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sabato 30 marzo 2013

Marbella: Venerdì Santo

Hola dal portico coperto della pornovilla disegnata dall'architetto Truzz Tamarr.
Tempo piovigginoso, ma caldo. Pare sarà così tutto il week end pasquale e io me ne chiavo, perchè mercoledì dell'Angelo sarò sempre in Spagna, ma là, dove calienta el sol.

I miei compagni di ventura oggi pomeriggio sono andati a fare un giro a Malaga, ma io mi sono trattenuto che c'avevo un par di cosette da sistemare, come telefonare al Costa, telefonare alla Chiara, telefonare a Sadi. E poi per riposarmi la mente e fare un bel tuffo nei ventotto dell'acqua e tirarmi una gran sega rilassante nell'angolo dell'idromassaggio.

La serata di ieri è trascorsa in grande serenità e normalità. S'è chiacchierato, mangiato (molto bene debbo dire) bevuto e poi ci siamo tutti coricati, ciascuno nella sua bella cameretta. La Cavallona Renata mi fa tanto di quel buono che è quasi imbarazzante e, se sin qui sono stato a modino e non ho porto ben bene il fianco, stasera credo che porgerò ben bene il cazzo.

Stamattina alle sette, vestito dei soli boxer e della camicia aperta, ero sotto questo portico mistico a scrivere alcune cose e a leggerne altre quando, alla volta delle otto, sono stato improvvisamente raggiunto dalla Renata ancora in pigiama che mi portava il caffè. Eh ma che brava la Renata, grazie, con quella magliettona rosa cipria a metà coscia, senza maniche, con la scritta "Sleeping Beauty". Ma il massimo della gratitudine è andato a quelle hawaianas nere che mi hanno fatto capire che devo scandagliarle la fica e fresarle il culo al più presto.

Poi tutti si sono alzati, colazione di gruppo, gangbang breakfast e poi la Renata s'è fatta agguerrita come un soldato kazako d'assalto e mi ha trascinato per negozi per il mio corredino isolano primavera estate 2013.
E' simpatica, la Renata. E' una donna con cui si può parlare di molte cose, davvero piacevole. E poi è una MILF da guerra. Forse più Mature che MILF, sicuramente non ancora Granny, ma quando sarà Granny sarà ancora una scaldacazzi, ne sono certo.
Divorziata, ora single, una figlia di ventiquattro anni, socia di un'agenzia che si occupa di brevetti internazionali.
Bisogna averci la passione per quella roba. A me fa vomitare.

E' una donna decisa, non formale, attacca e non attende di essere attaccata, molto gentile, molto piacevole.
Vedremo stasera come si destreggerà con 'sto pezzo di minchia ricoperta di raffinatissime vene.

Stasera andremo a mangiare in un locale qui vicino abbastanza famoso e poi, speriamo di no, pare che serpeggi nel lato femminile del gruppo il tribale desiderio di danza.
E domani è Pasqua, vualà.
Il tempo vola come un F35, amisgi. Bisogna fare presto.

Speriamo che alla Renata sudino odorosamente i piedi. Sono curioso di sentire che odore ha.
Piove, minchia.
E pazienza.
Scruto all'orizzonte e mi sembra di intravedere la costa dell'isola di Las Porcas.
Invece non c'è niente, ma a me piace così.

venerdì 29 marzo 2013

Olè!

Hola a todos da Marbella. Marbella la città, non la macchinetta orribile della Seat. Seat la marca di auto, non le pagine gialle. Beh ci siamo capiti.
Un dato su tutti: quando sono arrivato, seppur nuvoloso, il termometro segnava ventiquattro gradoni belli caldi, che hanno scaldato lo scroto dello zio Tazio che c'aveva i coglioni pieni della ghiacciaia parigina.
Sono contento di aver rivisto il Ruggi, cazzo sì. Lui e anche la sua fidanzata venezuelana di diciannove anni dalla pelle di cioccolata. Quando c'è l'amore l'età non conta, si sa.

