[Oggi pomeriggio, suitona lussuosona dell’albergone lussuosone.]
Quei jeans stretch blu grigi le fanno un culo da capitello della venerazione ad ogni crocevia.
Cammina con le ciabattine di spugna dell’albergo, senza calze, un maglione verde sottobosco scollato a barchetta, i lucidi capelli corvini raccolti in una coda.
Reggiseno e perizoma di cotone nero, brava la mia Romi.
Mi piace stare qui a scrivere al Mac con l’occhio che va dal suo stupendo culo allo skyline di Praga, sapendo benissimo che al termine delle mie memorie le salterò addosso per scoparla come se non avessi scopato mai. E questo è bello, come pensiero, mentre l’occhio va dal suo stupendo culo allo skyline.
Culo, skyline.
Lei cerca casa come da mansioni affidatele, diligente assistente dalle piccolissime poppette chiodate, mentre io mi godo la coda di balena del perizoma nero che le esce dai jeans e, tra me e me, considero che la vita della puttana non faceva per lei semplicemente perché lei NON è una puttana. Non ha il mood, la propensione, né l’avida attitudine della puttana da bordello.
Forse, boh, non so. Sta di fatto che chiavare con me le piace eccomeddiolosa che le piace, che se avesse chiavato con i clienti come chiava con me, altro che Galina. Ed è in progress, eh. C’ha anche venticinque anni, è giusto che sia in progress.
Culo, skyline.
Che tranquillità assoluta, che piacere. L’aroma dell’ottima maria si diffonde grosso per tutta la suite, il cielo si addensa promettendo forse pioggia, la temperatura è caldina, culo, skyline, che bello. Questa sera ristorante italiano, sì, deciso. Ce n’è uno toscano qui vicino che promette delle belle fiorentine, vedremo. La carne qui, comunque, è fantastica. Ho un bel po’ di voglia di Italia a tavola, ma la voglia a letto è sozzamente moldava. Per il momento, almeno.
Culo, skyline.
Domenica bisogna fare le valige e domani dobbiamo controllare cosa ci manca e andare a comperarlo, perché a Riga fa tanto, ma tanto, freddo. Sono emozionato dal pensiero di poter andare a camminare in riva al Baltico. Bello.
Poi il tutto potrà essere ancora più bello se certe cose andranno in porto, lassù.
Sarà difficile a dirsi sul subito, ma i negoziati devono sempre avere un inizio.
Culo, skyline.
“Ne ho segnati due tre che bisogna andare a vedere” dichiara all’improvviso con voce concentrata. Poi si alza, ciabatta in camera e torna con l’acetone e lo smalto bianco perlato. Comincia a sverniciarsi le mani e so che lo farà anche sui piedi. “Fai a meno di metterlo, dopo. Anche sui piedi”. Alza gli occhi con la faccia ridente stupita e mi chiede se sono davvero serio e dico di sì, dico che non ho mai visto le sue unghie al naturale e lei risponde ‘ok’ continuando l’operazione con un sorriso pacifico.
“Mi piacerebbe vederti la fica pelosa anche” aggiungo trasognato pensando al bel triangolo nero che deve avere.
“Ehhh? No caro, mi spiace, mi fa schifo. Questo devo dire il no. Tropo abituata”
E allora che il no vada detto e sia, va benissimo Romi.
Culo, skyline.
Avrei mille e mille richieste pervertite da fare a quella bella moldavina dalle minuscole poppette chiodate e perfette, ma mi trattengo.
Che fretta c’è?
Lunedì andiamo a Riga e sai mai cosa può succedere di notte laggiù.
E adesso aspetto che finisca di sverniciarsi per poi andare a infilarle tutta la lingue nel buco del culo, sotto gli occhi della stupenda skyline.
Pagine
venerdì 17 aprile 2015
Medicami il giramento di coglioni, piccola moldava deliziosa
Sul far delle ventitre e quarantadue minuti rientro all’albergone lussuosone nella cui suite lussuosona una sensuale moldava dalle bellissime forme siede su una poltrona, accappatoiata di bianco, sgranocchiando biscotti al cioccolato, guardando un film dal linguaggio arcano.
“Ciao!” ella mi dice sorridente senza chiedere dove sono andato, né con chi ci sono andato. Brava.
