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sabato 21 gennaio 2012

Il risveglio

Bonsoir.
Ho dormito, mi sento enormemente meglio. Il pranzo è stato fruttuoso, sono entusiasta. Da lunedì inizierò a lavorare su tutte le novità. Queste sono le vere cose importanti.

Mi fa sempre un certo effetto svegliarmi a pomeriggio col buio. Mi riporta con la mente a quando dormivo di giorno e stavo sveglio alla notte. Sveglio in mezzo alle cosce di qualcuna. Credo sia una tradizione da recuperare in futuro, nei limiti del possibile.

Ho acceso il telefono e ho verificato lo stato dell’arte. Un sms della Ale che chiede conferma per le 20:30. Rispondo scusandomi, dicendole che stavo dormendo, mi risponde in dieci secondi con una faccina sorridente e un “è tt ok”. Un sms dalla Nica del primo pomeriggio mi comunica con eloquenza inequivocabile che lei sarebbe anche pronta a ricominciare, adesso che ha dormito. Fantastico, anche io Nica e te lo scrivo. Nessuna telefonata dalla Domi, nessun sms. Meglio così, io sono cane sciolto, almeno sino a domattina. E su domani non faccio né progetti né pronostici, perché se mi gira il cazzo tiro su una delle due troie e me ne vado al mare a mangiarmi una fritturina in pace.

Mi verso un whisky doppio e resto con i coglioni ed il cazzo che penzolano dall’accappatoio corallo. Adesso andrò a farmi due clisteri e una bella doccia calda. Mi rado bene il cazzo che ho qualche peletto che ricresce, controllerò anche attorno al buco del culo e sul perineo. Voglio essere un bel troione per la Ale.
Non abbiamo mai scopato 1 vs 1 io e lei. Sempre triangoli, orgette. Ma da soli mai.
Stasera, infatti, cercherò proprio il corpo a corpo perché ha ragione Trainer, è a quel modo che l’arrapato a bestia dà il suo massimo.

Fritt’n’dance e poi finiremo in quel motel da puttane a chiavare. Trovo la prospettiva a dir poco esaltante.
Stavo pensando di chiamare N e di chiedergli un favore, che gli renderò lunedì. Vorrei chiedergli se mi presta una pastiglia azzurra. Sono curioso di vedere che effetto fa su di me una di quelle. Magari anche niente, considerato la dotazione di partenza. O magari genera effetti pirotecnici.
Sì, lo chiamo, voglio proprio vedere.

Ok raga, sono le sette e mezzo, il whisky è finito e io devo cominciare a prepararmi.
A domani.

Sabato

Bon jour.
Sono massacrato, dolorante ovunque. Ed ogni volta che raggiungo con la mano un punto dolorante, mi scopro a sorridere pensando al perché è dolorante. Non ho raddoppiato con la Sami stanotte, no.
E’ stato talmente travolgente e sanificante che ho provato un grandissimo stupore quando ho visto che erano le cinque. E ci siamo fermati per sazietà. E non potete capire con che stupore ho rilevato di essere sazio. Ed anche lei. Non necessitava nessuna Sami, siamo riusciti ad addormentare le Bestie da soli.

Ora sto bevendomi il secondo caffè, con all’attivo circa tre ore e mezza di sonno. Non male, direi.
Sono perfettamente conscio che la giornata di oggi è potenzialmente zeppa di insidiose rotture di coglioni e cerco di individuare in che modo evitarle. Non voglio assolutamente essere disturbato e distolto dalla grazia piena in cui mi trovo immerso. E’ con questa grazia illuminata che voglio andare a pranzo, oggi. Perché sento nuova linfa, sento che il cervello è stato deterso ed ora brilla scintillante di mille idee che sino a ieri sera non si erano materializzate. Mi sento carico, forte, massiccio, determinato e positivamente ottimista.
Fuori c’è un bel sole, dentro anche.

Sono molto lucido. Scintillante lucidità. Non provo alcun senso di colpa. L’unica sensazione che provo è una miscela fatta di rammarico che la notte sia finita e una sottile vibrante eccitazione al pensiero del corpo nudo della Ale, che questa notte sarà a disposizione del lupo mannaro affinché egli torni nuovamente a sfamarsi, sbranando tenera carne di femmina.

Sono pieno di nuove terminazioni nervose che recepiscono impercettibili stimoli, li catalogano e li immagazzinano con ordine all’interno di contenitori che subiranno più tardi un vaglio matematico ed infallibile.

Il parlàfono giace acceso accanto al portatile, privo di messaggi e chiamate. E’ il segno dell’apertura delle ostilità, ma io al momento non scendo nel teatro operazioni. Io oggi ho solo due cose da fare.
La prima è chiudere con ciò che ho in mente, a pranzo.
La seconda è chiavare, come l’animale infernale che sono, la stupendamente lurida Alessandra.
E tra queste due cose c’è spazio solo per un sonno ricostituente.
Nient’altro.

Riassunto della salvezza

Quando due Bestie, entrambe in astinenza, si incontrano per far deflagrare i loro genitali cannibali, ciò che diviene per tutti oscena follia ripugnante, è per loro vitale poesia allo stato puro. E’ scomposizione recettiva e ricomposizione in una dimensione parallela, dove il massimo della perversione è ancora un minimo che non sazia e, per questo, genera isteriche dinamiche di ricerca di limiti invalicabili.

La Nica è un essere alieno di razza superiore. E’ una Bestia di un talento siderale, perfetta in qualsiasi situazione, sublime idolo da adorare avvertendo il vuoto interiore che solo la bellezza dell’irraggiungibilità assoluta sa generare. E’ una vetta estrema, è vocazione, è follia, è luce.
Sopra un letto ricoperto da una montagna di asciugamani febbrilmente raccattati abbiamo dato sfogo a qualsiasi cosa. Qualsiasi. Abbiamo bevuto le nostre urine, schizzandocele in bocca e addosso con godimento isterico, ci siamo imbrattati di sperma, abbiamo penetrato i nostri fori con qualsiasi cosa, ci siamo accarezzati gli epiteli interni sbavando, provando, sperimentando dilatazioni apparentemente impossibili, grugnendo come folli depravati che hanno abbandonato il pianeta della ragione e navigano alla deriva della galassia delle sensazioni basiche, pure, elettriche, crude, bestiali.

Nessuna liturgia elegante, nessuno sofisticato stimolo di aree cerebrali sensibili, nessun lessico innescante, ma solo bestialità affamata allo stato puro. Carnivori. Sudore, urina, sperma, umori, feci, sangue, sputi. Ecco gli ingredienti nei quali ci siamo rotolati scopando animali. Godendo come necessitavamo. Senza parole, colmando la voragine di desiderio che stava per risucchiare entrambi.
Ci siamo salvati la vita stanotte.
Meraviglioso.

venerdì 20 gennaio 2012

Precipitazioni

Poco fa mi ha telefonato. Chiedendomi che programmi ho per domani. Io ho risposto la verità, cioè che domani a mezzogiorno vedo una persona per pranzo (quello che ha chiuso l’agenzia), perché voglio parlargli di lavoro e che, quindi, non so minimamente a che ora mi libererò, che è un’altra verità. Ma la verità, si sa, è dannatamente sfavorita rispetto alla menzogna. Per cui mi sono sentito rispondere che sono un permaloso vendicativo e che non le sembra il caso di sostenere questo atteggiamento. A quel punto le ho chiesto con franchezza, con estrema, drammatica e risoluta chiarezza se per caso non mi credesse. E mi ha risposto con estrema, franca e assoluta chiarezza che no, non mi crede. O meglio, è assolutamente convinta che il pranzo sia forzatamente stato creato per vendicarmi di stasera e domani sera.
Ho fatto leva su me stesso sino allo sforzo sommo per mantenermi calmo.
E le ho risposto che domenica urgerà una chiacchierata molto seria.
E lei ha concordato, stizzita e nervosissima.
E abbiamo chiuso freddamente.

Dopo dieci minuti mi ha richiamato, per sibilare con noia stizzita che “Senti non vado domani sera, ok, è meglio che parliamo e poi in questo stato non ho lo spirito per andare ad una festa”. Che bastardo eh? Rovino gli spiriti della festa.
“Mi dispiace, ma io ho preso un impegno per domani sera. Parleremo domenica.”
 

