Pagine

sabato 17 dicembre 2011

Sabatazio


Bon jour, bon jour, bon jour.
E’ sabato, è il sabato Taziale, è sabatazio.
Un mail sul cellulare dice “Tu sai stupirmi sempre. TVTB <3” ed io credo di essere nella merda fino al collo e mai mi è piaciuto di più di essere nella merda fino al collo.
E’ sabatazio!
Cosa organizzare, vedere, dire, fare, baciare, lettera e testamento?
Ho il pisello bizzarro se ripenso alla serata. Io sono stregato, inguaiato, fottuto, spacciato.
E il pisello si stranisce puntando verso l’alto.
Dio se la voglio, raga, sono nella merda nera.
Ho paura che stavolta non riesco a trattenermi.
Minchia.
Non mi sarò mica innamorato eh?
Minchia.

Le Domidelizie nella deliziosa Domiziopoli Domiziana


Il paradiso in dieci punti.

Punto uno: la splendida cornice
Punto due: la splendida Domi
Punto tre: i liquidi
Punto quattro: i fumi
Punto cinque: la furia
Punto sei: grazie zia Renata
Punto sette: il cassettino delle sorprese
Punto otto: la precisazione
Punto nove: il segreto domiziano
Punto dieci: se stasera sono qui


venerdì 16 dicembre 2011

Tazioriflessioni pre prandiali


Tazioriflessione numero uno
Venti e trenta l’appuntamento per cena. Partenza da casa ore venti. Sotto la doccia alle ore diciannove e trenta. Posso indugiare un pochino, tanto sono già nudo con l’accappatoio corallo addosso.

Tazioriflessione numero due
Per una perfetta serata, come mi devo sistemare? Con o senza mutande? Io di mio andrei lì senza, così, un po’ troietta. In fin dei conti la Domi mi ha sempre trovato con. Il tanga lo escluderei, troppo vicina la serata dell’Erotica Tazia. Ma sì, un bel maschione senza mutande, pronto all’uso, non è forse sexy? Dai, che anche le donne più morigerate poi quando si trovano lo stinco di maiale già bello e pronto, liscio e depilato, si ingrifano. Oppure, oppure, oppure, c’è l’eventualità ancora non giocata del mio jockstrap bianco che mi fa una culetta da sogno. Rifletterò, rifletterò e domattina vi ragguaglierò.





Vale anche un minisondaggio: voi come l’avreste voluto il Tazio? Boxer, senza  mutande, tanga o  sospensorio?

Tazioriflessione numero tre
Il 23 dicembre sarà un mese che l’ho conosciuta. Il 24 dicembre sarà un mese che abbiamo mangiato assieme qualcosa. Il 26 dicembre sarà un mese che siamo usciti la prima volta. Il 2 gennaio sarà un mese che abbiamo scopato per la prima volta.
Il diario di Hello Kitty non deve mancare MAI sulla scrivania di un uoma che vive il suo tempo e la performàns.

Tazioriflessione numero quattro
Da quando mi sono tutta depilata apprezzo con viva e vibrrrrante soddisfazione la fossetta che mi si forma sul liscissimo perineo. Mi piacerebbe farvela toccare, è strepitosa.

Tazioriflessione numero cinque
Però, d’accordo che la Domi è di classe, timida, riservata e a modo, ma che c’ho un cazzone da porno attore  di erotica bellezza, una volta potrebbe dirmelo, no? Una volta.

Tazioazione numero uno
Vado a farmi una doccia. A domani amori.

DomizCaverna


Oh mio dio come sono emozionata, mi verrebbe da squittire sollevandomi in punta di piedi, battendo le manine piatte. La Domi mi ha chiamata prima per dirmi che ha trascorso tutta la giornata a pulire e lucidare la nuova casetta e che stasera (mio dio!) mi prepara una cenetta per farmela vedere (la casetta).

Ma è stupendo, non trovate?

Questa sera, finalmente, risolveremo l’arcano: la Domi abita o no nello stesso palazzetto della Milly?
A proposito, bisogna che in settimana la chiami, la Milly, per incontrarla e darle il mio sinistro regalo.
Che l’idea di vederla nuda con solo la collana mi stimola parecchio, ma non credo sarà un’eventualità che si potràverificare né tanto facilmente, né tanto presto.

