Una modella di nudo, parecchio famosa, una volta mi confessò che gli scatti migliori li faceva con i fotografi che la facevano bagnare. Mi disse anche che ci aveva scopato solo con pochissimi, tra tutti quelli che la ingaggiavano, perchè se avesse scopato con tutti non sarebbe poi più riuscita a bagnarsi durante il set. Curioso. Verità fredde come l'acciaio chirurgico.
Il rapporto modella fotografo è così, non era puttana lei mentre me lo raccontava.
E' un rapporto molto complicato.
Dietro la macchina c'è uno che soffre di desiderio di materializzazione di una realtà, di un istante, di una frazione di istante e sa di poterla bloccare per sempre, come fosse dio. Dall'altra c'è una che ha capito quell'istante o quella frazione e si immedesima per diventare eterna. Eccitandosi davanti a dio.
La visione, la realtà, l'immortalità.
Penso a tutto questo mentre una ragazza ispanica, dall'irresistibile volgarissima bellezza, mi succhia il cazzo mormorandomi porcate a labbra bagnate e voce sussurrata, intervallando l'esasperato suono del risucchio con le volgarità preconfezionate che sa di dover dispensare come bonus al cliente. E' una bocchinara di grandissimo talento e mi corre subito il paragone alla modella e al fotografo.
Anche qui la visione e la realtà. Nessuna traccia dell'immortalità dell'istante.
E questa fa una grande differenza, sì.
Uno dei più raffinati ed articolati pompini cabrio degli ultimi tempi. Mi piace usare la terminologia dei puttanieri più biechi, forse perchè anche io sono un bieco puttaniere.
La puttana ha tatuata su una spalla un'enorme gardenia realizzata con grande perizia. Fa un gran caldo nel retrobottega dell'infame bar dimmerda in cui lei mi ha rimorchiato. E' deliziosa la trattativa su tempi, danaro e prestazioni. E' quanto di più becero possa esistere al mondo e, per questo, ha un fascino imbattibile.
Ci sono italiani frustrati e sfigati che vanno a puttane per fare i machi, per una rivalsa verso un mondo femminile che non dà loro né spazio né credito. Sono degli uomini dimmerda assoluta, spazzatura, rifiuti tossici, pisciate di cane. A me piace voler bene alla puttana che mi fa godere. A me piace coccolarla, accarezzarla, rispettarla. Perchè mai dovrei trattare male la donna che mi dà ciò di cui ho bisogno? Dio la benedica, invece. Dio la conservi e le riservi il meglio.
Osservo le sue guance depresse, lucide di sudore e umidità e le trovo stupende. Le accarezzo i capelli corvini e le dico, in uno spagnolo malfermo, che è bellissima e lei ride con la lingua di fuori, solleticandomi il frenulo. Le piaccio. Perchè la tratto bene, la tratto con rispetto, con dolcezza, con tenerezza. E perchè mai dovrei fare diversamente? Se disprezzassi una puttana me ne terrei alla larga. Basterebbe quello, mica occorre fare gli sceriffi.
Mentre le lecco devotamente la fica liscia e scurissima, penso che l'idea del pomeriggio, seppure sotto l'effetto di un'erba davvero speciale, probabilmente "arricchita" con chissà quale merda chimica, non è da gettare via. E' da coltivare. E' una prospettiva nuova, che mi spiazza. E' una prospettiva che prevede l'impegno del mio tempo, attualmente libero da impegni, per metterci dentro qualcosa di diverso, qualcosa di non certo, qualcosa di ignoto. Di nuovo. Di arricchente.
Ha una fica deliziosa e mi piace come si contorce mentre gliela lecco. Ha un pube depilato alla perfezione, ma nonostante tanta cura, l'alone scuro della zona in cui le crescerebbero gli abbondantissimi peli è ben visibile e questo mi piace da impazzire. Le succhio il culo, girandola, mentre sento che si rilassa grazie alla mia calma assoluta. Non è una questione di danaro. Il danaro è una prospettiva sbagliata, se si va a puttane. Lei mi ha chiesto una cifra per un tempo e un'offerta di prestazioni da catalogo e io l'ho triplicata, dicendole che il fattore tempo avrebbe dovuto eliminarlo e lei c'è stata.
Ha le natiche striate da lievissime smagliature più chiare ed esteticamente questo "difetto" mi esalta, così pieno di comune umanità. Le lecco il culo con passione perchè avverto che la lingua nel culo la fa godere.
Sono padrone del mio tempo. Devo entrare in quest'ordine di idee. Potrei, domattina, saldare il conto dell'alberghino piccino picciò e salutare distintamente il reparto lunga degenza del geriatrico e andare a prendere un aereo, destinazione ovunque. E da lì vedere cosa succede. Cosa succede altrove mentre io non ci sono.
La puttana mi propone di scoparla senza preservativo, garantendomi al 100% che senza non lo fa con nessuno. Sfrego il cazzo sulle sue labbra scure e bagnate e vengo tentato, ha una carne così tenera. Per convincermi aggiunge, sofferente di desiderio in maniera latina, che le posso anche venire dentro, se voglio. Le chiedo se lei lo vorrebbe e lei mi stringe e mi dice di sì.
Tutto questo è molto, molto, molto bello.
Declino ringraziandola e scusandomi e lei sorride e mi mette il preservativo con la bocca, dopo avermi detto sorridente che non c'è problema.
E io le entro lentamente dentro, mentre lei mormora che sono davvero grosso.
Lo dirà a tutti, ma questa volta dice la verità. Ho un cazzo mostruoso.
Ho smanettato al Mac sino all'ora di cena e ho capito che l'Africa, da qui, ha un punto di partenza ineludibile: Casablanca. In un senso di avventura romanzata mi piace pensare a Casablanca come la porta dell'Africa. Da lì si può prendere qualsiasi volo, per qualsiasi posto, Dakar inclusa.
Dakar.
Perchè sono pazzo? Perchè cambio così rapidamente idea, perchè ieri vedevo nelle Canarie l'unica medicina che mi potesse rimettermi in sesto e dopo nemmeno una settimana passo ore a capire dove andare a vaccinarmi per la febbre gialla e dove andare a fare la profilassi antimalarica per andare in Africa, continente che non ha mai sfiorato la mia corteccia cerebrale in vita? Soffro di mal d'Africa prima di esserci stato? Sono un coglione pazzo.
Che belle gambe lisce. Lisce e calde. Non ha dei bei piedi, ma adoro ugualmente leccarglieli. Pulitissimi, inodori, asciutti. Scopo lento, affondando più che posso, con lei che mi sussurra che la faccio godere e io sento che non mente. No, non mente. Mi guarda negli occhi, la bocca semichiusa, il respiro affannoso, senza smettere di tormentarsi le tette piccole e sgonfie. Quanti anni hai, le chiedo. Ventidue, mi risponde. Hai un figlio, vero? Sì, col capo. Premo in fondo, più che posso, perchè so che le piace quel dolorino elettrico là in fondo.