“Ah! Hai fatto presto a trovarti un impegno. Bene, bene, sono contenta che nonostante l’incazzatura tu abbia trovato da uscire. E se ti chiedessi di disdirlo come ho deciso di disdire io?”
“Ti risponderei che mi spiace, ma mi sono preso un impegno e ci parleremo domenica.”
“E’ una donna vero?”

“Di cosa stiamo parlando Domi? Cerchi la rissa?”
“Figuriamoci, è una donna di sicuro. Divertiti.”
Click.

Due cose sole.
La prima è che Giovedì prossimo Flamingo. Cascasse il mondo, io giovedì sera sono al Flamingo.
Perché io me la voglio chiavare la Giuliana e me la chiaverò.

La seconda è che adesso vado a casa, mi faccio un paio di clisteri e una bella doccia, mi metto l’anello al cazzo, mi fumo una cannetta, mi rilasso e vado a prendere la Nica.
Col telefono spento.
Queste sono le due sole cose che mi viene da dire in questo momento.
Buona serata a tutti.

Rivedere e correggere

A parte che sono sempre l’Extratazio di sempre e lo sarò sempre perché, cazzomerda, dopo due mesi di idiotissima asocialità ficcaiola su tutta la linea, fedeltà dedicate con sacrificio masochista, forzature e costrizioni, in meno di due ore mi sono pianificato bello liscio la chiavata ultraporcamegasozza di stasera e anche di domani sera e questo è, diciamocelo tutti in coro, da campioni del mondo.

A parte questo, cazzo, c’è da dire che vanno rivisti alcuni concetti di base, perché a me mi sa che qui non ho mica capito bene quello che sta succedendo. Non è tollerabile, né ammissibile in alcuna maniera, che IO l’Extratazio nazionale, mi ritrovi con una ridicola listina di 11 nomi da monta in cui sono presenti 3 prostitute, un’Orgy Club e un’alcolizzata marcia. E le sei rimanenti è tutta roba vecchia, esausta, consunta.
Può il Grande Tazio avere una lista delle riserve composta in questo modo? Può?
Direi di no.

E poi ancora, in merito al concetto di inadeguatezza latente formulato lunedì nei riguardi della Domi, perché la Domi poverina, la Domi è vittima della mia ipersessualità, poverina la Domi, vogliamo dirlo che alla luce di questa particina di merda che mi ha riservato, un minimo di inadeguatezza latente la soffro pure io, cazzo? Vogliamo dire che la Domi sarà pure poverina che deve prendere tutto quel brutto cazzaccio duro che le do, che lei invece farebbe anche con un terzo, ma pure Extratazio è poverino, perché ficca il suo brutto cazzaccio almeno al 40% di quello che potrebbe ficcare e deve pure stare casto e fedele per rinunciare al 60% e, alla fine, si sente inadeguato a costumi sessuali bolliti.
Diciamocelo, perché se no siamo dei begli ingiusti secondo me.
Eh.

C’è anche poi dell’altro, che esula dal gran carico di sborra che mi ritrovo, ma che lo affronterò da rilassato, dopo il Trattamento Nica. E anche dopo il digestivo Sami, perché cazzomerda se penso che è tutta la settimana che mi tengo in monacale costrizione mi gira il cazzo a mille e stasera voglio chiavare come un montone, come una bestia degli inferi, come Silvio B e quindi, una volta squassata la bianca, prendo la macchina e vado a squassare la nera.
Perché qua, diciamocelo con chiarezza, mica c’è solo la faccenda cazzo-figa eh. C’è dell’altro bel comportamento che chiaramente dice da solo di essere un comportamento di merda.
Ma non stasera, no.
Stasera la bianca e la nera.
E domani sera, perché no, Tazio provaci, due bianche e poi di nuovo la nera.

E poi si può ragionare.
Cazzomerda.

Mai più lasciare le liste ad invecchiare, mai più.
Giuro.

Tazio's list - post aggiornato in tempo reale

Compongo nervosamente una lista. Bisogna fare un punto, bisogna.
Eccola, in ordine di arrapamento.

01.    Ade
02.    Nica
03.    Tanya
04.    Giulia
05.    Sami (anche se la Sami, a voler far bene, sarebbe COMUNQUE visitabile nel post main date)
06.    Aledellapale (aggiunta ore 16:38)  domani sera ok
07.    Frank
08.    Cocò
09.    La Casa
10.    Le due spagnole qua davanti
11.    Vichi

L’idea di due sorelle mi infiamma e gonfia il perineo. La bestia si sta svegliando. Attacchiamo.
Aggiorno il post in tempo reale.

Aggiornamento delle ore 15:48
Due telefonate sino a caduta della linea con la Ade

Aggiornamento delle ore 15:53
La Nica suona a vuoto, ma starà lavorando, riprovo dopo

Aggiornamento delle ore 16:07
La Tanya mi ha risposto, facendomi enormemente girare i coglioni più di quello che già mi girano di mio.
Ho tagliato corto e ho messo giù. Non è giornata per sopportare il sarcasmo di una baldracca di merda.
Tanya depennata.

Aggiornamento delle ore 16:38
Giulia: mi sono dovuto sorbire l’aggiornamento della saga-sega dei rapporti con Peppe e poi finalmente, quando il tic-tac del tempo che passava si stava facendo assordante, sono riuscito a sapere che no, che stasera deve stare a casa che Stronzolo è malato.
Giulia depennata.

Riprovato Ade, mi chiude il telefono.
Ade depennata.
Aggiunta in lista Aledellapale.

Aggiornamento delle 16:43
Ho tolto dalla lista la Frank. Mi costa troppo in termini personali.

Aggiornamento delle 16:49
Ho invertito le spagnole e la Vichi. La Vichi è effettivamente l'ultima della lista. Vado a telefonare alla Aledellapale.

Aggiornamento delle 17:05
La Ale stasera ha un impegno. Però si affretta a dirmi che domani sera è libera e potremmo andare a fare un salto al Fritt’n’Dance assieme. Dico ok senza pensarci, perché anche domani sera sono libero. Molto bene, una notizia positiva finalmente, domani sera mi chiavo la Ale, mi tira già il cazzo a palo.
Ma il problema è stasera, cazzo.
Ale depennata, ma con nota positiva. Avanti tutta.
Sono rimaste solo le puttane. Chiamo Cocò.

Aggiornamento delle ore 17:29
Appena chiuso con Cocò, che è al night, disponibilissima e mi aspetta (che donna), riprovo la Nica, risponde!, scusa ho visto ero incasinata ti avrei richiamato, ho immaginato, convenevoli, auguri, buon anno, cordiale, sensuale, che sorpresa, dillo a me, senti qua, senti là, senti su, senti giù, ridi, ridi, ridi, poi sparo al dunque, sei ancora fidanzata?, no, non più, fibrillazioneatriocoronarico ventricolare pelvica, forza Tazio sotto col colpo, allora ci esci a mangiare una cosina col Tazio come ai vecchi tempi stasera?, stasera?, sì stasera, mmmmmh vediamo, dai Nica non fare la stronza, ridi, ridi, ridi, va bene. 
LA NICA CI STA. SI'.
STASERA CHIAVATA ULTRADEPRAVATA.
LE DONERO' IL MIO IMMANE FIUME DI SBORRA. SI'.

Mi sono schizzato un goccio di piscia nelle mutande per l’emozione.
Che serata boiz, che serata.
Ho la pelle d’oca.
Ha!

Nessun problema, scherziamo

Bon après-midi a tout le monde.
Ieri sera alle 20.10 ero sulla banchina domiziopolese a piè fermo come un ussaro della morte. Dalla porta dell’argentea freccia è scesa la Domi avvolta nei suoi fagotti, trascinante un trolley. Stanca morta. Raggiungere la stazione a Roma è stata un’avventura epica dalle tinte drammatiche.
Siamo andati a mangiare in una pizzeria affollata al parossismo, dove la disorganizzazione ha spinto il tempo totale di permanenza a ore una virgola settantacinque. Un’ora e tre quarti per mangiare una merdosissima pizza nel puttanaio. Durante la cena, tra le tante cose, mi ha anche detto che questa sera sarebbe stata impegnata con una cena tra donne, programmata da tempo, di cui lei stessa si era dimenticata, ma che via sms le amichette stesse le hanno rammentato sul far del ritorno ferroviere.
Nessun problema, scherziamo.

