Scorro le notizie, zompo e leggo, sorseggio caffé e fumo.
Consulta: no ai tagli alle retribuzioni di manager e dirigenti pubblici e magistrati
"Il tributo imposto determina un irragionevole effetto discriminatorio rispetto al privato". Giusto. Sacrosanto. Attendiamo una saggia presa di posizione sul fatto che l'articolo 18 si tocca solo nel privato e non nel pubblico e poi andiamo a berci una birra, raga.
Formigoni: non mi dimetto manco a calci, lo sapete benissimo, ma procederò nei prossimi giorni a dar vita a una giunta nuova, ridimensionata nel numero e scegliendo persone che siano in grado di portare avanti le politiche di eccellenze portate avanti in tutti questi anni dalla Regione Lombardia.
E qui mi scatta la fiducia nella buona fede della persona, eh. Adesso, finalmente, la fa lui la giunta giusta, cazzo. Basta infiltrazioni, corruzione e merde, cazzo. Adesso la fa lui, la giunta number one, quella tosta, quella sana. Mica come 'sta giunta di ladri farabutti che aveva fatto quell'altro, coso lì, dai che mi scappa il nome, quello che ha fatto questa giunta qui di ladri, come cazzo si chiamava, va beh avete capito. Forza Nicole.
Bimbo prelevato a forza, è polemica. Il capo della Polizia: "Profondo rammarico". Il padre: "L'ho liberato".
Dieci anni. Verrà su sereno e fiducioso nelle istituzioni: famiglia, stato. Chissà come si diverte adesso nella casa famiglia, finalmente.
Il governo prende, il governo dà. Giù due di IRPEF, su uno di IVA.
Caro Professore, un mio collaboratore carissimo, un calabrese che quest'anno ha deciso di finire la quinta elementare alle serali, quando ha sentito la notizia del "sollievo" che il CdM ha dato, dopo aver fatto schioccare una secca bestemmia in un italiano che manco Gassman, ha commentato "Ma ci stanno prendendo per il culo? Minchia oh, ma lo chiama sollievo che è l'ennesima inculata a sangue?" e torto non mi sento di dargli, no. Sarà mica che facendo la doccia, Professore, ha notato una macchiolina sulla pelle del culo e sua moglie le ha detto "Non è niente, Mario, è solo una voglia di poltrona"?
Tamara in passerella, tabloid impietosi
Tamara Ecclestone sfila ad Istanbul per il famosisssssimo stilista turco Atil Kutoglu ed i tabloid inglesi la massacrano: "L'abito pantalone verde non è per lei". Trovo la notizia meravigliosa e Tamara un puttanone appetitoso con dei piedi di rilievo e vi dedicherò apposito post. Tsch, tsch, tsch, Tamara, quella dell'abito pantalone non ce la dovevi fare. Non in questo periodo di crisi dei valori.
Alfano contro il governo su Reggio Calabria: "Sciogliere il consiglio condanna tutta la città"
Và che Alfano è la dimostrazione che i giovani in politica sono l'unica speranza per il paese e che l'era Berlusconi è proprio finita finita finita.
E a sinistra si snoda il vivace dibattito sul futuro del paese
Della Valle che manda a cagare Marchionne che lo rimanda affanculo, Renzi dice che Marchionne è una merda e Marchionne che Firenze è un merdoso villaggio del Nepal, D'Alema prevede incidenti a Renzi e Renzi dice che D'Alema lo minaccia coi suoi servizi segreti e allora D'Alema dice che Renzi è pericoloso e, anche se non c'ha voglia, si candida. Così Renzi impara. Vendola dice delle cose contro Renzi che non le capisce nemmeno lui, ma tanto parla con Di Pietro che non lo si capisce quando gli dice che non ha capito. Le primarie! Le primarie! Sì d'accordo! Ma quando? Le primarie! Le primarie! Oh ragazzi, guardate che non siam mica qui a far la ceretta agli scimpanzè, quello viaggia in jet e Mercedes, altro che camper, zitto Massimo, oh ragazzi, Renzi frocio, frocio tu pezzo dimmerda, ladro, vecchio culattone dimmerda, le primarie!, le primarie!
Per perdere le elezioni quando si è i favoriti bisogna lavorare sodo.
Cinquantenario del Concilio Vaticano: Benedetto XVI ha sottolineato i gesti con i quali ha voluto ricordare la storica giornata, come l'intronizzazione dell'Evangeliario, copia di quello utilizzato durante il Concilio e la consegna dei sette messaggi finali del Concilio e del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Ecco.
Buon venerdì amisgi, buona intronizzazione dell'Evangelario a tutti.
Pagine
venerdì 12 ottobre 2012
mercoledì 10 ottobre 2012
469.06 and go
Ho deciso, non me ne fotte un cazzo, ho appena fatto click sui miei biglietti per Londra e parto venerdì. Mi stanno ancora tremando i polsi per la cifra, ma non c'è verso coi miei orari obbligati, quello è il minimo sindacale. Quattrocentosessantanovepuntozerosei euro, non credo sarà fattibile ogni week end, perché coloro, di riffa o di raffa, mi lievitano di altri trecento, parcheggio, gasolio, autostrada, taxi, caxi e maxi. Mi sto svenando come un suicida, ma questo week end io sarò a Londra e mi porterò pure su delle prelibatezze made in Italy con le quali confezionerò una cena da svenimento alla mia Skizza, cena cucinata nella nostra casina di Londra, casina sulla quale ha lavorato sodissimo e che voglio proprio vedere com'è.
E questo è quanto, tutto il resto sta a zero, amisgi.
E questo è quanto, tutto il resto sta a zero, amisgi.
La zingara e la Prugna Nera
Ma voi non potete immaginare. Ma non potete mai arrivarci a dire chi vi ho incontrato per caso stamattina nel capoluogo di provincia taziale, al termine del frassinamento di coglioni del mercoledì ottobrino. Ma neanche se vi ci mettete col microscopio potete dire chi vi ho incontrato, anche perché, magari, non ve la ricordate per nulla, datosi che è roba assai vecchia e il blog si è spostato e cazzi e mazzi.
Beh.
Son lì che esco dal frassinatoio e praticamente le sbatto contro. Ocio eh: ho incontrato Gipsyqueen, l'amica della Tanya, quella che faceva gruppo con la Tartaruga delle Galapagos e Sfigamerda, ve la ricordate? Un bel troione, mora, riccia, volgare, figa, tettuta e culuta, profumata con 'na scia che rimane in tutta la strada, tutta bella imputtanata, un pacco di cartelline sul braccio, il borsone, il foularone, il taccone, il jeansone strizza vene varicose, ma che bel mignottone puttanone, ma che bella uccellaia d.o.c., ma che minchiaiola simpatica, ma che bella passera scopaiola.
Io e lei non è che abbiam diviso tante merende, devo dirlo. Anzi, mi stava pure parecchio sul culo e sembrava la cosa fosse likewise, poi con la troia della Tanya le cose sono andate come sono andate e fine della limonata. Ma oggi ha illuminato un sorrisone quando m'ha visto, con quella boccona che mi ricorda Mietta, che la bocca di Mietta, da sola, è meglio di un film porno per me, che io dico che la bocca di Mietta vale sega tempo zero, ma è solo la mia opinione ovviamente, beh, insomma, mi accende 'sto sorriso da mille watt e mi viene incontro e mi bacia e mi anestetizza con 'sta laguna di profumo che si tira dietro e come stai e come non stai, ma cosa ci fai qui Mietta, nel capoluogo di provincia taziale, ma ci lavoro Tazio, faccio l'associata nello studio Strangozzi-Guazzaloca-Franconazzi, osti!, le dico, micacazzi!, micacazzi no, mi dice, c'ho avuto un culo della stramadonna che l'associata è morta sotto una macchina e così mi han preso, delle volte il destino eh, ma taci taci taci ed io mi taccio.
Senti Miettaqueen, ma lo prendi?, un caffè dico, lo prendi con me?, Tazio devo scappare come una lepre che devo portar 'sta merda nello studio Lugagnani-Perritelli-Mezzalira-Razzi-Tortonazzi-Vieri, osti!, dico, che peccato, speravo lo prendessi, il caffè intendo, ma senti Tazio facciam ben 'na cosa, devi scappare o mangi qui per pranzo? mangio lì, cioè mangio qui, sì, mo allora, lasciami portar 'sta merda da Lugagnani-Perritelli-Mezzalira-Razzi-Tortonazzi-Vieri, che poi passo a prendere una busta da Sperandio-Chiaritelli-Rambaldi-Pini-Mastelloni-Ferrari-Pasetti-Zotti-Serravalle-Bregoli e ci vediam al Margherita che mangiam assieme, molto bene, dico, ti do il mio numero in caso che, no, no, no, no, ci sarò senza dubbio e parte sbattendo quelle belle mammellone nella camminata veloce e io indugio e faccio prua al Margherita, dove siedo tappando un tavolo e aspetto con un Americano in mano che fa tanto atteggiamento Costa Azzurra.
