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mercoledì 7 maggio 2014

Spazzolini da denti turchi

Occhei, mi dice da dietro alla cassa del luridissimo bar di Rho, sono sette e cinquanta e io, con gli occhi nel portafogli, le sibilo che mi serve lo scontrino e lei squittisce un tantino isterica che me l'ha fatto e io dico no, zia, non mi hai fatto un cazzo e io ho bisogno dello scontrino per scaricare, anche se non è un cazzo vero, ma a me sta poltiglia di umanità dimmerda m'ha rotto il cazzo e allora alzo gli occhi e le dico negativo zia, provaci con un altro e arriva il coglione che fa le pizze, grosso, uno di quelli che "cinque" lo pronunciano "sciiiiingue" e mi chiede cosa cazzo c'è che non mi cimbra e io gli rispondo la tua faccia da cazzo zio e lei strilla, lui minaccia di uscire e io gli sbatto al volo dieci euri dicendogli che sono dei pezzenti con la mamma chiacchierata e me ne vado.

Ma me ne vado vado intendo.
Da Milano e dall'Italia.
Milano mi ha soffocato il cervello con la sua grettezza intellettuale e la sua inutilità economica. Ho sentito dire che questi fenomeni si stanno fottendo l'Expo e, se non fosse che Milano è in Italia, ne godrei a mille. Una figura dimmerda simile, da palloni gonfi di scorregge che dicono a ME che dovrei ringraziare l'entità milano (la minuscola è voluta) per avere la mia scodella di riso, è davvero epocale. Salutatemi il Formigoni, zii.
GQ sai che non parlo a te. K, pensaci.

E allora prendo un aereo e atterro a Parigi.
Frequento piccole gallerie che espongono opere impossibili ed improbabili, mangio da solo in bistrot abborracciati, dormo in pensioncine e mi scopo una spagnola dalle tette inesistenti, ma dalle doti oratorie assolutamente di rilievo.

La vuotezza impera, il torpore anche. Assumo droghe sintetiche in una sorta di soap house dove una vietnamita che si spaccia per giapponese mi allunga la qualunque, cazzo incluso.
Vuotezza, esaurimento, aridità.
Ecco dov'è finito il T.
A pulire le turche con lo spazzolino da denti.

I ♥ MilAno.
Grazie amici, ve lo dovevo.