All’uscita della pizzeria, circa alle ventidue, la Domi strafatta mi comunica la necessità di andare a casa e buttarsi a letto che non ne poteva più e si vedeva anche dalla faccia.
Nessun problema, scherziamo.

E così alle ventitre e trenta ero anche io nel mio lettino a recuperare l’infausta nottata precedente.
Nessun problema, scherziamo.

Oggi a mezzogiorno e mezzo, mentre mangiavo un boccone da solo all’Osteria Quellanuova, di ritorno da una proficua mattinata di incontri di cui forse vi darò notizia più tardi, mi chiama la piccola Domi.
Mi chiama e mi dice che domani sera è invitata alla festa di laurea della sorellina di una sua amica che si è laureata ieri.
“Ti dispiace Taz? Se vuoi posso sentire se puoi venire anche tu”
“Ti prego no, non ti disturbare, la festa di laurea della sorellina della tua amica non posso reggerla”
 “Ah. Ma era per stare assieme che se no noi quand’è che ci vediamo …?”
“Domenica, se non hai impegni”
rispondo io, pentendomi dell’inciso mentre lo dicevo.
“Ecco lo sapevo, ti sei incazzato”

Brutta scelta di frase, Domi, pessima. Specie quando stanno già girandomi i coglioni.

“Guarda Domi, sino ad ora non sono ancora incazzato come potrei, ma per regola complessiva, sinossi generale diciamo, evita per sempre di pronunciare la frase “Ecco lo sapevo, ti sei incazzato” perché, forse per leggerezza linguistica, non ti rendi conto che stai affermando che, mentre avveniva lo svolgersi di una tua azione volontaria eri già certa che l’azione medesima avrebbe procurato la mia incazzatura e, nonostante tale certezza, hai dato comunque corso all’azione. Sostituisci la frase e usane una più elegante del tipo “Non avrei mai immaginato che ti incazzassi” la quale ti pone in una condizione ignara e quindi in grado di forzare l’interlocutore a scusarti di default. Ferma questa premessa, ti ribadisco che non mi sono incazzato e ti invito ad andare con serenità assoluta ad entrambi gli impegni che non c’è nessun problema, scherziamo.”

E con cordialità e saluti, abbiamo concluso la conversazione.

Pago il conto e torno in studio e, passeggiando, rifletto un attimino.
Sei stata per tre sere a Roma, quello è lavoro, manco si discute un solo secondo. La quarta sera ritorni e non stiamo assieme perché sei stanca, comprensibile, deve essere stata una giornata d’inferno. Stasera hai una cena programmata con le amiche e ok, vacci, scherzi, l’amicizia sopra a tutto sempre. Ma domani sera la festa di laurea la potevi pure saltare, secondo me. Anzi, mi sarei proprio aspettato di essere più allettante della festa di laurea della sorella della tua amica, in mezzo a un nugolo di ventiquattrenni ubriachi.
Ma non importa, è giusto che ciascuno amministri il suo tempo secondo quelle che ritiene le proprie priorità.

Io di mio ho un piccolo problema che va risolto.
Ho toccato il quinto giorno di astinenza e credo che l’ultimo in vita mia fosse quando mi imbottivano di psicofarmaci. Ho ben conservato, al caldo del mio scroto, un pieno carico di sperma che sono certo donerebbe il sorriso a qualche cultrice del genere. Accanto a questo pieno carico, ho una voglia di chiavare che mi trema la palpebra di sinistra, per cui nessun problema, scherziamo.

Ho davanti a me il mio parlàfono e adesso mi ci metto di sbuzzo buono e la prima che dice che sì, che stasera esce con me, sarà una donna che mi conosce bene e che sa che con me non si esce per parlare della drammaturgia tedesca del dopo Prima Guerra Mondiale, ma per chiavare, fottere, ficcare, scopare, montare, inchiavardare ed ogni genere di sinonimo afferente all’atto della copula animale.
E io stasera chiaverò quant’è vero iddio. 
Perché sono talmente carico che fino a quattro sono in grado di mandarle tutte a casa col bruciorino.
Mi sento molto performante, sì.

Ma tranquilli eh, nessun problema, scherziamo.

giovedì 19 gennaio 2012

Resistere, resistere, resistere

Alle ore 20:10 la Domitilla poserà la sua sublime e sconvolgentemente sensuale pianta del piede sulla banchina della stazione di Domiziopoli. Sarò lì a farmi calpestare da lei, grato del suo ritorno, avvenuto giusto ai limiti della mia umana sofferenza.
Ho resistito a di tutto questa settimana. Stimoli esterni, stimoli interni, stimoli fisiologici. Persino la doccia è stata un atto di autocontrollo. Tutto.
Poi oggi la Bettaporno ci ha messo sopra la briscola definitiva. E io ho solo detto che andavo a menarmelo, ma invece ho resistito. Menandomelo senza venire.
Resistere.
Resistere.
Stasera la inondo, non vedo l’ora.
La affogo.
Resistere.


Non potete più

Non potete dirmelo più. No, perché non vi credo, non posso più credervi, mi dispiace, ma è così.
Ma veniamo ai fatti.
In un momento del primo pomeriggio, mentre uscivo dagli appartamenti di Matt Matteo Matthew, vengo intercettato dalla Betta che mi propone un caffè. Accetto e ci rechiamo alla macchinina. Scodelliamo due Arpeggio e li sorseggiamo chiacchierando.
Le chiedo del bimbo, che sono una brava persona, e lei si illumina d’immenso e me ne parla.
Poi d’un tratto mi dice “Ma tu lo hai mai visto? Non mi sembra” e io dico che no, che ho visto suo marito quel giorno in piazza, ma erano senza bimbo.
“Vuoi vederlo? Vieni che c’ho la chiavetta” e io, pur scassandomi il cazzo ‘sta cosa delle foto, per non farle dispiacere dico che lo vedo volentierissimo.

E allora la infila nella USB e attacchiamo la parata.
Bello è bello il bimbetto eh. Proprio bello. Ma tanto. Simpatico.
Bimbo a Natale coi nonni, bimbo che gioca, bimbo in pigiama, bimbo che mangia, bimbo che fa la cacca, gruppone familiare natalizio con bimbo, la zia con bimbo, lo zio con bimbo, il trisavolo con bimbo, la cugina della sorella del fidanzato della madre della nonna del cognato della nuora con bimbo, bimbo in braccio a tutti a turno, scorre, scorre, mi si infartua un testicolo, ma poi mi ripiglio perché all’improvviso, perché in tutto lo splendore del 24 pollici ultra brilliance compare una meravigliosa giornata di sole estiva che illumina un piccolo giardinetto con dell’erba e il bimbetto sorridente col cappellino e accanto a lui, che lo tiene per mano, c’è una Bettona in bikini nero che, diobono, c’ha una fisicata da segno della croce doppio con genuflessione.

“Cresce a vista d’occhio” mi dice trasognata la Bettona scorrendo il set bikini-giardino che vorrei affittare qualcosa lì di fianco quest’estate, mentre concordo senza tentennamenti che mi cresce proprio a vista d’occhio perché, cazzomerda, mi sta diventando dura la Minchia a vederla così in giardino, bella scalza sotto il portico, con quelle Mammelle Ipertrofiche e tutto quel tutto sublime di donna generosa e carnazzea e tutta quella bella pelle nuda e l’ombelico e le cosce e la pancia e i fianchi e i polpacci e i piedi! I piedi! dio che piedi da sega che c’ha, che strafiga casalinga sessuale carnaia mammifera fertile poliestrale.
Dieci, dodici, quattordici, venti scatti della Mamma SeSuale che mi fanno sbavare come un cinghiale aromatico, accosciata, seduta, in piedi, cristosantissimo sono arrapato come un bufalo lituano e quando ormai ho perso l’uso della parola e il polso destro comincia a tremare segnalandomi che lui saprebbe cosa  fare, *kapow*, la fucilata. Inquadratura di fianco: la Bettona stesa di pancia sul lettino, senza reggiseno, che fa nasino col piccolo bimbo fortunatissimo che le staziona in piedi davanti al lettino. Quella Tettona tonda, nascosta dal braccio, santidelparadais.

