Tu ti fidi di lui Costa?"
"Eccett Tà"
"Ottimo, son contento. Allora adesso ti dico come faremo. Io parto con la MIA metà, ok? Tu aspetti qui la tua. Tanto è ovvio che te li darà, giusto frate? Poi appena hai i soldi, prendi quel budello merdoso con le ruote, parti a razzo e porti la roba in agenzia, che sia mai che qualcuno venga a sapere, mi spiego? Nel frattempo rifletti su cosa dire quando vedranno che l'allarme è stato disattivato e riattivato per la seconda volta. Potresti dire, ad esempio, che ti eri dimenticato il cervello. No, no, il cervello no. Non se la bevrebbero."
Venerdì 9 agosto, ore 00:45
Siedo in infradito, bermuda e camicia nel retro della Solita, bevendo una Nastro Azurro nella mia confortevole solitudine, un po' più ricco e un po' più sfiancato.
La Marghe si accende una Merit e si siede al mio tavolo.
Si è separata dal marito, vive coi figli in un paese qui vicino dove ha trovato un mini.
"Te la bevi una birretta con me Marghe?"
"Massì" e dice a Yussuf di portargliene una.
"Come gira?" chiedo, sapendo la risposta.
"Una merda" mi risponde guardando il bicchiere.
Pausa.
"Erano buoni i gnocchi?" mi chiede.
"Superbi" rispondo e lei sorride triste.
Sono ubriachello, ne ho bevute ventisei e allora mi butto.
"Sai una cosa Marghe?"
"No"
"Ti chiaverei per una settimana intera"
Pausa.
"Sai una cosa Tazio?"
"No"
"Non me ne frega più un cazzo del sesso da anni."
E abbiam bevuto una birra.
Ed eccomi qua.