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sabato 26 gennaio 2013

In onor di Viaggiatore...

Sdoganata

Bonjour.
E allora usciamo da messer lo notaro che s'era fatta tantissimo quell'ora e ci siamo lanciati in un rombo di tuono meccanico per appropinquarci all'unione con le due puttanazze semistagionate messe giù da guerra nucleare che il Ruggi aveva convocato per i festeggiamenti ufficiali.
Già la cena ci diceva bene, con le mani che sotto il tavolo apprezzavano cosce e anche un qualcosina di più, ma il dopocena c'ha detto meglio, che eravamo tutti e quattro nudi e aggrovigliati sul lettone imperiale del Ruggi, già lettone imperiale della Ade. Un vero grumo di sesso sbavante e mugolante, roba da pornazzo anni novanta, tra sensuali tremolii di cellulite verniciata d'abbronzatura al paradosso, ficone carnose glabre, improbabili segni di perizomini balneari evidentemente indossati sul lettino solare dell'estetista, piedi più che dignitosi e bocche voraci. I culi delle madame non potevano definirsi esattamente vergini e ciò è sempre cosa gradita. Due oneste bestie da monta, due dignitose romagnole a duplice attitudine (questa è finissima, ma solo per chi sa qualcosa di zootecnia) due belle puttanazze che, seppur non perfette statuine come le immeritatamente costose ninfe dell'est, battono queste ultime di sedici lunghezze per porcaggine sbavante.

Poi, a un tratto, mentre le due vaccone in asciutta decidono di mimare la chiavata alla missionaria sfregando le rispettive ficone sbavanti una sull'altra, col Ruggi che sugge l'ano a quella che sta sopra, io osservo il culo del Ruggi, con il cazzo duro che pende e mi dico: io sdogano. E mi pongo in ginocchio alle terga del Ruggi infoiato, gli maneggio il pene indurito sino a piegarlo all'indietro e lo suggo. Lo spompino, lo sbocchino, caldo e odoroso di fica e lubrificante, spompino come una troia ed il Ruggi si volta stupito, mi guarda, poi solleva il capo, emette un grugnito e ritorna a leccare la biondona che fotte per finta la mora.
E io lecco, succhio, cazzo, coglioni, perineo, premo la lingua nel suo buco del culo e avverto, lo sento, che l'amico (quasi) di sempre si tende, mi agevola, gradisce, peloso, eccitato, sfrontato e insolente.

La frociaggine amicale è sdoganata.
E il grumo di sesso entra in virata e nemmeno poi tanto lentamente poichè, le due vacche, appena colto che il bisessualismo non era solo pagato dettaglio rientrante nella loro performàns, ma era anche vizio busone di noi Tauri, hanno traslato il concetto di orgetta casalinga in un tutti-contro-tutti e così, mentre io lecco la fregna alla mora, la bionda ed il Ruggi mi slinguano il cazzo frugandomi il culo con le loro dita rapaci e mentre io chiavo la bionda alla pecora, che lecca la fica alla mora distesa innanzi a lei, il Ruggi se lo mena e sta pronto ed ogni volta che, volutamente, sguscio dalla fica egli sugge e sugge anche piuttosto bene, così come lecca bene i miei coglioni mentre inculo la mora con la bionda che le lecca la fica, così come gradisce assai che, mentre le due puttanazze si succhiano in un sessantanove pregevole, io lo schiacci sul materasso sfregando la mia minchia di titanio tra le sue chiappe considerando con calma che glielo vorrei piantare nel culo e lui inspira a fondo, che a casa mia è un "Dio volesse che me lo piantassi" e la mora galeotta, che sente, dichiara sospeso il sessantanove e assieme alla sua amica mantide avvolgono il Ruggi, iniettandolgli a parole l'irresistibile necessità di farsi scopare il culo, marcando sapienti sul tasto che la cosa sarebbe, per loro, estremamente eccitante e ben oltre il profilo professionale ed il Ruggi cede, nemmeno con molta fatica.

Le vestali gli preparano il culo sacrificando quasi un barattolo di quel gel del cazzo della Durex, poi mi suggono, mi lubrificano, mi guidano ed io senza nulla fare mi ritrovo a godere del caldo del culo peloso del Ruggi, accarezzandogli il sensuale corpo di maschio sotto gli occhi assatanati delle due puttanazze che leccano e palpano e si strusciano come bisce demoniache addosso ai nostri corpi di froci invasati.
Che bella ficcagione, che bella frociagione, che bel festeggiamento gioioso della ritrovata amicizia e della vita tutta.

