Un viaggio meraviglioso. Avventuroso. Sicuro.
Duecentoottanta chilometri d'Africa, con un'africana deliziosa, cosa si può volere di più?
Adesso l'africana dorme nuda e profumata di doccia nel lettone costoso del blasonato e storico hotel e io non ho sonno.
E allora faccio un po' d'ordine, sulla base dei ricordi di insiemistica delle elementari.
Allora.
Ero sposato con una donna che ha distrutto la mia vita e i miei sentimenti.
Sono impazzito (clinicamente) quando mi ha mandato affanculo e ho ritenuto sostenibile solo l'affrontare la vita a segmenti tratteggiati, dove il segmento più lungo durava sei ore. Ho sfruttato la mia impressionante bellezza e le mie doti genitali per fottere le donne puttane degli amici di merda che mi hanno lasciato nella medesima senza una parola. Ho chiavato e ravanato tutta la spazzatura umana a portata di mano, sborrando pensieri e solitudine come non fossero manco miei. Ho riattivato un'agenzia lanciandola in un modesto successo, modesto ma interessante al punto di venderla e di guadagnarci, investendo quattro baiocchi.
Ho finto rapporti, clandestini ed in chiaro, ammettendo implicitamente di non avere alcuna intenzione di farmi coinvolgere in alcun rapporto.
Sono arrivato all'orlo dell'ennesima crisi, dalla quale sono stato salvato da una donna giovane (la Skizza) che ho ritenuto di dover ripagare con un amore sintetico che, badate bene, corrisponde al 95% degli amori che ci sono in giro.
Lei è partita per Londra grazie al mio aiuto ed io sono rimasto qui, a tentare di farmi bastare quel po' che non mi è mai bastato, sino a un giorno in cui ho deciso l'uso di un "noi" indefinito e ho lasciato l'Italia, tentando di sistemare capra (io) e cavolo (lei) nella prospettiva di una rinascita congiunta e nella prospettiva di un abborracciamento di un rapporto fallito ab origine, non dissimile da quello del 95% della gente sulla crosta terrestre, voi amati lettori inclusi.
Sono salito in UK, ho tentato, ho esplorato, in nome di quel noi e poi, improvvisamente, mi sono reso conto che le sue scelte erano improntate all' "io", probabilmente anche senza viraggi repentini, probabilmente travisate dalla mia (inconsciamente bramata) cieca fiducia.
E così ho ritirato i remi, ponendomi nuovamente nell'ottica singola, singolare ed unitaria di Tazio.
Sono andato a Parigi, cogliendo l'offerta e l'opportunità utili all'io Tazio.
Esse sono fallite.
Ho allora deciso di andare alle Canarie, poichè lo desideravo e l'ho sempre subordinato alla realtà altrui.
Le Canarie mi hanno deluso e ho deciso di andare in Senegal, tappa Marocco per vaccinazioni, facendolo.
Mi sono plasmato su Dakar, quella vera.
Ho acquisito un amico e un'amante.
Mi sono spostato, oggi, al nord del paese con lei.
Sono felice? Ovviamente no, così come ero infelice quando taggavo i post "felice" e "Squinzy".
Sono curioso, stupefatto, orgoglioso e solo. Come sempre.
Vi è l'eventualità che in questo fai-da-te-no-alpitour-ahi-ahi-ahi io ci lasci accidentalmente le penne.
Perchè qui non è mica Rubattino, questa è l'Africa.
Beh.
Sapete che vi dico?
Secondo me la morte non è il peggiore dei mali. La morte è incredibilmente sopravvalutata, così come l'amore, i soldi e la carriera.
Mi ammazzeranno? E va ben, tanto sarei morto comunque, un giorno.
Non mi ammazzeranno? E va ben, vuol dire che non era ora, ma che questa comunque arriverà. Facìle.
Stasera cena a La Louisienne, che io adoro l'aragosta e qui non costa un cazzo.
Io e l'africana, qui, all'inferno.
Pagine
sabato 4 maggio 2013
venerdì 3 maggio 2013
Vaffanculo Bonolis dimmerda
Sono molto emozionato, non posso nasconderlo. Anche il fatto di viaggiare con Ninà mi piace, davvero. Maurice dice che in quattro ore, quattro ore e mezza sono su. Mi dice di fare attenzione agli animali, specie quando mi avvicino ai centri abitati. Capre, cani e somari attraversano fottendosene di tutti, giustamente d'altronde.
La Toyota è del 1988, motore a benzina 6 cilindri 4.2 litri.
Sarà assetata come un traghetto della Tirrenia, ma pazienza.
