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sabato 9 settembre 2017

Tutto cambia, niente cambia


In una settimana cambia tutto.
Cambia il panorama, il paesaggio, le facce, le persone, la casa.
In una settimana si sono attuate tutte quelle decisioni che mi porteranno a essere una persona diversa, non so se migliore o peggiore, ma sicuramente diversa.

Sono a Riga.

E quando dico che sono a Riga, intendo dire che ho una casa in affitto, carina, accogliente (grazie al Bergolettone che si è adoperato da un po’), ho un lavoro, quello della galleria, che ora dovrò prodigarmi a sviluppare per poterci vivere, una reputazione ottima negli ambienti dell’arte, reputazione che provvederò prestissimo a rovinare, ho una donna di servizio di nome Lija, o come cazzo si scrive, che quando viene a fare le faccende si spoglia di tutto, toglie il reggiseno e veste come livrea ciabatte, pantaloncini corti ed una canottierina di cotone che sviluppa le sensuali forme dei suoi seni rilassati, dai quali spunta il turgore minimo dei capezzoli che non si appiattiscono mai.
E’ una chiacchierona, che fa un gran bene al mio russo zoppicante. Per il lettone datemi tregua.

Non ho un’auto, ma non mi serve, perché da dove mi ha collocato il Bergo alla galleria sono quattro passi e poi siamo nella zona vecchia della città, dove la vita è adesso.

Ho anche un progetto web, ripulitore, ordinatore, sistematore, che farà affogare questo blog farlocco nei liquami della provincia a fronte di un vero blog nel quale riflettere prima di scrivere o anche il contrario, purché vi sia un senso.

Mi fa vomitare scriverlo, ma voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia, un senso non ce l’ha.

domenica 3 settembre 2017

Lo status di cornuto

“Io vado a letto, grazie di tutto, Tazio” – “Grazie a te, Giacomo, buon riposo”.
E rimango nudo in cucina con la bella Faina Cannibale abbronzatissima che, lasciatemo stare, ma per averci cinquantasei anni dà tanta di quella lana a certe bagagliette sgarrettate che possono andare a nascondersi.

E ci baciamo con la lingua, subito, immorali, col cornuto assente, atto che esalta la sozzeria già consumata della nostra copula davanti a lui, ma adesso lui non c’è e le corna adesso sono quelle vere, quelle pesanti e la Paola Carnivora sembra ben intenzionata a intarsiargliele, ma con calma.

“Senti amore” – mormora sudaticcia e abbarbicata al corpo mio – “te desso non ti mettere a ridere, ma io c’ho fame…” ed io, con la mia proverbiale mente acutissima, intuisco subito il riferimento alla fame alimentare, che a quella cazziale c’ero già arrivato.

E così ci troviamo ad affrontare quel due etti a testa di agliolioeppeperoncino, col suo bel rossone Sangiovesone freddo da frigo, nudi, rutto libero, conversazione sbracata.

“Ma è da tanto che fate?” – chiedo con riferimento al fatto che, durante il ballo seicentododici allo Sciatnuar, avendole io confessato che se la minchia mi rimaneva dura un altro po’ mi ricoveravano in Ornitologia Chirurgica, lei ha rapidamente accettato di passare alla monta, ma solo alla condizione che il “cornuto” (ipse dixit) potesse rimanere a guardare. Ma please, con plasir.

“Son dieci anni che non gli tira più” – mi spiega a voce bassa, arrotolando – “mentre a me non ha smesso di abbaiare neanche in menopausa” e ride, mentre trovo che “smesso di abbaiare” abbia del sublime letterario.
“Per cui vi siete messi d’accordo così” – intervisto con la bocca piena di spaghetti.
“Beh” – dice la carnacea, ma snellea Paola porchea, masticando con le labbra lucide d’olioaglio e la compagnia bella – “diciamo che lui la fissa del cuckoldaggio ce l’ha sempre avuta, anche quando gli tirava il cazzo da giovane, figurati poi. Per cui è bastata una spintarella una vacanza a Urghada, con un ragazzo egiziano dello staff che me la batteva di brutto ed è iniziato tutto…”.