“Ciao!” le rispondo inginocchiandomi dinnanzi alla poltrona sulla quale ella siede con le gambe rannicchiate ed i bei piedi nudi, approcciando la mia bocca a quelle erotiche estremità per succhiarle e far godere la mia lingua. Calde dita mi pettinano i capelli e un sorriso sfocato in secondo piano mi rilassa.
“Sei contenta che andiamo a Riga?” chiedo mentre mi spoglio per entrare in doccia a lavare via completamente la Venka dalla mia vita.
“Uh sì belizimo, mi piace sì” risponde squillante con quell’accento che tutti noi, puttanieri e non, conosciamo perfettamente e che a me piace per la cadenza che si impunta e poi sdrucciola.
E mi doccio.
Mi bagno e mi insapono le mani, ma poi una bella moldava nuda entra nel giganterrimo box doccia dicendo “Faccio io” e comincia a far schiuma da una spugna morbidissima che sfrega con lentezza in ogni plica del corpo, mentre la Venka grida un fioco “Addiooooo” scivolando nello scarico.
“Appoggia le mani sul muro e apri bene le gambe” mi sussurra soave la mia geishtitutassistente ed io obbedisco, godendo di tanta amorevole cura.
E penso.
Penso che a poco meno di un migliaio di chilometri da casa ho trovato una dimensione veramente buona, assolutamente al di sopra delle mie più rosee previsioni, in un Paese così dispersivamente grande da non saper nemmeno della mia esistenza, in mezzo a un popolo dalla lingua così difficile che vengo capito appena quando tento di parlarla e che, generalmente, non capisco quando viene parlata, ma sono in un gigantesco box doccia rivestito di pietre scure, con una bella figa di venticinque anni che mi lava così lentamente e così amorevolmente che la minchia punta al cielo con fare astronomico e, osservandole i segni appena più chiari lasciati dai triangoli di un costume usato in rarissime occasioni l’anno scorso, mi eccito e mi dico che son contento.
Sì.
Le lingue guizzano in un abbraccio acquoso e penso alle stupide aspettative della Venka e carezzo le sferiche chiappe appena un po’ generose della Romi e sento la minchia che le spinge sulla pancia e penso al Costa che è così inzaccherato nella merda di fogna più bassa della città e ci sguazza come una pantegana autoctona e penso che andrò a Riga con lei e saranno bei giorni e, commosso dall’entusiasmo, la sollevo da terra appoggiandole la schiena al muro, scivolandole dentro aiutato dalla sua mano, reggendola di peso da sotto le cosce per cominciare a chiavarla con affetto ed amore, senza mai smettere di slinguarla, perché mi piace da pazzi come limona e, mentre le chiavo il buco bollente della fica sotto l’enorme getto caldo della doccia, penso che fuori piove e io sono lì con la mia femmina, che esegue e non chiede, che non alza un sopracciglio di disappunto mai, che si accosta con curiosità al letame sessuale che riempie la mia testa e io la chiavo lentamente e accuratamente, per farla godere da crisi epilettica, mentre fuori piove.
E anche se mi sforzo, amici, non vedo difetti in questo stato di grazia.
No.
Son contento.
“Ciao!” ella mi dice sorridente senza chiedere dove sono andato, né con chi ci sono andato. Brava.
“Ciao!” le rispondo inginocchiandomi dinnanzi alla poltrona sulla quale ella siede con le gambe rannicchiate ed i bei piedi nudi, approcciando la mia bocca a quelle erotiche estremità per succhiarle e far godere la mia lingua. Calde dita mi pettinano i capelli e un sorriso sfocato in secondo piano mi rilassa.
“Sei contenta che andiamo a Riga?” chiedo mentre mi spoglio per entrare in doccia a lavare via completamente la Venka dalla mia vita.
“Uh sì belizimo, mi piace sì” risponde squillante con quell’accento che tutti noi, puttanieri e non, conosciamo perfettamente e che a me piace per la cadenza che si impunta e poi sdrucciola.
E mi doccio.
Mi bagno e mi insapono le mani, ma poi una bella moldava nuda entra nel giganterrimo box doccia dicendo “Faccio io” e comincia a far schiuma da una spugna morbidissima che sfrega con lentezza in ogni plica del corpo, mentre la Venka grida un fioco “Addiooooo” scivolando nello scarico.
“Appoggia le mani sul muro e apri bene le gambe” mi sussurra soave la mia geishtitutassistente ed io obbedisco, godendo di tanta amorevole cura.