In ogni caso, per tornare a bomba, quella di stasera è solo una prova generale, perché la Domi non si trasferisce ancora lì definitivamente. Perché, dice, lo farà dal primo di gennaio. Non chiedetemi il perché, non l’ho capito nemmeno io, per quanto lei cerchi di spiegarmelo.
Abbiamo, almeno, una base logistica su Domiziopoli e questo rende le cose più agevoli.

Sono sceso a prenderle un mazzetto di fiori di campo, perché l’occasione lo impone. Avrei pensato anche a una bottiglia di vino, ma considerato l’ultimo schiaffeggiamento in merito allo Chardo che adoro, cazzi suoi.
Vediamo cosa mi fa bere.
Che questa frase mi spinge la mente a distrarsi, componendo altre scene in cui la Domi mi fa bere.
Sfuso, però.

Stasera coglierò il turgido fiore che sboccia tra le sue candide natiche, come rito della felicità.
Spargerò il mio seme ovunque, come rito propiziatorio la salute e l’abbondanza.
Ma temo che quest’eventualità, agli occhi di chi ha reso asettica la casa lavorando e sudando per l’intera giornata, non sia gradevole.
Che questo “e sudando” mi spinge la mente a distrarsi, componendo la scena in cui la Domi mi  dice “vado a farmi una doccia e arrivo” e Tazio la placca alla francese, schiantandola a terra, abusando gioiosamente di lei immerso nei suoi afrori erotici.

Che bella serata nella DomizCavenra che si prospetta.
Oui.

The Good Boy


Prima mi stavo masturbando forsennatamente nel bagno ed al termine ho fatto una considerazione molto seria. Ho fatto un confronto tra l’anno scorso in questo periodo ed oggi. Cioè, è spaventoso come le cose siano cambiate. Mi sono reso conto prima, con l’uccello ancora mezzo duro e i pantaloni alla caviglia, che quest’anno è stato un crescendo di miglioramenti qualitativi incredibili.
Voglio spingermi anche oltre: in questa vita, l’unica nota negativa sono io, che continuo a trapanarmi di seghe come se c’avessi sedici anni e continuo a correre dove punta l’uccello duro come se ne avessi venti.
Per il resto, invece, c’è della qualità.

Non sono più un saltimbanco free-lance che fa cose e vede gente e non lavora un cazzo guadagnando meno di un cazzo, facendosi mantenere da Vampiria l’Uccellaia Cannibale, cioè dalla Ade. Non passo più le giornate a farle clisteri e ad ascoltare quanta cacca ha fatto al mattino con annesso dettaglio del numero e della dimensione dei pezzi prodotti. Non devo più sopportare i Racconti del Paradosso in nome della sopravvivenza. Mi sono scrollato di dosso un altro sacco di inutili donne (alcune delle quali di mai dimenticato talento impagabile, va detto per dovere di cronaca) ed ho anche diluito sino alla purificazione un rapporto tossico con amici, anzi “amici”, il cui stile di vita contrasta con i miei principi umani.

Forse ho una fidanzata, ma forse anche no. In maniera neutrale dirò che frequento una ragazza intelligente, seria, vera, sana, colta, con un lavoro, degli interessi e una vivacità intellettuale grazie alla quale ogni argomento diventa piacevole da affrontare. Ed è anche una figa da crisi epilettica.

Insomma, non c’è paragone, cazzo.
Ravvedo in me gli estremi per poter essere definito un bravo ragazzo, uno che ce la sta mettendo tutta e che anche con la crisi, sia economica, sia umana, riesce a mantenere alta la qualità delle cose che lo riguardano, malgrado se stesso.
Ed è bellissimo, tutto questo. Bello al punto che mi rifarei un’altra sega e non escludo affatto che, al termine di questo post, io ritorni nel bagno a produrla, anche a rischio che i collaboratori pensino che ho la cistite oppure la diarrea.

Ho persino un albero di Natale.
Ho persino la casa in campagna.
Ma che cazzo voglio di più, porcadiquellatroia?

Divanismo


Mi fai impazzire. Semplicemente.
E incominci a capire che ci sono cose che mi portano completamente fuori controllo. La tua bocca è una di quelle. I tuoi piedi. No, devo essere onesto. Qualsiasi cosa di te mi porta completamente fuori controllo. Qualsiasi.
Ti parlo in maniera molto diretta dicendoti senza parafrasi e perifrasi che la tua bocca mi fa tirare il cazzo perché è erotica tanto quanto la tua figa stupenda e tu schiudi le labbra, chini appena il capo a destra, abbassi lo sguardo e poi ti passi la lingua lungo il labbro superiore e poi scendi all’angolo destro e la scorri su quello inferiore aprendo un po’ di più, alzando gli occhi per guardare nei miei.