Poi *zot* fine delle foto, tagliate con un “Beh sì poi le altre non c’entrano”.
Non c’entrano. Chissà cosa c’era, cazzomerda. Topless? Diobono meglio che non ci pensi.

Ora, amisgi che mi seguite numerossi dai luoghi del’internetto soscial, vorrete mica venirmi a dire che la Betta non è Celestialmente Troia, vero? Vorrete mica venirmi a dire che “beh, vabbeh, era in costume, mica nuda” vero? Vorrete mica venirmi a dire che “nooooooooo, ma sei tu un malato Tazio!!!” vero?
Non potete.
Non potete più.
La Bettona è Taziominchiopriva con contaminazione Puttanotroiale e me lo dice in tutti i modi.
Non potete.
Che figa cazzomerda.

“Che bambino bellissimo Betta”
“Sì sì è tanto bellino il mio pisolo”
“Che figa che sei Betta, vorrai perdonarmi, ma debbo andare in bagno a farmi una cosa adesso”
e lei ghigna senza dire una parola, ghigna guardando il monitor, perchè non potete dirmelo amici, non potete dirmi che la Scrofa non ha preparato apposta il sozzo set per mandarmi al manicomio criminale. Non potete dirmi che non è Troia, non potete.

Domi, amore, torna presto.
Le Forze del Male stanno avendo la meglio, torna.
Ti prego.


Sueño

Ore 8:24.
La Bettina entra in ufficio, congelata. Ci salutiamo, si toglie il cappotto, io preparo le tazzine, tiro fuori le capsule. Due Roma, che alla Betta piace il Roma. Poi lei arriva, bellissima. Gonnona nera di lana, lunga, stivali neri, maglietta nera di lana con il collo a barchetta che si vedono le clavicole e le spalline nere del reggiseno e le enormi bocce.
Capelli chiusi in una codona vaporosa, molto Giuseppina Bonaparte, ma in versione zingarella.
Sbadiglia, le osservo la clavicola e la pelle e penso alle sue ascelle, che mi avevano sedotto quest’estate quando alzò le braccia ed indossava il top turchese senza bretelline.

Primo Roma pronto. Sotto col secondo, molto lungo, per me. Momenti impagabili, di un’intimità densa. La Betta fresca e profumata, ancora zuppa di sonno, stupenda. Ed è lì che mi scatta la molla.

“Ti ho sognata stanotte, Betta”
“Ah sì?”
Mi guarda col sorriso malizioso, ben conscia del tipo di sogno, ma ignara di cosa sarebbe successo di lì a un secondo.

“Sì. Eravamo in una specie di museo, con grandi corridoi e enormi tele alle pareti, tele che non conoscevo e mi parevano delle emerite croste, ma l’aria era sacrale come se fossimo  al Louvre. Era primavera e dalle finestre aperte si vedeva un verdissimo giardino fitto fitto fitto di vegetazione che quasi i raggi del sole non passavano e tu avevi addosso uno spolverino bianco lungo appena sotto il ginocchio, eri senza calze e ai piedi avevi due scarpe a punta nere tacco dodici. Giravamo guardando questi quadri assurdi e non c’era nessuno, ma anche non c’era nessun oggetto, nemmeno una sedia, ma nemmeno un cartellino che descrivesse le opere e tu eri bellissima vestita a quel modo e a un certo momento mi hai detto ‘Guardami’ e hai aperto lo spolverino e sotto eri tutta nuda ed eri stupenda e io ti ho chiesto se potevo toccarti e mi hai fatto cenno di sì con la testa ed eri liscissima, caldissima, morbidissima, mentre l’aria invece era freschetta e ci siamo baciati con la lingua, a lungo, poi ho sentito le tue mani sulla cintura, mi hai aperto i pantaloni e poi sei scesa, accosciata con le gambe aperte e hai cominciato a succhiarmelo e io ti accarezzavo i capelli guardando quelle tele stranissime e poi la scena è cambiata ed eravamo su un prato, sotto un salice, e facevamo l’amore ridendo ed eri calda bollente di dentro e ci baciavamo ed eri stupenda.”

La Betta mi ascolta con gli occhietti guizzanti dall’inizio alla fine, quasi in fermo immagine, immobile, cristallizzata, la testa leggermente piegata a destra, la mano sinistra sul petto a tener ferma una già ferma collana.

“Wow” sussurra lenta alla fine, rimanendo un po’ imbambolata e con la bocca semiaperta con ancora un angolo di sorriso.
“Già, proprio wow” aggiungo bevendo l’ultimo sorso di caffè. Pausa sospesa.

“Anche io ti ho sognato una volta” mi dice lentissima, guardando in fondo al corridoio.
Non dico nulla. Silenzio. Mi impongo di non chiedere. Mi trattengo.
Distoglie lo sguardo dal fondo del corridoio, mi guarda.

“Facevamo del sesso” e ride leggera.
Mi chino e le do un bacio leggero tra la base del collo e l’inizio della spalla. Non si ritrae, non fa nulla.
Mi stringe le mani e mi sussurra: “Meglio che cominciamo va là, che stanno per arrivare” e mi bacia sulla guancia. Ci separiamo, indaffarandoci velocemente.




Io, in realtà, questo sogno non l’ho fatto. O meglio, l’ho fatto, tantissimi anni fa, ma la protagonista era Colei, non la Betta. Ma è stato un sogno bellissimo.
E mi piacerebbe davvero sognarla in quel sogno, sì.
Sì.
Sueño.

Giovedì

Bon jour.
Un nebbione gelato da far paura. E un freddo da far increspare lo scroto.
Stamattina sono davvero a pezzi. Davvero davvero. Sarà che stanotte è stata una tragedia: ho dormito pochissimo, ma di quell’insonnia bastarda, di quella che tu sei a pezzi e lei ti tiene sveglio.
E sì che ieri sera non ho fatto niente di tossico.
Ho sentito la Domiziea per una mezz’ora abbondante e poi mi sono messo a fare scatoloni.
Proprio un virtuoso, meritavo il riposo, non la punizione del vizioso.

Sono uscito dallo studio alle venti e trentacinque e ho fatto prua alla Solita. Niente compagnia per la cena, ieri. Mi sono fatto un bel piattone di lasagne al forno e del pollo arrosto, poi ho pagato e sono andato a casa. E ho telefonato alla mia Piedina Sudata. Che era incazzata come un cobra dagli occhiali. E c’aveva pure ragione. Una settimana di pellegrinaggio a Roma a non concludere nulla, ecco come il management affronta la crisi, sottraendo le truppe alla trincea. Vabbè, inutile parlarne. Oggi lei insubordina ed ammutina. Esce dall’albergo con il bagaglio, va alla sede del dolore, fa il minimo indispensabile e poi tenta di vincere la giungla d’asfalto e si porta alla stazione dove sale sul primo treno del cazzo che la riporta a casa. Vaffanculo le riunioni del cazzo, ha ragione, le ho dato il mio massimo sostegno. I coglioni avrebbero la pretesa che rimanessero lì sino a domani pomeriggio. Venerdì pomeriggio. Ma dove vivono?

Alle dieci e mezza ci siamo salutati e io ho messo su un po’ di jazz ed ho iniziato a svuotare un mobile.
Facile. Facile al punto che ho svuotato anche il secondo ed il soggiorno, a parte il gruppo TV-stereo-diavolerie, è impacchettato. Sostanzialmente rimangono i miei vestiti e alcune cose in cucina. Poi c’è un mare di roba in garage, ancora negli scatoloni da quando sono venuto qui, ma se è necessario quella roba la porto nella brughiera.

Alle due e un quarto mi sono fatto una doccia e mi sono girato una cannetta leggera, pensando che il virtuosismo è davvero eccellente nel Tazio 2.0 . Dall’orifizio del mio pene non esce altro che urina, da domenica sera. Niente masturbazione, niente chiavate clandestine, niente di niente.
Sono tirato come una pista di coca, c’ho i coglioni che scoppiano, ma io niente. Faccio qualche carezza alla Fava Gigante, quando si erige, ma basta.
Incredibile eh?