Alloggio nella casa dei film porno americani, sapete. Mostri di lusso sfrenato pacchiano, assolutamente impersonali. Però c'è la piscina termoriscaldata e io ci godo.
Gli altri ospiti, pur non essendo dei conti asburgici, sono simpatici e sulle righe: una coppia sposata di imprenditori milanesi di non si sa cosa, un russo cicciotto che traffica con degli alberghi, due cougar bolognesi molto ben tenute e molto temibili, dato lo sguardo cannibale. Sono una sorta di Stanlio e Ollio: una brunetta, curvacea, piccolina, pruriginosa e una cavallona rossa, alta, slanciata, gambacea e cosciacea, dalla fisicata fottimifottimi, così come i suoi piedi scaldacazzo. La Cavallona mi imbirilla un pochino, vedremo cosa ne nasce.

C'è complessiva tranquillità, rilassatezza e amichevolezza.
Ho smanazzato col mio Pro, nell'ultima ora, mentre tutti conversavano del nulla cosmico. E ho piacevolmente appreso che non occorre che vada a Lisbona, per raggiungere Las Palmas. Anche da Malaga si raggiunge Las Palmas ed io sono il fortunato possessore di un biglietto sola andata che, il tre aprile mattina, mi porterà laggiù. Ha!
Ho anche prenotato un simpatico alberghetto piccino picciò, organizzato a simil bungalow, Maspalomas, Playa del Ingles, non lontano dalle dune che saranno oggetto delle mie attenzioni sessuali.

L'esilio taziale sta per aver inizio. Guardo a sud il mare e mi sembra di scorgere la costa di Las Palmas, anche se è una petroliera al largo. Scomparirò tra le dune, mi autoestinguerò, non darò traccia di me, se non al fidato RuggIero. Mi sento come Corto Maltese, come la spia che viene dal freddo e va a carpire i segreti in terra d'Africa e invece sono sempre il solito lurido puttaniere che si ingalla a fottere le tardone sotto gli occhi eccitati del marito.

Domani io e la Cavallona Renata siamo di shopping per il mio guardaroba isolano.
Non c'è stato verso, si è resa ineludibile.
Se stanotte si soffocherà la gola col mio cazzone ringalluzzito, ce la porterò anche volentieri.
Tra tutte le avventure della mia vita, questa non mi sembra tra le più difficili.
Besitos guapi.

giovedì 28 marzo 2013

Progettualità in assenza di Bertille

Causa assenza Bertille, influenzata, mi perdo con la mente attorno alle mie cosette e considero quanti cazzi di giri per l'Europa mi sono puppato negli ultimi mesi. E, con malcelata soddisfazione, li disegno su un bel pezzettino di Google Maps.


Poi ripenso al discorso della vacanza, che io è da un bel pezzettino che me la prefiguro una Laidovacanza nella Pornocanaria e così aggiungo in verde il mio progettino vacanziero.
Terminati i raffinatissimi fasti di Marbella, non avendo fava da fare a Parigi (sì ok, c'è la Sadi, ma quella a Parigi c'è stabile, mica scappa), mi faccio un bel volo a Lisbona e poi da lì: Maspalomas.

E l'idea di questa trasvolata solitaria alla ricerca della patonza d'annata moralità free tra le dune porcone, mi solletica e mi ingalla.
Ci vado da solo alla Canarie, cazzomerda, sì.
E da là, con un folta serie di Margaritas in mano aspetto il trascorrere del tempo tecnico.
E, onestamente, mi pare un'idea a dir poco geniale.

Il problema tecnico che si pone, invece, ruota attorno all'abbigliamento. Io qui sono fornito di roba polare, a Marbella ci sono diciotto gradi e a Maspalomas ce ne saranno venticinque. Bisogna escogitare qualcosa.
Ha!

Paris vs Marbella weather forecast

Marbella



Paris


Dio, non c'è da stracciarsi le vesti, in Spagna. Ma almeno non nevica. Ho prenotato il volo.

Travelazio

Nel seppur controverso e dibattuto rapporto che ci lega, il Ruggi è un amico.
Ieri sera mi è stato amico non per chissà quali sacrifici da libro Cuore, ma perché, conoscendomi, ha saputo lungo quale profilo mi andavano fatte vedere le cose.
Pochi punti essenziali:

  1. Il Mentore non è un cretino nè un boccalone, se mi ha proposto a suo tempo la direzione è perchè a) la vuole b) ha stima.
  2. Non sempre gli equilibri tra i soci di una società di capitale sono lineari al 100%.
  3. Se mi ha chiesto quindici giorni devo darglieli. Quindici giorni non sono un cazzo, nell'economia della vita.
  4. Ha ragione lui, mi devo fare una vacanza, che i quindici passano prima.
  5. Non devo smantellare nulla a Parigi sinché qualcuno non mi dice che non c'è posto per me.
  6. Tutto e subito piacerebbe a tutti, ma si è smesso di averlo con la promozione in quarta elementare.