Certo che la benza qui non te la tirano mica dietro eh. Al cambio costa 1 euro e 20 centesimi. C'avranno anche loro le accise sulla guerra d'Eritrea come noi? Bah.
Comunque, figata.
Ho già prenotato la nostra camerella all'Hotel de La Poste. Favoloso.
Vorrei partire presto, ma Ninà mi sarà d'ostacolo, perchè a svegliarla, quella, ci vuole un Raudo nel culo. Però mi è tanto, ma tanto, simpatica. Perchè ride, mette allegria, è contagiosa, elegantissima, atletica. Speriamo sia contagiosa solo per l'allegria.
Certo che, oh, raga, a me dei motori non me ne fotte un beato cazzo, ma quando metti in moto un 4.2 a benza, minchia se ronfa. Fosse un V8 sarebbe perfetto. Po-po-plom-po-po-plom-po-po-plom. In America avevo un amico che girava con un Dodge Ramcharger con motore 5.9 a benza. Ti faceva paura. Ma era musica sacra, in un certo senso.
Ma anche il mio Land Cruiser è una bomba.
E poi, per l'equivalente di 5.000,00 euro cosa cazzo mi compravo? Una Honda Civic?
Si parte, si va.
Cazzo c'ho l'adrenalina a mille. Maurice mi dice "Occhio toubab, che Saint-Louis non è un centro vacanze…" e mi guarda con quelle uova sode ammonitrici che si stagliano nell'ebano del resto. Non importa, voglio vedere, voglio capire, voglio imparare. Cosa credi Maurice, che la decadenza melmosa e liquamosa dell'Europa dimmerda sia un'elevazione qualitativa?
Ma tanto c'abbiamo discusso centinaia di litri di birra su 'sta faccenda, è inutile, è un fottuto testone.
Stasera, qui al Libellule, grande cena d'arrivederci. Ho messo duecentomila franchi sulla tavola di Sara prima, perchè voglio che cucini il paradiso per me e per i miei amici: Maurice, Ibra, lei e Ninà. Lei si è stranita e mi ha detto: è un addio? Manco morto. E' un regalo. E tu sai come usare il danaro Sara. Lei sorride e dice: vi faccio il thièboudienne. Perfetto. E vino, birra, quello che vuoi.
In Africa ti germogliano i piedi, sapete? Germogliano velocissimi, approfondiscono, si legano alla terra, scendono, scavano e quando tu vuoi andartene le tue radici, d'improvviso stanno là. Lo chiamano "mal d'Africa" ma è sbagliato, totalmente sbagliato.
Non è un male.
E' un bene.
Queste persone sono TUTTE buone, pacifiche, accoglienti, comprensive, SENZA PREGIUDIZI, dio che scuola di vita incredibile.
Domani io e la mia compagna di viaggio partiamo.
E andiamo in un posto che non abbiamo mai visto.
E che ci segnerà.
Forse è questo il senso della vita.
Vaffanculo Bonolis democristiano miliardario.
Hai sporcato una frase epocale.
D'altronde, sei molto più toubab di me.
Vaffanculo.
La Toyota è del 1988, motore a benzina 6 cilindri 4.2 litri.
Sarà assetata come un traghetto della Tirrenia, ma pazienza.
Certo che la benza qui non te la tirano mica dietro eh. Al cambio costa 1 euro e 20 centesimi. C'avranno anche loro le accise sulla guerra d'Eritrea come noi? Bah.
Comunque, figata.
Ho già prenotato la nostra camerella all'Hotel de La Poste. Favoloso.
Vorrei partire presto, ma Ninà mi sarà d'ostacolo, perchè a svegliarla, quella, ci vuole un Raudo nel culo. Però mi è tanto, ma tanto, simpatica. Perchè ride, mette allegria, è contagiosa, elegantissima, atletica. Speriamo sia contagiosa solo per l'allegria.
Certo che, oh, raga, a me dei motori non me ne fotte un beato cazzo, ma quando metti in moto un 4.2 a benza, minchia se ronfa. Fosse un V8 sarebbe perfetto. Po-po-plom-po-po-plom-po-po-plom. In America avevo un amico che girava con un Dodge Ramcharger con motore 5.9 a benza. Ti faceva paura. Ma era musica sacra, in un certo senso.
Ma anche il mio Land Cruiser è una bomba.
E poi, per l'equivalente di 5.000,00 euro cosa cazzo mi compravo? Una Honda Civic?
Si parte, si va.
Cazzo c'ho l'adrenalina a mille. Maurice mi dice "Occhio toubab, che Saint-Louis non è un centro vacanze…" e mi guarda con quelle uova sode ammonitrici che si stagliano nell'ebano del resto. Non importa, voglio vedere, voglio capire, voglio imparare. Cosa credi Maurice, che la decadenza melmosa e liquamosa dell'Europa dimmerda sia un'elevazione qualitativa?