Ma poi mi chiedo, ma perché?
Boh.

Bon jour.

mercoledì 18 gennaio 2012

Comunicazione strategica

Mi interfona e mi dice di andare lì a firmare il durc. Il what? chiedo io. Il durc mi ripete. Allora mi alzo e vado là, preoccupato che fosse in preda ad un attacco di dislessia e invece no. Si chiama DURC tutto maiuscolo ed è l’ennesima troiata cartacea che impegna un sacco di tempo a noi e non serve un cazzo a nessuno. Mi siedo e comincio a firmare un sacco di roba, manco le chiedo cosa sto firmando che poteva anche farmi firmare la cessione dell’agenzia e dell’immobile, un aumento di stipendio, una dichiarazione giurata in cui affermo di essere il Vero Mostro di Scandicci che quando vedo peli ricci io mi ficco nei pasticci.

Firmo.
E le guardo la bocca e penso a quanto bene ci starebbe dentro il mio cazzo. Mi impegno e, a partire dalla forma rilassata, comincio un morphing cerebrale che gliela dilata al diametro del Megatàrel, poi le deprimo le gote e poi la immagino nuda tra le mie gambe che respira rumorosa dal naso mentre se lo fa scorrere in bocca e, minchiaoh, come direbbe il Costa, mi trovo nelle mutande un Ossocollo da tre chili e centoventi grammi che è commovente. Deve essere veramente una numera una a succhiare la mazza, mi dico e mi ridico, ed il livello di testosterone cominicia ad annebbiarmi la lucidità al punto di ritenere lecito il chiederle se fa bene i bombini, liceità fortunatamente non adita in virtù del parallelismo con l’oste: quale oste direbbe che il proprio vino non è buono?

Ah, la Bettona, mistero di ormoni inzuppati nelle secrezioni vaginali al pari di un buon Cantuccino nel Vin Santo. Mi interrogo, non senza distrazioni provenienti da un bruciorino al glande causa compressione e torsione, su quanto maiala possa essere a letto, ove leggasi letto e non intendasi necessariamente il talamo coniugale di sacra fattura, ma possasi estenderne il significato a qualsiasi alcova, ivi comprese le clandestine e carbonare. Sì, perché niuno potrà togliere dal cerebro fine che alberga nel mio teschio che la Bettona una bella imbiancata alla Cantinetta ogni tanto se la fa fare pure da qualche imbianchino in nero eh, perché secondo me la Bettona una scartavetrata alla Madia se la fa dare anche da qualche falegnametto dal doppio lavoro eh.

Ciò mi indigna e mi indispone, mi adombra e mi stizzisce, poiché tale eventualità di qualche lavoretto artigianale fatto gran bene laggiù nella Taverna Muschiosa non coinvolge me, Principe del Sollazzo Sozzo dal Grancazzo Ultratozzo. Forse la scriteriata dovrebbe aver notizia di che sopraffina carne di Porco Crudo viene servita nella macelleria delle mie mutande. Forse, con la coscienza della colossalità dell’Appendice la Salumaia SeSuale rifletterebbe sulla tenuta delle sue teorie di respingimento del Tazio Sovrano Sultano.

E affinché la notizia possa giungere, seppur parzialmente, seppur senza la giustizia che la maestosità della mia UltraMinchia meriterebbe, mi alzo in piedi, avvertendo la pressione della StraMazza Megadura che serbo nel raffinato jeanz. Con un colpetto da Maschio Adulto del Bar dello Sport sgrullo sistemando orizzontalmente il Pitone Reale nettamente visibile dalla ben nota tela di cotone e poi cerco i suoi occhi che in un fugace istante fissano il gonfiore goloso. Poi ritiro delle copie e, mentre le controllo, osservo che la Bettona ricontrolla, forse stupita sia dalla mia esuberanza inguinale, sia dalle dimensioni.
Poi la saluto e torno nel mio ufficio a slegare la bestia lasciandole prendere aria, per riporla all’interno, successivamente, in maniera più confortevole e meno BDSM.

Sì, non v’è dubbio. Si è accorta che ce l’avevo duro e si è anche accorta di cosa stiamo parlando.
D’altronde, la pubblicità è l’anima del commercio
E chevelodicoaffare?

Piccoli aggiustamenti al tiro

Mercoledì ore 9:15.
I tre paperini compongono i loro pensierini ed io ascolto, perché non si può tarpare la creatività troncando in bocca ai tre paperini i loro pensierini, no. Poi mi si traumatizzano e quando saranno grandi gli verranno delle turbe sessuali, cose terribili insomma.

Poi, alla fine, una volta rilassati, mentre si compiacciono dei loro pensierini, convinti che l’ora di composizione individuale sia finita, spiego loro alcune cose. Semplici.
La prima è che allo stato attuale dei lavori in portafoglio per il 2012, gli stipendi sono garantiti sino a giugno compreso. Questo non deve generare alcun panico, perché io sto facendo la mia parte, come l’ho fatta sino ad ora, garantendo gli stipendi sino a giugno. La cosa significa, però, che bisogna lavorare per coprirli sino a dicembre, anche se mi piacerebbe che entrassero lavori per coprirli sino a giugno dell’anno prossimo.

Per cui servono dei piccoli aggiustamenti.
Parto dicendo che individuo due figure responsabili: il Loca come responsabile della sezione produzione e il Matt come responsabile della sezione comunicazione. Nessun aumento di stipendio, nessun benefit, forse una troia pagata a fine primo quarto, ma vediamo. Si ride, bene.
Passo ai compitini.

Loca: punto uno. Domenica sera il Costa si separa dalla sua fidanzata sfondata e parte e va a Roma a un corso di formazione sull’uso di certe diavolerie. Durata del corso settimane due.
Punto due: considerata l’attuale esiguità delle entrate sul solo fronte foto, N verrà impiegato part time in produzione come assistente alla fotografia/luci per tutta la durata della produzione che abbiamo in portafoglio. Se interverranno servizi, prenderemo in considerazione di volta in volta il da farsi anche con sostegno esterno, ma secondo me N può gestire l’uno e l’altro, basta sapersi organizzare.
L’ottimizzazione non è piaciuta a N, ma a me non piace buttare danaro e risorse e gliene avevo già parlato ieri sera a cena. Meglio un culo spettinato, ma al sicuro, che un culo pettinato e a spasso.

Matt: fuori dalle balle la stagista rancida entro quindici giorni massimi, ma vedere di trattare per la sua partenza anticipata. Al suo posto comporre postazioni per l’accatiemmellaro e il programmatore, perché l’idea di rinforzare il web mi è piaciuta e voglio trovare un accordo.

N: punto Giogia. La Giogia è una free lance che lavora per i fatti suoi e anche per noi. Stante il fatto che ammiro il suo delizioso culino inarrivabile tutti i giorni per tutto il giorno, risulta evidente che lavora anche per sé da qui dentro. Delle due l’una: o la Giogia passa i suoi clienti qui dentro ad un titolo da definirsi tra me e lei, oppure si toglie dai coglioni al volo e la chiamiamo quando ci serve. Nella ipotesi due rimane ovvio che quando dobbiamo alzare il telefono per chiamare un fotografo d’appoggio abbiamo diversi numeri da comporre, non solo il suo. Capra e cavoli non può salvarli, non più. Che decida cosa le conviene di più, ma che lo decida entro dieci giorni a fare da oggi.

Fine della riunione.
Con N ne avevamo diffusamente parlato ieri sera a cena. Non gli piace, lo so bene. A cinquantadue anni fare l’assistente a uno che ne ha trentaquattro fa rodere il culo. Però la metafora del culo è calzante.
Meglio una calzante metafora sul culo che un culo molto calzante fuor di metafora.
Eccone un’altra.
Vualà.

Mercoledì

Bon jour.
Che cazzo di freddo del cazzo, cazzo. E che cazzo di nebbia del cazzo, cazzo.