Ti dico “ancora” e mentre tu lo rifai mi sbottono i pantaloni, perché mi voglio toccare l’uccello mentre ti guardo e tu arrossisci quando te lo dico senza alcun riguardo e osservi la mia mano accarezzandomi la gamba, come a propormi di provvedere tu a quell’esigenza, ma io invece voglio che mi guardi e voglio che tu sappia bene cosa sta succedendo ed allora ti racconto che anche se ti scopo tutti i giorni mi faccio decine di seghe pensandoti, perché mi salti in mente all’improvviso e devo assolutamente menarmelo perché mi monta una voglia da porco che non te lo immagini. Mi guardi senza dire niente, ascoltandomi, accarezzandomi la gamba, mordicchiandoti il labbro inferiore.
Che occhi che hai. Che bocca. Che figa che sei.

E’ una situazione inusuale, devo ammetterlo. Entrambi vestiti, seduti sul divano uno accanto all’altra, mentre ti snocciolo oscenità verbali masturbandomi davanti a te che ti muovi appena, sinuosa, osservando la mia sega ostentata. Ti chiedo se ti piace guardarmi mentre mi meno l’uccello e fai cenno di sì con la testa e lo sguardo ti si intorbidisce di voglia e la mano che mi accarezza la gamba scivola sino all’inguine e poi torna indietro e mi guardi il cazzo, poi guardi nei miei occhi e ascolti che ti dico che ti scoperei alla pecora al supermercato, appoggiata al frigo dei surgelati a culo nudo, con tutta la gente attorno che guarda sconvolta. Gli occhi ti diventano piccoli, mi guardi piegando leggermente la testa all’indietro, le labbra schiuse e mi dici “continua” con un filo di voce e io continuo, perfezionando la situazione, arricchendola di dettagli crudi e tu d’improvviso con la voce roca sussurri “sei un maiale” e io ti dico di sì, sono un maiale, un porco, un depravato, un pervertito e tu mi infiammi come uno zolfanello.

“Voglio farti venire io” mi dici, impugnando la verga che ti cedo, cominciando a godere della tua bellissima mano curata che, tintinnando, comincia a menare con delicata decisione. E mi dici di guardarti la bocca e cominci a leccarti le labbra accelerando, incitandomi con un filo di voce “lasciati andare…” e io sento che mi si contorcono le budella e tu acceleri e mi sussurri di nuovo “…lasciati andare…” e sorridi e ti lecchi la bocca e aggiungi “…dai, schizza forte…” e acceleri e io comincio a schizzare e tu mugoli e me lo meni forte, fortissimo e io grido roco e tu sorridi mordendoti il labbro di sotto.
Paradiso. Totale. Assoluto.
Ti bacio, mi baci profonda, morbida, calda, mi accarezzi le guance e mi guardi negli occhi e mi perdo nel verde profondo degli smeraldi più belli del mondo.

“Ma lo sai che sei proprio uno sporcaccione?” mi dici ridendo morbida.
“E pensa che mi trattengo perché c’ho un po’ di soggezione ancora” ti rispondo.
E ridiamo.
E io lo so che non è niente, questo niente che ho scritto, ma per me è molto e mi piace.
Mi fa impazzire, la Domi.