Ma tanto c'abbiamo discusso centinaia di litri di birra su 'sta faccenda, è inutile, è un fottuto testone.
Stasera, qui al Libellule, grande cena d'arrivederci. Ho messo duecentomila franchi sulla tavola di Sara prima, perchè voglio che cucini il paradiso per me e per i miei amici: Maurice, Ibra, lei e Ninà. Lei si è stranita e mi ha detto: è un addio? Manco morto. E' un regalo. E tu sai come usare il danaro Sara. Lei sorride e dice: vi faccio il thièboudienne. Perfetto. E vino, birra, quello che vuoi.
In Africa ti germogliano i piedi, sapete? Germogliano velocissimi, approfondiscono, si legano alla terra, scendono, scavano e quando tu vuoi andartene le tue radici, d'improvviso stanno là. Lo chiamano "mal d'Africa" ma è sbagliato, totalmente sbagliato.
Non è un male.
E' un bene.
Queste persone sono TUTTE buone, pacifiche, accoglienti, comprensive, SENZA PREGIUDIZI, dio che scuola di vita incredibile.
Domani io e la mia compagna di viaggio partiamo.
E andiamo in un posto che non abbiamo mai visto.
E che ci segnerà.
Forse è questo il senso della vita.
Vaffanculo Bonolis democristiano miliardario.
Hai sporcato una frase epocale.
D'altronde, sei molto più toubab di me.
Vaffanculo.
Chi ha avuto deve dare e chi ha dato deve avere: partita doppia perfetta
Che giornata allucinante ieri. Non smetto di sorridere da ieri pomeriggio.
Cominciamo dalla fine: accanto al mio MacBook giace attonita una patente internazionale Vienna 1968, falsa come una fotocopia di una banconota da ventidue euro. Ma è perfetta perchè, mi spiega Maurice, la suddetta patente serve solo a contenere delle banconote, che sono quelle la documentazione necessaria alle forze dell'ordine. A sua volta il documentello mi è costato tre cartoni da cento euro, ma in pratica zero e capirete poi il perchè.
Domani si parte per Saint-Louis a bordo di una Toyota Land Cruiser ritirata oggi, vecchia come mio nonno, ma in perfetto stato di funzionamento, a detta di Maurice che è il mio spacciatore preferito di Toyote Land Cruiser vecchie come mio nonno.
Ma andiamo disordinatamente ed illogicamente all'indietro nella giornata di ieri.
Ieri mattina ho cazzeggiato come al solito e poi ho preso una car rapide per andare in spiaggia a finire di cazzeggiare. Bene.
Munito di asciugamano terital misto aria, infraditato, bermudato e camiciato aperto (un dio greco in versione africana, insomma) cammino lungo la spiaggia cercando di allontanarmi dalla folla. Non è un problema grossissimo perchè la spiaggia di Dakar, quella dell'arrivo della Parigi-Dakar per intenderci, è lungo settecentonovantasei chilometri.
Non avvertendo l'esigenza di camminare quattordici ore, appena finita la parte lettinata e ombrellonata, calo il mio telo mare raffigurante una palma e la scritta HAWAII (logica schiacciante) e, denudatomi per quanto concesso, mi stampo, mi schianto, mi spiaggio e aderisco ad alma mater a prendere il sole d'Africa.
Fatta mezz'ora arriva una tizia, bianca, una cougar-mature-granny over 60, ex ultrafigone giovanile, coperta di oro come la Madonna di Loreto, abbronzatissima, occhialatissima, capello biondo ramato tirato col gel e strozzato in uno chignon scolpito .
Si impossessa di un lettino da mare, si denuda nei limiti e si mette a leggere.
Io mantengo basso il profilo e nessuno si fa male.
Nel giro di dieci minuti comincia l'assalto dei giovani marciatori neri, tutti musicisti, tutti suonatori di congas, tutti artisti, tutti puttani che si offrono (non senza insistenza) alle bianche che, di norma, una razzolata col tarello nero prima di ritornare nei continenti bianchi se la fanno dare. Anche perchè, se non se la facessero dare, non ci sarebbero tutti questi artisti bohemienne in spiaggia.
E nemmeno la cougar-mature-granny viene risparmiata, anche perchè il look della minchiaiola stagionata ce l'ha. Da quel primo approccio capisco di lei due cose: la prima è che è americana, la seconda che è una cougar-mature-granny piuttosto aggressive con quasi tutti, tranne che con qualcuno con cui si intrattiene in rilassate chiacchiere; insomma, secondo me, il troione qualcuno dei ficadores lo conosce perchè se lo è fatto mettere.