Casablanca. Mistero e Africa settentrionale. Crocevia di mille cose di cui forse solo dieci lecite. Ma magari nemmeno quelle. Due ore di volo e posso essere nel Magreb. Senza dirlo a nessuno al mondo, a nessuno. Lasciando tutti lì a credere che io sia in Francia, uno a credere che io sia alle Canarie, mentre io invece sono a Casablanca.
In un albergo, a fumare hashish, cercando di lucidare la vista e capire dove andare.
Ma io sono fissato.
Io voglio andare a Dakar. Senegal.
Senza nessun motivo.
Non ho nemmeno un motivo valido al mondo per andarci e non resisto.
La piccola anatroccola ha il culo rotto e sfondato. La inculo con molta crema e moltissima calma, perchè voglio farle solo del bene. Mi sento bene dentro al suo culo, è caldo, tenero, elastico. Lecco la gardenia mormorandole cose dolci nel mio spagnolo che non si può sentire e lei ride molle, facendosi abbracciare. Cerca le mie mani e spinge indietro col culo, lenta, tenera, sensuale.
"Sei mai stata a Casablanca?" le chiedo mentre faccio aderire i coglioni alla sua fica.
"Una volta" mormora affannata.
"E' bella?" e lei mi fa sì col capo, sudando e mordendosi le labbra.
Casablanca è bella. Ed è la porta dell'Africa. E quest'anatroccola tenerissima c'è stata.
Per ore. Abbiamo scopato per ore intere, godendo, amandoci, coccolandoci. E' venuta stringendomi forte, senza gemiti, solo sussultando epilettica. E poi mi ha scappucciato e ha iniziato a succhiarmi vorace, desiderosa di farmi godere, non di finire alla svelta. Devota, bravissima, abilissima. Ho ansimato per avvertirla che stavo venendo, perchè non reputo un mio diritto il venirle in bocca, mentre reputo un suo diritto scegliere come e dove farmi venire. E lei ha accelerato. Lasciando che le schizzassi in bocca, mentre lo sperma colava lungo la mia asta, spinto fuori dalla sua lingua. E' stato bellissimo.
Al termine l'ho baciata, profondamente, assaporando il mio gusto e la sua saliva, stringendola, accarezzandola.
Avevo bisogno di calore umano e di odore di femmina. Ho avuto tutto.
***
Mattinata seria all'alberghetto piccino picciò. Un'orda di mitteleuropei vestiti da viaggio affolla la hall. In piscina pochi. E' il cambio. Ciao ciao signora olandese, ciao ciao Margareth, ciao ciao catetere, ciao ciao girello.
Giornata di meditazione, ma senza dune.
Pagine
sabato 6 aprile 2013
venerdì 5 aprile 2013
La crisi duniera e la rivolta sabbiosa di Google Maps
L'esercizio fisico fa indubbiamente del gran bene. Camminare sulla sabbia, si sa, stimola molti più muscoli che camminare sull'asfalto, anche questo lo si sa. D'altra parte, però, se fosse l'esercizio fisico ciò che mi importa, a Brisighella avrei trovato fior di palestre in grado di garantirmelo senza dover fare tutta questa strada.
L'esperienza duniera di oggi è stata totalmente deludente.
Nessuna situazione spicy, nessuna coppia esibizionista, persino un esiguo numero di passeggiatori/marciatori.
Stanco, sudato, affamato e sabbioso, sono rientrato nel mio bungalowino a farmi una bella doccia e una sapiente sega dedicata alla cinquantenne-forse-olandese, riflettendo post eiaculatio sul senso di questa permanenza. Se le cose stanno così, se l'ambiente alberghiero è così, se l'ambiente circostante è così, che cazzo ci faccio io qua?
Credo sia lecita la domanda, così come credo sia lecita la fretta isterica di giungere a una situazione concreta in tempi più che brevi, che di pazienza ne ho portata anche troppa. E su questo ragionamento mi incazzo e prendo a calci una sedia, ma poi mi ricordo della sostanza verdastra procuratami dalla morenita e accendo la pipetta e scrivo.
Più rilassato, scrivo.
Scrivo e guardo la mappa di Google che mi mostra che c'è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai e viva via il mondo, tu non girargli intorno, ma entra dentro, dai.
E così mi capacito lucidamente che qui, a un tiro di schioppo, o quasi, c'è la costa del Marocco, del Sahara Occidentale e mi chiedo, sentendomi pirla, ma tu coglione ci sei mai stato nel Sahara Occidentale del Marocco? E mi rispondo di no.
No.
Io non ci sono mai stato nel Sahara Occidentale del Marocco.
Poi scorro in basso e vedo Dakar.
La mitica Dakar.
Lo sapevate che Dakar ha visto in natali di quella figa cosmomineraria di Ségolène Royal? Lo sapevate che è la patria della cultura Africana Occidentale?
Nemmeno io, ma per fortuna c'è Wikipedia.
Il Marocco, El Ayun,il Senegal, Dakar, Ségolène Royal.
E io come uno stronzo sto qui a camminare sudato in mezzo alle dune a cercare corpi putrefatti che esibiscono genitali decotti?
No, bisogna svoltare amici. Bisogna.
E bisogna fumare un'altra pipetta.
Grande morenita.
L'esperienza duniera di oggi è stata totalmente deludente.
Nessuna situazione spicy, nessuna coppia esibizionista, persino un esiguo numero di passeggiatori/marciatori.
Stanco, sudato, affamato e sabbioso, sono rientrato nel mio bungalowino a farmi una bella doccia e una sapiente sega dedicata alla cinquantenne-forse-olandese, riflettendo post eiaculatio sul senso di questa permanenza. Se le cose stanno così, se l'ambiente alberghiero è così, se l'ambiente circostante è così, che cazzo ci faccio io qua?
Credo sia lecita la domanda, così come credo sia lecita la fretta isterica di giungere a una situazione concreta in tempi più che brevi, che di pazienza ne ho portata anche troppa. E su questo ragionamento mi incazzo e prendo a calci una sedia, ma poi mi ricordo della sostanza verdastra procuratami dalla morenita e accendo la pipetta e scrivo.
Più rilassato, scrivo.
Scrivo e guardo la mappa di Google che mi mostra che c'è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai e viva via il mondo, tu non girargli intorno, ma entra dentro, dai.
E così mi capacito lucidamente che qui, a un tiro di schioppo, o quasi, c'è la costa del Marocco, del Sahara Occidentale e mi chiedo, sentendomi pirla, ma tu coglione ci sei mai stato nel Sahara Occidentale del Marocco? E mi rispondo di no.
No.
Io non ci sono mai stato nel Sahara Occidentale del Marocco.
Poi scorro in basso e vedo Dakar.
La mitica Dakar.
