"Ciao, ho letto la mail, non ti nascondo che mi ha lasciato di sasso, penso che dovremmo vederci e parlarne." Le donne sono fatte così, ti chiedono di accelerare, di andare forte quando non ne hai voglia e poi, quando hai deciso finalmente di premere sull'acceleratore come ti han chiesto, ti dicono
"sì ok, ma aspetta, frena un momento, parliamone". Pensavo fosse sufficiente la mail che diceva
"voglio firmare il divorzio", dopo millenni di pressioni subite a varia gradazione di garbo, pensavo fosse sufficiente, lenitivo, di sollievo, pensavo che si sarebbe precipitata a chiamare l'avvocato con un grido di vittoria ed una goccetta di piscia nelle mutande, ma invece no, invece mi sbagliavo, l'onda impetuosa dell'acqua che preme sulla diga esausta adesso si placa, adesso che la falla consentirebbe l'esondazione facile facile, la furia della natura diviene civile e dice alla falla liberatoria "parliamone".
Di che cazzo dovremmo mai parlare, mi chiedo mentre guido verso casa sua, dopo cena, per il
"caffettino e due chiacchiere", che tutta 'sta cosa mi sembra scritta da Tarantino, ma sia mai che abbandono l'obiettivo, il divorzio, la mia meta, la mia regolarità, la mia normalità, la mia necessità viscerale di diventare nuovamente signorino, che è la sola cosa che voglio. E così parcheggio la Mirzidis all'altezza del lussuoso cortile e scendo, pronto a sorbire il miglior caffè della mia vita, perchè deve essere il migliore, visto lo sforzo che mi costa.
"Dimmi la verità, ti stai per sposare" mi irride beffarda con voce sensuale, versando due bourbon lisci alla calda luce delle lampade Artemide, ancora vestita business di sopra, ma con le gambe nude e i piedi nudi sul parquet a doga lunga e la troia dimmerda sa che io so, sa che io ricordo del rito di ritorno a casa, in cui appena dentro si liberava di scarpe, collant e mutande per versarsi due dita di bourbon, fumando una sigaretta, la prima della giornata, in attesa di rilassarsi per affrontare l'ancor più rilassante bagno e questa è pornografia, del genere splatter, del genere shitter, del genere troia veleno e io le rispondo secco e tranquillo
"Sì, l'idea è proprio quella", tanto che non ci si impicchi a nascondini del cazzo, che gli uomini idioti non l'hanno mai capito che alle donne bisogna gettare tutta la mezzena bovina, non solo il filetto e una magra punta di petto.
"E chi è la fortunata" mi chiede con un sorriso tossico e lo sguardo torbido, porgendomi il bicchiere e io rispondo, rispondo a cazzo, ma rispondo puntuale, perchè non voglio lasciare comburente al combustibile, che se la accenda da sola la torcia dell'odio, io son qui per la firma, per l'accordo, per l'
"ok" terminale, definitivo, assoluto. Rispondo che è una donna che vive a Londra, luogo in cui sto per trasferirmi e lei assume l'espressione stupita e ammirata di chi sforza la faccia per dissimulare il divertimento derivante dal ridicolo che ha appena ascoltato e io resto impassibile, brindo e non bevo, perchè non mi fido nemmeno di bere a collo dal suo rubinetto e poi, lasciata la fiera a girare per la gabbia, impugno la situazione e stringo alle conclusioni, sintetizzo, puntualizzo, elementarizzo e pragmaticamente isolo.
"Senti Vale, non so come tu preferisca agire, se vuoi che ci affidiamo al tuo legale [suo fidanzato n.d.r.]
o se preferisci che mi occupi di tutto io, perchè per me non c'è nessun problema, l'unica cortesia che ti chiedo è quella di agire in tempi ristretti, perché io sono su e giù per Londra e avrei bisogno di concludere questa cosa alla svelta, come penso sia anche per te."Le guardo le gambe nude ed i piedi ripiegati sul divano nella seduta diva incompresa e penso a quante volte ho goduto anche solo di quella piccola parte di lei ed attendo un suo segno di vita, spero che si vada sbloccando questo deprimente gioco charmoso della gatta col topo, che avrei fretta di raggiungere i miei amici all'osteria per bermi un sei litri di qualsiasi cosa e aspetto e i secondi son secoli, son secoli bui, son secoli oscuri, ma poi finalmente la voce infrange il silenzio.
"Se per te non è un problema, mi farebbe comodo ti occupassi di tutto tu, Tazio. Domattina ti faccio recapitare in ufficio il carteggio, che non ce l'ho qui, ma in ufficio.""Non ti disturbare, domattina alle nove un mio collaboratore fidato passerà a ritirarlo" e mi guarda con l'occhio maligno e un sorrisino sarcastico intriso di pietà e scherno ed io allora mi alzo, la ringrazio e le dico che s'è fatto tardi e che mi ha fatto piacere incontrarla e che ci sentiremo nei prossimi, ma lei rimane diva incpmpresa e mi guarda e non accenna ad agevolare la mia dipartita e il silenzio si impadronisce della stanza design e io la guardo nel pieno dell'imbarazzo fastidioso.
"C'è qualcosa che non va?" chiedo come il fesso che avrei dovuto essere e che ci si aspettava io fossi.
"No, nulla" mi risponde la sfinge addressata.
"Io andrei, Vale" che significa alzati e accompagnami che ho il cazzo sfracellato di 'sta farsa dimmerda.
Pausa.
"Non vuoi scoparmi per l'ultima volta?".
Mi sale la rabbia, mi sale l'istinto omicida, mi sale l'onta all'orgoglio infangato, ma chi cazzo ti credi di essere, brutta troia tossica, credi proprio che io penda dalla tua volontà?, credi proprio che basti una tua distratta concessione annoiata, in una sera in cui il tuo cornuto è all'estero per avere ME, ME il Divino Tazio?, credi io sia da disprezzare sino a tal punto, maledetta puttana falsa e presuntuosa, ti prendi proprio sul serio, nullità traditrice e falsa macchinatrice?
"Guarda che ti ho già scopata per l'ultima volta, l'ultima volta che ti ho scopata. Forse eri distratta, ma lo posso capire."Silenzio, disappunto, fastidio, scatto in piedi e camminata rapida verso l'ingresso, scandendo con voce dusiana
"allora manda il tuo fattorino domattina, gli darò tutto" e io saluto con un buonanotte quasi diplomatico e me ne vado, per sempre, recidendo la cima, cauterizzando le superifici di taglio, che sia mai che per uno scherzo del fato dei fili si intreccino nuovamente, perchè non lo potrei mai più sopportare.