***

Accompagnamo le baldracche che è quasi mattina e poi facciamo ritorno all'ovile.
E' quello il momento più complesso da gestire, ma io sono esperto e mentre il Ruggi esausto mi fa guidare la bestia, attacco il discorso sul bed and breakfast in Francia e sulla tizia che glielo gestisce, perchè per chi è agli inizi è essenziale ricordare che noi si è maschi, noi si è tauri, noi si è dei pervertiti a cui piace godere, mica dei culattoni e lui abbocca come un cefalo e mi racconta di quant'è porca a letto e io gli chiedo se è figa e lui mi dice che me la farà vedere che c'ha delle fotoe io gli dico che me la dovrebbe anche fare chiavare e lui mi dice che è certo che alla madama l'ipotesi di un triangolo non le spiacerebbe e ridiam di troie sino a casa.

Sdoganata.
E per me è questo che conta.

venerdì 25 gennaio 2013

Voltaren

Tra un'ora e quindici minuti da che ho premuto la lettera "T" iniziale di questo post, cederò l'80% dell'agenzia di produzione che ho plasmato a mani nude nello sterco di asino e che, pare, valga un bel po' di quattrini.
Su quel "bel po'" lascerò un comprensibile cono di incertezza, poichè il "bel po'" taziale potrebbe non corrispondere al "bel po'" gennariale o B-ilale o lolitale. Sicuramente non al "bel po'" kappiale, ma alla fine, questa eventualità si riduce salomonicamente ad un "pazienza, tanto lui crede che le mie qualità si riducano alla dimensione della mia minchia e questo la dice lunga sul suo angolo di apertura visuale".
Ti voglio bene, K, anche se non manchi il colpo per dichiarare che sei un pirla. Più che un consiglio, che odio dare contrariamente a te,  una preghiera: visto che ti voglio bene, fallo per me, di dimostrare di essere meno pirla di quello che sei.
Lo so che è durissima, ma tu alla fine sei un fartabutto e puoi riuscirci.

Bene, vendo.
Niente di trascendentale anni fa, sia chiaro, anzi.
Se vendevi voleva dire che c'avevi qualcosa di buono, oggi se vendi vuol dire che: a) c'hai un amico ricco, b) c'hai culo, c) c'hai culo ad avere un amico ricco e io devo dire che nel mio caso le risposte giuste sono la a), la b) e la c). Più un paio di dettaglietti.

Quindi, ergo, di conseguenza, per cui, si volta paginetta.
Si lascia, ancora una volta, il certo parzialmebnte sgradevole per l'incerto potenzialmente gradevole.

Paura?
Mai.

Sono un ex (attuale?) malato di mente che costruisce la sua scala di priorità attorno ad un punto solo: la Chiara.
La Chiara forever and ever, anche se, magari, in modo non convenzionale.
Non convenzionale, ergo mio, nostro. Chi è l'umanità per dirci con che regole dobbiamo amare?
Mi prendo il matrimonio, mi prendo la procreazione, Dio sarà felice, me lo auguro per lui se no pazienza, ma ciò che conta è che NOI lo saremo, nel nostro microcosmo a termine e a scadenza come la passata Cirio.

E stasera andrò a troie.
Per cambiare, per festeggiare.
Col Ruggi, che è mio amico e che c'ho culo ad avercelo.
Ora vado, vi amerò immutatamente per sempre ed empre.
4ever and ever.

Taz the be[a]st.

I piedi di Barbara d'Urso e anche il resto

Ora qui io lo so che vorrete lapidarmi, espormi al pubblico ludibrio, gognarmi, staffilarmi e cremarmi, ma io sono sincero e dichiaro con orgoglio che a questa signora non solo straglasserei i piedi che mi fanno tirare la minchia come un rimorchiatore kazako, che sono anche arciconvinto che se posti nelle giuste condizioni possono donare un bouquet ben intenso e mediterraneo, ma le glasserei anche ogni orifizio penetrabile ed anche impenetrable, la leccherei e la succhierei come un Chupa Chup's.
Che femmina, che zinne, che piedi, che pelo, che tutto.