Lo sapevate che Dakar ha visto in natali di quella figa cosmomineraria di Ségolène Royal? Lo sapevate che è la patria della cultura Africana Occidentale?
Nemmeno io, ma per fortuna c'è Wikipedia.
Il Marocco, El Ayun,il Senegal, Dakar, Ségolène Royal.
E io come uno stronzo sto qui a camminare sudato in mezzo alle dune a cercare corpi putrefatti che esibiscono genitali decotti?
No, bisogna svoltare amici. Bisogna.
E bisogna fumare un'altra pipetta.
Grande morenita.
Missed
Bonsgiur. Bel sole caldo, scrivo ignudo al mio Mac mentre continuo ad abbrustolirmi e a diventare di una bellezza ammutolente.
Questa mattina mi sono interrogato sul perchè, quando si è in ferie, la colazione diventa un momento di cloaca spaventosa: ma quando mai le mangio io le uova con le salsiccette e lo yoghurt con l'ananas dentro e il formaggio col prosciutto cotto? Mai. Eppure qui diventa essenziale, imprescindibile, quasi il DNA subisse un viraggio mitteleuropeo mai avuto in generazioni e generazioni di avi.
Fatti salienti pochi e questo è un bene. La pigrizia totale ieri mi ha impedito la dunagione, ma credo che nel pomeriggio andrò a darvi un assaggio. In compenso, ieri, ho stretto rapporti proficui con la sinistra morenita affascinante che mi rifà la camera. Lombroso è stato pienamente sconfessato, ma io leggo il lurido razzolante negli occhi delle persone con un solo sguardo. E così, allungandole una venti euri di mancia, le ho chiesto se per caso (per caso eh) avesse la possibilità di procurarmi dell'erba e lei ha chiuso la porta e mi ha chiesto quanta ne volessi. Ci siamo accordati su una quantità corposa più una pipetta e, con euri anticipati (un rischio, lo so), abbiamo stretto l'affare. Per cui, prima, rientrando dalla cloachea colazione, mi sono ritrovato la stanza fatta e un sacchettino del pane stropicciato con dentro un sacchetto di plastica pieno di roba verde marcio e una pipetta. Brava morenita. Faremo grandi affari io e te.
Hierba buena, tra l'altro.
Qui la compagnia è cordiale, ma suppongo che il genere di cordialità a cui aspiro non sia raggiungibile. Certo le soddisfazioni non mancano: ieri pomeriggio mi sono piacevolmente intrattenuto a conversare con Margareth, una elegante signora inglese ultrasessantenne con dei bellissimi piedi e delle belle tettone apparentemente ancora sode e, nel conversare e favellare del nulla, ho gradito avvertire la comparsa di una discreta erezione di cui ho fatto volgare e distratto sfoggio sotto i suoi scarsamente celati sguardi di compiacimento.
Son cose belle, per un maiale di razza come me.
La signora con gli occhialoni, che staziona perennemente sulla sdraio davanti al mio bungalowino, pare se ne andrà domani, che è giorno di cambio. L'ho colto con fatica da una conversazione tetesca con un'amica. Peccato. Peccato perchè, con progressione lenta e di stile, sono arrivato alla sega lenta guardandola e lei non ha teso un muscolo. Certo, vi è l'ipotesi che dormisse, dietro a quegli occhialoni, ma non ne sono affatto certo. Vedremo cosa porterà il prossimo carico di geronti. Non mi scompongo manco se cade un meteorite.
C'è una biondona alta, sulla cinquantina, estremamente ben figa. Credo sia olandese. Anche su di lei temo la partenza, considerando il tono dell'abbronzatura. Quella, ve lo dico stupendovi, me la chiaverei proprio di brutto brutto brutto. Ma non mi scompongo affatto.
Fuori da qui c'è un mondo allucinante di locali allucinanti, la maggioranza gay. Devo ancora capire bene la mappatura, ma sono certo che con la morenita riuscirò ad avere dritte serie. E' importante avere un aggancio locale, importantissimo.
Dal mondo nessuna notizia. Ho mandato un text al Ruggi per dirgli che sono vivo e vegeto, ma per il resto pare che l'operazione Tazio Missed In Action stia funzionando alla stragrande. Bene.
Il sole è alto e caldo e adesso, quasi quasi, mi infilo le infradito, due straccetti e lo zainetto e mi inoltro nelle dune. Massì.
Ma non mi scompongo affatto.
Questa mattina mi sono interrogato sul perchè, quando si è in ferie, la colazione diventa un momento di cloaca spaventosa: ma quando mai le mangio io le uova con le salsiccette e lo yoghurt con l'ananas dentro e il formaggio col prosciutto cotto? Mai. Eppure qui diventa essenziale, imprescindibile, quasi il DNA subisse un viraggio mitteleuropeo mai avuto in generazioni e generazioni di avi.
Fatti salienti pochi e questo è un bene. La pigrizia totale ieri mi ha impedito la dunagione, ma credo che nel pomeriggio andrò a darvi un assaggio. In compenso, ieri, ho stretto rapporti proficui con la sinistra morenita affascinante che mi rifà la camera. Lombroso è stato pienamente sconfessato, ma io leggo il lurido razzolante negli occhi delle persone con un solo sguardo. E così, allungandole una venti euri di mancia, le ho chiesto se per caso (per caso eh) avesse la possibilità di procurarmi dell'erba e lei ha chiuso la porta e mi ha chiesto quanta ne volessi. Ci siamo accordati su una quantità corposa più una pipetta e, con euri anticipati (un rischio, lo so), abbiamo stretto l'affare. Per cui, prima, rientrando dalla cloachea colazione, mi sono ritrovato la stanza fatta e un sacchettino del pane stropicciato con dentro un sacchetto di plastica pieno di roba verde marcio e una pipetta. Brava morenita. Faremo grandi affari io e te.
Hierba buena, tra l'altro.
Qui la compagnia è cordiale, ma suppongo che il genere di cordialità a cui aspiro non sia raggiungibile. Certo le soddisfazioni non mancano: ieri pomeriggio mi sono piacevolmente intrattenuto a conversare con Margareth, una elegante signora inglese ultrasessantenne con dei bellissimi piedi e delle belle tettone apparentemente ancora sode e, nel conversare e favellare del nulla, ho gradito avvertire la comparsa di una discreta erezione di cui ho fatto volgare e distratto sfoggio sotto i suoi scarsamente celati sguardi di compiacimento.
Son cose belle, per un maiale di razza come me.
La signora con gli occhialoni, che staziona perennemente sulla sdraio davanti al mio bungalowino, pare se ne andrà domani, che è giorno di cambio. L'ho colto con fatica da una conversazione tetesca con un'amica. Peccato. Peccato perchè, con progressione lenta e di stile, sono arrivato alla sega lenta guardandola e lei non ha teso un muscolo. Certo, vi è l'ipotesi che dormisse, dietro a quegli occhialoni, ma non ne sono affatto certo. Vedremo cosa porterà il prossimo carico di geronti. Non mi scompongo manco se cade un meteorite.