E penso.
Penso che a poco meno di un migliaio di chilometri da casa ho trovato una dimensione veramente buona, assolutamente al di sopra delle mie più rosee previsioni, in un Paese così dispersivamente grande da non saper nemmeno della mia esistenza, in mezzo a un popolo dalla lingua così difficile che vengo capito appena quando tento di parlarla e che, generalmente, non capisco quando viene parlata, ma sono in un gigantesco box doccia rivestito di pietre scure, con una bella figa di venticinque anni che mi lava così lentamente e così amorevolmente che la minchia punta al cielo con fare astronomico e, osservandole i segni appena più chiari lasciati dai triangoli di un costume usato in rarissime occasioni l’anno scorso, mi eccito e mi dico che son contento.
Sì.
Le lingue guizzano in un abbraccio acquoso e penso alle stupide aspettative della Venka e carezzo le sferiche chiappe appena un po’ generose della Romi e sento la minchia che le spinge sulla pancia e penso al Costa che è così inzaccherato nella merda di fogna più bassa della città e ci sguazza come una pantegana autoctona e penso che andrò a Riga con lei e saranno bei giorni e, commosso dall’entusiasmo, la sollevo da terra appoggiandole la schiena al muro, scivolandole dentro aiutato dalla sua mano, reggendola di peso da sotto le cosce per cominciare a chiavarla con affetto ed amore, senza mai smettere di slinguarla, perché mi piace da pazzi come limona e, mentre le chiavo il buco bollente della fica sotto l’enorme getto caldo della doccia, penso che fuori piove e io sono lì con la mia femmina, che esegue e non chiede, che non alza un sopracciglio di disappunto mai, che si accosta con curiosità al letame sessuale che riempie la mia testa e io la chiavo lentamente e accuratamente, per farla godere da crisi epilettica, mentre fuori piove.
E anche se mi sforzo, amici, non vedo difetti in questo stato di grazia.
No.
Son contento.
Serata lontanissima dalle aspettative, con retrogusto merdeo.
Ieri sera, Venkatana.
Cenagione di qualità ceca, dopocenagione di profilo minimo sindacale, velocissimo, con scarsa partecipazione, dopo-dopocenagione dalle tinte irritanti e innervosenti.
Parliamo un po’?, va bene Venka dimmi, io non riesco a capire tu che progetti abbia, Tazio, perché io mi sento nella necessità di capire, Tazio, perché d’accordo che il sesso con te mi piace, Tazio, ma io sinceramente mi attendo qualcosa di più, Tazio, come le prime volte, Tazio, in cui si cenava, si chiacchierava e poi, alla fine delle fini, si faceva sesso, Tazio, ma adesso tu, Tazio, mi tiri nello spogliatoio e mi scopi come una puttana, Tazio, e anche se devo ammettere che ieri mi ero molto eccitata, Tazio, oggi mi sono proprio sentita una puttana qualsiasi e la cosa mi mortifica e mi fa male, Tazio, non mi piace, Tazio, per cui vorrei sapere che progetti hai su di noi, Tazio, perché tu mi piaci, Tazio, e non voglio sentirmi solo la tua puttana per il sesso, Tazio.
Accidenti, che imbarazzo disgustoso. Ha proprio detto “noi”.
Hai ragione Venka, s’è trattato di un malinteso, Venka, nella realtà io non vedo nessun noi, ma nient’altro che sesso, sesso, sesso, sesso e depravato sesso, Venka, per cui ti chiedo scusa di non essere stato chiaro sin dall’inizio, Venka, non volevo certo alimentare queste idee, Venka, volevo solo che ci annusassimo i genitali sudati con sublimazione grondante dell’Io maiale, Venka, null’altro, Venka, per cui ora che mi ci fai riflettere bene, Venka, penso che di dover affermare con grande sincerità che se togliamo il sesso tra noi, Venka, non c’è niente che mi interessi, scusami.
Vestizione nella mestizia della delusione, ringraziamenti, saluti, strada, albergone lussuosone.
Ma anche tu, Venka, ma ci credevi veramente che diventassimo fidanzati?
Bah, forse sì, colpa mia.
Adieux.
Cenagione di qualità ceca, dopocenagione di profilo minimo sindacale, velocissimo, con scarsa partecipazione, dopo-dopocenagione dalle tinte irritanti e innervosenti.