Poi mi dice: "Cazzo fai per Pasqua? Rimarrai mica lì a ghiacciarti i maroni eh?" e io rispondo che, grossomodo, il programma era quello.
"Mo nden Tazietti, scolta qua, io domani (oggi) parto e vado a Marbella che io c'ho la disponibilità di un villone in riva al mare con la piscina riscaldata e tutti i barachini che servono a godere della vita e ho impalcato su un giro di pochi amici e quattro cinque maialazze di quelle che fan buon brodo" e ride di gola "che ce la spassiamo un tre giorni a paella, aragosta e champagne. Oh, c'abbiamo il cuoco e tutto veh, mica dobbiam lavare i piatti" e ride di gola "e alora te adesso te fai una bella robina, ti prenoti un bel biglietone aereo per Malaga e poi mi dici quando arivi che ti vengo a prendere. Fatta?"

Ma a Pasqua non c'andava l'agnello?
Qua mi ci va il maiale pecoreccio con contorno di paella aragostata innaffiata di Sciampagn.
Speriamo che non mi rimanga sullo stomaco.

"Fatta, Ruggi."
"Ohhh vemò, son proprio contento"

mercoledì 27 marzo 2013

Bella situazione

Bene. Un lungo pranzo, che così lungo lo è anche un po' stato per motivare la figura barbina del Mentore, diciamocelo.
All'italiana mi ha chiesto di essere paziente, di sospendere le mie presenze allo studio di produzione per, diciamo, una quindicina di giorni.
Giorni entro i quali lui batterà i pugni sul tavolo coi suoi soci, pretendendo che sia io a capo della baracca, perchè lui si fida solo di me.
Ottimo, dico all'interno del mio corpo umano, ma poi, sempre all'interno mi chiedo: e io posso fidarmi di lui e della stupenda fattibilità del suo stupendo progetto?
Perchè,  di fatto, al momento io sono pagato e spesato allo schifo sino a lunedì dell'Angelo.
Da martedì dell'Angelo la permanenza a Parigi la paga Tazietti. Il che non sarebbe nulla se tutto ciò avesse un senso.
Viceversa bisognerebbe prendere altre decisioni a seguito di altre valutazioni.
"Senti Tazio" mi dice con serietà profonda "tu credi proprio che io sia disposto a perdere la produzione di Icsipsilon?"

No, non lo credo. Ma credo anche che, qualora la produzione di Icsipsilon saltasse (come salterà, con quella manica di paraculi) sarà assai più semplice chiudere la baracca con quattro assi, che mettersi lì a tentare di rianimare un cadavere decomposto.
Le rianimazioni costano molto più delle assi.
"Ti dimostrerò che ti sbagli"

Non mi devi dimostrare niente, devi solo mostrarmi che intenzioni hai con me, amico Mentore. Perchè va bene che mi hai placcato d'oro, va bene tutto, ma io di riffa o di raffa, manco dall'Italia da più di un mese e cominciavo a farci la bocca con Parigi, per cui sappi che questa farsa puttanata è stata proprio enorme.
"Vabbè Tazio, non farla troppo tragica" mi dice "ti prendi una bella vacanza alla Maldive e quando sarai tornato le cose saranno sistemate, fidati."

Non è che non mi fido del fatto che le cose saranno sistemate, non c'ho mica dodici anni. Quello che mi preoccupa è di come saranno sistemate, amico Mentore, perchè anche le quattro assi di cui sopra sono una sistemazione delle cose. Ma non esattamente collimante coi progetti (comuni e concordati, peraltro) che mi hanno fatto decidere di provarci qui.

"Più di questo, allo stato attuale delle cose, non posso garantirti"
Certo, buon viaggio e Buona Pasqua, ci sentiamo quando avrai qualcosa da dirmi.

A questo felice punto della mia fortunata esistenza, quindi, mi ritrovo a Parigi solo più che mai e assolutamente privo di un futuro concreto qui.
Passare la Pasqua qua, da solo, mi sembra di un'idiozia assurda in questo momento. Ho la tentazione di prendere il primo volo e di tornarmente a casa.
A casa, già. Ad averne una, considerato che il Miramonti l'ho fatto annegare nella soda caustica.
Dovrei piazzarmi d'imperio dal Costa o andare in albergo.
Depressione.
Albergo per albergo, tanto vale che resti qui.
Resto qui e aspetto Sadi e sento la sua opinione.
Certo che pensare di avere, come supporto decisionale per questioni così personali, una ragazza conosciuta cinque giorni fa è un bel punto di arrivo nella vita eh? Direi decisamente di sì, voi no?