Beh.
La Tanyatroia l'ha tirato nel culo a tutte le amiche, comportandosi dammerda e così, per il principio della solidarietà tra inculati, ora sono simpaticissssssssimo alla Miettaqueen, che ora siede sul banco degli analizzati, mentre prima, quando sedeva tra le fila degli analisti, era convintissima che c'avesse ragione su tutto la Puttanya, come la chiama, dottamente, l'enciclopedico GQ. Ma che bel pranzetto con questa moracciona seSuale, tutta carne e curve e capelli ricci e orecchinoni e boccona che, cazzo, meglio che non ci ripenso troppo, ma che bello davvero Tazio, ma senti ecco qui il mio numero, segno, chiamo, ora hai il mio, che bello, dio sì è stupendo tutto ciò MiettaQueen, ma seeeeenti Mietta, và che ti chiamo nel week end se non son su a Londra veh, oh ben sì, dai, ci facciamo una pizza ignorante, ma va ben tutto guarda, ma certo, l'importante è la compagnia.
Ma pensa, la GipsyMiettaQueen, con quelle belle scarpe con la zeppona, senza calze, con tutte quelle belle vene in rilievo, che me li ricordo i suoi piedi veh?, c'hanno il loro bel perchè, eh, brava, brava, ma che brava e la guardo sculare mentre attraversa la strada e continuo a dire, ma che brava, ma che brava, ma che brava che è.
Morale della fava: mai abbattersi.
Scompare una morta e ti compare un troione.
Beh.
Son lì che esco dal frassinatoio e praticamente le sbatto contro. Ocio eh: ho incontrato Gipsyqueen, l'amica della Tanya, quella che faceva gruppo con la Tartaruga delle Galapagos e Sfigamerda, ve la ricordate? Un bel troione, mora, riccia, volgare, figa, tettuta e culuta, profumata con 'na scia che rimane in tutta la strada, tutta bella imputtanata, un pacco di cartelline sul braccio, il borsone, il foularone, il taccone, il jeansone strizza vene varicose, ma che bel mignottone puttanone, ma che bella uccellaia d.o.c., ma che minchiaiola simpatica, ma che bella passera scopaiola.
Io e lei non è che abbiam diviso tante merende, devo dirlo. Anzi, mi stava pure parecchio sul culo e sembrava la cosa fosse likewise, poi con la troia della Tanya le cose sono andate come sono andate e fine della limonata. Ma oggi ha illuminato un sorrisone quando m'ha visto, con quella boccona che mi ricorda Mietta, che la bocca di Mietta, da sola, è meglio di un film porno per me, che io dico che la bocca di Mietta vale sega tempo zero, ma è solo la mia opinione ovviamente, beh, insomma, mi accende 'sto sorriso da mille watt e mi viene incontro e mi bacia e mi anestetizza con 'sta laguna di profumo che si tira dietro e come stai e come non stai, ma cosa ci fai qui Mietta, nel capoluogo di provincia taziale, ma ci lavoro Tazio, faccio l'associata nello studio Strangozzi-Guazzaloca-Franconazzi, osti!, le dico, micacazzi!, micacazzi no, mi dice, c'ho avuto un culo della stramadonna che l'associata è morta sotto una macchina e così mi han preso, delle volte il destino eh, ma taci taci taci ed io mi taccio.
Senti Miettaqueen, ma lo prendi?, un caffè dico, lo prendi con me?, Tazio devo scappare come una lepre che devo portar 'sta merda nello studio Lugagnani-Perritelli-Mezzalira-Razzi-Tortonazzi-Vieri, osti!, dico, che peccato, speravo lo prendessi, il caffè intendo, ma senti Tazio facciam ben 'na cosa, devi scappare o mangi qui per pranzo? mangio lì, cioè mangio qui, sì, mo allora, lasciami portar 'sta merda da Lugagnani-Perritelli-Mezzalira-Razzi-Tortonazzi-Vieri, che poi passo a prendere una busta da Sperandio-Chiaritelli-Rambaldi-Pini-Mastelloni-Ferrari-Pasetti-Zotti-Serravalle-Bregoli e ci vediam al Margherita che mangiam assieme, molto bene, dico, ti do il mio numero in caso che, no, no, no, no, ci sarò senza dubbio e parte sbattendo quelle belle mammellone nella camminata veloce e io indugio e faccio prua al Margherita, dove siedo tappando un tavolo e aspetto con un Americano in mano che fa tanto atteggiamento Costa Azzurra.
Beh.
La Tanyatroia l'ha tirato nel culo a tutte le amiche, comportandosi dammerda e così, per il principio della solidarietà tra inculati, ora sono simpaticissssssssimo alla Miettaqueen, che ora siede sul banco degli analizzati, mentre prima, quando sedeva tra le fila degli analisti, era convintissima che c'avesse ragione su tutto la Puttanya, come la chiama, dottamente, l'enciclopedico GQ. Ma che bel pranzetto con questa moracciona seSuale, tutta carne e curve e capelli ricci e orecchinoni e boccona che, cazzo, meglio che non ci ripenso troppo, ma che bello davvero Tazio, ma senti ecco qui il mio numero, segno, chiamo, ora hai il mio, che bello, dio sì è stupendo tutto ciò MiettaQueen, ma seeeeenti Mietta, và che ti chiamo nel week end se non son su a Londra veh, oh ben sì, dai, ci facciamo una pizza ignorante, ma va ben tutto guarda, ma certo, l'importante è la compagnia.
Ma pensa, la GipsyMiettaQueen, con quelle belle scarpe con la zeppona, senza calze, con tutte quelle belle vene in rilievo, che me li ricordo i suoi piedi veh?, c'hanno il loro bel perchè, eh, brava, brava, ma che brava e la guardo sculare mentre attraversa la strada e continuo a dire, ma che brava, ma che brava, ma che brava che è.
Morale della fava: mai abbattersi.
Scompare una morta e ti compare un troione.
Il bonjour del mercoledì
Bonjour, è il mercoledì che precede il giovedì, che è il giorno prima del venerdì ed io sono ancora così incasinato con delle merde che odio, che non so nemmeno se sarò british nel weekend.
Bonjour, è il mercoledì che segue una serata sbagliata, dove ho chiavato senza perdere il controllo e ciò mi disturba, ma non succederà più.
Bonjour, è il mercoledì delle spaventose tette della Betta che con quella maglina grigia sembra che le abbia monumentali il doppio.
Bonjour, è il mercoledì in cui devo andare nella città che fa provincia taziale e mi viene da vomitare a pensarci, ma passerà.
Bonjour, è il mercoledì che sta in mezzo alla settimana e mi deprime, perchè la fatica di arrivare sin qua è pari a quella che dovrò sopportare per arrivare sin là.
Bonjour, sono le otto e cinquantadue di mercoledì 10 ottobre 2012 e anche se vorrei essere ovunque fuorché qui, devo alzare il culo e fare le cose, proprio come voi.
Bonjour.
Bonjour, è il mercoledì che segue una serata sbagliata, dove ho chiavato senza perdere il controllo e ciò mi disturba, ma non succederà più.
Bonjour, è il mercoledì delle spaventose tette della Betta che con quella maglina grigia sembra che le abbia monumentali il doppio.
Bonjour, è il mercoledì in cui devo andare nella città che fa provincia taziale e mi viene da vomitare a pensarci, ma passerà.
Bonjour, è il mercoledì che sta in mezzo alla settimana e mi deprime, perchè la fatica di arrivare sin qua è pari a quella che dovrò sopportare per arrivare sin là.
Bonjour, sono le otto e cinquantadue di mercoledì 10 ottobre 2012 e anche se vorrei essere ovunque fuorché qui, devo alzare il culo e fare le cose, proprio come voi.
Bonjour.
Cala la sera e si raccontan le fole
Bella figa la Emy, diciamolo in premessa così non ci torniamo più su.
Proseguiamo, poi, dicendo che non le ho sottoposto un questionario, ma con la mia abilità linguistica (in tutti i sensi, mi corre l'obbligo di sottolinearlo) le ho estorto delle puntiformi dichiarazioni che corrispondono alla sintesi che segue.