C'è una biondona alta, sulla cinquantina, estremamente ben figa. Credo sia olandese. Anche su di lei temo la partenza, considerando il tono dell'abbronzatura. Quella, ve lo dico stupendovi, me la chiaverei proprio di brutto brutto brutto. Ma non mi scompongo affatto.
Fuori da qui c'è un mondo allucinante di locali allucinanti, la maggioranza gay. Devo ancora capire bene la mappatura, ma sono certo che con la morenita riuscirò ad avere dritte serie. E' importante avere un aggancio locale, importantissimo.
Dal mondo nessuna notizia. Ho mandato un text al Ruggi per dirgli che sono vivo e vegeto, ma per il resto pare che l'operazione Tazio Missed In Action stia funzionando alla stragrande. Bene.
Il sole è alto e caldo e adesso, quasi quasi, mi infilo le infradito, due straccetti e lo zainetto e mi inoltro nelle dune. Massì.
Ma non mi scompongo affatto.
mercoledì 3 aprile 2013
Finalmente è Taz Palmas
Inondo di beltà sublime e divina la verandina del mio bungalow fronte piscina, mentre il tempo culattone vela il sole con nubi altalenanti, che qua già corre voce che domani pioverà ed io mi sento Fantozzi con l'omonima nuvoletta.
Francamente me ne sbatto il cazzo se domani pioverà o meno. Mi sento eccitato come un neurone dopo la sedia elettrica: nudo, scappellato, ad osservare uomini e donne nudi che deambulano dinnanzi a me, ridendo in idiomi germanici ed anglosassoni, poichè la fauna umana di questo resortino è prevalentemente nord europea. Inglesi, tedeschi, olandesi e belgi e, come autorevole rappresentante dell'italica arte, il Tazietti. Tazietti che gode della sua spaghettea singolarità, felice di non dovere scambiare parole con 'amiconi' italiani che divengono adesive applicazioni indissolubili sino al giorno della loro partenza.
L'età media della carne si attesta dai quarantacinque-quarantasei sino ai settanta o più. Promettente range che ben si attaglia alle note prodezze duniere, anche se è presto per dirlo. Ci sono alcune mammifere stagionate che mi mettono dei pensierini sozzoni che non vi dico.
Godo.
Godo nel sedere nudo qui fuori a picchiettare sul mio MacBook, con una banda wireless di prim'ordine. Godo nel sorseggiare il terzo Margarita, godo nel toccarmi il cazzo senza remore, ben visibile e ben visto, talvolta proprio osservato, come da quella signora agè che giace di pancia col volto rivolto verso il mio generoso Tarello ancora a riposo. Godo nel fissarle gli occhialoni da sole mentre scorro la mano sulla Canna, attardandomi sul bordo della cappella prima di ricominciare a scrivere.
L'aria dell'isola mi ha fatto bene sin dalla scaletta dell'aereo. Viaggio veloce, tranquillo, comodo. Rapido al carousel, viaggio in taxi liscio come l'olio, calorosa accoglienza, bella sistemazione, tanta carne umana nuda che mi eccita come un porco.
Questa sera cenerò qui e poi vedrò come si evolve la situazione. Se c'è del movimento resto, altrimenti andrò a bere qualcosa in uno dei settemiladuecentododici bar gay che ci sono qua attorno. Mi sto rilassando i nervi e tendendo la minchia.
Mi sento già smarrito e sperduto nel dimenticatoio del mondo, mi rilasso immaginando il febbrile affannarsi di chi mi conosce (o mi conosceva) e visualizzo il nulla orientato al sesso che mi attende nei prossimi giorni. Quanti? Chi può dirlo. Dieci, venti, trenta, non lo so proprio.
Ma per schiodare il mio eccitante culo brasiliano da qui ci vorrà qualcosa che valga veramente la pena. Ergo non promesse, non "vediamo", non "parliamone", non "forse", ma solide realtà come quelle di Roberto Carlino, che lui mica vende sogni, cazzomerda.
Mammelle grosse e dondolanti si spatasciano su pance carnose e nere dal sole, segno che non le vedrò ancora per molto e che la loro permanenza volge al termine. In effetti io sono l'unico viso pallido in mezzo a questo erotico pugno di abbrustoliti geronti eccitanti.
Ma se solo potesse uscire il sole per un giorno, li recupererei all'istante, perchè io sono italiano, terrone, arabo, montone, stallone africano.
Staserà studierò il grado di penetrabilità sociale di questa ridotta ciurma. Devo capire se posso trovarmi fica sozza qua dentro o se devo addentrarmi tra le dune. Per l'amor di dio, eh, tra le dune mi ci ficco eccome. E anche al faro, dove dicono vi sia una nutrita concentrazione di bei cazzi giocherelloni.
Forse sarà il caso di affittare una macchinetta, anche. Vedremo domani. Domani. Che bella parola.
La mia osservatrice si è eretta, indossando un'improbabile camicia di cretonne di seta bianca trasparente, perchè il sole langue. Bella maialona over cinquanta tutta depilata, quanto fondo te lo ficcherei. Nel culo. Sì, nel buco del culo. Fondo fino alle palle, mentre quel frocio cornuto di tuo marito si spalpugna la ridicola minchietta.
Ha! Che posto delizioso. Che sentimenti pacifici e romantici mi ispira.
Rilassa i nervi e tende la minchia.
Ora vado al bar e mi faccio un altro Margarita.
Me lo merito.
Come minimo.
A domani brava gente.
Francamente me ne sbatto il cazzo se domani pioverà o meno. Mi sento eccitato come un neurone dopo la sedia elettrica: nudo, scappellato, ad osservare uomini e donne nudi che deambulano dinnanzi a me, ridendo in idiomi germanici ed anglosassoni, poichè la fauna umana di questo resortino è prevalentemente nord europea. Inglesi, tedeschi, olandesi e belgi e, come autorevole rappresentante dell'italica arte, il Tazietti. Tazietti che gode della sua spaghettea singolarità, felice di non dovere scambiare parole con 'amiconi' italiani che divengono adesive applicazioni indissolubili sino al giorno della loro partenza.
L'età media della carne si attesta dai quarantacinque-quarantasei sino ai settanta o più. Promettente range che ben si attaglia alle note prodezze duniere, anche se è presto per dirlo. Ci sono alcune mammifere stagionate che mi mettono dei pensierini sozzoni che non vi dico.
Godo.
Godo nel sedere nudo qui fuori a picchiettare sul mio MacBook, con una banda wireless di prim'ordine. Godo nel sorseggiare il terzo Margarita, godo nel toccarmi il cazzo senza remore, ben visibile e ben visto, talvolta proprio osservato, come da quella signora agè che giace di pancia col volto rivolto verso il mio generoso Tarello ancora a riposo. Godo nel fissarle gli occhialoni da sole mentre scorro la mano sulla Canna, attardandomi sul bordo della cappella prima di ricominciare a scrivere.