Ordine, ci vuole ordine.
Ordine e freddezza.
Dopo chiamo il Ruggi e vediamo cosa dice lui.
Ok.

Deluso malumore preoccupato e triste

Bonsgiur.
La riunione di ieri, cominciata puntuale alle ore dodici è terminata puntuale questa mattina alle zerozeropuntoquattrocinque.
Come sempre, le cose non sono semplici al punto che basta premere il bottone rosso o quello blu e tutto si risolve. Anzi.
Sono finalmente calate sul tavolo le intricate realtà che affliggono la società di produzione, tra le quali si individuano sia colpe che sofferenze che contingenze ineludibili. Sul tavolo si legge che il d.p. può, per contratto, non essere presente se non vi sono lavorazioni, ad esempio.
Più tutta un'altra noiosa e lunghissima teoria di circostanze di cui vi risparmio i soporiferi dettagli.
Morale della favola?
Nessuna morale.
Il Mentore ed il CdA hanno elementi per riflettere e prendere una decisione. Intanto c'è Pasqua e da venerdì liberi tutti.
Da martedì prossimo, poi, ricomiceranno a pensare.
L'unica cosa positiva, fortunatamente, è che il Mentore mi ha messo al riparo dal ruolo della spia: la mia presenza era in attesa del d.p. a cui io, fino a ieri, avrei dovuto fare da assistente. Il nostro mancato incontro e l'irreperibilità del "mio capo" hanno reso misteriosa la mia presenza, ma nulla di misterioso vi era. Ha tenuto.
Quindi, al momento, situazione fumosa come poche e "bruciatura" del mio ruolo di "vice" (il d.p. si è giustamente inalberato dicendo che è lui che chiede un vice e lui, giustamente, non ha bisogno di vice, che un cazzo lo fa benissimo da solo e per contratto), per cui da oggi farò il pascià di Parìbar, pagato profumatamente sino a fine mese per non fare nulla e zonzare per la città dell'ammore, ma non senza preoccupazioni.
Tutto questo almeno sino a martedì dell'Angelo.
A mezzogiorno pranzerò col Mentore, che è dovuto forzatamente rimanere qui e poi lui se ne andrà e io deciderò il da farsi.
Speravo meglio, sinceramente.
Evabbeh.

lunedì 25 marzo 2013

L'ultima volta dell'Uomo Invisibile

Sono fresco, docciato, munito di fiori e di Comtesse Marie de France Paul Bara. Sono pronto come pochi, manca solo che arrivino le 20:00 e mi defilerò verso quell'appartamentino ficale in zona Sorbonne.
Quando sono salito in camera c'era la macchinetta del caffè americano con tutto il set dei filtri e un frigo.
Hammed è un figo.
Per il televisore mi ha detto ci vorranno un paio di giorni, il tempo di trovarlo rubato, suppongo.

Domattina la riunione inizia alle ore dodici in punto. Nessuno dei mie scoppiettanti amiconi mi ha reso partecipe della cosa e va bene così. O lo danno per scontato oppure sono proprio degli imbecilli. Domani sarà anche il gran giorno in cui, fortunello me, conoscerò di persona il direttore di produzione. Che momento emozionante, mi metterò il tanga a rete e mi depilerò lo scroto in suo onore.
La riunione si articolerà in due parti: la prima con tutto il CdA più Sua Eminenza Tazietti. Nella seconda ci sarà solo il Mentore, in qualità di Presidente, che conovocherà tutti gli alienati e gli comunicherà l'esito della riunione, che non è detto che contempli me come direttore di produzione, dipende da quello che dirà il Consiglio.

Sogno ad occhi aperti che Sadi venga ad aprirmi nuda. Dio come mi piacerebbe. Con quelle tettone sferiche e con quei capezzoloni neri, grossi come ditali, dio che sturbo. E con quei fianchi e con quel culo, dio dio dio. E con quelle gambe e quei piedi, beh insomma, completamente nuda.
Stasera testerò le sue reazioni. Indosso un jockstrap nero che mi solleva anche il pacco e lo fa ancora più grosso, se mai ve ne fosse bisogno.
Devo capirla, è sempre un momento stupendo comprendere le maialerie che passano per la testa della femmina che ti manda in calore solo con un respiro.