Parliamo un po’?, va bene Venka dimmi, io non riesco a capire tu che progetti abbia, Tazio, perché io mi sento nella necessità di capire, Tazio, perché d’accordo che il sesso con te mi piace, Tazio, ma io sinceramente mi attendo qualcosa di più, Tazio, come le prime volte, Tazio, in cui si cenava, si chiacchierava e poi, alla fine delle fini, si faceva sesso, Tazio, ma adesso tu, Tazio, mi tiri nello spogliatoio e mi scopi come una puttana, Tazio, e anche se devo ammettere che ieri mi ero molto eccitata, Tazio, oggi mi sono proprio sentita una puttana qualsiasi e la cosa mi mortifica e mi fa male, Tazio, non mi piace, Tazio, per cui vorrei sapere che progetti hai su di noi, Tazio, perché tu mi piaci, Tazio, e non voglio sentirmi solo la tua puttana per il sesso, Tazio.
Accidenti, che imbarazzo disgustoso. Ha proprio detto “noi”.
Hai ragione Venka, s’è trattato di un malinteso, Venka, nella realtà io non vedo nessun noi, ma nient’altro che sesso, sesso, sesso, sesso e depravato sesso, Venka, per cui ti chiedo scusa di non essere stato chiaro sin dall’inizio, Venka, non volevo certo alimentare queste idee, Venka, volevo solo che ci annusassimo i genitali sudati con sublimazione grondante dell’Io maiale, Venka, null’altro, Venka, per cui ora che mi ci fai riflettere bene, Venka, penso che di dover affermare con grande sincerità che se togliamo il sesso tra noi, Venka, non c’è niente che mi interessi, scusami.
Vestizione nella mestizia della delusione, ringraziamenti, saluti, strada, albergone lussuosone.
Ma anche tu, Venka, ma ci credevi veramente che diventassimo fidanzati?
Bah, forse sì, colpa mia.
Adieux.
giovedì 16 aprile 2015
Brevi, ma intense, notizie strutturate
Prima notizia strutturata – La Riga
A chi piace la figa faccia una riga e così lunedì prossimo partenza per Riga, Lettonia. Non esclusivamente per ribadire il mio amore per la sorca, c’è anche del business di contorno.
Parto con la Romi, business class, albergo da sogno in pieno centro, figata.
Ci tratterremo sino a giovedì, come minimo. Lassù fa un freddo animale, me le devo scordare le ditina dei piedi che qui sono sempre più frequenti, frequenti al pari delle mie furiose seghe piallate nei cessi dei bar. Che bello segarsi nei cessi dei bar col via vai fuori dalla porticina lasciata apposta senza chiusura a chiave. Poi adesso che col primo caldino provo a non mettere le mutande, una goduria. Mi sento così troia senza mutande. Mi autoeccito. Vi dovevo dei dettagli, lo sentivo.
Seconda notizia strutturata – L’ufficio
Affittato l’ufficio attrezzato di tutto, stile virtual/temporary office, prezzo elevatissimo, posto fighissimo, palazzo inizio ‘900 ristrutturato di fresco, vale la pena, ha tutto, persino la carta igienica e quella da fotocopiatore, computer incluso. Brava Romi, domani si va a firmare il contratto e siamo a posto.
Terza notizia strutturata – Anatomia
Ieri sera. No, Romi, tu non ce l’hai “quella cosa” nel culo che mi fa tanto godere, però c’hai un bel culetto tenero come il burro e molto abusato che fa godere tutti e due, ok non è così tanto abusato, ma almeno dimmi se ti fa godere, ok ti fa godere che io goda a incularti, ma tu il “cazo” lo preferisci nella fica, ma adesso vieni qui e fammi vedere come sai trovare “quel punto” se mi metto a novanta gradi che così hai tutto per te, cazzo, coglioni e buco del culo, cristiddio Romi sei un portento, hai stile, classe e talento, quasi quasi una sera giochiamo coi clisteri caldi e tu ridi piano mordendoti un labbro e mi sussurri che sono un maiale e benvenuta nella Tana del Lurido Porco di Merda, che dopo te la cerco io una bella cosa nella fica e lo farò con tutta la mano finché non la trovo. Schizzagione di pisciagione durante l’inserzione manuale che genera il godone pazzescone. Bella la mia assistente, una vera manager assistant professionale.