L'aria dell'isola mi ha fatto bene sin dalla scaletta dell'aereo. Viaggio veloce, tranquillo, comodo. Rapido al carousel, viaggio in taxi liscio come l'olio, calorosa accoglienza, bella sistemazione, tanta carne umana nuda che mi eccita come un porco.
Questa sera cenerò qui e poi vedrò come si evolve la situazione. Se c'è del movimento resto, altrimenti andrò a bere qualcosa in uno dei settemiladuecentododici bar gay che ci sono qua attorno. Mi sto rilassando i nervi e tendendo la minchia.
Mi sento già smarrito e sperduto nel dimenticatoio del mondo, mi rilasso immaginando il febbrile affannarsi di chi mi conosce (o mi conosceva) e visualizzo il nulla orientato al sesso che mi attende nei prossimi giorni. Quanti? Chi può dirlo. Dieci, venti, trenta, non lo so proprio.
Ma per schiodare il mio eccitante culo brasiliano da qui ci vorrà qualcosa che valga veramente la pena. Ergo non promesse, non "vediamo", non "parliamone", non "forse", ma solide realtà come quelle di Roberto Carlino, che lui mica vende sogni, cazzomerda.
Mammelle grosse e dondolanti si spatasciano su pance carnose e nere dal sole, segno che non le vedrò ancora per molto e che la loro permanenza volge al termine. In effetti io sono l'unico viso pallido in mezzo a questo erotico pugno di abbrustoliti geronti eccitanti.
Ma se solo potesse uscire il sole per un giorno, li recupererei all'istante, perchè io sono italiano, terrone, arabo, montone, stallone africano.
Staserà studierò il grado di penetrabilità sociale di questa ridotta ciurma. Devo capire se posso trovarmi fica sozza qua dentro o se devo addentrarmi tra le dune. Per l'amor di dio, eh, tra le dune mi ci ficco eccome. E anche al faro, dove dicono vi sia una nutrita concentrazione di bei cazzi giocherelloni.
Forse sarà il caso di affittare una macchinetta, anche. Vedremo domani. Domani. Che bella parola.
La mia osservatrice si è eretta, indossando un'improbabile camicia di cretonne di seta bianca trasparente, perchè il sole langue. Bella maialona over cinquanta tutta depilata, quanto fondo te lo ficcherei. Nel culo. Sì, nel buco del culo. Fondo fino alle palle, mentre quel frocio cornuto di tuo marito si spalpugna la ridicola minchietta.
Ha! Che posto delizioso. Che sentimenti pacifici e romantici mi ispira.
Rilassa i nervi e tende la minchia.
Ora vado al bar e mi faccio un altro Margarita.
Me lo merito.
Come minimo.
A domani brava gente.
martedì 2 aprile 2013
Impazienza divorante
Sono appena tornato dalla strappagione totale e sono liscio come un'anguilla porca, sensibile in cinquemila posticini sporcaccioni che, sino a prima, erano sedati dalla lieve peluria che li ricopriva. Sono erotico come una cavalla sudato, non riesco a smettere di menarmelo guardandomi allo specchio, ingallato anche dall'intimità creatasi d'improvviso con una spagnola davvero caliente che ha armeggiato con il mio arnese spostandolo di qua e di là, donandogli un'erezione di cui avrei dovuto vergognarmi e di cui, invece, ho goduto midollarmente, sbracando da troia con la Mazza Randazza dura mentre la bella spagnolera faceva finta di niente e, anzi, strappava con maggior vigore, nella speranza di procurarmi del dolore che dissuadesse Madama Minchia dallo svettare così impertintente ed impietosa nei confronti della minchiarella che il di lei coniuge deve possedere, ma inutilmente, poichè tanta cattiveria mi ha arrapato ancor di più. E poi vai alla pecora, a farmi depilare il culo, il buco del culo, perineo e coglioni, lisci e glabri come quelli di una pornostar che fa l'anale, come diceva quella troia vigliacca dimmerda della Ade. Perchè se mi capita lo voglio fare anche io l'anale, con qualche bel maschione gay che l'isola ne è zeppa.
Domani, domani, domani.
Domani parto, domani arrivo. Da domani voglio ingozzarmi di sensuale cellulite abbronzata e lucida d'olio, di morbide tette penzolanti, di pance erotiche, di sorche spatasciate per il godimento oculare dei suini astanti, voglio ubriacarmi di donne comuni percorse da immondi desideri di lurido da consumare nell'isola Troia, lontana da tutti e da tutto, dove pudore, costumi e inibizioni vengono cacciati nel cesso con lo scopetto per lasciare posto alla lussuria e all'impudicizia, alla sporciziainteriore ed intellettuale, al degrado e alla sublime immoralità. Voglio brasarmi di atteggiamenti puttaneschi luridamente volgari, ammiccanti, di corna volute, di piaceri perversi, voglio essere lo stallone di chiunque me lo chieda, maschi, femmine, giovani, maturi, anziani, voglio godere, urlare di piacere, spaccarmi e spaccare e mollare il fottuto ormeggio al quale un po' mi ci sono impiccato da solo e un po' mi ci hanno impiccato, perchè ora come non mai mi sento di pensare e agire come se dovessi morire domani, assetato di piacere e vuotezza, di orgasmi, sperma e pelli e carni e sudori altrui, odori, sapori di esseri sconosciuti, di donne dai capelli bianchi che a Natale qualche piccolo umano chiama nonna e focalizza in lei la bontà asessuata, mentre sull'isola la nonna vuole il cazzo, vuol far vedere la fica agli sconosciuti, vuole essere guardata mentre succhia cazzi forestieri, vuole essere adorata da piccole orde di merdosi omunculi arrapati che si segano insignendola di titoli importanti: Troia, Puttana, Succhiacazzi, Maiala.
Domani è il gran giorno, domani è l'espatrio, l'esilio, il limbo, la fuga, la macchia.
Da domani la mia solitudine sarà sacra ed inviolabile.
Ed avrò, finalmente, tutto quello che non mi serve.
I preparativi di Martedì dell'Angelo
Buon martedì dell'Angelo a tutti.
La temperatura s'è abbassata, le nuvole si sono addensate, cinque dei simpatici compagni di ventura stanno per lasciare Marbella in direzione Malaga e da lì si disperderanno nell'aere.
Io no.
Io, il Ruggi e la venezuelanina, no. Rimaniamo qua. Io solo per un giorno, che domani è il giorno X. Loro per tutta la settimana.
Poi la venezuelanina viene imbarcata per Milano e il Ruggi si imbarca per Bordeaux che va a dare un'occhiata ai suoi affari bedendbrecfastiani.