Sesso anale? - No grazie, mai fatto e mai lo farò, è una cosa che mi fa di sporco ed è un turnoff
Deglutizione dello sperma? - Provo ribrezzo, se uno mi viene in bocca poi devo sputare o vomito
Con una donna? - Mai fatto, ma vorrei provare, è un'esperienza che mi manca
Fermiamoci e partiamo dall'ultima. E che è? Celo, celo, manca, manca? Se rientra in una fantasia, in un prurito, se hai provato attrazione per qualcuna al punto di dire che te la faresti, ecco, allora capisco che tu mi dica "non c'è mai stata l'occasione, ma se capitasse con una che mi muove qualcosa ci starei", ma 'sto celo, celo, manca, manca, mi fa ridere il culo, specie se posto sotto l'etichetta "è UN'esperienza che mi manca" visto che pare te ne manchino assai e anche piuttosto comuni.
Ma proseguiamo.
Ci son delle volte che non ti metti le mutande? - Mai, le metto sempre e quando serve le tolgo. E poi io adoro la lingerie
Ti sei mai masturbata in un bagno pubblico o al lavoro? - Ma scherzi? Noooo
Ti masturbi frequentemente? - Preferisco farmi masturbare
Triangolo? - Mai capitato
Orgette? - Zero spaccato
E incomincio a convergere verso la prova del nove, lento, senza fretta apparente. Perchè sin qui, cara Emy, uno deve farsi bastare che sei una gran figa, pare. E tu non sai, cara Emy, che il fattore gran figa regge, ma sino a un po'. Poi comincia la noia. Perchè basta consultare la lunga checklist e si sa subito che con te questo no, quello mai e si smette pure di pensarlo e se capita, dico, metti che capita, che chi sta con te a fare non sesso si incastri con una assolutamente meno figa di te, assolutamente piacevolmente terrestre, umana, ma che non ha checklist da consultare e fa sesso alla grande divertendosi, a te spuntano dei graziosi bozzetti sulla fronte e, mentre tu sei a casa da sola a far risplendere gli ambienti della tua figaggine eccelsa, il tuo lui gode e chiava come un porco con una donna che non riluce di fuori, ma che gli fa accendere una meteora di dentro. Ma sei giovane, c'hai 35 anni (haha) e crescendo capirai.
Sesso all'aperto? - Se intendi una sveltina in macchina in campagna sì
Sesso in pubblico, tipo spiaggette fluviali, con guardoni? - Ma sei matto? Paurissima
Sesso di fronte ad un'altra coppia che fa, a sua volta, sesso? - NO. IO IL SESSO LO INTENDO COME UNA COSA A DUE, PRIVATA, NON RIUSCIREI A ECCITARMI
Ecco, Emy, vedi. L'ultima risposta ha invalidato l'intero test. E a questo punto, per ciò che mi consta, potresti essere una bisex patita di sesso anale, col fetish dello sperma, dedita ad orge estreme, esibizionista che ama essere e scopata in pubblico, onanista patologica che si masturba quotidianamente davanti al poster di Pupo.
Sei una racconta palle pazzesca che offende la mia intelligenza, perché sottovalutare il fatto che il Costa, mio fido scudiero, fosse là, dove tu col Loca e lui con la Siusy chiavavate gaudenti guardandovi, gli uni accanto agli altri, seppur ciascuno sul suo, è offensivo, è superficiale, è stomachevole, come la probabile cascata di panzane che hai fatto scivolare goccia a goccia.
Bella figa la Emy e belli i piedi col Rouge Noire, che diventano assai sexy, ma "A me non piacciono gli smalti scuri, l'ho messo solo per te" e pazienza Emy che ci vuoi fare, mica è per tutti, mica è obbligatorio, ma rimane un fatto incontrovertibile, ahimè, rimane una condizione concettuale di fondo che è sacra, quella condizione che prevede che si sia in due a godere e questo ti sfugge, ti sfugge perché sei convinta che il tuo essere granfiga sia il traguardo del maschio, mentre se le cose funzionassero davvero, sarebbe la partenza. La tua assoluta checklist (probabilmente pure falsa) pone le cose in un'ottica che prevede che TU, che possiedi la figaggine, stabilisci le TUE regole e che chi casca a letto con te debba rispettarle e farsele pure piacere perchè ciò che ha avuto basta su tutto: tu.
Vedi Emy, il problema è che io sono un tauro e tu una bufala.
Incompatibilità di razze I 'spose.
Però diglielo, al Loca. E' un punto della checklist che merita di essere aggiunto.
Proseguiamo, poi, dicendo che non le ho sottoposto un questionario, ma con la mia abilità linguistica (in tutti i sensi, mi corre l'obbligo di sottolinearlo) le ho estorto delle puntiformi dichiarazioni che corrispondono alla sintesi che segue.
Sesso anale? - No grazie, mai fatto e mai lo farò, è una cosa che mi fa di sporco ed è un turnoff
Deglutizione dello sperma? - Provo ribrezzo, se uno mi viene in bocca poi devo sputare o vomito
Con una donna? - Mai fatto, ma vorrei provare, è un'esperienza che mi manca
Fermiamoci e partiamo dall'ultima. E che è? Celo, celo, manca, manca? Se rientra in una fantasia, in un prurito, se hai provato attrazione per qualcuna al punto di dire che te la faresti, ecco, allora capisco che tu mi dica "non c'è mai stata l'occasione, ma se capitasse con una che mi muove qualcosa ci starei", ma 'sto celo, celo, manca, manca, mi fa ridere il culo, specie se posto sotto l'etichetta "è UN'esperienza che mi manca" visto che pare te ne manchino assai e anche piuttosto comuni.
Ma proseguiamo.
Ci son delle volte che non ti metti le mutande? - Mai, le metto sempre e quando serve le tolgo. E poi io adoro la lingerie
Ti sei mai masturbata in un bagno pubblico o al lavoro? - Ma scherzi? Noooo
Ti masturbi frequentemente? - Preferisco farmi masturbare
Triangolo? - Mai capitato
Orgette? - Zero spaccato
E incomincio a convergere verso la prova del nove, lento, senza fretta apparente. Perchè sin qui, cara Emy, uno deve farsi bastare che sei una gran figa, pare. E tu non sai, cara Emy, che il fattore gran figa regge, ma sino a un po'. Poi comincia la noia. Perchè basta consultare la lunga checklist e si sa subito che con te questo no, quello mai e si smette pure di pensarlo e se capita, dico, metti che capita, che chi sta con te a fare non sesso si incastri con una assolutamente meno figa di te, assolutamente piacevolmente terrestre, umana, ma che non ha checklist da consultare e fa sesso alla grande divertendosi, a te spuntano dei graziosi bozzetti sulla fronte e, mentre tu sei a casa da sola a far risplendere gli ambienti della tua figaggine eccelsa, il tuo lui gode e chiava come un porco con una donna che non riluce di fuori, ma che gli fa accendere una meteora di dentro. Ma sei giovane, c'hai 35 anni (haha) e crescendo capirai.
Sesso all'aperto? - Se intendi una sveltina in macchina in campagna sì
Sesso in pubblico, tipo spiaggette fluviali, con guardoni? - Ma sei matto? Paurissima
Sesso di fronte ad un'altra coppia che fa, a sua volta, sesso? - NO. IO IL SESSO LO INTENDO COME UNA COSA A DUE, PRIVATA, NON RIUSCIREI A ECCITARMI
Ecco, Emy, vedi. L'ultima risposta ha invalidato l'intero test. E a questo punto, per ciò che mi consta, potresti essere una bisex patita di sesso anale, col fetish dello sperma, dedita ad orge estreme, esibizionista che ama essere e scopata in pubblico, onanista patologica che si masturba quotidianamente davanti al poster di Pupo.
Sei una racconta palle pazzesca che offende la mia intelligenza, perché sottovalutare il fatto che il Costa, mio fido scudiero, fosse là, dove tu col Loca e lui con la Siusy chiavavate gaudenti guardandovi, gli uni accanto agli altri, seppur ciascuno sul suo, è offensivo, è superficiale, è stomachevole, come la probabile cascata di panzane che hai fatto scivolare goccia a goccia.
Bella figa la Emy e belli i piedi col Rouge Noire, che diventano assai sexy, ma "A me non piacciono gli smalti scuri, l'ho messo solo per te" e pazienza Emy che ci vuoi fare, mica è per tutti, mica è obbligatorio, ma rimane un fatto incontrovertibile, ahimè, rimane una condizione concettuale di fondo che è sacra, quella condizione che prevede che si sia in due a godere e questo ti sfugge, ti sfugge perché sei convinta che il tuo essere granfiga sia il traguardo del maschio, mentre se le cose funzionassero davvero, sarebbe la partenza. La tua assoluta checklist (probabilmente pure falsa) pone le cose in un'ottica che prevede che TU, che possiedi la figaggine, stabilisci le TUE regole e che chi casca a letto con te debba rispettarle e farsele pure piacere perchè ciò che ha avuto basta su tutto: tu.