Io, di mio, ne avrei già una, di lista di maialerie, abbozzata con le prime centosessantadue che mi sono venute in mente, ma mi guardo bene dal rivelargliele. Faccio l'ometto, tanto lo so che non resisto molto.
Domani pomeriggio Sadi parte in TGV e va a Londra, dai suoi. Dovrebbe, nei piani, tornare martedì dell'Angelo o mercoledì dell'Angelo.
E io di mio sto qua, ad aspettarla.
Nella mia parasuite full opscional, andando a pranzare e cenare al Solito Bistrot.
Una Pasqua esaltante. Davvero.

Chissà se, in concomitanza con la Santa Pasqua, la Musona mi darà un filo di corda. Mah.
Magari potrei farcirle la Colomba. No?

Bene bene bene.
Stasera odorosa passera pakistana stufata ai sapori di cazzo italiano, poi nanna, poi domattina risveglio calmo, magari con una Bertillecolazione in camera e poi alla riunione.
Finalmente, in un modo o nell'altro, cesserà la mia invisibilità.

Mi rilassa i nervi Parigi, sì.
Bonsuarè a tutti.

Nella notte

Nella notte un Mentore ha fatto vibrare di piacere il mio parlàfono.
Nella notte un Mentore mi ha rivelato che ha indetto per domani una riunione dei soci a Orly, nel mio ufficio, ovvero in sala riunioni.
Nella notte un Mentore mi ha chiesto la disponibilità ad assumere la direzione generale e di produzione ed io gliel'ho data.

Bonsgiur.
Che tempo dimmerda e che freddo.
Dall'altra parte della strada, all'ultimo piano, cioè al mio livello, una signora delle pulizie sta stravolgendo l'appartamento.
Bello.
Mi sento bene.
Un text mi dice che stasera una dea pakistana dai piedi divini cucinerà per me.
Speriamo lo faccia scalza. Forse basterebbe chiederglielo. Ma perchè forzare?

Nel corridoio le ragazze cominciano a rifare le camere.
Mi costruisco un cortometraggio in cui esco nudo e trovo Bertille, che si inginocchia e comincia a spompinarmi con quella boccafica stupenda.

C'è una foschia del cazzo, stamattina.
Penso che chiamerò un taxi e andrò in ufficio con quello.
In fatto di disarticolati pensieri sparsi, non sono secondo a nessuno, ammettetelo.

La mia nuova camera è davvero grande.
C'ho anche un tavolo rotondo.
E la lisa moquette blu savoy con i gigli dorati.
Mi piacciono le camere d'albergo.
Penso a quanti ci avranno scopato, penso a quanti bei piedi di femmina avranno calpestato questa moquette e mi si scappella il cazzo.

Bene.
Gli ho fatto credere abbastanza che stamattina non ci sarò, è ora che io vada, perchè so che adorano quando gli faccio le sorprese.
Chissà che feste che mi faranno quando mi vedranno arrivare.
Mai grandi come quelle che gli farò io, se assumerò la direzione di produzione.
Ho una vogliona di far loro la festa, sì.

Bonsgiur.

domenica 24 marzo 2013

Il pascià di Parìbar

Ho cambiato camera.
Sento la pioggia sul tetto.
Giaccio morente sul letto.
Stasera no, non la vedrò. Aveva una cena da amici. Già programmata. Ma mi piace così.
Non so nemmeno se uscirò per cenare.
Hammed mi dice che se voglio una cena snack me la fa portare in camera.
Ma non da Bertille, lei non ci sarà sino a domani.
Voglio sciogliermi, anonimo, nella notte.
Senza dar traccia del mio esistere.
Nessuno sa, la verità. Nemmeno il cielo che mi guarda da lassù.

Sì, cena snack sia, amico Hammed.