Poi, a un tratto, la cougarona giaguara comincia a puntarmi, forse ammaliata dalle dimensioni del mio pacco che, diciamocelo, pur essendo nel continente nero regge la partita. E il fissaggio non è per nulla mascherato. Anzi. Si siede per occhieggiarmi per bene e quindi mi saluta con la mano e mi invita ad avvicinarmi. Cazzo vuole questa, mi chiedo, ma raccatto le mie povere cose e mi avvicino.
Mi dà la mano e, in un francese assai più drammatico del mio, mi dice di chiamarsi Jane. Resisto dal dire piacere Tarzan o Tazian e le chiedo in inglese se è americana o anglosassone. Domanda pleonastica a una simile grezzona troionalooking: è texana, niente di meno, e si ingalla come una pitona affamata quando capisce che può fare a pezzi con la bocca l'inglese, che io la capisco e ne parlo uno assai più forbito e british che LEI talvolta non capisce.
Ottimo.
Resta il quesito: perchè cazzo mi hai chiamato? Quesito svelato in meno di dieci minuti, allorquando la cougarmaturegranny Jane mi rivela, senza tanti preamboli, che la "black meat" ha il solo pregio della dimensione, che i neri sono degli scopatori dimmerda e che non c'è gara tra un bianco ben dotato e un nero superdotato, che il bianco ben dotato una donna la fa felice per due giorni e il nero per due minuti, per cui, detto questo e considerato che sono su quella spiaggia, insomma, che tariffe ho?
Vi dico la verità, ci ho messo qualche secondo a realizzare che la CMG mi considerava un puttano e voleva sapere quanti quattrini volevo per fotterla.
Dura cazzo, molto dura da gestire, non sapendo quanto prendono i boys scuri qui. Ho iniziato a prenderla larga, dicendo che dipendeva molto da ciò che mi veniva richiesto, poichè l'intera nottata con cena aveva un prezzo, prestazioni più corte un altro, la gamma offerta nel corso della prestazione pure, insomma si fa presto a dire quanto vuoi eh.
Dipende.
La nonna non si scoraggia di certo: mi dice che serate e cene non se ne parla perchè suo marito rientra in albergo e quindi, guardando l'orologio, mi dice "diciamo un tre ore subito, in albergo da me, all inclusive". Che vuol dire infilamenlo ovunque riesci a spingerlo, borsetta inclusa.
Calcolo rapido, rapidissimo: sono bianco, merce rara, ce l'ho grosso, merce rara, una troia coi fiocchi si puppa 35.000 franchi, cioè 50 euro una svelta, quindi in tre ore di svelte se ne fanno, per cui tac, tac, è vecchia, mi piace, pum pum pum, le chiedo se vuole saperlo in dollari o in franchi e mentre lei ride rispondendomi che lo vuole sapere in Yen, faccio gli ultimi ritocchi e sparo la mia bordata: 600 dollari. E guardo l'orizzonte con lo sguardo di Pierce Brosnan, attendendo un comprensibile rifiuto, ma invece la texana mi accarezza un ginocchio e mi dice ok, andiamo, seguimi.
Minchia raga, ecco il sogno di una vita materializzato nel continente culla dell'uomo: mi sono prostituito con una sconosciuta. Sono un puttano.
Un cazzo di albergazzo da tremila e una notte, finalmente una doccia decente, finalmente del bourbon decente e poi vai Tazio, annichiliscila, falle toccare il cielo con un capezzolo, arala, fresala, sarchiala, concimala, sovesciala e poi seminala, ovunque, trivellala, estraila, intubala, perforala, gassificala, liquefala, o liquefacila anche, comprimila, condesnala e sublimala, poi torniscila e smussala, limala, sbiancala, impastala ed infornala, setacciala e flambala e poi attendi che ti dica basta, basta, basta, cosa che avviene allo scoccare del trentaduesimo minuto della terza ora.
Mi ama.
Sì.
E mi confessa ansimante che nemmeno da giovane, mai, e sì che di cazzi dice di averne presi a mazzi di quadruple dozzine, ha mai trovato uno stallone scatenato e sublime come me.
E sono soddisfazioni, sapete, dopo aver tanto studiato le tecniche di marketing e comunicazione, dopo saper citare a memoria ogni passo del Nuovo Manuale di Tecniche Pubblicitarie di Marco Lombardi. Non c'è niente da fare, la cultura paga.
Seicento cartoni americani amici. Era destino che la patente dovesse costare zero, ha!
Saint-Louis aspettaci.
Io e Ninà arriviamo domani.