giovedì 15 dicembre 2011

Uomini


Sono solo. Sono rimasto solo. Tutti a casa.
Cammino lieve per il corridoio, guardando tutto come se fossi un ladro, entrato per rubare.
Tracce di attività, di vita che al momento non c’è. L’ufficio vuoto è sempre affascinante.
Cammino, arrivo dal Loca, poi entro da N, poi torno da me.
Mi tolgo le scarpe, poi le calze. Appoggio i piedi nudi sul pavimento di legno laminato.
Mi tolgo il maglione e la maglietta. I capezzoli reagiscono, il riscaldamento si è spento da un po’. Mi accarezzo la pancia, i seni, le ascelle, mi annuso.
Poi sbottono i jeans, li tolgo. Faccio scivolare i boxer alle caviglie, li tolgo, li annuso, sanno del mio sesso.
Mi alzo e esco.
Cammino completamente nudo nel corridoio e mi piace. Mi accarezzo le natiche, sono liscio come un uovo.
Arrivo dalla Betty, mi inginocchio e annuso il sedile della sua sedia, poi mi ci siedo.
Faccio aderire i testicoli alla stoffa e penso a quest’estate quando la stessa stoffa aderiva alle sue cosce e alla sua passera ingabbiata nel cotone del perizoma.
Mi scappello e sento l’aria.
Mi alzo e cammino, vado dai grafici. Cammino con l’uccello scappellato e contraggo involontariamente, mi sto eccitando. Cammino tra i tavoli, completamente nudo. Non ho addosso nemmeno l’orologio, un anello, niente. Torno in corridoio, entro da N, raggiungo la postazione della Giogia.
Mi accoscio ad annusare la sedia e l’uccello mi scivola tra i piedi. Stringo la cappella tra i talloni ed abbraccio la sedia.
Penso alla Domi in cucina che viene.
Percorro il solco delle natiche e accarezzo l’ano che, in quella posizione, si estroflette ed è carnoso.
Penso a Rolex.
Quanto tempo.
Penso al suo petto ricoperto di quella peluria bianca sexy. Penso al suo pisello grosso anche se corto.
Mi alzo e torno nel mio ufficio.
Mi rivesto.

T “Hey, ma è da una vita. Come stai?”
R “Hey Tazio, ciao, bene bene e tu?”
T “Bene. Mi sei venuto in mente e ho detto ‘adesso lo chiamo, mica mi rimbalzerà sempre’ “
R “No ma che rimbalzare, è stato un periodaccio, casini, un casino”
T “Ho capito. Tutto a posto adesso?”
R “Pare di sì. Senti, ma come stai?”
T “Io bene. Vai ancora là alla sera?”
R “Uhm a volte sì, ma non spesso. Tu?”
T “Zero, più tornato. Potremmo andare a berci qualcosa se ti va, una sera”
R “Eh. Mi andrebbe sì, mi andrebbe, cazzo. Non ho più vita ultimamente”
T “Dai facciamo una rimpatriata la settimana prossima, cosa ne dici?”
R “Eh. Senti. La settimana prossima è un casino per me, ma facciamo così: sentiamoci lunedì a quest’ora”
T “Ok”
R “Ok”

Ed il senso di colpa arriva, in silenzio, mentre premo il rosso del telefonino.
Si siede davanti a me e ha il volto della Domi.
Merda.

Regali di Natale


Sono rientrato adesso. Ora o mai più, questo era il nome della missione. La missione regali.

Destinatario numero uno: Domi
Non doveva essere una sciocchezza stupida, ma nemmeno una cosa troppo impegnativa. Sono giorni che ci ho pensato ed oggi ho agito, convinto della scelta. Le ho regalato un charm, un altro pendaglino da mettere al braccialetto che conta già dodici pendaglini. E’ un charm inglese originale degli anni cinquanta certificato e rappresenta un Troll, un elfo, un coso in stile irlandese buffo, oro giallo e lacca verde, con un quadrifoglio inciso sul cappuccio. Perché tutto ciò? Intanto perché è il numero tredici, che porta fortuna, successivamente, perché il personaggio è pazzo ed io sono pazzo, per cui, mixando gli indizi, si deduce che il pazzo sottoscritto desidera avere fortuna con lei e portarle fortuna. Una letterina accompagnatoria renderà carina e leggera l’idea.

Destinatario numero due: Milly
Era assolutamente fuori programma. Non ho scelto un regalo per la Milly, ma è stato l’oggetto che mi ha fatto venire in mente la Milly, per cui ho ritenuto che fosse un segno doverlo comperare e regalarglielo. Si tratta di una lunghissima collana di pietre nere di ossidiana lavorate a doppio cabochon, lunga al punto che, se  le si fanno fare quattro balze al collo, arriva quasi al pube. Un capitale, ma quella roba portava il nome Milly: nera, sexy, sinistra, anni trenta. E devo dire la verità, sì, la Milly con quella collana la vedo nuda.

Destinatario numero tre: Lucia Perrone e Cavaliere
Due copertine di leggerissimo pile ultra caldo, stampate tartan nei toni del blu e del verde, con abbinate simpatiche ciabatte dello stesso pile stampato tartan, la cui forma ricorda le scarpe di Peter Pan. Le ho viste in vetrina e ho urlato Sexy Lucia! L’ho immaginata nuda, avvolta nel tartan e qualcosa laggiù ha avuto un fremito. Glielo dirò. Ma quando non c’è il Cavaliere.

Non ho altri destinatari nel cuore, quindi fine.
Facil.