La mia Piedina Sudata Odorosa è stanca di stare a Roma e posso capirla.
Ieri deve essere stata una giornata difficile senza taxi. Ha mangiato vicino all’albergo in una lurida pizzeria e poi si è proiettata in branda. Niente vibrazioni, la depressione batte il vibratore 1 a 0 sempre.
Non è che sia depressa, non nel senso patologico, ma è angustiata dal fatto di odiare il lavoro che sta facendo e di non avere un’alternativa. Mi sono permesso di farle presente che c’è gente angustiata perché il lavoro non ce l’ha proprio e lei mi dice che lo sa, che lo sa benissimo, ma dice che non è un motivo valido per smettere di tentare di migliorare le proprie condizioni e, pensandoci, non le do torto.

Non sa quando torna. Forse domani, forse venerdì. Le stanno cagando il cazzo a dismisura, è sotto la lente d’ingrandimento assieme a tanti altri. Perché il manager, quando i numeri non si fanno più perché il mercato è debole, tenta di incularsi subito chi è sul campo e sino a ieri li ha portati a casa, quei numeri. Il manager sbraita, senza operare nessuna politica di rimodulazione dei prezzi al ribasso, senza nemmeno farsi sfiorare dall’idea che se fossimo altrove e non in Italia, la prima voce di costo tagliata per puntellare le perdite sarebbe proprio lui. In Italia no, invece. L’Italia è quella che fonde INPDAP e INPS inculandosi i dipendenti “in esubero” e i manager rimangono tutti al loro posto. C’è sempre bisogno di un manager, se ci pensate. Eh. Chissà poi perché S&P ce l’ha tanto con noi. Mistero.

Stamattina ho voglia di mare. Una spiaggia alla mattina presto prestissimo. Sedere al baretto e guardare gli ombrelloni silenziosi e chiusi, sentire il tintinnio delle tazzine e bermi un caffè nel silenzio. Non una spiaggia tropicale eh, penso proprio a quei bagni della riviera romagnola anni settanta. Quelli che alle undici è un inferno, ma che se ci vai alla mattina alle sette ti gusti un caffè italiano all’italiana che è divino.
Vorrei andarci scalzo, con le bermuda bianche e una camicia bianca aperta, bello fresco di doccia e inzuppato di dopobarba, riposato.

Stamattina ho anche una gran voglia di scopare. Ci sono delle volte che penso che forse dovrei farmi prescrivere qualcosa dal medico, non so. Una volta c’era il mitico bromuro che dicevano placasse i bollenti spiriti. Ecco, ci sono volte che vorrei il bromuro perché, credetemi, non è sempre tanto divertente avere un uccello che si rizza con niente. Per carità, tengo alto il nome della categoria, reattivo in tempo zero, d’accordo. Però se fossi un po’ disinteressato non sarebbe male, certe volte.
Pensieri da depresso, lo so.

Adesso vado a riunirmi con il distillato più fine dei cervelli della mia baracca: Matt, Loca e N.
Ci mettiamo lì, ognuno compone un pensierino, io correggo gli errori.
Che cazzo di nebbia e che cazzo di freddo. Almeno con ‘sto freddo le femmine stanno coperte e posso andare, più tardi, a fare la spesa senza fibrillazioni atrio-ventricolari.
Per cui a dopo e buon mercoledì, dudes.

martedì 17 gennaio 2012

Partenza

Sono in partenza per gli agognati rigatoni, considerando che ho saltato il pranzo.
I rigatoni della Solita mi piacciono perché il ragù è talmente carico di cipolla che odora già di ascella di maschio sudato e tu sai esattamente come odoreranno le tue dopo averlo mangiato e li avrai sudati con una digestione impegnativa.
Questo si chiama trasparenza, si chiama correttezza, si chiama onestà.
Certe persone dovrebbero imparare molto dal ragù della Solita, sì.
Perché quando puzzi di falso, è inutile che illudi e ti profumi, prima o poi ti sgamano. Sempre.
Meglio puzzare di falso da subito, come il ragù adorato puzza di ascella di maschio da subito, dico io.
Oppure essere onesti e non puzzare per niente di falso mai. Che sarebbe auspicabile, ma non sempre verificabile.
Almeno il ragù della Solita, pur puzzando, è squisito.

Lui.

A domani amisgi.

Progetti quotidiani

Questa sera, col fido Max, visiteremo la casa nuova.
Gli indicherò il bi e il ba delle cose che vorrei e poi gli lascerò le chiavi, cosicchè egli possa stuprare.
Farò poi ritorno a Taziopoli, dove cenerò con l’infido N.
Credo mangeremo rigatoni al ragù e berremo mezzo di rosso alla Solita, come tradizione vuole.
Forse ci sarà anche il digestivo di carne di femmina umana frollata dal tempo, non so, ma non mi spiacerebbe.
Comincerò anche a inscatolonare.
Ci metterò poco, non ho quasi un cazzo qui.
Poi dovrò attivarmi per acquistare due cose essenziali, fondamentali, imprescindibili: un arco Flos e una Barcelona chair.
Perché è questo che fa veramente casa, nel Tazioworld.
Oltre alle mutandine sporche della Domi dimenticate sul pavimento, ovviamente.

Chiavi

Bon jour. Il momento si è compiuto. Sul mio tavolo riposa un mazzetto di chiavi che rappresenta l’inizio del distacco dal Dark Motel Miramonti Mountain View. Ho firmato il contratto.
Poco mi separa dal divenire un domiziopolese a tutti gli effetti.
Fuori c’è un nebbione ghiacciato che fa freddo solo a vederlo, ma in realtà è già primavera.

Sorseggio sommessamente il caffè con la Bettina e ripenso alla chiacchierata ultramattutina fatta con la Redda. Le guardo le unghie delle mani, con quello smaltino trasparente con riflessi rosati. Le guardo il collo, la bocca. Penso a cosa potrebbe farmi, con quella bocca, con quelle mani e con tutta la carne che c’è sotto i vestiti. Le dico che diventerò domiziopolese.

Mi chiede, si informa, poi lancia il gancione: mi chiede se sono fidanzato e quando le dico di sì le si illumina il viso, ma tu pensa. Indaga sorridente se si tratta della Mitologica Rossa di cui ancora si favoleggia davanti alla macchina del caffè e io dico di sì, dico che sono fidanzato con lei. Le guardo i piedi, calzati in quelle scarpine con la puntina squadrata e guardo la calza color carne, spessa, pensando a quanto manca perché abbassando gli occhi io possa godere come un manzo arrapato dei suoi zoccoletti e dei suoi piedi porconi.

E scivolo via con la mente, contando veloce, basandomi sull’andamento dell’anno passato, dunque vediamo, che tristezza, grossomodo cento giorni, una vita. Bisognerà che le chieda un favore speciale, uno snapshot di un attimo, un flashback, un revival, un denudamento temporaneo, un qualcosa che mi consenta di rivederli, irrobustendo la voglia, ammesso che serva.

Bon jour da Roma, tempo sereno, temperatura più alta, ma che rottura di palle, amore tieni duro, ma quando ritorni? Giovedì al massimo. Una settimana di assenza, vedrai, ti si sfiamma la figa e ridi dicendo che non ne sei convinta e allora io indago, tu ridi e poi tagli corto e poi chiudi e capisco che la notte ti ha portato viva e vibrrrrante soddisfazione e me ne rallegro. E l’immagine della Domitilla nuda nel letto d’albergo che si lavora la micia mi mette disordine inguinale e mi fa piacere.

Gente, un sacco di gente. Entrano parlano, tossiscono, si spogliano, dopobarba, accendono cose, sento fischi, ventole, musica, sembra un organismo che si sveglia ed è bellissimo. Vado da Matt, nel suo regno, ieri non c’è nemmeno stato modo di parlare, mi siedo davanti a lui e parliamo e con la coda dell’occhio vedo la lurida onanista dalle fantasie sadomaso che, con aria sottomessa, disegna le sue cose dimmerda e in multitasking penso che le mangerei il culo peloso e sento un guizzo e avverto la maglina dei boxer che si tende e non ho dubbi, il guizzo mi ha scappellato la Maximinchia.

