Che non è che ritorni daccapo a sfregiare la lingua italiana scrivendo di cose che non se ne incula nessuno, anche se c’hai quel taglio di dentro e di fuori, ma tanto ce li hai e li tieni ben stretti e mi spiace per te, ma non basta per niente, che la vita degli altri va avanti e tu sei ancora in parcheggio che ti costruiscono un parco e tre PEEP e non sai dove hai lasciato la macchina e poi ti ricordi del pranzo col Liga e sei animali da palco bifolco, che noi siamo così, bifolchi e villani, ma soprattutto spacconi, anche se meno dei romagnoli, gniss n’azident.
Che non è che spieghi a quei quattro, che non si sa perché ti seguivano, che t’è montata la sorte di sopra con tutto il rimorchio e che di toccare i freni non s’è ricordata nemmeno allo stop, scrivendo paroloni patologici e allegando le analisi sgrammaticali e illogiche, che se in Inghilterra le infermiere c’hanno le gambe bianche di gesso non è che a un porco, anche se fuori uso, non ci viene in mente di leccargli la prugna con ancora le chiappe che sanno di Cytrosìl.
Che non è che, anche se è passato quasi un anno, quando telefoni alla sozza di turno quella non gorgoglia liquamate e la incontri e ti chiede, tra le coltri insudiciate di ormoni, facendoti affogare lercio nella sua tenera carne usatissima, se sei il suo maiale e tu precisi, pedante, che sei il taurobriccotaziosaurusrex, ma in versione redux perché non è che puoi più sbroccare di droga e di alcol come quando consumavi il calendario come la Ade consumava la sua Immanculata Sorca Imperiale, cioè come se non fosse tuo/sua.
Che non è che la puoi menare col talento e l’esperienza e l’internazionalità consacrata al delinquere perché ai provinciali che abitano nel centro del loro mondo sembra di periferia anche chi calpesta il sanpietrino più in là.
Che non è che se anche tutti sono colati come sugna sulla griglia, sparendo nel nulla del nulla da cui provenivano, tu sei migliore perché lavori da altri famosi e fai una vita attenta al mangiare, che al bere si fa presto, perché tolta l’acqua non c’è poi più niente.
Che non è che se anche ti si rizza in farmacia, guardando la Dottoressa Biolcati in sandalini porno anni ottanta che ti serve le pastigliette della soppravvivenza, dopo ti spari in un appostamento che levati Pelloni e finchè non glieli annusi non hai pace, perché oggi è così, all’insegna dello sbattimento di coglioni, ma anche con garbo, che non mi salti fuori anche il varicocele.
Non so più niente e non mi ricordo più niente.
Che non è che se fai cazzate merdose per anni poi devi essere un taccuino di Hemingway per forza, che tante volte è meglio dire io non c’ero anche se c’eri solo tu.
“Taziolino, le hai prese le pastigline?”
Che non è che anche se c’hai un culo a cui manca solo il vetro di protezione e l’allarme da che capolavoro che è mi puoi dire Taziolino.
Taziolino ‘sto grancazzo.
Tira su le tue carabattole e togliti dai coglioni, subito.
Che non è che se uno non è poi è, eh.
Chiedetelo al Liga.