Ergo, va ad allungarglielo nel culo alla francesazza sozza. La francesozza. Bravo Ruggi.
Io, da domani, vivrò nudo ed eccitantemente eccitato.
Farò, finalmente, sfoggio del mio Ultracazzo. Lo sventolerò in faccia alle ospiti del microalberghino. Ma anche agli ospiti.
Passerò le giornate a menarmelo, nemmeno tanto nascosto, tra l'altro.
Da domani farò indigestioni di corpi, di pelle, di genitali, di ani, di piedi.
Da domani copulerò con donne e uomini per lo più anziani, ma porci come me e tutto questo suona tanto da Paradiso Perduto.
Da domani scivolerò nel limbo degli archetipi, sciogliendomi in un fiume di sperma, olio e sudore.
Deliziosa prospettiva, agognato sedativo dell'anima, sopraffino trattamento farmacologico naturale.
Domani alle ore 12:20, 13:20 locali e anche italiane, il mio aviogetto della compagnia Vueling toccherà (speriamo) il suolo della pista d'atterraggio di Las Palmas ed io scenderò la scaletta, bello come solo io e pochi attori hollywoodiani possiamo essere, godendo subito della temperatura para africana della meravigliosa Isola dell'Ammore.
La voce del mio arrivo riecheggerà per i quattro angoli dell'isola e le femmine, canarie e non, cominceranno ad ovulare, avvertendo l'inturgidimento dei loro seni e l'ingrossamento delle loro vagine, che diverranno sensibili persino all'aria.
Recupererò il bagaglio e mi recherò in zona taxi, prendendone uno che mi possa condurre al mio alberghino piccino picciò.
Completerò le operazioni di check-in e poi guadagnerò la mia stanza/bungalow, bordo piscina. Mi priverò degli abiti e, munito di miniborsellino contentente crema solare e telefono, raggiungerò la prima sdraio disponibile, giacendovi sopra a gambe aperte, sfoggiando i miei genitali da sogno che, ne sono certo, reagiranno con un imbarzottimento di benvenuto alla libertino/libertario/liberista situazione.
Ordinerò una serie nutrita di Margaritas, che sorseggerò mentre il sole contribuirà a mutare il tono della mia pelle verso note ambrate che impreziosiranno il mio già irresistibile fascino.
Ed a tale scopo, questo pomeriggio, la migliore estetista di Marbella compirà la depilazione totale ed impietosa del mio sublime corpo di maschio, al fine di consentire al Bronzo di Riace che è dentro di me, di esprimere tutta la sua statuaria sensualità bisessuale, facendomi sentire erotico e gay.
Lo vedo molto bene questo mio esilio, questa mia naftalinizzazione, questa elisione dai fatti terreni, questa mia decerebralizzazione autoalimentante.
E' esattamente quello che mi vuole.
Esattamente.
La temperatura s'è abbassata, le nuvole si sono addensate, cinque dei simpatici compagni di ventura stanno per lasciare Marbella in direzione Malaga e da lì si disperderanno nell'aere.
Io no.
Io, il Ruggi e la venezuelanina, no. Rimaniamo qua. Io solo per un giorno, che domani è il giorno X. Loro per tutta la settimana.
Poi la venezuelanina viene imbarcata per Milano e il Ruggi si imbarca per Bordeaux che va a dare un'occhiata ai suoi affari bedendbrecfastiani.
Ergo, va ad allungarglielo nel culo alla francesazza sozza. La francesozza. Bravo Ruggi.
Io, da domani, vivrò nudo ed eccitantemente eccitato.
Farò, finalmente, sfoggio del mio Ultracazzo. Lo sventolerò in faccia alle ospiti del microalberghino. Ma anche agli ospiti.
Passerò le giornate a menarmelo, nemmeno tanto nascosto, tra l'altro.
Da domani farò indigestioni di corpi, di pelle, di genitali, di ani, di piedi.
Da domani copulerò con donne e uomini per lo più anziani, ma porci come me e tutto questo suona tanto da Paradiso Perduto.
Da domani scivolerò nel limbo degli archetipi, sciogliendomi in un fiume di sperma, olio e sudore.
Deliziosa prospettiva, agognato sedativo dell'anima, sopraffino trattamento farmacologico naturale.
Domani alle ore 12:20, 13:20 locali e anche italiane, il mio aviogetto della compagnia Vueling toccherà (speriamo) il suolo della pista d'atterraggio di Las Palmas ed io scenderò la scaletta, bello come solo io e pochi attori hollywoodiani possiamo essere, godendo subito della temperatura para africana della meravigliosa Isola dell'Ammore.
La voce del mio arrivo riecheggerà per i quattro angoli dell'isola e le femmine, canarie e non, cominceranno ad ovulare, avvertendo l'inturgidimento dei loro seni e l'ingrossamento delle loro vagine, che diverranno sensibili persino all'aria.
Recupererò il bagaglio e mi recherò in zona taxi, prendendone uno che mi possa condurre al mio alberghino piccino picciò.
Completerò le operazioni di check-in e poi guadagnerò la mia stanza/bungalow, bordo piscina. Mi priverò degli abiti e, munito di miniborsellino contentente crema solare e telefono, raggiungerò la prima sdraio disponibile, giacendovi sopra a gambe aperte, sfoggiando i miei genitali da sogno che, ne sono certo, reagiranno con un imbarzottimento di benvenuto alla libertino/libertario/liberista situazione.
Ordinerò una serie nutrita di Margaritas, che sorseggerò mentre il sole contribuirà a mutare il tono della mia pelle verso note ambrate che impreziosiranno il mio già irresistibile fascino.
Ed a tale scopo, questo pomeriggio, la migliore estetista di Marbella compirà la depilazione totale ed impietosa del mio sublime corpo di maschio, al fine di consentire al Bronzo di Riace che è dentro di me, di esprimere tutta la sua statuaria sensualità bisessuale, facendomi sentire erotico e gay.
Lo vedo molto bene questo mio esilio, questa mia naftalinizzazione, questa elisione dai fatti terreni, questa mia decerebralizzazione autoalimentante.
E' esattamente quello che mi vuole.
Esattamente.
domenica 31 marzo 2013
Buona Pasqua
Buenos dias e buona Pasqua everybody.
Sono mattiniero, sono energico, sono rilassato, sono spermoprivo, sono tranquillo.
Clima vagamente piovigginoso con sensibile abbassamento termico. Ribadisco la fava che non ne me ne chiava perchè, là dove calienta il sol, per oggi sono previste punte di ventisei gradi e ciò è cosa buona e giusta.
Ieri sera ristorante di luzzo, dove s'è mangiata una Paella con la P maiuscola e la Renata mi ha fatto per mezz'ora un Piedino sotto la tavola che si è meritato altrettanta P maiuscola. Poi passeggiata verso un locale, ahimè, danzaiolo. L'occasione della passeggiata mi ha reso gradevole l'accarezzarle le sodissime natiche, così, senza vergogna, specia datosi che eravamo l'ultima coppia della carovana.