Cominciamo dalla fine: accanto al mio MacBook giace attonita una patente internazionale Vienna 1968, falsa come una fotocopia di una banconota da ventidue euro. Ma è perfetta perchè, mi spiega Maurice, la suddetta patente serve solo a contenere delle banconote, che sono quelle la documentazione necessaria alle forze dell'ordine. A sua volta il documentello mi è costato tre cartoni da cento euro, ma in pratica zero e capirete poi il perchè.
Domani si parte per Saint-Louis a bordo di una Toyota Land Cruiser ritirata oggi, vecchia come mio nonno, ma in perfetto stato di funzionamento, a detta di Maurice che è il mio spacciatore preferito di Toyote Land Cruiser vecchie come mio nonno.
Ma andiamo disordinatamente ed illogicamente all'indietro nella giornata di ieri.
Ieri mattina ho cazzeggiato come al solito e poi ho preso una car rapide per andare in spiaggia a finire di cazzeggiare. Bene.
Munito di asciugamano terital misto aria, infraditato, bermudato e camiciato aperto (un dio greco in versione africana, insomma) cammino lungo la spiaggia cercando di allontanarmi dalla folla. Non è un problema grossissimo perchè la spiaggia di Dakar, quella dell'arrivo della Parigi-Dakar per intenderci, è lungo settecentonovantasei chilometri.
Non avvertendo l'esigenza di camminare quattordici ore, appena finita la parte lettinata e ombrellonata, calo il mio telo mare raffigurante una palma e la scritta HAWAII (logica schiacciante) e, denudatomi per quanto concesso, mi stampo, mi schianto, mi spiaggio e aderisco ad alma mater a prendere il sole d'Africa.
Fatta mezz'ora arriva una tizia, bianca, una cougar-mature-granny over 60, ex ultrafigone giovanile, coperta di oro come la Madonna di Loreto, abbronzatissima, occhialatissima, capello biondo ramato tirato col gel e strozzato in uno chignon scolpito .
Si impossessa di un lettino da mare, si denuda nei limiti e si mette a leggere.
Io mantengo basso il profilo e nessuno si fa male.
Nel giro di dieci minuti comincia l'assalto dei giovani marciatori neri, tutti musicisti, tutti suonatori di congas, tutti artisti, tutti puttani che si offrono (non senza insistenza) alle bianche che, di norma, una razzolata col tarello nero prima di ritornare nei continenti bianchi se la fanno dare. Anche perchè, se non se la facessero dare, non ci sarebbero tutti questi artisti bohemienne in spiaggia.
E nemmeno la cougar-mature-granny viene risparmiata, anche perchè il look della minchiaiola stagionata ce l'ha. Da quel primo approccio capisco di lei due cose: la prima è che è americana, la seconda che è una cougar-mature-granny piuttosto aggressive con quasi tutti, tranne che con qualcuno con cui si intrattiene in rilassate chiacchiere; insomma, secondo me, il troione qualcuno dei ficadores lo conosce perchè se lo è fatto mettere.
Poi, a un tratto, la cougarona giaguara comincia a puntarmi, forse ammaliata dalle dimensioni del mio pacco che, diciamocelo, pur essendo nel continente nero regge la partita. E il fissaggio non è per nulla mascherato. Anzi. Si siede per occhieggiarmi per bene e quindi mi saluta con la mano e mi invita ad avvicinarmi. Cazzo vuole questa, mi chiedo, ma raccatto le mie povere cose e mi avvicino.
Mi dà la mano e, in un francese assai più drammatico del mio, mi dice di chiamarsi Jane. Resisto dal dire piacere Tarzan o Tazian e le chiedo in inglese se è americana o anglosassone. Domanda pleonastica a una simile grezzona troionalooking: è texana, niente di meno, e si ingalla come una pitona affamata quando capisce che può fare a pezzi con la bocca l'inglese, che io la capisco e ne parlo uno assai più forbito e british che LEI talvolta non capisce.
Ottimo.
Resta il quesito: perchè cazzo mi hai chiamato? Quesito svelato in meno di dieci minuti, allorquando la cougarmaturegranny Jane mi rivela, senza tanti preamboli, che la "black meat" ha il solo pregio della dimensione, che i neri sono degli scopatori dimmerda e che non c'è gara tra un bianco ben dotato e un nero superdotato, che il bianco ben dotato una donna la fa felice per due giorni e il nero per due minuti, per cui, detto questo e considerato che sono su quella spiaggia, insomma, che tariffe ho?
Vi dico la verità, ci ho messo qualche secondo a realizzare che la CMG mi considerava un puttano e voleva sapere quanti quattrini volevo per fotterla.