Vedi Emy, il problema è che io sono un tauro e tu una bufala.
Incompatibilità di razze I 'spose.
Però diglielo, al Loca. E' un punto della checklist che merita di essere aggiunto.
martedì 9 ottobre 2012
L'apericena della Chanel messicana
Pòppòpppòpppò. Bah.
"Ciao Tazio, come stai? Tutto bene? Senti Tazio ti chiamavo perché sono giorni che ci penso e, insomma, magari t'ho lasciato una brutta impressione, cioè, nel senso che quando ti ho chiesto se c'avevi qualcuna, insomma, voglio dire, non è un problema ecco, sappilo, sono solo rimasta stupita che non me l'avessi detto eh, tutto lì, non vorrei che avessi pensato "ma guarda 'sta stronza, ma cosa s'è messa in testa? Che ci sposiamo?" ha-ha-ha-ha-ha, perché voglio dire, siam grandi tutti e due e magari con quelle parole potevo sembrare una diciottenne e mi scuso se è passato questo messaggio […]"
Passato questo messaggio. Io odio questo modo di dire. E' passato il messaggio. Ma da dove a dove e per opera di chi? Escluderei che il messaggio abbia una propria autonomia del tipo "Vè chi ghè, il messaggio, ciao messaggio!! Ah che dispiacere è già passato". Che poi, cazzo, a me a parlar di messaggi mi viene in mente Sherwood e Robin Hood che li attaccava alla freccia e poi zanf. Certo che se beccava qualcuno con quelle freccione, il messaggio passava di sicuro, ma da parte a parte.
Prescindendo.
Lei non intendeva di certo, ci mancherebbe, siamo adulti, uno dei due è pure adulto e adultero, ma sia mai che la vado a fraintendere per l'amordidiodelcielo, meglio chiarirle subito 'ste cose.
Emy, Emy. Pòppòpppòpppò. Bah.
Sei fresca e credibile come la fotocopia in bianco e nero di una banconota da ventisette euro e cinquantadue centesimi, solo fronte e niente retro, ma mentre penso la parola "retro" la vedo per un attimo con le mani sul muro, nuda e bendata, coi piedini scalzi sul pavimento deprimente e il buchino festoso che fa capolino tra le marmoree chiappette e vengo assalito dalla sindrome di Stendhal, ma per fortuna lei parla a mitraglia, evidentemente in imbarazzo per quella stentata e improbabile manovra di riaggancio alla nave madre che ha lasciato la trombosfera ai limiti della galassia Ptero4-sigmanove, ma poi mi balena nei monitor della sala controllo cosa quella stessa bocca è in grado di fare e sento che suonano alla porta, apro che era Stendhal con dei pacchi e del da firmare, che chiedo cos'è e lui mi dice "altre sei sindromi fresche che vedrai che ti van via, con sta telefonatella, coglionazzo".
"Parlando d'altro, ci sei stato al messicano nuovo che hanno aperto a Domiziopoli? Ci son stata domenica sera e devo dire veramente bravi, veramente, che si sente eh, c'è poco da fare, si sente subito che il cuoco è messicano messicano"
"Messicano messicano di dove esattamente?" chiedo, poichè se lo si sente subito che è messicano messicano, si saprà con certezza da dove viene. Cioè voglio dire, da dove lo si sente con matematica certezza che è messicano messicano e non, ad esempio, della California di Altamira, voglio dire, se mi dici che si sente saprai anche dove abita.
"Eh non lo so di dove, però è messicano e si sente, ti giuro"
"Come non lo sai. E da dove si sente che è messicano messicano allora?" chiedo non potendo resistere alla sindrome di gnégnégné come l'ha battezzata la Skizza.
"No, nel senso che il cibo è fantastico che solo un messicano lo può fare così, ecco, dicevo quello" ma la risposta riparatrice peggiora la situazione perché assume aprioristicamente che basti essere messicano per fare dell'ottimo cibo messicano, che non regge, perchè, per dire, spostando l'attenzione a casa nostra mica basta dire che il cuoco è italiano per aver garanzia del cibo, voglio dire, facciamo l'esempio del Costa che è italiano e pure terrone, sigillo di garanzia di cose sublimi, ma valla a mangiare una pasta asciutta da lui e vedi cosa vuol dire la disperazione.
"Solo un messicano bravo a cucinare, direi. Perché il punto è che il cuoco sappia cuocare più che la sua nascita, direi. Te la ricordi la pasta del Costa, vero? No, dico, quello è italiano, ma non mi pare che produca della gran poesia made in italy, direi"
"Beh sì certo, certo, è un gran cuoco bravo"
"Allora diciamo che quel che si sente non è che è messicano messicano, ma che è un cuoco bravo a cucinare il messicano, che pure se viene da Reykjavik va bene uguale, direi"
"Beh sì certo, certo, comunque non ci sei stato, giusto?"
"Eh no Emy, perchè devi sapere che se io mangio messicano devo girare con un'ancora legata alla vita, perché da quanto mi fa scoreggiare vi è del caso che decollo e vengo portato dal vento chissà dove"
Risata folle, benedetta occasione di una risata liberatoria che abbassi la molto alta tensione nervosa.
Emy, Emy, Emy. Pòppòpppòpppò. Bah.
"Tazioooooooooooooooooooooo!!!!! Ma cosa diciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!"
"La verità dolce Emy, che anche tu, come tutti gli esseri umani viventi, stanotte dopo il messicano hai mollato le tue belle ranze e non mi dire di no"
"Taziooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!"
"Comunque senti, mascalzone, volevo dirti, se stasera non hai impegni, io c'ho la pedicure alle sette e poi se vuoi ci facciamo un'apericena al Centrale, tranquilli e scialli"
Allora.
Cerchiamo di intenderci.
Apericena non la posso reggere.
Posso reggere il messaggio che passa, ma l'apericena no. No.
"Cos'è che ci facciamo al Centrale, scusa che non ho capito?" chiedo in fase di irreversibile alterazione.
"Hahahahahaha massì dai, un aperitivo con tutte le robette, dai!!".
Cioé, lo sai che stai stuprando la lingua italiana e, nonostante ciò la stupri, ma purtroppo l'avvicinamento delle parole "lingua" e "stupro" mi spingono a scartare un paio di sindromi di Stendhal, ma mentre cerco le forbici, mi zompa alla mente che, prima della stortura udita, avevo udito risuonare celeste il lemma d'oltralpe "pedicure" ed allora le scarto tutte e alla fine esordisco con un cupo e maschio: "Di che colore lo fai mettere lo smalto dalla pedicure?".
Sapete cos'è un silenzio sorridente, al telefono? Ecco, lei ne aveva uno sulle labbra.
"Scegli e io metto"
"Rouge Noir Chanel"
"Mani e piedi?"
"Mani e piedi"
"Buongustaio"
"Alle otto ci vediamo là"
"Ok, a dopo"
L'aracnide ha raggiunto la larva di mosca per dirle, non mordo, non mangio, tranquillo ed intanto ha tessuto la tela infagottando la coglionissima larva di mosca che, Emy, Emy, la banconota, sei incredibile, pòppòpppòpppò e bah e finisce a scegliere il colore dello smalto con cui, l'aracnide furba, si farà chiavare alla morte e tu Tazio, come ho avuto diffusa occasione di dirti, sei uno sterminato coglione.
Bella figa la Emy, però.
Almeno quello, cazzomerda.
"Ciao Tazio, come stai? Tutto bene? Senti Tazio ti chiamavo perché sono giorni che ci penso e, insomma, magari t'ho lasciato una brutta impressione, cioè, nel senso che quando ti ho chiesto se c'avevi qualcuna, insomma, voglio dire, non è un problema ecco, sappilo, sono solo rimasta stupita che non me l'avessi detto eh, tutto lì, non vorrei che avessi pensato "ma guarda 'sta stronza, ma cosa s'è messa in testa? Che ci sposiamo?" ha-ha-ha-ha-ha, perché voglio dire, siam grandi tutti e due e magari con quelle parole potevo sembrare una diciottenne e mi scuso se è passato questo messaggio […]"
Passato questo messaggio. Io odio questo modo di dire. E' passato il messaggio. Ma da dove a dove e per opera di chi? Escluderei che il messaggio abbia una propria autonomia del tipo "Vè chi ghè, il messaggio, ciao messaggio!! Ah che dispiacere è già passato". Che poi, cazzo, a me a parlar di messaggi mi viene in mente Sherwood e Robin Hood che li attaccava alla freccia e poi zanf. Certo che se beccava qualcuno con quelle freccione, il messaggio passava di sicuro, ma da parte a parte.