I piedi di Antonella Clerici

Premetto che la signora mi è pressochè insopportabile e premetto anche che non la toccherei con un dito in quanto fisicamente non mi attrae per nulla.
Però debbo essere sincero e debbo ammettere che ha dei piedi fantastici, che mi ricordano moltissimo quelli della Ade e quindi, ebbene sì, potrei arrivare ad una settimana di astinenza per caricare ben bene i coglioni e poi glassarglieli godendo come un porco.

Questo è quanto.









Suarè

Ceno col Costa alla Solita e lui mi illumina sullo scoppiettante umore del Loca che continua a dire a tutti che devono andarsene in blocco e tutti gli dicono che non capiscono dove sia il problema e l'Umbe che dice: io faccio il mio lavoro e non mi occupo di cazzi non miei.
Molto bene.

Poi guardo il culo alla Marghe e chiedo al Costa se se la monterebbe alla pecora e lui le guarda il culo, si sgrulla l'uccello con uno strizzone e mi risponde minchiasìtà. Al che, conoscio dell'inoperabilità della Marghe, tento di ragionare col Costa sulla Siusy e sui motivi che lo spingono a non copularla più come nei felici tempi del quasi club delle quasi orge che stavamo aprendo nella felice campagna pre terremoto e il Bel Maschio mi risponde con una cosa assai semplice, ma assai  definitiva: "Maccacat il cazz Tà". Al che io insisto e lui mi sfila un bestemmione e mi dice, non senza ragione, che io potrei copulare la SonjaSugna, per esempio e a quel punto capisco che non ho più argomenti al riguardo, per cui gli propongo di andare a menarcelo guardando le coppie esibizioniste che scopano laggiù, in quella viuzza che sappiamo tutti e due, ai margini della campagna triste e solitaria e il Costa accetta di buon grado, poichè egli è, fondamentalmente, un gran signore.

E giriamo, giriamo, giriamo, ma a parte delle sozze troie inguardabili ed inchiavabili, di coppie esibizioniste manco l'ombra e la cosa ci turba, pur non impedendoci di pensare subitaneamente ad una soluzione godereccia che possa coinvolgere ambedue nella ficcagione di un orifizio straniero, pur non trascurando i nostri rispettivi orifizi ingordoni, mattacchioni e un tantino culattoni.
E così ingrano la marcia, anzi se la ingrana da sola la mi Mercedespaziale, decidendo che si va a troie, ma a troie troie, non troie così. E mentre guido palpo il Costa che mi agevola aprendo le gambe come la troiaputtanafrocia che è e ci ingalliamo un po' tutti e due di gran voglia di cazzo e così andiamo a trans.
Sì, decisissimi, è una stuppendattrans quel ci vuole, una figa da urlo con una minchia di marmo da urlo e mentre continuiamo a declamare le doti da urlo che deve avere la nostra stuppendattrans da urlo ci arrapiamo come due amadriadi cinocefale al punto che, quando arriviamo in zona stuppendettrans da urlo c'avevamo due ceppe dure così nei pantaloni che eravamo commoventi da vedere.

E sotto il ponte la Curada apre la pellicciona e c'ha due tette che paiono esplodere da un momento all'altro, ma è senza minchia, a momenti, cazzodellamerdadicazzo e noi, invece, la vogliamo da urlo la minchia stuppenda della stuppendattrans da urlo e così continuiamo a girare e a girare, ma sarà che c'è in giro l'influenza, ma che cazzo ne so, sta di fatto che nella zona delle stuppendettrans da urlo c'erano solo delle robe inguardabili e allora che si fa, amico Costa, che ti dimeni da quanto ti tira la minchia? Mi palpi l'uccello e mi dici, ridendo, che se lo tiro fuori me la tiri tu una pompa e ridiamo e ci assegniamo una gamma di titoli onorifici che vanno da troia a rottoinculo, succhiacazzi, frocio, uccellaio, culattone e lì capisco, lo capisco intensamente, che non rimane che una cosa da fare: rincasare e farci di brutto l'un l'altro.