Crude e rischiose confidenze

Saliamo in ascensore guardandoci, non una parola. Arriviamo al piano. Sferragliamento di porte interne e esterne e poi il tic toc dei suoi tacchi verso la porta. Entriamo. Una bella luce calda da una grande abatjour sul pavimento, di fianco al divano sacco bianco, il Gabbeh chiaro davanti, gli scaffali minimalisti di legno naturale non trattato, quadri per terra appoggiati al muro, degli oli che ricordano Klimt e altre tele che ricordano Klee, bellissimo.
Beviamo il cognac, ma lenti e sospesi, ciascuno fuso nei pensieri che la vista dell'altro gli dava.
Che bella atmosfera, calda, sensuale, femminile. Pochissime cose, ma tutte gradevoli, rassicuranti.

Certo che è un bel casino, diciamocelo. Questi giorni sono la celebrazione dell'inderteminatezza assoluta. Il lavoro, l'abitare, la Chiara, Sadi, persino la Pasqua. Però sembra quasi, a tratti brevi, che esista un equilibrio dotato di una solidità strutturale notevole. Perchè, a voler ben guardare, tutto questo è un assurdo piuttosto sensato. Lo è perchè ha alzato il contrasto dell'immagine: i neri sono neri e i colori colori. Prima tutto era sbiadito. Oggi le ombre fanno risaltare le luci.
Sto innamorandomi di Sadi, tanto per tagliare corto? Occorre rispondere? Adesso, su questo divano a sacco, no.
Domani, quando sarò solo a Parigi, diventerà una domanda incessante, anche se posta lungo un'altra prospettiva: potrà mai, Sadi, innamorarsi di me?

Sotto la camicetta di seta rosso mattone non vi era altro che seni nudi. Caldi. Dai capezzoli neri, duri e corporali.
Succhiarle i capezzoli grossi e lunghi come cazzetti, mentre le sue dita mi arricciano i capelli, mi riporta nel sacco fetale. Voglio succhiarle i capezzoli abbracciato al suo corpo nudo, nell'acqua calda di una vasca, in silenzio, dove l'unico rumore è quello di qualche goccia. Voglio un amnios confortevole, protettivo, rilassante.

E poi c'è il discorso dell'inferiorità. No, non è inferiorità. Mi ero sbagliato. E' inadeguatezza. Sì. Dopo aver sprecato tempo ed energia, inutilmente anche se spesso piacevolmente, attorniandomi di grandissime puttane (sfortunatamente non tutte a pagamento, ma qui l'inciso lo abbandono perchè mi depisterebbe assai) mi ritrovo ad assaporare la qualità sopraffina di una Donna intelligente, colta, sveglissima e bellissima e un puttaniere come me corre il rischio di essere inadeguato. E vulnerabile.
E mi rendo conto che la bellezza sublime, in una donna che sarebbe magnetica anche se conosciuta solo al telefono, quindi mai vista, diventa pericolosa al pari di mettere una pistola carica in mano ad un anaffettivo.
 
Un microscopico tanga nero scivola lungo le bretelline eleganti del reggicalze e svela il pube che adoro. Ed è una delle rare volte in cui mi sento sedotto da gambe inguainate in calze di seta con la riga e dal reggicalze di pizzo, anni cinquanta, alto sino al punto vita. Le lecco la vagina. La lecco a lungo e lei sembra impazzire mentre la lecco. Viene battendo i pugni sul divano sacco oramai srotolato come materasso, sul tranquillizzante Gabbeh. Poi ricongiunge le mani sulla mia testa e mi accarezza, guardandomi con un sorriso zuppo di dolcezza.

La Donna è il fulcrum. Va detto. Va ammesso, e lo dico per i maschietti cazzocratici. Cambia, muta, vira l'esistenza. Macchè lavoro e carriera. Il lavoro maschile e la carriera, compreso ovviamente il denaro, sono solo attrezzi utili a conquistare il fulcrum, la Donna. O la donna, per i meno dotati. Sadi mi manda, a brevi tratti, in una deriva esistenziale che mette in gioco ogni cosa. Sadi è una sfida con me stesso, una ricerca di conferma su me stesso, un checkpoint da superare, una barriera doganale che confermi la regolarità dei miei documenti umani.