Prescindendo.
Lei non intendeva di certo, ci mancherebbe, siamo adulti, uno dei due è pure adulto e adultero, ma sia mai che la vado a fraintendere per l'amordidiodelcielo, meglio chiarirle subito 'ste cose.
Emy, Emy. Pòppòpppòpppò. Bah.
Sei fresca e credibile come la fotocopia in bianco e nero di una banconota da ventisette euro e cinquantadue centesimi, solo fronte e niente retro, ma mentre penso la parola "retro" la vedo per un attimo con le mani sul muro, nuda e bendata, coi piedini scalzi sul pavimento deprimente e il buchino festoso che fa capolino tra le marmoree chiappette e vengo assalito dalla sindrome di Stendhal, ma per fortuna lei parla a mitraglia, evidentemente in imbarazzo per quella stentata e improbabile manovra di riaggancio alla nave madre che ha lasciato la trombosfera ai limiti della galassia Ptero4-sigmanove, ma poi mi balena nei monitor della sala controllo cosa quella stessa bocca è in grado di fare e sento che suonano alla porta, apro che era Stendhal con dei pacchi e del da firmare, che chiedo cos'è e lui mi dice "altre sei sindromi fresche che vedrai che ti van via, con sta telefonatella, coglionazzo".
"Parlando d'altro, ci sei stato al messicano nuovo che hanno aperto a Domiziopoli? Ci son stata domenica sera e devo dire veramente bravi, veramente, che si sente eh, c'è poco da fare, si sente subito che il cuoco è messicano messicano"
"Messicano messicano di dove esattamente?" chiedo, poichè se lo si sente subito che è messicano messicano, si saprà con certezza da dove viene. Cioè voglio dire, da dove lo si sente con matematica certezza che è messicano messicano e non, ad esempio, della California di Altamira, voglio dire, se mi dici che si sente saprai anche dove abita.
"Eh non lo so di dove, però è messicano e si sente, ti giuro"
"Come non lo sai. E da dove si sente che è messicano messicano allora?" chiedo non potendo resistere alla sindrome di gnégnégné come l'ha battezzata la Skizza.
"No, nel senso che il cibo è fantastico che solo un messicano lo può fare così, ecco, dicevo quello" ma la risposta riparatrice peggiora la situazione perché assume aprioristicamente che basti essere messicano per fare dell'ottimo cibo messicano, che non regge, perchè, per dire, spostando l'attenzione a casa nostra mica basta dire che il cuoco è italiano per aver garanzia del cibo, voglio dire, facciamo l'esempio del Costa che è italiano e pure terrone, sigillo di garanzia di cose sublimi, ma valla a mangiare una pasta asciutta da lui e vedi cosa vuol dire la disperazione.
"Solo un messicano bravo a cucinare, direi. Perché il punto è che il cuoco sappia cuocare più che la sua nascita, direi. Te la ricordi la pasta del Costa, vero? No, dico, quello è italiano, ma non mi pare che produca della gran poesia made in italy, direi"
"Beh sì certo, certo, è un gran cuoco bravo"
"Allora diciamo che quel che si sente non è che è messicano messicano, ma che è un cuoco bravo a cucinare il messicano, che pure se viene da Reykjavik va bene uguale, direi"
"Beh sì certo, certo, comunque non ci sei stato, giusto?"
"Eh no Emy, perchè devi sapere che se io mangio messicano devo girare con un'ancora legata alla vita, perché da quanto mi fa scoreggiare vi è del caso che decollo e vengo portato dal vento chissà dove"
Risata folle, benedetta occasione di una risata liberatoria che abbassi la molto alta tensione nervosa.
Emy, Emy, Emy. Pòppòpppòpppò. Bah.
"Tazioooooooooooooooooooooo!!!!! Ma cosa diciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!"
"La verità dolce Emy, che anche tu, come tutti gli esseri umani viventi, stanotte dopo il messicano hai mollato le tue belle ranze e non mi dire di no"
"Taziooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!"
"Comunque senti, mascalzone, volevo dirti, se stasera non hai impegni, io c'ho la pedicure alle sette e poi se vuoi ci facciamo un'apericena al Centrale, tranquilli e scialli"
Allora.
Cerchiamo di intenderci.
Apericena non la posso reggere.
Posso reggere il messaggio che passa, ma l'apericena no. No.
"Cos'è che ci facciamo al Centrale, scusa che non ho capito?" chiedo in fase di irreversibile alterazione.
"Hahahahahaha massì dai, un aperitivo con tutte le robette, dai!!".
Cioé, lo sai che stai stuprando la lingua italiana e, nonostante ciò la stupri, ma purtroppo l'avvicinamento delle parole "lingua" e "stupro" mi spingono a scartare un paio di sindromi di Stendhal, ma mentre cerco le forbici, mi zompa alla mente che, prima della stortura udita, avevo udito risuonare celeste il lemma d'oltralpe "pedicure" ed allora le scarto tutte e alla fine esordisco con un cupo e maschio: "Di che colore lo fai mettere lo smalto dalla pedicure?".
Sapete cos'è un silenzio sorridente, al telefono? Ecco, lei ne aveva uno sulle labbra.
"Scegli e io metto"
"Rouge Noir Chanel"
"Mani e piedi?"
"Mani e piedi"
"Buongustaio"
"Alle otto ci vediamo là"
"Ok, a dopo"
L'aracnide ha raggiunto la larva di mosca per dirle, non mordo, non mangio, tranquillo ed intanto ha tessuto la tela infagottando la coglionissima larva di mosca che, Emy, Emy, la banconota, sei incredibile, pòppòpppòpppò e bah e finisce a scegliere il colore dello smalto con cui, l'aracnide furba, si farà chiavare alla morte e tu Tazio, come ho avuto diffusa occasione di dirti, sei uno sterminato coglione.
Bella figa la Emy, però.
Almeno quello, cazzomerda.
Il cocco, l'isola tropicale e la Signora Puttana
La legge di Murphy e blahblah, fatto sta che, ieri, tutto e sottolineo tutto, tuttissimamente tutto quello che poteva andare storto è andato anche più storto della più pessimistica delle catastrofiche previsioni. Una giornata dimmerda, insomma. Quindi alle ventidue e diciotto, calpestandomi lo scroto causa elongazione del testicolo, ho abbandonato la bottega dirigendomi in piazza al Centrale nella speranza di trovare due tramezzini che, ovviamente, non c'erano. Così ho cenato con un Americano a stomaco nudo che qualcosa ha fatto, in termini di sostegno psicologico.
Poi mi son detto: cosa serve all'uomo moderno, che vive col suo tempo e la performàns, in queste circostanze? E la risposta è scaturita spontanea e, come un sol uomo, che anche le mie diciassette personalità contrastanti erano stanchissime, come un sol uomo mi son detto sicuro: andare a puttane.
Però bisogna scegliere giusto nei frangenti delicati, perché si fa presto a dire andare a puttane, che poi ti carichi una che a prima vista ti attizza e poi è una trota bollita, oppure quell'altra che ti fa girare i coglioni perché fa la strafiga, ma dove?, quindi meglio andare sul sicuro con la mia amata Nadine di ebano, mi dico, ma poi avverto l'esigenza di una che mi tenga tra le sue tette, un po' mamma un po' porca com'è ed allora non vi è che un nome, uno solo: Lorena.
***
"Metti le mani sulla testa" le dico con delicatezza e lei alza le braccia ed io comincio ad accarezzarla ed è bellissimo, nudi uno davanti all'altra, che la Lorena è una professionista della vecchia guardia, una che rimane distaccata, che non fa show vocali da porno anni ottanta, ma quegli occhi belli e giovani scrutano e tu capisci che lei di dentro si fa dei gran ragionamenti su di te ed è una cosa stranissima che due esseri umani arrivino ad una tale intimità con tanta facilità, rimanendo pudici nei confronti dei loro pensieri, ma tant'è. La accarezzo, la tocco, bella, carnosa, le tette grosse, il culo generoso, la pancia rassicurante e lei mi osserva mentre ricalco ogni piega del suo corpo, baciando, leggero, giù per le cosce e poi per terra a baciarle le dita dei piedi e poi su, con la minchia quasi pronta, ad annusare il soffice triangolo di peli radi della fica.
Mi accarezza i capelli con un grattino e in un sorrisino timido mi chiede in un sussurro gentile: "Cosa vuoi fare?".