La Greta è di classe, è bellissima, riccissima, biondo rossissima, bianchissima e, purtroppo, lesbichissima.
E’ ancora raffreddata, quest’anno è stata peggio del colera, ma lei procede e quando la Greta procede è vangelo. La Pattydesigner impagina rapida, ma che brava, ci siamo spostati anche là grazie alla vista acuta del Matt che ha pensato di fare un’offerta di fine anno a quella rivista e l’abbiamo presa e così paghiamo la Pattydesigner che quand’è il momento impagina e quando è finito il momento fa dell’altro.

Poi mi sposto ed entro nel box dei bovini maschi adulti: la produzione. Loca, Costa, Zack, la triade cinese, i tre testicoloni pelosi e intrisi di testosterone. Il Loca è serio, mi dice se possiamo parlare più tardi e dico ok. Il Costa è ancora in fase di abbandono del coma, d’altra parte la Sudiciamaiala deve essere impegnativa un bel po’.

Poi passo da N, che legge il giornale e bestemmia contro quel coglione di comandante e io mi chiedo quanto ci vorrà a dimostrare che era fatto come un copertone, che è la verità assoluta che spiega un po’ tutti i comportamenti dimmerda che ha avuto.

La Giogia é seduta sulle sue perfette mezze mele croccanti ed ordina foto per iniziare la post produzione di quella cosa tristissima di ieri, che non mi ha mosso nessun interesse ormonale e perché non l’abbia mosso a me, vuol dire che eravamo ben al di sotto dei minimi sindacali.

Anche oggi il barcone è partito ed io sono contento.
Fuori c’è il nebbione ghiacciato e dentro, ad un metro, la calda carne seSuale della Betta profumata di ò de tualett.
Cosa manca?
Niente.
Bon jour.

lunedì 16 gennaio 2012

La gaiezza

La mia Piedina Odorosa è a Roma.
E’ partita stamattina, con la morte nel cuore, perché questi giorni romani non le recheranno gaiezza, no.
E’ partita stamattina, con la morte nel cuore e i vibratori nella sacca, perché d’accordo che i giorni non le recheranno gaiezza, ma almeno che le sere gliene rechino un po’.
E’ partita stamattina, con la morte nel cuore, ma con l’iPad tra le mani, che mi ha spedito settemila messaggi nelle tre ore di viaggio, tessendomi concetti di ricerca della gaiezza e io l’ho pregata di non tornare a casa con delle malattie veneree e lei mi ha chiamato Stronzo.

E’ partita stamattina, con la morte nel cuore e tra poco, dopo cena, guadagnerà la gaiezza vibrante.
Le ho chiesto se è conscia che l’iPad ha una telecamera e mi ha detto di sì, facendo il faccino :P

Lo so è da bastardi, lo dico in partenza.
Ma c’ho una voglia di andare a troie che lascia fare.

Congratulescions

Il Loca trascina il Costa nel mio ufficio e a seguire, che spinge, c’è Zack.
Chiedo, con una nota sacra, che cazzo stia succedendo.

“Diglielo coglione” esorta il Loca.
“Chemminghia ci devo dire” intercala il Costa.
“Dai cazzo” rinforza Zack.
“Chescassatori di miiiiiiiiiiinghia!” esclama il Costa.

E io osservo questi tre Hobbit e mi sento smarrito al pensiero che ogni mese li pago.

“Alura? Dura molto? Vuotare sacco o smolecolarsi dalle gonadi” dico.
“Mannniente Taz, machemmminghia, nieeeeente…” minimizza il Costa.
“I cazzi niente, coglione, sputa il rospo” insiste il Loca tirandolo per la felpa.
“Si è inchiumato la Maiala” sentenzia Zack con pragmatismo e sintesi elogiabili.

“Chiudere porta, far sedere soggetto” dico al Loca che, prontamente, schianta sulla sedia il Costa mentre Zack chiude la porta.
“Sono pronto ai dettagli, Jennifer”
dico al Costa incrociando le mani sulla scrivania.
“Ma chemminghia di dettagli Taz eddaaaaaaaaaaaai” piagnucola sfasciato il montone.
Prendo la riga da 50cm e gli percuoto il dorso delle mani a più riprese.

“Non tollero resistenze nel mio laboratorio di vivsezione umana” dico con occhio traballante.

Errore, caro Costa. Si fa e non si dice, perché se si fa e si dice, qui vale la legge dell’interruttore: on o off. Non si ammettono valori compresi tra 0 e 1 e siccome pare che ti piaccia cantare, adesso canti e racconti tutto, perché siamo la tua famiglia, frociazzo indeciso, ricordatelo.
E così comincia l’interrogatorio.

Eccone sintesi esaustiva.
Le tette sono flaccide, ma belle, ha i capezzoli ovali, scuri che le si arricciano parecchio quando le tira, ha la figa rasata, ma purtroppo con un po’ di ricrescita che alla fine lui c’aveva la faccia rossa e lei la bignola rossa, in pandant, se lo fa troncare in culo e le piace, è bella aperta di culo e di figa, fa i pompini con l’ingoio, è una troia pazzesca a nanna, aveva lo smalto rosso scuro sulle unghie dei piedi e la catenina in vita, ha un piccolo tatuaggio sulla chiappa destra che raffigura un cupido con alle spalle un cuore, un autentico cameo di finezza, stile e levatura morale, quando viene al bar non si mette il reggiseno (grandissimo Tazio lo sapevi) è stata sposata, ha 33 anni, ha voglia di provare con una donna uno a uno, perché nel mucchio ci ha già provato, insomma, concludo saggiamente dopo che il lavoro degli inquirenti era concluso “da sposare”.

“Siete fidanzati?” chiedo senza mezzi termini.
“Aòòòòòò ma che vi siete impazziti? Ci siamo fatti una storiella minghia che fidanzaaaati”
Guardo il Loca e lui capisce e mi dice “Sì, sicuramente sono fidanzati”
“OOOO MINGHIA HO DETTO DI NO CHE FIDANZAAAATI”

“Lo penso anche io” dico al Loca, mentre Zack ghigna come un Gremlin.
“Congratulazioni Costa, domattina mi rallegrerò anche con lei, di persona”
“MINGHIAOOOH NON FATE I BASTADDDDI MINGHIA”


E dichiaro chiusa la session con la frase di rito: “Tutti fuori dai coglioni adesso, andersen”.
Il Costa si è fidanzato con la Sudiciamaiala.
Dal telefono apro il messaggio di gruppo in viva voce e do notizia all’intero studio.
“Il Costa è fidanzato con la Barista di sotto”
Seguono urli, risa, insulti ed applausi da più luoghi dello studio.
Odo anche un “MINGHIANOOOOOOOO CHEBBASTARDOOO” urlato gutturale e straziante.

L’amore è una cosa meravigliosa.
Anche l’amicizia.
Commovente.

Inadeguatezza latente

Domenica pomeriggio, inizia ad imbrunire.
Ti fai il bidet e poi torni. Ti chiedo di indossare i collant senza mutande e basta. E’ una piccola prelibatezza guardarti con i collant senza mutande. I collant neri ti fanno un culo da perdita dei riferimenti spazio temporali.
Poi dopo un po’ ti infili il maglioncino nero e il maglioncione verde, perché senti freddo alle tette.
Ma sotto resti coi collant senza mutande e io non perdo occasione per palparti. Ti grugnisco che mi fai ingrifare senza mutande e ti chiedo se ci sei mai uscita, qualche volta, senza mutande e mi rispondi inappellabilmente di no e io piango dentro di sofferenza per cotanta cassazione.
Ed allora  mi chiedi.

“Tà dimmi la verità, io sessualmente sono un po’ suora vero?”
“Intendi dire una ninfomane onanista con tendenze lesbiche e depravazioni sadomaso in chiave sacra?”
“Ma dai, scemo, intendo dire poco porca”
“Ahhhhhhhhhh, poco porca… ma allora mi sa che il riferimento con la suora non sia indicato, sai?”
“Ma cheppalle, dai fai il serio”
“Ok serio allora. E seriamente ti rispondo con una domanda: quello che fai a letto con me, lo fai forzandoti per darmi piacere, oppure ti viene naturale?”
“No, niente forzature. Quello che facciamo, anche se spesso nuovo per me, mi viene naturale”
“E allora sei una bella porca, altro che: sei entrata nel mondo del porno, hai una collezione di vibratori di discreto livello, ti piace se scopiamo non lavati… non ti definirei ‘freddina’, sinceramente… “


Silenzio, continua ad imbrunire. Siedo sul divano e tu stai stesa con la testa sulle mie gambe.
Ti masturbo sui collant, mi piace da morire. Sento che ti si inturgidisce il cazzetto e te lo dico.
Respiri più profonda, con gli occhi chiusi e le gambe aperte.