Crudele, selvaggia, spietata, porca, insensibile, disumana, sporca dentro.
Semplicemente stupenda.
E allora insisto, chiedendo se prima, senza che lui sapesse, lei praticasse aviominchie della foresta fitta.

“Beh sì, è cornuto da sempre, per quello” e ride che si vedono gli spaghetti.

Perché, vedete, “cornuto” è uno status, non una condizione in cui si viene messi dal partner.
E bisogna prestare attenzione, amisgi, perché il passaggio non è banale.
E’ cornuto da sempre, ergo non si è mai posto in una condizione di maschio alfa nella coppia, lasciando scoperto il ruolo per chicchessia avesse le attitudini per ricoprirlo.
La Paola, d’altro canto, ha semplicemente posto rimedio al fastidioso abbaiare della sua cagnetta in calore, rendendo disponibile a chi le aggradava il posto vacante di addestratore della bestiola.
Interessante, riflettiamoci prima di incazzarci.

Mi piace la Paola, alta, gambea, culacea sensuale, rizdora porno perfetta e irresistibile, tetta scesa nature, capezzolata grinzosa, abbronzata allo schifo, a meno di un triangolo bianco anteriore, depilata alla morte, lucida di creme e sudore, pedicuratissima da orgasmo e manicuratissima, coifferatissima, biondissima taglio corto, pettinato dal vento di Lanzarote a Maggio, caviglieratissima aurea sottile a sinistra e anellopollicea a destra che sai mai che disgraziatamente non la pensino porcona.

E finiamo la pastazza e fumiamo una Marlboro, ci raccontiamo osceni a gambe aperte e beviamo un limoncello che lo fa lei su ricetta che gliel’ha data una suora, ma te dove cazzo l’hai conosciuta una suora e le mordo una chiappa mentre si appecorina a prendere la bottiglia nel frigo, ride catarrosa, si beve, sposto la sedia e le esibisco il mio Femoredidinosauro Barzeo e Scappelleo, sortendo un sospiro e un “diochemeraviglia” a fiato quasi zero, prima di scivolare in ginocchio e sbocchinarmi sugosa, tirandomi a marmo lucido, pronto alla scena porno della MILFona alla pecora con lo stallone in cucina, checchissenechiava del Cornuto che dorme di là, vaffanculo, muori, inutile cazzomollo dimmerda.
Mi piace, mi eccita.

Che serata di classe sopraffina, che incontro di spessore.
La Paola mi attizza il fuoco nella caverna, mi ispira, mi musa, mi ricorda la Donnabestia nel suo splendido fulgore pre carcinoma, mi lascia intendere d’essere una lavagna da scrivere alla svelta, specie con quelle mie frasi deliziose che la sua sensibilità laida coglierebbe al volo, ma che la sua cultura in materia di liquame morale magari non le suggerisce. Ed è ora di acculturarla. E’ ora di farle qualsiasi cosa il cui termine contenga le quattro lettere “cul”.

Mi accompagna alla porta senza prendersi il disturbo di rivestirsi, tanto a luce spenta sembra Eva Kant di Diabolik in tutina nera, da quanto cotta di vacanze è.
Liturgia dello scambio numerale, trilli vibranti, sorrisi, è ok.

“Ma senti” – le chiedo sulla porta spalancata sul pianerottolo, carezzandole una guancia culea rigata di stupende smagliature – “ma se io ti chiamo, possiamo vederci anche solo io e te o sempre e solo con Giacomo?”
E lei ride.
“Hai progetti, porco?” – “Sì molti, porca.”
“E allora tu chiama, che Giacomo è affar mio.”
Assassina, macellaia, antropofaga.

Bacio lingueo, buonanotte.
Buonanotte un cazzo, è giorno.
Vado a casa e caffettazzo, che lo spaghetto mi ribolle nella panza, che io non lo digerisco di notte.
Sono un esserino delicato, io.

La Paola, eh?