Liturgie. Codici. Anche se ci conosciamo da sei vite. Ma quello è lavoro per la Lorena. Home office, che per andare in camera da letto passi per il corridoio dove ci metti un secondo a capire cosa ha preparato per cena e la segui, che la Lorena mica è una escort, mica è una Ford da rottamare, la Lorena è una Signora Puttana che lavora on demand, tu chiami e lei se c'ha voglia di farti ti dice di sì (e lo dice sempre a meno gente) ed allora, come ieri sera, arrivi che lei è in tuta con ai piedi le Crocs, casalinga, che nel profumo del soffritto ti mena lungo il corridoio e apre la porta dell'home office e poi si spoglia nuda ed è on duty, diversissima da prima, pronta per te.
Cosa voglio fare.
"Masturbami" le dico in un soffio e mi stendo a gambe aperte sul letto, la testa rialzata dal doppio cuscino, svaccato a croce di Sant'Andrea, mentre lei apre un cassetto ed estrae la strumentazione necessaria ad eseguire la routine Sega.01. Poi si inginocchia tra le mie gambe e comincia a spalmare un lubrificante che profuma di cocco. Quando si inginocchia la sua pancia si sdoppia, separata da una depressione che dall'ombelico scende verso il pube e le due emipance si rilassano verso il basso, divenendo globose in una estremità e morbidamente tese in quella opposta e le mammellone scendono assumendo la forma che si otterrebbe mettendo un bel melone in un collant, tenendolo sospeso ed io adoro la sua matura sensualità, perchè stasera ho bisogno di una mamma calda e porca che mi tiri una gran sega e lei è tutte e due le cose, che anche se è vicina all'età della Bice, lei è tutto un altro mondo, che la Lorena è più emiliana del ripieno dei tortellini, lei è una Signora Puttana, come lo era la mamma che le ha insegnato il mestiere e come non lo sarà più nessuna dopo di lei.
Mi tocca e ogni tanto mi guarda, per capire se quello che fa mi piace davvero e io sorrido beato, masturbato da quelle mani che fanno la spesa, che han preparato il soffritto, che lavano il bagno, mani vere, mani bravissime, mani virtuose, come quando ha foggiato l'indice e il medio a "V" di vittoria massaggiando alternativamente la cappella che rimaneva compressa e compresa nello spazio aperto della V. E poi il pollice, il pollice che disegna cerchi lentissimi sul frenulo mentre l'altra mano serra decisa la base del cazzo e io mugolo e lei trattiene i sorrisi e poi a due mani mi preme la minchia sulla pancia, scendendo lenta sino ai coglioni, superandoli, arrivando a sfiorarmi il buco del culo, risalendo, strizzandomi il perineo con le dita, sussurrando con un filo sottilissimo di voce "Ce l'hai duro sin qua", segandomi il perineo duro con una mano e schiacciandomi la minchia sulla pancia con l'altra.
"Vuoi che ti faccia il massaggino di dentro?" mi chiede disegnando cerchietti sul mio buco del culo mentre l'altra mano parte in una corsa alternata veloce, le sue dita lucide di cocco, il mio cazzo scuro di sangue e anch'esso lucido di cocco. Il "massaggino di dentro" ed io ho un sussulto al pensiero delle sue dita nel mio culo che cercano la prostata e sibilo un 'sì' supplice e lei stacca la presa per recuperare un preservativo sussurrandomi "Se ti metti in ginocchio senti di più" ed è inutile star lì a dire dei lo so da bambino secchione e stronzo/coglione, mi giro a culo bucone e basta e sento che altro cocco mi scivola tra le natiche e poi sento le sue dita, dentro al preservativo, che si fanno facile strada nel mio culo, mentre l'altra mano mi munge, mi munge come se, stavolta, fossi una mucca e non un tauro.
Mugolo e godo come un porco, in quella posizione oscena, con quella Signora che mi incula con le dita e mi munge con la mano e guardo dallo specchio sull'armadione e considero di essere troia fino al midollo e che questo mio essere troia deve trasudare così tanto che la Lorena ha capito cosa ci vuole ad un porco par mio e mi guardo e la guardo ed ogni tanto anche lei guarda nello specchio, fottendomi lenta e sinuosa come una biscia e mungendomi sino a farmi male da quanto me lo piega all'indietro e poi non c'è più storia e ficco la faccia nel cuscino e, con in mente quella rotonda donna nuda dietro di me che mi regala così tanto piacere profondo, schizzo come un lama, mentre la sento dire "uuh" da dietro, che intensifica anche la pressione e mi smanetta veloce che mi brucia persino il bordo della cappella e poi cado di pancia e poi devo supplicarla di fermarsi perché mi sento scoppiare l'uretra e lei sorridendo mi dice ok, ma stai lì fermo" e mi avvolge in un chilometro di carta da cucina, antisgocciolo, zero tracce, la Lorena è una professionista pazzesca.
***
In bagno, abluzioni, sciacqui ed asciugaggi e la bella Lorena mi accarezza le chiappe sussurrandomi con un mezzo sorriso "Ti piace prenderlo nel sedere, vero?" che è una formula interrogativa che trovo sublime, che cosparge di umana comprensione pratiche deprecate e rido e dico che mi piace molto prenderlo nel sedere e lei dice che lo ha capito bene e aggiunge "Adesso no, che son sveglia da stamattina alle sei che c'ho mia sorella all'ospedale, ma la prossima volta che mi vieni a trovare posso fare io l'uomo se vuoi" sottintendendo, evidentemente, al possesso di uno strapon, cosa che mi manda in autentico solluchero, sia per il fatto in sé, sia perché, in tanti anni che vado con la Lorena, è la prima volta che la vedo pallidamente coinvolta da una cosa che, evidentemente, la diverte.
Che Donna.
Per una stupida banconota mi ha cambiato l'umore, mi ha rilassato, ha saputo premere i bottoni giusti, mi ha fatto sentire che se anche fuori c'è il mondo cattivo, dentro al suo letto c'è la pace, la pace segreta, dove morale e vergogna non entrano, dove si è intimi subito, dove non si chiede e non si deve rispondere, dove non si promette e non si attendono promesse e vige l'onestà e la chiarezza senza sorprese, senza risvolti, senza sospetti e giochetti diversi da quelli fatti con due dita infilate in un preservativo lubrificato con un olio al cocco, che mi riporta la mente a lontane spiagge tropicali paradisiache che non sono mai esistite, se non nella pubblicità ingannevole di chi vende olio al cocco.
Poi mi son detto: cosa serve all'uomo moderno, che vive col suo tempo e la performàns, in queste circostanze? E la risposta è scaturita spontanea e, come un sol uomo, che anche le mie diciassette personalità contrastanti erano stanchissime, come un sol uomo mi son detto sicuro: andare a puttane.
Però bisogna scegliere giusto nei frangenti delicati, perché si fa presto a dire andare a puttane, che poi ti carichi una che a prima vista ti attizza e poi è una trota bollita, oppure quell'altra che ti fa girare i coglioni perché fa la strafiga, ma dove?, quindi meglio andare sul sicuro con la mia amata Nadine di ebano, mi dico, ma poi avverto l'esigenza di una che mi tenga tra le sue tette, un po' mamma un po' porca com'è ed allora non vi è che un nome, uno solo: Lorena.
***
"Metti le mani sulla testa" le dico con delicatezza e lei alza le braccia ed io comincio ad accarezzarla ed è bellissimo, nudi uno davanti all'altra, che la Lorena è una professionista della vecchia guardia, una che rimane distaccata, che non fa show vocali da porno anni ottanta, ma quegli occhi belli e giovani scrutano e tu capisci che lei di dentro si fa dei gran ragionamenti su di te ed è una cosa stranissima che due esseri umani arrivino ad una tale intimità con tanta facilità, rimanendo pudici nei confronti dei loro pensieri, ma tant'è. La accarezzo, la tocco, bella, carnosa, le tette grosse, il culo generoso, la pancia rassicurante e lei mi osserva mentre ricalco ogni piega del suo corpo, baciando, leggero, giù per le cosce e poi per terra a baciarle le dita dei piedi e poi su, con la minchia quasi pronta, ad annusare il soffice triangolo di peli radi della fica.
Mi accarezza i capelli con un grattino e in un sorrisino timido mi chiede in un sussurro gentile: "Cosa vuoi fare?".
Liturgie. Codici. Anche se ci conosciamo da sei vite. Ma quello è lavoro per la Lorena. Home office, che per andare in camera da letto passi per il corridoio dove ci metti un secondo a capire cosa ha preparato per cena e la segui, che la Lorena mica è una escort, mica è una Ford da rottamare, la Lorena è una Signora Puttana che lavora on demand, tu chiami e lei se c'ha voglia di farti ti dice di sì (e lo dice sempre a meno gente) ed allora, come ieri sera, arrivi che lei è in tuta con ai piedi le Crocs, casalinga, che nel profumo del soffritto ti mena lungo il corridoio e apre la porta dell'home office e poi si spoglia nuda ed è on duty, diversissima da prima, pronta per te.