Quarta notizia strutturata – Il backdesk dell’amore
Ore quindici e zerodue, tiro la Venka dentro al backdesk senza una parola, sbottono il cinz e fuoriesco l’anaconda mormorandole di inginocchiarsi e lei attacca un appassionatissimo pompino degno di nota di merito. “Culo nudo” le dico con tono fermo. La mia bella coetanea dai pruritini inguinali si addressa, abbassando mutande e collant in un sol fiato e io armeggio e entro in quella ficona stupenda incorniciata da quel capolavoro di culone stupendamente cellulitico e morbido, spingendo forte senza riguardi. E la monto fottendola come un maiale. Forte, stringendole le poppe, tirandole i capelli finché veniamo assieme grugnendo, palpandoci.
“Vieni a cena da me?” mi chiede sistemandosi.
“Sì ci vengo volentieri, grazie” e sorridiamo felici come due sozze anatrelle porcone.
Quinta notizia strutturata – Bisessualità
“Romi sei mai stata con una ragazza?” – “No” - “E non ti piacerebbe provare una volta?” – “Boh, non so, boh, forse, boh”.
“Venka sei mai stata con una donna?” – “Beh, stata del tutto no, ma tanto tempo fa a una festa, ai tempi della scuola, una tipa mi ha baciata e abbiamo fatto le sceme davanti a tutti masturbandoci a vicenda con le mani nei jeans e ride divertita.
“Ti piacerebbe rifarlo, ma seriamente fino in fondo?” – sorride lurida e mi guarda di traverso – “Non saprei non ci ho mai pensato… ma che idee hai?”.
La saggezza dell’età, eh? Ne sì ne no, ma tanto teasing.
Bella la Venkona.
Stasera cena a base di ficcagione che è stagione.
Vualà.
Parto per la Venkatana.
Besitos.
A chi piace la figa faccia una riga e così lunedì prossimo partenza per Riga, Lettonia. Non esclusivamente per ribadire il mio amore per la sorca, c’è anche del business di contorno.
Parto con la Romi, business class, albergo da sogno in pieno centro, figata.
Ci tratterremo sino a giovedì, come minimo. Lassù fa un freddo animale, me le devo scordare le ditina dei piedi che qui sono sempre più frequenti, frequenti al pari delle mie furiose seghe piallate nei cessi dei bar. Che bello segarsi nei cessi dei bar col via vai fuori dalla porticina lasciata apposta senza chiusura a chiave. Poi adesso che col primo caldino provo a non mettere le mutande, una goduria. Mi sento così troia senza mutande. Mi autoeccito. Vi dovevo dei dettagli, lo sentivo.
Seconda notizia strutturata – L’ufficio
Affittato l’ufficio attrezzato di tutto, stile virtual/temporary office, prezzo elevatissimo, posto fighissimo, palazzo inizio ‘900 ristrutturato di fresco, vale la pena, ha tutto, persino la carta igienica e quella da fotocopiatore, computer incluso. Brava Romi, domani si va a firmare il contratto e siamo a posto.
Terza notizia strutturata – Anatomia
Ieri sera. No, Romi, tu non ce l’hai “quella cosa” nel culo che mi fa tanto godere, però c’hai un bel culetto tenero come il burro e molto abusato che fa godere tutti e due, ok non è così tanto abusato, ma almeno dimmi se ti fa godere, ok ti fa godere che io goda a incularti, ma tu il “cazo” lo preferisci nella fica, ma adesso vieni qui e fammi vedere come sai trovare “quel punto” se mi metto a novanta gradi che così hai tutto per te, cazzo, coglioni e buco del culo, cristiddio Romi sei un portento, hai stile, classe e talento, quasi quasi una sera giochiamo coi clisteri caldi e tu ridi piano mordendoti un labbro e mi sussurri che sono un maiale e benvenuta nella Tana del Lurido Porco di Merda, che dopo te la cerco io una bella cosa nella fica e lo farò con tutta la mano finché non la trovo. Schizzagione di pisciagione durante l’inserzione manuale che genera il godone pazzescone. Bella la mia assistente, una vera manager assistant professionale.