"Oh Costa, ma la Giulia te la sbatti ancora?" chiedo mentre il bel manzo nudo mi succhia la fava. Egli sospende strizzandomi il cazzo alla base e mi risponde "Ogni dand mi chiama che si vuole fare mondare al model vigino all'autoshtrada" e poi si dedica operoso alla suzione succulenta.
Eh sì, è proprio vero, quando s'è imparata la strada, poi si fatica a tornare indietro e mentre il Costa mi sbocchina gli racconto della volta dei segaioli guardoni sulle rive del fiume porcone e il Costa si ingrifa abbestia e viene a sedersi sul mio obelisco marmoreo scodinzolando la minchia che sbatteva dalla sua pancia alla mia e lì, in quell'istante in cui sentivo il calore del retto del Costa solleticarmi la minchia, mi sono reso conto che mi mancherà, mi mancherà tantissimo, ma non per il fatto che noi ce lo si sbatte nel culo, ma perchè un amico come lui è difficile da trovare.

Gran Suarè.

giovedì 24 gennaio 2013

Moresca

Mi aspetta nuda con le infraditine defonseca da bancarella e appena entro mi schianta sul muro e mi mette in bocca la lingua e mi fruga i coglioni sussurrandomi in un inglese roco e caldo di non dire mai, mai, mai, mai a nessuno che mi bacia con la lingua e io la palpo e la slinguo e glielo giuro e lei si muove sinuosa e sorride di luce e mi palpa il cazzo duro e si lecca le labbra e mi dice che aveva voglia di vedermi e io l'ho prenotata per ore apposta perchè me la voglio chiavare come un pazzo perchè la Nadine mi infoia come un bufalo con quel suo profumo meraviglioso e la pelle di velluto nero.
Comncio a spogliarmi e le dico di mettersi doggy che le voglio guardare la fica e lei esegue, mi spalanca quelle chiappe da estasi e mi mostra la fica carnosa e il buco del culo divino e io le chiedo di poterle fare una foto e lei sorride sussurrando uno "yes" salivoso e io scatto mille foto e me le tengo, perchè mi ci voglio spaccare di seghe, ma questa la devo mettere, perchè dovete capire, dovete tentare di capire il controllo che perdo quando affondo la bocca là in mezzo e lecco e la sento godere prima di incularmela forte, con lei che spinge alll'indietro ansimando, tormentandosi quel pugno di carne nera e morbida che quando si schiude s'illumina del più bel rosa che esista al mondo.
Io ne sono stregato.


martedì 22 gennaio 2013

Martedì: Waterloo

Martedì.
Il Loca studia il momento opportuno  e piomba nel mio ufficio.
Urla, tuona, agita compulsivo un indice minaccioso, mi insignisce del titolo di Figlio di Puttana e poi anche quello di Pezzo di Merda.
Sollevo gli occhi dal monitor e, con flemma british oramai geneticamente acquisita, lo ringrazio.
Pur correndomi l'obbligo di informarlo che tali onorificenze mi furono attestate ben prima che suo padre, evidentemente ebbro di alcool di pessima qualità e prezzo assai popolare, perdesse il suo senso di critica estetica sino a trovare copulabile sua madre, ingravidandola, assai probabilmente per un tragico errore.

Tutto scorre, qui a Waterloo.

Lunedì: Acciaio chirurgico

Lunedì mattina, puntuale come un esattore di Equitalia, alle ore zeroottotrezero ho varcato la soglia della bottega. Ho salutato la Betta triste che non ha dato parola all'espressione di stupore nel vedermi e mi sono diretto alla mia Nespresso, che un ristrettino capsula nera era esattamente la cura necessaria a caricarmi.

Ho poi infilato la porta del mio ufficio, chiudendola dietro di me, contando i minuti che mi separavano dall'arrivo del Ruggi. Che alle zeronovezerozero, puntuale come ogni galantuomo d'affari che si rispetti, ha varcato la soglia principale della bottega, annunciato successivamente da BettaLaTriste.

Abbiamo discusso ore circaquattro ore di dettagli. Abbiamo spulciato, per ore circaquattro, carte e cartine, file e filini, ho risposto ad ogni domanda, richiesta, quesito. Abbiamo telefonato in banca, al commercialista, all'avvocato ed anche al Mago Otelma. Abbiamo scritto in bella scrittura pagine di punti, note, dettagli, commi, paragrafi, somme, deroghe, balzi e balzelli, codici e codicilli, integrazioni ed estensioni, divieti e concessioni, facoltà ed inabilitazioni e poi, finalmente, siamo andati a pranzo assieme.