Le lecco l'ano caldissimo e scuro. Adoro il suo calore anale. Adoro come mugola mentre la mia lingua le dona piacere, penetrandole l'ano. Adoro, per la prima volta cosciente, lucidamente cosciente, leccare l'ano di una Donna che mi mette in crisi esistenziale, adoro l'approccio della mia bocca e della mia lingua con la parte terminale del suo intestino e glielo dico, scopandole la Vagina lentamente e questo concetto, sussurrato liberatoriamente, mentre la penetro con autoalimentante passione trattenuta, questo concetto dettagliato oltre i limiti della decenza, espresso con sentimento devastante ed apornografico, questa espressione del contrasto concettuale e simbolico dell'unione tra il muscolo di espulsione delle sue feci e l'organo di alimentazione del mio corpo scalfiscono, ma forse incidono in maniera profonda, la sua emotività sessuale ed è sorprendente come la mia depravazione sottomessa generi in lei uno stupore emotivo che eccita l'idea  di me maschio fortr che godo dell'approccio, dichiarato con chiara espressione linguistica, dell'ano con la bocca, del desiderio nemmeno tanto recondito e nemmeno tanto non dichiarato, di assaporare le sue feci in segno di adorazione totale e l'orgasmo animale e sconosciuto le scoppia nell'Utero e cola lungo la Vagina e Sadi sussulta e trema mentre affondo, animale da monta di sua proprietà, colpi di cazzo sino alla cervice del suo utero, dichiarando con fermezza che vorrei, se fosse mai possibile, succhiarle le ovaie e la squasso di cazzo e di pensieri depravati e la adoro.

Non è tecnica, non è liturgia, non è copione, no.
Magari lo fosse.
E', semplicemnte e spaventosamente, abbandonare la riva.
E', pericolosamente e spaventosamente, nuotare al largo.
E', finalmente, vivere.
E', finalmente, rischiare.
Rischiare la delusione.
Rischiare il dolore.

Sì.

Nella pioggia fredda e grigia

Pioveva e guardavo fuori dalla finestra e poi drin e poi ciao T, posso chiamarti T?, scusami per ieri è stato un inferno, lavoro, lavoro, cena di lavoro fino a tardi e poi oggi, accidenti, mi sono regalata una dormita e un po' di pigrizia, come stai?, ti ricordi di me, sì?
E ride ride ride e io rido rido rido e la strada di fuori si illumina di sole e le finestre del palazzo di fronte fioriscono e le parlo, calmo, amicale, sensuale, sorridente, divertente, ammaliante, affascinante, teso a dare il meglio di me, il distillato, il millesimato prezioso e lei fa lo stesso, anche se con meno sforzo, ed è incredibile come la sua voce al telefono e i microscopici suoni del suo respiro e della sua bocca mi facciano tirare immediatamente il cazzo.

Cosa fai questa sera Sadi, hai impegni? sì sono impegnata, sai un italiano mi ha invitato a cena e mi porta nel mio bistrot preferito e io dico ok e non ci arrivo, non ci arrivo proprio e questo è un segno orrendo, un segno orripillante, un segno di meravigliosa debolezza umana e lei ride e mi dice l'equivalente inglese di "scemo sei tu!".

Appuntamento alle ore 20:30, prenota lei che vuole un tavolo vicino alla vetrina, che conosce tutti là, che sono amici.
Facile, mi dico, è a tre minuti a piedi dal mio albergo.
Metto il timer e arrivo al bistrot alle 20:28 minuti.
Arrivo dicendo che attendo una signora e il cameriere mi dice che è già arrivata e mi fa accomodare.
Sadi è al tavolo che sorseggia un calice di champagne, bella come un'attrice hollywoodiana.
Ciao, ma sei in anticipo tu o? Certo che sono in anticipo, di mezz'ora. Mi piace mettere a disagio il mio cavaliere e ride. Ho prenotato per le 20:00 e ride. Tutti si saranno chiesti: ma chi è quel cafone che fa aspettare una così bella donna mezz'ora? E ride.
Le dico a che mestiere si è sottratta, studiando legge e lei sorride sensuale leccandosi involontariamente l'angolo destro della bocca.
E poi ride. Mi fa morire come ride. E' stupendissima quando ride, essendo che è stupenda quando non ride.

Capelli raccolti, una camicetta di seta rosso mattone, una sciarpa color antracite, pencil skirt nera gessata, calze nere con la riga, scarpe nere di vernice coi tacchi altissmi, molto belle, evidentemente italiane.
E si parte.

Parlami del tuo lavoro T, così attacco con la rava e la fava in sintesi estrema perchè tutto voglio, fuorchè farle scoppiare i coglioni e così le passo la palla e lei racconta volentieri, papà, mammà, su e giù, la sorella, la nonna, il Pakistan, sei fidanzata?, lo ero sino a gennaio, ma tu pensa, e tu T? e mi guarda con quegli occhi che ridono quasi sinistri e io mi congelo.