Quarta notizia strutturata – Il backdesk dell’amore
Ore quindici e zerodue, tiro la Venka dentro al backdesk senza una parola, sbottono il cinz e fuoriesco l’anaconda mormorandole di inginocchiarsi e lei attacca un appassionatissimo pompino degno di nota di merito. “Culo nudo” le dico con tono fermo. La mia bella coetanea dai pruritini inguinali si addressa, abbassando mutande e collant in un sol fiato e io armeggio e entro in quella ficona stupenda incorniciata da quel capolavoro di culone stupendamente cellulitico e morbido, spingendo forte senza riguardi. E la monto fottendola come un maiale. Forte, stringendole le poppe, tirandole i capelli finché veniamo assieme grugnendo, palpandoci.
“Vieni a cena da me?” mi chiede sistemandosi.
“Sì ci vengo volentieri, grazie” e sorridiamo felici come due sozze anatrelle porcone.
Quinta notizia strutturata – Bisessualità
“Romi sei mai stata con una ragazza?” – “No” - “E non ti piacerebbe provare una volta?” – “Boh, non so, boh, forse, boh”.
“Venka sei mai stata con una donna?” – “Beh, stata del tutto no, ma tanto tempo fa a una festa, ai tempi della scuola, una tipa mi ha baciata e abbiamo fatto le sceme davanti a tutti masturbandoci a vicenda con le mani nei jeans e ride divertita.
“Ti piacerebbe rifarlo, ma seriamente fino in fondo?” – sorride lurida e mi guarda di traverso – “Non saprei non ci ho mai pensato… ma che idee hai?”.
La saggezza dell’età, eh? Ne sì ne no, ma tanto teasing.
Bella la Venkona.
Stasera cena a base di ficcagione che è stagione.
Vualà.
Parto per la Venkatana.
Besitos.
mercoledì 15 aprile 2015
Non trascurabili fatti
Veniamo ai non trascurabili fatti.
Primo non trascurabile fatto
GQ, ho speso un post a spiegare perché ho preso la Romi come assistente e tu mi chiedi se è saudade? Ma ‘ndo cazzo hai letto della saudade, figliomio, in mezzo alle trentasette ragioni che ho elencato? E’ che non mi leggi più, neanche tu. E questo mi addolora mortalmente, fratellino e lo sai.
Secondo non trascurabile fatto
Sono ancora un drago nel lancio dell’estintore. Entro, il calabrone è in piedi al telefono e io gli lancio addosso l’estintore di taglio: per pararsi e non farlo cadere lo abbranca come una palla da football, molla il telefono per terra e gli cadono dalla testa i RayBan a specchio, io lo spingo di forza bruta piatto contro il muro mentre mi guarda con gli occhi del terrore, l’estintore tra noi in un threesome bizzarro. Gli spiego che non si fa così, che non si dicono le parolacce al Tazio quando il Tazio è assente e invece tutti sono presenti, perché al Tazio gira il coglione e la prossima volta, dato che il Tazio è un folle instabile e non è una novità, il Tazio lo ammazza sgozzandolo come un capretto davanti alle sue troiepay. E queste parole d’amore gliele urlo a megafono fissandolo negli occhi con la medesima serenità di Nicholson in Wendyammoresonotornato. E trionfa subito la pace in un florilegio di mille scuse e scusanti. Paura della morte, buffone, eh? Tutto a posto, equilibri risanati, calabrodeliri di onnipotenza sedati, il desiderio omosessuale si rinfocola.
Terzo non trascurabile fatto
Mi sono ingroppato brutalmente la Venka, ieri pomeriggio alle sedici e ventuno. La monta maschia e graditamente violenta è avvenuta nello spogliatoio dietro al desk dove l’ho trascinata serrandomi la porta alle spalle, premendola contro i cappotti e, nella luce fioca, alzandole la gonna e abbassandole collant e mutande sanitarie. Ce l’avevo di marmo, palpeggiandola per prepararla. E che bella chiavata forsennata nello sguazzo sonoro della sua ficona gonfia di carne. L’ho farcita di sborra come una faraona alla minchiaiola e lei ha apprezzato, sorridente sino al ritorno al desk. Mi ha sussurrato, tutta rossa, che le piace farlo con forza. Bene a sapersi.
Quarto non trascurabile fatto
Ho insegnato alla Romi come si fa a trovare la prostata. Si è molto eccitata, non vi dico io. I movimenti maldestri da principiante possono donare godimenti mostruosi. Sento che non si tratta di un episodio isolato, ma dell’inizio di qualcosa di torbido. Molto bello.