Poi, nel locale, ho forzato la mia natura danzando con lei al fine di farle apprezzare la durezza della Torpedine Metallurgica che serbavo nell'intimità dei miei pantaloni e la cosa ha acceso le polveri. Una estenuante serata di ammiccamenti, palpamenti, baci furtivi, lingue sul collo, mani galeotte, poppette chiodate e Tazioboa Costrictor Penetrator di plastica forma evincibile dal pantalone.
Poi, finalmente, la magione. E lì il prosieguo dei festeggiamenti, altra musica, Sciampagn, chiacchiere, Renata scalza accoccolata sul mio grembo, macheccazzo, c'abbiamo un'età, mica dobbiamo nasconderci, la faccio erigere dal mio grembo, le impugno la mano, chiedo scusa con un sorriso da gran figlio di zoccola e me la trascino in camera, suscitando un morbido applauso e contentuto riso ammirato, mentre anche lei ride a metà tra l'imbarazzo e l'eccitazione ed è bello, bellissimo, sbucciarle i vestiti di dosso come fosse una banana, una erotica banana nuda dalle tettine appassite e affascinanti, dal ventre a tratti rugoso di pelle, ma piatto come un vassoio d'argento e poi la fica, rasata con cura nel mezzo, liscia e tenerissima, mentre sul pube è stata risparmiata una stretta riga di pelo che ricorda che ella bambina non è e ciò che mi affascina è che, tale riga, non è rasata corta, ma lasciata villosa e ricciuta e la cosa mi piace, e la lecco a gambe aperte, assaggiando ogni sua plica del piacere, dal clitoride all'ano polposo e più scuro, la mangio, la sbavo, la lecco, la succhio, la mordo, la ciuccio e la sento godere e contrarsi ed allora, senza indugio, le premo la cappella violacea tra le labbrone e la chiavo, la sbatto, la trapano, la freso, la allargo e lei s'abbarbica, tesa, estasiata, compresa, empatica, gaudente, sognante, sofferente, sorridente, stupita ed incredula, felice che tra le mie gambe si eriga un simile Siluro Rampazzo Durazzo Kriptonazzo e balbetta cosette, ma io le schaffeggio il palato e la bocca con la mia lingua e devo dire, amici che silenti mi seguite da casa, che quella Femmina d'Annata è proprio un gran bel chiavare.
E lo Sturbo si impalla e la Renata cavalca scomposta la Minchia Imperial Granitica sbattendo ipnotica quelle belle tettine a goccia terminate di capezzoloni materni e aerole color cacao chiaro, cavalca e mi confessa che si sente toccare la cervice e io sbatto e lei piagnucola dolore e piacere, confidandomi il timore di venir lacerata, ma nonostante tale temutissimo rischio, sbatte come una pressa pneumatica e dondola e si lecca la bocca e tutto ciò mi suggerisce un cambio e la schianto di fianco, allungandole il Mastro Tarello In Forma Smagliante nella Sorca Svangata e fotto come un mulinello sino a farla cantare per la prima volta e poi la schieno e ricomincio, con le sue caviglie sulle spalle, leccandole i piedi, premendola alla Chiocciola Sozza e lei s'aggrappa alle lenzuola con le unghie e io inserisco l'overdrive e frullo nella fica fino a farle schiumare gli umori, montandoli a neve, sgusciando di scatto segandomi il cazzo e non ho modo di completare la plateale schizzata che la deliziosa Renata abbocca il boccaglio e mi tira una bocca in bassa pressione che mi fa gridare sborrando e nemmeno una goccia è andata sprecata e così, col cazzo asettico e asciutto, colgo l'occasione per rientrarle di dentro avviando il secondo tempo furioso, tra le risatine di estatico stupore per l'assenza di tempi tecnici di recupero e i mugolii e i gemiti e il piacere che la mia furia di passione genera nella sua larga vagina carnosa e odorosa e tra una cavalcata, una pecora, un fianco e una chiocciola, la bella Renata piange di nuovo il piacere sublime ed io concludo nella sua bocca caldissima per la seconda volta.
"Lo sai che a me di ha sempre fatto schifo mandarla giù?" mi confessa annientata mentre abbracciati respiriamo da mantici sul letto distrutto.
"E come mai stavolta?" chiedo inorguogliuito della situazione.
"Ero così strapresa che mi è venuto naturale" e sorride bianchissima di bellezza collaudata dal tempo e gli occhi verdi sono ancora più verdi ed è bellissima.
Rifacciamo il letto e ci stendiamo, abbracciati, nudi, ad accarezzarci e fare sommesse chiacchiere adulte, quelle chiacchiere che non c'entrano nulla col gran sesso appena consumato, perchè gli adulti il sesso lo fanno, poi se è gran sesso ne sono felici, ma l'età e l'esperienza non lo fanno diventare un evento e lo vivono forse meglio dei giovani che lo approcciano sempre come qualcosa di extra.
E' Pasqua, tanti auguri Renata e lei ride e mi dice anche a te e ci guardiamo e si mette una mano sulla fronte e dice "Dio vorrei farmi ammazzare invece di tornare a Bologna martedì" e io le dico che può sempre venire alle Canarie con me che la porto a fare la porca in mezzo alle dune e scopiamo dappertutto e lei mi dice di smetterla che le viene da piangere e allora io ricomincio e lei apre le gambe ed è Pasqua di Resurrezione un po' per tutti ed è bello, molto bello.
Mentre mi unisco carnalmente con quella bella Donna straingamba dall'aria puttanosexychiavamitutta mi sento lontano, lontano, lontano. Mi sento in fuga, una fuga necessaria, una fuga defaticante, liberatoria, ossigenante. Tutto è lontano, lontano, lontano e Marbella è l'ultimo punto del mondo conosciuto, prima del salto oceanico, prima dell'Isola della Libertà totale, morale, affettiva, il covo dell'attesa, il rifugio in cui i sensi comanderanno, mandando a riposo la ragione per un po' o per tanto, chi lo sa. Biglietto sola andata, corredino isolano, nudità imperitura, Renata ti piacerebbe fare la zoccola là e lei ride, mi sa di si, mi dice mollemente mentre la scopo pianissimo, rilassato, rilassati.
Buona Pasqua, brava gente.
La mia è una delle migliori.
Chi l'avrebbe mai detto?
La speranza ritorna nel cuore.
E' Pasqua, alla fine.
No?
Sono mattiniero, sono energico, sono rilassato, sono spermoprivo, sono tranquillo.
Clima vagamente piovigginoso con sensibile abbassamento termico. Ribadisco la fava che non ne me ne chiava perchè, là dove calienta il sol, per oggi sono previste punte di ventisei gradi e ciò è cosa buona e giusta.