E a pranzo, subito dopo aver ordinato, il Ruggi ha sfoderato un sorriso e mi ha detto ok. "Si fa Taz", proprio così mi ha detto. Ed abbiamo pranzato lenti, consci che nella bottega i fagiuoli bollivano, consci che la convocazione della riunione d'urgenza, al nostro rientro, così inaspettata non sarebbe risultata.

E siamo rientrati.
E ho convocato mezzo BettaLaTriste, affinché ella conferisse ancor più un'ufficialità seria, in luogo del classico urlo da Tarzan con cui convoco usualmente le riunioni.
Location: mio ufficio, tavolo lungo. Partecipanti: Betta, Loca, Costa, Zack, Umbe. Al capo del tavolo io, imperante imperatore. Leggermente arretrato rispetto a me, il Ruggi.
Clima da Ok Corral.

Attacco la spiega. 
Spiego lento, ma persuasivo, senza alcuna ansia, senza alcuna fretta, scrivo su un foglio la cifra in euro delle fatture non incassate, faccio un passaggio alla colombella sui cazzi miei all'estero, ricordo che la banca non è un bancomat e che in un mese, salvo saldo fatture, abbiamo asciugato l'affidamento, ergo niente stipendi, niente risorse, niente bollette, niente startup per lavori nuovi, niente di niente e quindi, io cedo quote societarie a chi me le chiede, nonostante si sia messi male.

Silenzio.

Proseguo, presentando il Ruggi, che tanto era inutile perchè lo conoscono sino a Timbuctu, spiego chi è, altra spiegazione inutile e poi vengo al dunque: lui compra l'80 a me resta il 20.
Fine.
E gli cedo la parola.
E l'imperatore imperante arretra, lasciando che l'Eminenza avanzi di posizione. Il gioco degli scacchi della vita.

Il Ruggi è rotto, come si dice qui senza riferimenti al culo, parte dall'inizio, monocorde e asettico, montiano, androide, semina rassicurazioni, semina garanzie, semina tranquillità, progetti, crescita, sviluppo, organizzazione, investimenti, coperture, scenari, semina embrioni di squadra, irrora di lodi, cosparge di stima e poi scopre l'asso nella manica: dice che ci crede così tanto che il 30 del suo 80 è opzionabile, parole note, opportunità, il futuro è nelle vostre mani, poi mixa, sfuma il brano, si cheta e gli scansiona le retine memorizzandole in file separati.

Silenzio.

Chiedo se vi sono domande e nessuno proferisce parola.
Sento la rabbia di dentro, manco so perchè, e dico che se è tutto perfettamente chiaro e a posto, possono tornare a ciò che stavano facendo e mi scuso per il tempo sottratto.
Una transumanza lascia i mio ufficio tra lo strascinamento di sedie e i rumori dei corpi che fendono l'aria.

Una volta vuota la stanza, il Ruggi mi suggerisce di andarcene a bere un caffè in piazza.
E io accetto.
Una volta lì mi sorride con l'aria di chi ha già visto il film e mi dice che ora si innescheranno tre fasi: la prima è la furia. La seconda, notturna, la preoccupazione. La terza, selezionatrice, filtrerà i fessi caparbi non disponibili a compromessi, da quelli saggi, che ispezioneranno l'opportunità di allearsi col "nemico" per salvaguardare le proprie rendite di posizione. Ed io devo essere fuori scena, per tutte e due le prime fasi, ma non per la terza, dove dovrò diffondere opportunità e disponibilità.

Son fatti così gli affari a un certo livello?
Non ci sono tagliato, ma mi lascio guidare.

E, con una inattesa correttezza, mi ripete per la tera volta in due giorni la storyboard di questa operazione: lui compera, delega il Loca a managing director, lascia inalterate le cose per quei cinque-sei mesi che gli consentiranno di raccogliere elementi per operare decisioni e poi: 1. sposta la sede in un capoluogo di provincia che non sia un paesotto quasi terremotato della bassa, 2. cede il suo 30 a una società che non importa che ne parliamo, 3. investe, allarga, capitalizza, espande e poi incomincia a cercare di venderla. Morti sul campo: tutti. D'altra parte, mi dice, con questa gestione, quanti morti sul campo rimarranno? Tutti.