Dura cazzo, molto dura da gestire, non sapendo quanto prendono i boys scuri qui. Ho iniziato a prenderla larga, dicendo che dipendeva molto da ciò che mi veniva richiesto, poichè l'intera nottata con cena aveva un prezzo, prestazioni più corte un altro, la gamma offerta nel corso della prestazione pure, insomma si fa presto a dire quanto vuoi eh.
Dipende.
La nonna non si scoraggia di certo: mi dice che serate e cene non se ne parla perchè suo marito rientra in albergo e quindi, guardando l'orologio, mi dice "diciamo un tre ore subito, in albergo da me, all inclusive". Che vuol dire infilamenlo ovunque riesci a spingerlo, borsetta inclusa.
Calcolo rapido, rapidissimo: sono bianco, merce rara, ce l'ho grosso, merce rara, una troia coi fiocchi si puppa 35.000 franchi, cioè 50 euro una svelta, quindi in tre ore di svelte se ne fanno, per cui tac, tac, è vecchia, mi piace, pum pum pum, le chiedo se vuole saperlo in dollari o in franchi e mentre lei ride rispondendomi che lo vuole sapere in Yen, faccio gli ultimi ritocchi e sparo la mia bordata: 600 dollari. E guardo l'orizzonte con lo sguardo di Pierce Brosnan, attendendo un comprensibile rifiuto, ma invece la texana mi accarezza un ginocchio e mi dice ok, andiamo, seguimi.
Minchia raga, ecco il sogno di una vita materializzato nel continente culla dell'uomo: mi sono prostituito con una sconosciuta. Sono un puttano.
Un cazzo di albergazzo da tremila e una notte, finalmente una doccia decente, finalmente del bourbon decente e poi vai Tazio, annichiliscila, falle toccare il cielo con un capezzolo, arala, fresala, sarchiala, concimala, sovesciala e poi seminala, ovunque, trivellala, estraila, intubala, perforala, gassificala, liquefala, o liquefacila anche, comprimila, condesnala e sublimala, poi torniscila e smussala, limala, sbiancala, impastala ed infornala, setacciala e flambala e poi attendi che ti dica basta, basta, basta, cosa che avviene allo scoccare del trentaduesimo minuto della terza ora.
Mi ama.
Sì.
E mi confessa ansimante che nemmeno da giovane, mai, e sì che di cazzi dice di averne presi a mazzi di quadruple dozzine, ha mai trovato uno stallone scatenato e sublime come me.
E sono soddisfazioni, sapete, dopo aver tanto studiato le tecniche di marketing e comunicazione, dopo saper citare a memoria ogni passo del Nuovo Manuale di Tecniche Pubblicitarie di Marco Lombardi. Non c'è niente da fare, la cultura paga.
Seicento cartoni americani amici. Era destino che la patente dovesse costare zero, ha!
Saint-Louis aspettaci.
Io e Ninà arriviamo domani.
martedì 30 aprile 2013
Blue note
E allora ieri sera, così all'improvviso, ho sentito il bisogno di rompere quest'isolamento e ho chiamato colui che mai mi sarei sognato di chiamare in altri, ormai lontanissimi, tempi. E lui, che era a Milano ed era appena rientrato in albergo dalla cena, mi ha ascoltato senza fiatare per tutto il tempo che ci ho messo a sintetizzargli (ma neanche tanto) la situazione.
Poi, quando ho finito con il mio solito "ecco", dall'altra parte ho sentito una risatina e un sospiro profondissimo.
"Sai cosa mi ha sempre fatto girare i coglioni Tazio? Che rivendichi il diritto di avere la sindrome di Peter Pan, che sfanculi chiunque te la contesti, ma poi a cose sbollite sei sempre corso da qualcuno a cercare la benedizione, come si fa con un padre. Ma dico, ti rendi conto?"
Il Ruggi non è un fesso. Lo è quando vuole esserlo, quindi ne è cosciente, per cui non lo è affatto. E, infatti, non ha detto una cosa da fesso. Ha detto una verità. Io ho bisogno di conferme, a periodi variabili, quasi dei checkpoint nei quali qualcuno mi aiuti a fare la cernita delle cazzate dalle cose giuste. Una specie di correttore di rotta, possibilmente non della marca cara a Schettino.
"Cosa vuoi che ti dica Tazio? Magari c'hai ragione tu, che cazzo ne so. Magari l'hai infilata tu la cruna dell'ago e l'Africa è la soluzione migliore per tutti i mal di vivere. Stai lì, mangi bene, vivi bene e paghi un cazzo, ti trombi le nere che sono delle fighe scopaiole da paura, ma che cazzo di senso avrebbe pensare ad una soluzione qui. Qui poi, dove la democrazia cristiana è nuovamente al potere. Però non so, c'è qualcosa che mi sfugge, te lo dico con franchezza."