Stop.
Decidere.
1. Mentire col rischio di farsi sgamare in seguito e mandare tutto a puttane?
2. Dichiarare col rischio di mandare a puttane tutto subito?
3. Dichiarare postillando che le cose vanno di merda col rischio di mandare tutto a puttane passando, per giunta, per il solito italiano falso?
Ok, fatto.


Prendo la 2. Dichiaro. Mi chiede. Rispondo e spiego. Spiego tutto. Sono teso. Ma chiaro al limite dell'autolesionismo.
Poi la sua mano sulla mia. Ti rende nervoso l'argomento? Mi rende nervoso che, a causa di questa situazione, tu possa cambiare idea su di me. T, io non ce l'ho ancora un'idea su di te! E ride. Ha ragione cazzomerda. Però stai tranquillo T, una cosa è certa: sei una persona sincera e questo mi piace.
Ottima scelta messiè. Non mi sono autoinculato in partenza.

E da lì, giù con il blahblahblah complessivo.
Poi, nelle striature della conversazione mi dice che venrdì tornerà a Londra per qualche giorno di vacanza pasquale. E questo mi fa venire in mente il text ricevuto nel pomeriggio dove, da Londra, la Chiara mi comunicava in maniera didascalica un'agenzia: da oggi sarebbe stata in Italia per quindici giorni, causa Pasqua.

E tu, T, cosa fai per Pasqua, torni in Italia? Non ho ancora deciso, ma tu quando tornerai a Parigi Sadi? martedì due perchè sai, anche se no ci riguarda religiosamente, è un'occasione per cui ci si ritrova in famiglia.
Già, immagino. E io che cazzo faccio? Boh. Io sto qua, cazzo me ne frega, è un lunedì del cazzo, alla fine.

Sorseggiamo un'intera bottiglia di Comtesse Marie de France, Paul Bara, bevanda dell'Olimpo. Lubrificata dall'effetto benefico delle bollicine, la dea esordisce chiedendomi se poteva farmi una domanda molto 'spicy' e personale. Mas oui. T, dimmi la verità, tu l'altra sera avevi preso la pastiglietta vero? E ride. La pastiglietta, ma dici quella pastiglietta?, chiedo. Mh mh, mi risponde. No, cazzo, ma mai, ma mai al mondo. Dai T, puoi dirmelo, guarda che è stato stupendo, tu sei un amante magnifico e quello mica lo si diventa con una pastiglietta. Oh Sadi, cut the craps, io non ho preso nessuna pastiglietta. Dai T, dimmelo e comincia a farmi piedino sotto il tavolo e sento quelle articolate dita superbe scivolarmi lungo la pelle del polpaccio e, contemporaneamente, pensando alle dita, sentendole, vivendo il piedino, mi trovo un salame di granito nelle mutande che mi dice che vuole studiare architettura e adesso vorrebbe una birra.

Sadi, abbiamo mangiato e abbondantemente bevuto, vero? Mh mh. E tu mi stai facendo piedino da quanto, ventisei secondi? Mh mh. Bene, Sadi, vuoi essere così gentile da scivolare un attimino in avanti, mentre io faccio lo stesso, e appoggiarmi il piede sul pacco? Sorride, controlla attorno e procediamo. Appoggia e sente il pregiato salume di porco solido in tutto il suo maschio splendore. Occhi neri si spalancano e una bocca orientale foggia una "O" maiuscola. E poi ride gorgogliando sotto voce. A che punto della serata l'avrei presa la pastiglietta, Sadi?  
E lei ride divertitissima e mi sega sui pantaloni con quel piede da dea che mi fa cadere in deliquio.
Riuscirei a farti venire, così, qui, T? mi chiede sussurrando, con le braccia appoggiate sui gomiti e le mani con le dita incrociate, quasi a nascondere la faccia dal resto del bistrot. Sì, le rispondo sincero, i tuoi piedi mi generano uno scombussolamento cerebrale.
E lei ride.
E scivola indietro, rimettendosi la scarpa.

Hai mai bevuto un liquore francese chiamato cognac, T?
No, Sadi, mai in vita mia, non l'ho nemmeno mai sentito nominare.
Ne ho una bottiglia a casa, vuoi assaggiarlo?
Volentieri, adoro accrescere la mia cultura agroalimentare.

Mi fa impazzire da legare.
Da legare.