"Tiraci fuori una bella casa tua, di famiglia, ultrafiga, da quell'ufficio" mi dice sorseggiando un goccio d'acqua. "Là c'è un progetto di ristrutturazione totale, Taz e quello lo fa, te lo garantisco".
E perchè me lo garantisce?
Perchè pur di pisciare sul fiammifero a Caparezza e alla Lidia, il capitale al proprietario ce lo ha messo lui.

Scelta, momento cruciale.
Io odio i momenti cruciali, lo sapete.
Dire la frase "Senti il notaio quando ha un buco" significa mandare a morte la Betta, il Loca, il Costa, l'Umbe e lo Zack.
Del Loca non me ne frega un cazzo, lo dico senza peli sulla lingua, anche perchè la sua donna ce l'ha liscia come la Barbie.
Zack: non riesco a metterlo nella fila dei pensieri, non lo conosco, non mi dà preoccupazione.
Il Costa è un fratello, con quello che prendo posso anche mantenerlo.
L'Umbe è un bravo ragazzo, posso provare ad aiutarlo.
La Betta è triste, ma putrtroppo, sono stati e sono cazzi suoi.

"Senti il notaio quando ha un buco, facciamo in fretta" dico.
E il Ruggi telefona e contratta altezzoso.
Venerdì mattina. Ok.
"Posso darti qualcosa in contanti di mio, se hai bisogno, me li restituisci appena incassi gli assegni."
"Non occorre, grazie, qualcosa a cui dar fondo ce l'ho."

Stretta di mano.

Si gira pagina.

domenica 20 gennaio 2013

La soluzione del risolutore

Bonjour.
Oggi piovenevischianevicapiovenevischia, ma continua a fare un freddo carogna.
E' praticamente sempre notte, ma questo è un dettaglio che da domattina non mi interesserà più. Questa sera prendo il volo delle otto e torno a casa.
Come mai, vi chiederete voi. E io vi risponderò con sintesi asciutta, ma non imprecisa di dettagli.
Ieri pomeriggio, nel pieno di una crisi di sconforto, dopo aver sentito la Chiara a lungo al telefono, dopo aver ricevuto il due di picche dalla Sara, avevo bisogno di un confronto umano che mi desse un po' di carica ed allora, non chiedetemi il come mai, ho chiamato il Ruggi.
Che mi ha ascoltato per un'ora e poi, alla fine, ha prodotto la soluzione. Senza pensarci nemmeno tanto.
Ha approntato un piano davvero coi fiocchi, che mi trova assolutamente senza nessuna remora ad attuarlo.
Io domattina mi ripulisco e faccio ingresso in bottega con lui. Indico una riunione d'urgenza con il Loca e i guasconi e spiego loro che il Ruggi è interessato a rilevare la quota di maggioranza dell'agenzia, poichè io la libero causa impegni internazionali. Sì, lo so, questa è la parte comica.
Il Ruggi si affretterà a dire che non debbono temere per il loro posto, ma che al contrario, lui è disponibile a suddividere la sua quota facendoli entrare in società. Quindi che scenario? Io mantengo il 20% della società e il Ruggi assorbe l'80%. Ne mette poi in gioco un 30% libero su opzione da parte loro, cosa che gli consente di mantenere la maggioranza assoluta anche qualora io e loro ci coalizzassimo.
E a me sta bene. Ma a che valore tutto ciò? Il Ruggi propone una cifra davvero interessante e, soprattutto, immediata.
Per quanto riguarda i muri, beh, quelli rimangono miei e la società mi pagherà l'affitto. Per cui ecco allontanato il pericolo di un Loca capetto che decide, come prima operazione, di traslocare per non pagarmi l'affitto.
E a me sta bene.
Chiedo al Ruggi perchè stia facendo tutto questo.
Mi risponde che lo fa per pagare un debito morale nei miei confronti, perchè io sono l'unico amico che ha.
E a questo punto, non mi pongo domande e gli credo, ringraziandolo.
Gli chiedo solo che si faccia presto. E lui me lo garantisce, si farà prestissimo.
Bene.
Stasera ritorno.
Fine degli scrupoli.