Sfugge a te e sfugge a me, amico mio, cosa credi? Solo che delle due l'una: o a causa di questo dettaglio misterioso, che rappresenta la nota strana, mollo tutto e torno a casa, o cerco di capire se quella nota strana è una blue note, me ne impadronisco e ci faccio sopra un incredibile blues.
"Se torni io e te ci mettiamo in affari Taz. Stavolta ti ci tiro fuori io dalla merda. I soldi non sono un cazzo in mano ai coglioni. Se tu hai soldi in mano ti costruisci il mondo che vuoi, fatto come lo vuoi tu e vedrai che non sarà necessario sacrificare gli amici, potranno avere un loro posto nel tuo mondo e tu diventerai sereno come ti meriti e ti dirò di più, io sono un egoista e siccome non so usarlo il danaro, vorrei che tu costruissi un mondo dove mi posso accomodare anche io."
Incredibile. E commovente. Lui una volta, ere geologiche fa, era questo. Brillante, capace, rapido, intellettualmente non banale, perchè questa arringa è intellettualmente fine, la apprezzo, mi commuove, capisco che la caduta dell'Impero ha fatto uscire dalla crosta di merda il Ruggi di un tempo antico.
Però il tempo passa, non siamo in Sim City, siamo nella nostra cazzo di vita.
Mi ruotano nelle orecchie nomi che, sino a poco tempo fa, mi mettevano un'euforica pelle d'oca: The Mill, Young&Rubicam, Saatchi, TBWA, Leo Burnett, McCANN.
E adesso mi rendo conto che non me ne frega più un cazzo, ho già dato.
Ho i piedi impolverati col segno delle infradito e mentre telefono Nina dorme nel mio letto.
Non so perchè mi sia rimasta appiccicata, ma mi fa piacere. Non glielo chiedo di certo. Forse crede che sia ricco e che la sposerò, ma tra un po' la sveglio e glielo dico, non voglio essere di ostacolo a una prostituta che cerca di sistemarsi, no, mai.
Chiudo col Ruggi che da lui erano le due, dicendogli che gli voglio bene e che rifletterò senz'altro sulle sue parole, perchè è vero.
Poi mi spoglio e raggiungo la schiena di seta nera di Nina, abbracciandola da dietro.
E l'agitatore fa molto Apocalypse now e forse ogni Apocalisse ha il suo agitatore da qualche parte e Nina si sveglia e mi guarda e mi sorride felice.
La tengo stretta e le carezzo il viso e in italiano le chiedo perchè non la amo e perchè non mi ama e lei mi stupisce, dicendomi felice l'unica cosa che sa in italiano "Ti amo Tassiò".
Che bello, Nina è calda, liscia, morbida. Si potrebbe morire dopo quello che ho sentito sul suo corpo. Varrebbe la pena di aver vissuto una vita intera solo l'averla tenuta a dormire sulla mia spalla, con quelle treccine e quel profumo meraviglioso e quel respiro così diverso e così meraviglioso.
Me la porto a Saint-Louis, ho deciso. E lei ci viene senza difficoltà, anzi, è contenta. Non è mai stata a Saint-Louis. E nemmeno io.
"Cerchiamo una blue note, laggiù, Nina" e lei mi guarda con quegli occhioni e il sorriso bambino di chi non capisce, ma non chiede perchè fa lo stesso.
La bellezza salverà il mondo.
Forse è proprio vero.
Forse sì.
Poi, quando ho finito con il mio solito "ecco", dall'altra parte ho sentito una risatina e un sospiro profondissimo.
"Sai cosa mi ha sempre fatto girare i coglioni Tazio? Che rivendichi il diritto di avere la sindrome di Peter Pan, che sfanculi chiunque te la contesti, ma poi a cose sbollite sei sempre corso da qualcuno a cercare la benedizione, come si fa con un padre. Ma dico, ti rendi conto?"
Il Ruggi non è un fesso. Lo è quando vuole esserlo, quindi ne è cosciente, per cui non lo è affatto. E, infatti, non ha detto una cosa da fesso. Ha detto una verità. Io ho bisogno di conferme, a periodi variabili, quasi dei checkpoint nei quali qualcuno mi aiuti a fare la cernita delle cazzate dalle cose giuste. Una specie di correttore di rotta, possibilmente non della marca cara a Schettino.