Ieri sera ristorante di luzzo, dove s'è mangiata una Paella con la P maiuscola e la Renata mi ha fatto per mezz'ora un Piedino sotto la tavola che si è meritato altrettanta P maiuscola. Poi passeggiata verso un locale, ahimè, danzaiolo. L'occasione della passeggiata mi ha reso gradevole l'accarezzarle le sodissime natiche, così, senza vergogna, specia datosi che eravamo l'ultima coppia della carovana.
Poi, nel locale, ho forzato la mia natura danzando con lei al fine di farle apprezzare la durezza della Torpedine Metallurgica che serbavo nell'intimità dei miei pantaloni e la cosa ha acceso le polveri. Una estenuante serata di ammiccamenti, palpamenti, baci furtivi, lingue sul collo, mani galeotte, poppette chiodate e Tazioboa Costrictor Penetrator di plastica forma evincibile dal pantalone.
Poi, finalmente, la magione. E lì il prosieguo dei festeggiamenti, altra musica, Sciampagn, chiacchiere, Renata scalza accoccolata sul mio grembo, macheccazzo, c'abbiamo un'età, mica dobbiamo nasconderci, la faccio erigere dal mio grembo, le impugno la mano, chiedo scusa con un sorriso da gran figlio di zoccola e me la trascino in camera, suscitando un morbido applauso e contentuto riso ammirato, mentre anche lei ride a metà tra l'imbarazzo e l'eccitazione ed è bello, bellissimo, sbucciarle i vestiti di dosso come fosse una banana, una erotica banana nuda dalle tettine appassite e affascinanti, dal ventre a tratti rugoso di pelle, ma piatto come un vassoio d'argento e poi la fica, rasata con cura nel mezzo, liscia e tenerissima, mentre sul pube è stata risparmiata una stretta riga di pelo che ricorda che ella bambina non è e ciò che mi affascina è che, tale riga, non è rasata corta, ma lasciata villosa e ricciuta e la cosa mi piace, e la lecco a gambe aperte, assaggiando ogni sua plica del piacere, dal clitoride all'ano polposo e più scuro, la mangio, la sbavo, la lecco, la succhio, la mordo, la ciuccio e la sento godere e contrarsi ed allora, senza indugio, le premo la cappella violacea tra le labbrone e la chiavo, la sbatto, la trapano, la freso, la allargo e lei s'abbarbica, tesa, estasiata, compresa, empatica, gaudente, sognante, sofferente, sorridente, stupita ed incredula, felice che tra le mie gambe si eriga un simile Siluro Rampazzo Durazzo Kriptonazzo e balbetta cosette, ma io le schaffeggio il palato e la bocca con la mia lingua e devo dire, amici che silenti mi seguite da casa, che quella Femmina d'Annata è proprio un gran bel chiavare.
E lo Sturbo si impalla e la Renata cavalca scomposta la Minchia Imperial Granitica sbattendo ipnotica quelle belle tettine a goccia terminate di capezzoloni materni e aerole color cacao chiaro, cavalca e mi confessa che si sente toccare la cervice e io sbatto e lei piagnucola dolore e piacere, confidandomi il timore di venir lacerata, ma nonostante tale temutissimo rischio, sbatte come una pressa pneumatica e dondola e si lecca la bocca e tutto ciò mi suggerisce un cambio e la schianto di fianco, allungandole il Mastro Tarello In Forma Smagliante nella Sorca Svangata e fotto come un mulinello sino a farla cantare per la prima volta e poi la schieno e ricomincio, con le sue caviglie sulle spalle, leccandole i piedi, premendola alla Chiocciola Sozza e lei s'aggrappa alle lenzuola con le unghie e io inserisco l'overdrive e frullo nella fica fino a farle schiumare gli umori, montandoli a neve, sgusciando di scatto segandomi il cazzo e non ho modo di completare la plateale schizzata che la deliziosa Renata abbocca il boccaglio e mi tira una bocca in bassa pressione che mi fa gridare sborrando e nemmeno una goccia è andata sprecata e così, col cazzo asettico e asciutto, colgo l'occasione per rientrarle di dentro avviando il secondo tempo furioso, tra le risatine di estatico stupore per l'assenza di tempi tecnici di recupero e i mugolii e i gemiti e il piacere che la mia furia di passione genera nella sua larga vagina carnosa e odorosa e tra una cavalcata, una pecora, un fianco e una chiocciola, la bella Renata piange di nuovo il piacere sublime ed io concludo nella sua bocca caldissima per la seconda volta.
"Lo sai che a me di ha sempre fatto schifo mandarla giù?" mi confessa annientata mentre abbracciati respiriamo da mantici sul letto distrutto.
"E come mai stavolta?" chiedo inorguogliuito della situazione.
"Ero così strapresa che mi è venuto naturale" e sorride bianchissima di bellezza collaudata dal tempo e gli occhi verdi sono ancora più verdi ed è bellissima.
Rifacciamo il letto e ci stendiamo, abbracciati, nudi, ad accarezzarci e fare sommesse chiacchiere adulte, quelle chiacchiere che non c'entrano nulla col gran sesso appena consumato, perchè gli adulti il sesso lo fanno, poi se è gran sesso ne sono felici, ma l'età e l'esperienza non lo fanno diventare un evento e lo vivono forse meglio dei giovani che lo approcciano sempre come qualcosa di extra.
E' Pasqua, tanti auguri Renata e lei ride e mi dice anche a te e ci guardiamo e si mette una mano sulla fronte e dice "Dio vorrei farmi ammazzare invece di tornare a Bologna martedì" e io le dico che può sempre venire alle Canarie con me che la porto a fare la porca in mezzo alle dune e scopiamo dappertutto e lei mi dice di smetterla che le viene da piangere e allora io ricomincio e lei apre le gambe ed è Pasqua di Resurrezione un po' per tutti ed è bello, molto bello.
Mentre mi unisco carnalmente con quella bella Donna straingamba dall'aria puttanosexychiavamitutta mi sento lontano, lontano, lontano. Mi sento in fuga, una fuga necessaria, una fuga defaticante, liberatoria, ossigenante. Tutto è lontano, lontano, lontano e Marbella è l'ultimo punto del mondo conosciuto, prima del salto oceanico, prima dell'Isola della Libertà totale, morale, affettiva, il covo dell'attesa, il rifugio in cui i sensi comanderanno, mandando a riposo la ragione per un po' o per tanto, chi lo sa. Biglietto sola andata, corredino isolano, nudità imperitura, Renata ti piacerebbe fare la zoccola là e lei ride, mi sa di si, mi dice mollemente mentre la scopo pianissimo, rilassato, rilassati.
Buona Pasqua, brava gente.
La mia è una delle migliori.
Chi l'avrebbe mai detto?
La speranza ritorna nel cuore.
E' Pasqua, alla fine.
No?
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