Cosa voglio fare.
"Masturbami" le dico in un soffio e mi stendo a gambe aperte sul letto, la testa rialzata dal doppio cuscino, svaccato a croce di Sant'Andrea, mentre lei apre un cassetto ed estrae la strumentazione necessaria ad eseguire la routine Sega.01. Poi si inginocchia tra le mie gambe e comincia a spalmare un lubrificante che profuma di cocco. Quando si inginocchia la sua pancia si sdoppia, separata da una depressione che dall'ombelico scende verso il pube e le due emipance si rilassano verso il basso, divenendo globose in una estremità e morbidamente tese in quella opposta e le mammellone scendono assumendo la forma che si otterrebbe mettendo un bel melone in un collant, tenendolo sospeso ed io adoro la sua matura sensualità, perchè stasera ho bisogno di una mamma calda e porca che mi tiri una gran sega e lei è tutte e due le cose, che anche se è vicina all'età della Bice, lei è tutto un altro mondo, che la Lorena è più emiliana del ripieno dei tortellini, lei è una Signora Puttana, come lo era la mamma che le ha insegnato il mestiere e come non lo sarà più nessuna dopo di lei.
Mi tocca e ogni tanto mi guarda, per capire se quello che fa mi piace davvero e io sorrido beato, masturbato da quelle mani che fanno la spesa, che han preparato il soffritto, che lavano il bagno, mani vere, mani bravissime, mani virtuose, come quando ha foggiato l'indice e il medio a "V" di vittoria massaggiando alternativamente la cappella che rimaneva compressa e compresa nello spazio aperto della V. E poi il pollice, il pollice che disegna cerchi lentissimi sul frenulo mentre l'altra mano serra decisa la base del cazzo e io mugolo e lei trattiene i sorrisi e poi a due mani mi preme la minchia sulla pancia, scendendo lenta sino ai coglioni, superandoli, arrivando a sfiorarmi il buco del culo, risalendo, strizzandomi il perineo con le dita, sussurrando con un filo sottilissimo di voce "Ce l'hai duro sin qua", segandomi il perineo duro con una mano e schiacciandomi la minchia sulla pancia con l'altra.
"Vuoi che ti faccia il massaggino di dentro?" mi chiede disegnando cerchietti sul mio buco del culo mentre l'altra mano parte in una corsa alternata veloce, le sue dita lucide di cocco, il mio cazzo scuro di sangue e anch'esso lucido di cocco. Il "massaggino di dentro" ed io ho un sussulto al pensiero delle sue dita nel mio culo che cercano la prostata e sibilo un 'sì' supplice e lei stacca la presa per recuperare un preservativo sussurrandomi "Se ti metti in ginocchio senti di più" ed è inutile star lì a dire dei lo so da bambino secchione e stronzo/coglione, mi giro a culo bucone e basta e sento che altro cocco mi scivola tra le natiche e poi sento le sue dita, dentro al preservativo, che si fanno facile strada nel mio culo, mentre l'altra mano mi munge, mi munge come se, stavolta, fossi una mucca e non un tauro.
Mugolo e godo come un porco, in quella posizione oscena, con quella Signora che mi incula con le dita e mi munge con la mano e guardo dallo specchio sull'armadione e considero di essere troia fino al midollo e che questo mio essere troia deve trasudare così tanto che la Lorena ha capito cosa ci vuole ad un porco par mio e mi guardo e la guardo ed ogni tanto anche lei guarda nello specchio, fottendomi lenta e sinuosa come una biscia e mungendomi sino a farmi male da quanto me lo piega all'indietro e poi non c'è più storia e ficco la faccia nel cuscino e, con in mente quella rotonda donna nuda dietro di me che mi regala così tanto piacere profondo, schizzo come un lama, mentre la sento dire "uuh" da dietro, che intensifica anche la pressione e mi smanetta veloce che mi brucia persino il bordo della cappella e poi cado di pancia e poi devo supplicarla di fermarsi perché mi sento scoppiare l'uretra e lei sorridendo mi dice ok, ma stai lì fermo" e mi avvolge in un chilometro di carta da cucina, antisgocciolo, zero tracce, la Lorena è una professionista pazzesca.
***
In bagno, abluzioni, sciacqui ed asciugaggi e la bella Lorena mi accarezza le chiappe sussurrandomi con un mezzo sorriso "Ti piace prenderlo nel sedere, vero?" che è una formula interrogativa che trovo sublime, che cosparge di umana comprensione pratiche deprecate e rido e dico che mi piace molto prenderlo nel sedere e lei dice che lo ha capito bene e aggiunge "Adesso no, che son sveglia da stamattina alle sei che c'ho mia sorella all'ospedale, ma la prossima volta che mi vieni a trovare posso fare io l'uomo se vuoi" sottintendendo, evidentemente, al possesso di uno strapon, cosa che mi manda in autentico solluchero, sia per il fatto in sé, sia perché, in tanti anni che vado con la Lorena, è la prima volta che la vedo pallidamente coinvolta da una cosa che, evidentemente, la diverte.
Che Donna.
Per una stupida banconota mi ha cambiato l'umore, mi ha rilassato, ha saputo premere i bottoni giusti, mi ha fatto sentire che se anche fuori c'è il mondo cattivo, dentro al suo letto c'è la pace, la pace segreta, dove morale e vergogna non entrano, dove si è intimi subito, dove non si chiede e non si deve rispondere, dove non si promette e non si attendono promesse e vige l'onestà e la chiarezza senza sorprese, senza risvolti, senza sospetti e giochetti diversi da quelli fatti con due dita infilate in un preservativo lubrificato con un olio al cocco, che mi riporta la mente a lontane spiagge tropicali paradisiache che non sono mai esistite, se non nella pubblicità ingannevole di chi vende olio al cocco.
lunedì 8 ottobre 2012
Sabato porcheriggio
Ma che caldo che fa, ma che caldo che fa, ma sarà mica ottobre questo qui?, ma che caldo che fa, ma che caldo che fa, ma l'anno scorso a quest'ora faceva così caldo?, ma non mi ricordo, ma che caldo, ma che caldo, ma che caldo e prendiamo la smartina scappellata e filiamo leggiadri alla spiaggetta porcona del fiume lontano lontano.
Ma che bella che sei tutta nuda Skizzetta, ma mi piace tanto sai?, ma lo so Tazione Porcone e mi piace anche a me, ma vieni qui che ti do due leccatine alla passera, ma sì che ti dò una ciucciata al bastone, pin, pun, panf, ci caliamo una bella chiavata bucolico agreste, con le mosche birichine che ci si posano addosso e che bella meraviglia lo scopazzo all'aperto, ma mi viene da piangere a pensare che ci siamo bruciati un'estate sozzissima qui che è bellissimo, ma dillo a me Skiz, ma lo dico a te sì, quanti altri vedi qua attorno.
Ripulita e poi porra, super porra randazza pazzesca pazzeschissima, ma vieni, ma senti qua, caldo il giusto, ma è stupendo, ma 'scoltamo Taz, ma quello lì che viene avanti nudo non è mica il tuo amico?, ma sì che è lui e mi alzo e saluto e lui saluta ed arriva. Grande Dante, baluardo inespugnabile della sporcaccioneria senile, monumento vivente, sentinella instancabile del tratto di fiume seSuale, Sindaco Emerito della spiaggetta porcona del fiume sozzone, Gran Maestro della Loggia delle Seghe spontanee. E si chiacchiera. E com'è, e come non è, mi fa sintesi dell'estate che ci siam persi, e stiam lì tutti e tre in piedi, che sembra un incontro in spiaggia a Pinarella e invece siam nudi e sulla riva di un fiume. Poi la Skiz abbandona il consesso e si stende a prendere il sole e a me mi vien da sentire dell'odore di zolfo e infatti il sole lo prende sì, di schiena, con le braccia lunghe distese sopra alla testa e le gambe spalancate, che Dante comincia ad averci delle difficoltà sintattiche ed anche narrative, ma riesce comunque a esprimere i suoi sentimenti spalpugnandosi sporadicamente il cazzo con una nonchalance che è da premio Nobel, mentre la Skizza é in evidente attesa della sua ginecologa che, senza alcun dubbio, le doveva aver promesso di visitarla attorno a quell'ora, lì sul fiume e lei si faceva trovare pronta.