"Cosa vuoi che ti dica Tazio? Magari c'hai ragione tu, che cazzo ne so. Magari l'hai infilata tu la cruna dell'ago e l'Africa è la soluzione migliore per tutti i mal di vivere. Stai lì, mangi bene, vivi bene e paghi un cazzo, ti trombi le nere che sono delle fighe scopaiole da paura, ma che cazzo di senso avrebbe pensare ad una soluzione qui. Qui poi, dove la democrazia cristiana è nuovamente al potere. Però non so, c'è qualcosa che mi sfugge, te lo dico con franchezza."
Sfugge a te e sfugge a me, amico mio, cosa credi? Solo che delle due l'una: o a causa di questo dettaglio misterioso, che rappresenta la nota strana, mollo tutto e torno a casa, o cerco di capire se quella nota strana è una blue note, me ne impadronisco e ci faccio sopra un incredibile blues.
"Se torni io e te ci mettiamo in affari Taz. Stavolta ti ci tiro fuori io dalla merda. I soldi non sono un cazzo in mano ai coglioni. Se tu hai soldi in mano ti costruisci il mondo che vuoi, fatto come lo vuoi tu e vedrai che non sarà necessario sacrificare gli amici, potranno avere un loro posto nel tuo mondo e tu diventerai sereno come ti meriti e ti dirò di più, io sono un egoista e siccome non so usarlo il danaro, vorrei che tu costruissi un mondo dove mi posso accomodare anche io."
Incredibile. E commovente. Lui una volta, ere geologiche fa, era questo. Brillante, capace, rapido, intellettualmente non banale, perchè questa arringa è intellettualmente fine, la apprezzo, mi commuove, capisco che la caduta dell'Impero ha fatto uscire dalla crosta di merda il Ruggi di un tempo antico.
Però il tempo passa, non siamo in Sim City, siamo nella nostra cazzo di vita.
Mi ruotano nelle orecchie nomi che, sino a poco tempo fa, mi mettevano un'euforica pelle d'oca: The Mill, Young&Rubicam, Saatchi, TBWA, Leo Burnett, McCANN.
E adesso mi rendo conto che non me ne frega più un cazzo, ho già dato.
Ho i piedi impolverati col segno delle infradito e mentre telefono Nina dorme nel mio letto.
Non so perchè mi sia rimasta appiccicata, ma mi fa piacere. Non glielo chiedo di certo. Forse crede che sia ricco e che la sposerò, ma tra un po' la sveglio e glielo dico, non voglio essere di ostacolo a una prostituta che cerca di sistemarsi, no, mai.
Chiudo col Ruggi che da lui erano le due, dicendogli che gli voglio bene e che rifletterò senz'altro sulle sue parole, perchè è vero.
Poi mi spoglio e raggiungo la schiena di seta nera di Nina, abbracciandola da dietro.
E l'agitatore fa molto Apocalypse now e forse ogni Apocalisse ha il suo agitatore da qualche parte e Nina si sveglia e mi guarda e mi sorride felice.
La tengo stretta e le carezzo il viso e in italiano le chiedo perchè non la amo e perchè non mi ama e lei mi stupisce, dicendomi felice l'unica cosa che sa in italiano "Ti amo Tassiò".
Che bello, Nina è calda, liscia, morbida. Si potrebbe morire dopo quello che ho sentito sul suo corpo. Varrebbe la pena di aver vissuto una vita intera solo l'averla tenuta a dormire sulla mia spalla, con quelle treccine e quel profumo meraviglioso e quel respiro così diverso e così meraviglioso.
Me la porto a Saint-Louis, ho deciso. E lei ci viene senza difficoltà, anzi, è contenta. Non è mai stata a Saint-Louis. E nemmeno io.
"Cerchiamo una blue note, laggiù, Nina" e lei mi guarda con quegli occhioni e il sorriso bambino di chi non capisce, ma non chiede perchè fa lo stesso.
La bellezza salverà il mondo.
Forse è proprio vero.
Forse sì.
domenica 28 aprile 2013
Senza titolo
Sei bellissima, saliamo, fumiamo un caccolone di hashish così e sei sorridente e gentile e tenera e poi ti spogli e sei figa da urlare, che bei piedi, che bel culo, che bella fica rasata e calda, ti lecco, mi lecchi, ti voglio, ma senza, niente gomma, voglio pelle e ci stai e sorridi e ti chiavo e godiamo assieme, ansimi, godi, godo, la fica che sguazza, sei fradicia, poi quell'olio e nel culo, che bello il mio cazzo bianco che scompare nel tuo culo nero odoroso, che bello sentirti venire e poi schizzarti sul pube e vederti spalmare e succhiarti le dita con una piccola risata.
Grazie, Nina.
Grazie, Nina.
Iscriviti a:
Post (Atom)