Ti masturbo e penso alle origini della tua domanda.
Perché hai pensato di essere poco porca?
Perché io sono un ipersessuale? E quindi un ipersessuale deve accompagnarsi con una ipersessuale?
E ancora: è un disagio non essere ipersessuale stando accanto a un ipersessuale?
Diventerà un problema?
O lo è già?

Respiri con la bocca aperta, gli occhi chiusi, il viso rivolto verso di me.
Stai godendo, tranquilla, senza scosse, senza torpedini impazzite che ti sbattono di qua e di là.

Non so gestire la cosa, devo ammetterlo.
E mentre ci penso, tu vieni, reclinando la testa all’indietro, gli occhi chiusi, la bocca aperta, il bacino che sussulta ed ondeggia.

Devo essere attento, più attento.

Al parco

Ieri pomeriggio siamo andati a passeggiare al parco. Com’è anni settanta andare a passeggiare al parco. Adoro andare a passeggiare al parco, col freddo, con la Domi intabarrata, chiacchierando.
Abbiamo parlato di Dio,della morte, della famiglia e del futuro.
E sono argomenti che li ho tutti introdotti io. Stupefacente eh?

E’ stato istruttivo, rinfrescante, riscaldante, corroborante, confortante.
Una volta congelati, siamo andati a prendere un punch all'arancio.
Poi, ubriachelli e ridarelli, siamo tornati a casa.

Due soldi di normalità possono rendere felici.
Sì.

Finimondo

Bon jour, tiro fiato solo ora da questa mattina alle otto. Io odio il lunedì iperoperoso megafrenetico, perché c’ho la pressione bassa e i tempi di accensione lenti come il Landini Testa Calda.
Nello stanzone c’è un gruppuscolo di ficarelle che si agita tra stander pieni di variopinti abitini di orrida fattura e il trucco. La Giogia è sul piede di guerra e anche N lo è e tutto ciò è un bene perché c’è un certo periodo di mollezza fatturaiola che non promette niente di buono, là nel mondo degli obiettivi.
Quando il gruppuscolo di ficarelle comincerà a denudarsi andrò, ovviamente, di là.

Ho incontrato l’accatiemmellaro e il programmatore e mi sembra bene, son due ragazzi seri e han fatto dei bei lavori. L’idea di Matt mi interessa sempre più, vediamo che sviluppi ci saranno. Ho poi incontrato la account e lì c’è stato del gran da ridere. Lei promette entrate sibaritiche, io chiedo le referenze che ha in portfolio e in forecast, lei mi dice che non può dirmele, io le chiedo perché dovrei fidarmi, lei mi dice tanto cosa ci perdi e allora, credo per la ventinovesima volta in vita mia, spiego al commerciale il Taziopunto.

Io non è che non ho niente da perdere, è esattamente il contrario invece. Se io oggi faccio 100 con le mie risorse e tu mi dici che mi porterai 50 oltre ai 100 che già faccio, io sono costretto a pensare ad una rimodulazione delle risorse e ad un previsionale di 150 e non di 100. Io, in altre parole, faccio uno sforzo intenso di ridefinizione strutturale e non può esistere al mondo che mi metto a fare sforzi immensi senza sapere come, cosa, dove, chi, quanto e perché, oltre a misurare ogni schifoso respiro che emetterai da qui al 31.12.2012, perché di quel 50 il 30% te lo metti in tasca tu, per cui, cortesemente, non facciamo i venditori di cammelli e vieni qui con una NDA che te la firmo subito perché sono la correttezza impersonificata, ed un forecast dettagliato e lo discutiamo, perché può pure essere che ci siano delle tipologie di target che non mi interessano e che non posso o che non voglio affrontare.

Bella figa, comunque. Aggressiva, supponente, una buona account. Ma qui a Tazioworld ci sono le Taziorules, per cui amo o le accetti o ciao bella ciao bella ciao ciao ciao.

Nell’antro dei movie maker c’è agitazione e febbrile scorrere di immagini e marcatori e note e nervose bestemmie. Bene. Quando fanno così vuole dire che lavorano a palo, bravi Guasconi, bravi. Di là invece, sciampata all’orina alla Marina Squaw, con Matt che non so il perché gli sono girati i coglioni, ma oggi non indago, cazzi suoi. E poi la Marina ha le misure di tutto, che si arrangi.
Niente padre padrone da oggi. Cazzi suoi.

Chi manca?
Manca Carne Tremula, la Salumaia SeSuale, la Bela Tabacaiona, la Betty Bettona Mortadelona.
Siamo riusciti a dirci ciao e basta e mi manca. Le scriverò una mail in cui le dichiaro il mio amore. Sì.
Frenetico finimondo.
E a pomeriggio firmescion del contrattescion dell’appartamentescion.
Se ci penso sento la cappella che sguscia fuori dall’astuccio di Pelle Di Manzo Maialato.
Ha!

domenica 15 gennaio 2012

Porno

Un’idea estemporanea, un last minute, un’improvvisata, una cessione ai bassi istinti, una provocazione.
La qualità Sony HD semipro al servizio delle tue dita dei piedi, della tua bocca che mi succhia la cappella, nitida qualità che supera quasi la risoluzione dei miei occhi, nitida qualità che ti fa diventare una porno attrice e io ne sono fiero, sia di ciò che fai nel campo di inquadratura , sia della fiamma che inizia ad ardere timida nel tuo utero, timida come timida sei tu, per poi ingrossarsi e divenire fuoco, perché il porno che ci vede protagonisti ci piace, ci fa capire quant’è meraviglioso vederci e mostrarci, quant’è seducente enfatizzare questo o quello, quant’è amplificante l’idea di essere di potenziale pubblico dominio, ci esalta prendere coscienza che, così come ci eccitiamo vedendo emeriti sconosciuti, altri emeriti sconosciuti potrebbero eccitarsi vedendo noi e, anche se questi fotogrammi rimarranno nell’inviolabile segreto delle nostre case, siamo tentati dalla potenzialità che potremmo esprimere se solo lo volessimo e questo diviene stimolo ad osare, a mostrare a spalancare, a dilatare, a richiedere questa o quell’inquadratura per poi rivederci, subito, eccitandoci, ricominciando a scopare mentre sul brillante monitor scorrono i fotogrammi crudi della nostra anatomia genitale e della nostra nudità e ci troviamo affamati di noi stessi, perché il porno casalingo è la più alta delle forme di masturbazione di coppia, la più elevata espressione del sesso disadorno e basico e mi confessi di eccitarti mortalmente se ti inquadro in closeup mentre fai la troia per l’obiettivo, perché tu diventi e sei troia e lo ammetti, così come ammetti che sarebbe eccitante che vi fosse un operatore a riprenderci, lasciandoci creare, inventare, modulare e modellare posizioni, parole e orgasmi, liberi dal vincolo tecnico che rallenta e comprime lo sbavare dei sensi, ma ne vale la pena per quel dopo nel monitor, ammetti che arriveresti a farti riprendere da un estraneo, meglio se un’estranea, mi dici, riportando quella esigenza di soldiarietà femminile che capirai, lo capirai presto, che nel porno non serve.

Poi abbiamo mangiato del sushi take away davvero buono, seduti per terra sul tuo caldo parquet, ancora nudi.
Poi abbiamo buttato i cartocci e bevuto un caffè. Nudi.

“E’ difficile da usare?” mi chiedi guardandola.
“Una stupidaggine” ti dico sorseggiando “ti insegno”. E in un minuto sai tutto.
Poi mi guardi e mormori.
“Voglio un video tuo in cui ti masturbi e ti vieni sulla pancia”
E sperando che cederai alla tentazione di mostrarlo a qualche tua amica, comincio a segarmi.

Il full HD della Sony è imbattibile.