La piccola zoccola (su quel 'piccola' vi sarebbe da discutere assai, lo so bene) a un tratto gira il capino strizzando un occhio accecato dal sole, ma fessurando l'altro per controllare cosa stesse accadendo, cogliendo perfettamente la scena del geronte arrapato e del suo porco compagno imbarzottito dalla situazione e, con naturalezza giovanile e puttanaggine consumata (che va detto), abbozza ad un sorriso e dice, con la manina parasole tesa sulla fronte "Non venite a sedervi?" che diobono, la mia amica B dirà anche che fa di tutto per compiacermi, ma secondo me è proprio puttana di dentro e io questo lo amo al pari della puzza dei suoi piedi.
E così sediamo sulle spugne dozzinali e consunte, radunati come il gran consiglio del villaggio Sioux, solo che il Gran Capo Anziano al calumet preferirebbe la pippa.
Provochiamolo, 'sto Dante, apriamo le gambe sbattendogli in faccia la fica cerata di fresco al mattino, bella arrossata e gonfia, apriamo le alette della farfallina con due dita per fargli vedere quant'è rosa e bagnata di dentro, facciamoglielo diventare duro a 'sto Dante, magari sussurrandogli qualche porno sozzura del tipo "Dai, Dante, menatelo che mi piace guardarti…" massaggiando la passera carnivora, infiliamoci un dito di dentro e poi mettiamolo in bocca al povero Dante che c'aveva la minima a duecentoquaranta, giochiamo con l'alluce fresco di smalto scarlatto sui suoi coglioni, mentre il Gran Capo degli Arrapaho siede in ginocchio tirandosi la madre di tutte le raspe, arriviamo sino al punto di chiedergli "Sono troppo troia?" avvitandosi su un concetto filosofico su cui io e Dante la pensiamo allo stesso modo: nessuna donna è MAI troppo troia, esortiamolo a osare, con richieste puntuali "Sborrami il piede Dante che mi eccita", culminiamo col capolavoro della richiesta di permesso "Taz glielo posso menare un pochetto?", permesso accordato e allora inginocchiamoci davanti a lui, tirandogli una sega con quelle manine sante dell'arte, mentre Dante agguanta le chiappe e, in meno di un secondo dalla presa innocente grugnisce e sbuffa e sborra, con la Skizza che mi guarda satanica con un sorriso malato e marcio, per poi abbandonare la preda inutilizzabile e scivolarmi tra le gambe approcciando una pompa vorace, invitando Dante a stendersi e a guardare, a guardare con che plateale tecnica sugge la minchia e, successivamente, con che leggiadra naturalezza la cavalca.
***
"Và che se muore d'infarto son cazzi eh" le dico a bordo della smartina scappellata che ci riporta all'ovile.
Rolla un cannellone ripieno dicendo un "Ma va là" sdrammatizzante.
Poi accende e mi dice "Ma secondo te, quanti cazzi sarebbero?" con l'occhio stretto da mignotta e il sorriso da troia.
Londra apre la mente, per carità, non discuto.
Ma la bassa sugnosa farebbe del gran bene a molti inglesi.
Ma che bella che sei tutta nuda Skizzetta, ma mi piace tanto sai?, ma lo so Tazione Porcone e mi piace anche a me, ma vieni qui che ti do due leccatine alla passera, ma sì che ti dò una ciucciata al bastone, pin, pun, panf, ci caliamo una bella chiavata bucolico agreste, con le mosche birichine che ci si posano addosso e che bella meraviglia lo scopazzo all'aperto, ma mi viene da piangere a pensare che ci siamo bruciati un'estate sozzissima qui che è bellissimo, ma dillo a me Skiz, ma lo dico a te sì, quanti altri vedi qua attorno.
Ripulita e poi porra, super porra randazza pazzesca pazzeschissima, ma vieni, ma senti qua, caldo il giusto, ma è stupendo, ma 'scoltamo Taz, ma quello lì che viene avanti nudo non è mica il tuo amico?, ma sì che è lui e mi alzo e saluto e lui saluta ed arriva. Grande Dante, baluardo inespugnabile della sporcaccioneria senile, monumento vivente, sentinella instancabile del tratto di fiume seSuale, Sindaco Emerito della spiaggetta porcona del fiume sozzone, Gran Maestro della Loggia delle Seghe spontanee. E si chiacchiera. E com'è, e come non è, mi fa sintesi dell'estate che ci siam persi, e stiam lì tutti e tre in piedi, che sembra un incontro in spiaggia a Pinarella e invece siam nudi e sulla riva di un fiume. Poi la Skiz abbandona il consesso e si stende a prendere il sole e a me mi vien da sentire dell'odore di zolfo e infatti il sole lo prende sì, di schiena, con le braccia lunghe distese sopra alla testa e le gambe spalancate, che Dante comincia ad averci delle difficoltà sintattiche ed anche narrative, ma riesce comunque a esprimere i suoi sentimenti spalpugnandosi sporadicamente il cazzo con una nonchalance che è da premio Nobel, mentre la Skizza é in evidente attesa della sua ginecologa che, senza alcun dubbio, le doveva aver promesso di visitarla attorno a quell'ora, lì sul fiume e lei si faceva trovare pronta.
La piccola zoccola (su quel 'piccola' vi sarebbe da discutere assai, lo so bene) a un tratto gira il capino strizzando un occhio accecato dal sole, ma fessurando l'altro per controllare cosa stesse accadendo, cogliendo perfettamente la scena del geronte arrapato e del suo porco compagno imbarzottito dalla situazione e, con naturalezza giovanile e puttanaggine consumata (che va detto), abbozza ad un sorriso e dice, con la manina parasole tesa sulla fronte "Non venite a sedervi?" che diobono, la mia amica B dirà anche che fa di tutto per compiacermi, ma secondo me è proprio puttana di dentro e io questo lo amo al pari della puzza dei suoi piedi.
E così sediamo sulle spugne dozzinali e consunte, radunati come il gran consiglio del villaggio Sioux, solo che il Gran Capo Anziano al calumet preferirebbe la pippa.
Provochiamolo, 'sto Dante, apriamo le gambe sbattendogli in faccia la fica cerata di fresco al mattino, bella arrossata e gonfia, apriamo le alette della farfallina con due dita per fargli vedere quant'è rosa e bagnata di dentro, facciamoglielo diventare duro a 'sto Dante, magari sussurrandogli qualche porno sozzura del tipo "Dai, Dante, menatelo che mi piace guardarti…" massaggiando la passera carnivora, infiliamoci un dito di dentro e poi mettiamolo in bocca al povero Dante che c'aveva la minima a duecentoquaranta, giochiamo con l'alluce fresco di smalto scarlatto sui suoi coglioni, mentre il Gran Capo degli Arrapaho siede in ginocchio tirandosi la madre di tutte le raspe, arriviamo sino al punto di chiedergli "Sono troppo troia?" avvitandosi su un concetto filosofico su cui io e Dante la pensiamo allo stesso modo: nessuna donna è MAI troppo troia, esortiamolo a osare, con richieste puntuali "Sborrami il piede Dante che mi eccita", culminiamo col capolavoro della richiesta di permesso "Taz glielo posso menare un pochetto?", permesso accordato e allora inginocchiamoci davanti a lui, tirandogli una sega con quelle manine sante dell'arte, mentre Dante agguanta le chiappe e, in meno di un secondo dalla presa innocente grugnisce e sbuffa e sborra, con la Skizza che mi guarda satanica con un sorriso malato e marcio, per poi abbandonare la preda inutilizzabile e scivolarmi tra le gambe approcciando una pompa vorace, invitando Dante a stendersi e a guardare, a guardare con che plateale tecnica sugge la minchia e, successivamente, con che leggiadra naturalezza la cavalca.
***
"Và che se muore d'infarto son cazzi eh" le dico a bordo della smartina scappellata che ci riporta all'ovile.
Rolla un cannellone ripieno dicendo un "Ma va là" sdrammatizzante.
Poi accende e mi dice "Ma secondo te, quanti cazzi sarebbero?" con l'occhio stretto da mignotta e il sorriso da troia.
Londra apre la mente, per carità, non discuto.
Ma la bassa sugnosa farebbe del gran bene a molti inglesi.
Venerdì
Nella tardissima notte entriamo finalmente in casa, entrambi zuppi di stanchezza e molliamo le braccia sul pavimento, spogliandoci per raggomitolarci e diventare calda carne informe intrecciata che si squaglia sotto le coperte scivolando nell'incoscienza, ciascuno sfumando gli strascichi della propria giornata, quasi con un filo di malinconia evocata dal dispiacere che la stanchezza sottragga momenti, ma coccolando sereni l'attesa del giorno dopo e mi addormento tra ricci profumati e respiri bambini e profondi.
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