Quinto non trascurabile fatto
Devo fare una discesa in Italia, presto. Non so quando, attendo indicazioni, poi vi spiego.
Il quesito ora è: lo uozzappo o no alla Skizza?
Meditare bene.
Per ora le cose non trascurabili sono finite.
Vi amo. Tutti. Soprattutto Erre, la mia odalisca porno preferita.
Primo non trascurabile fatto
GQ, ho speso un post a spiegare perché ho preso la Romi come assistente e tu mi chiedi se è saudade? Ma ‘ndo cazzo hai letto della saudade, figliomio, in mezzo alle trentasette ragioni che ho elencato? E’ che non mi leggi più, neanche tu. E questo mi addolora mortalmente, fratellino e lo sai.
Secondo non trascurabile fatto
Sono ancora un drago nel lancio dell’estintore. Entro, il calabrone è in piedi al telefono e io gli lancio addosso l’estintore di taglio: per pararsi e non farlo cadere lo abbranca come una palla da football, molla il telefono per terra e gli cadono dalla testa i RayBan a specchio, io lo spingo di forza bruta piatto contro il muro mentre mi guarda con gli occhi del terrore, l’estintore tra noi in un threesome bizzarro. Gli spiego che non si fa così, che non si dicono le parolacce al Tazio quando il Tazio è assente e invece tutti sono presenti, perché al Tazio gira il coglione e la prossima volta, dato che il Tazio è un folle instabile e non è una novità, il Tazio lo ammazza sgozzandolo come un capretto davanti alle sue troiepay. E queste parole d’amore gliele urlo a megafono fissandolo negli occhi con la medesima serenità di Nicholson in Wendyammoresonotornato. E trionfa subito la pace in un florilegio di mille scuse e scusanti. Paura della morte, buffone, eh? Tutto a posto, equilibri risanati, calabrodeliri di onnipotenza sedati, il desiderio omosessuale si rinfocola.
Terzo non trascurabile fatto
Mi sono ingroppato brutalmente la Venka, ieri pomeriggio alle sedici e ventuno. La monta maschia e graditamente violenta è avvenuta nello spogliatoio dietro al desk dove l’ho trascinata serrandomi la porta alle spalle, premendola contro i cappotti e, nella luce fioca, alzandole la gonna e abbassandole collant e mutande sanitarie. Ce l’avevo di marmo, palpeggiandola per prepararla. E che bella chiavata forsennata nello sguazzo sonoro della sua ficona gonfia di carne. L’ho farcita di sborra come una faraona alla minchiaiola e lei ha apprezzato, sorridente sino al ritorno al desk. Mi ha sussurrato, tutta rossa, che le piace farlo con forza. Bene a sapersi.
Quarto non trascurabile fatto
Ho insegnato alla Romi come si fa a trovare la prostata. Si è molto eccitata, non vi dico io. I movimenti maldestri da principiante possono donare godimenti mostruosi. Sento che non si tratta di un episodio isolato, ma dell’inizio di qualcosa di torbido. Molto bello.
Quinto non trascurabile fatto
Devo fare una discesa in Italia, presto. Non so quando, attendo indicazioni, poi vi spiego.
Il quesito ora è: lo uozzappo o no alla Skizza?
Meditare bene.
Per ora le cose non trascurabili sono finite.
Vi amo. Tutti. Soprattutto Erre, la mia odalisca porno preferita.
lunedì 13 aprile 2015
Chissà mai se vi chiederete
Questo post ha un titolo che è anche una mia speranza: ma voi mi leggete ancora e vi interessa quello che scrivo vi rompo i coioni annoiandovi, che non mi regalate mai nemmeno un vaffanculo Tazio? Boh.
Ad ogni modo, volevo precisare quanto segue.
La Romi mi piace, ok, ma la mia attesa va al di là della semplice ficcagione. Essere in un paese dell’est con una lingua difficile spinge a una chiusura nell’enclave (parolona nel mio caso) italiana più prossima, deprimendo l’integrazione. Integrazione che è già resa difficile dal fatto di non essere autoctoni, ma emigrati. Bello che alcuni meditassero sulla mia riflessione.
La pianto lì.
Continuo sul concetto: un’assistente che mi fa da traduttrice, faccendiera, autista, colf e compagna sessuale è l’ideale, nelle mie circostanze. Mi consente di avere più libertà rispetto allo sciame dei calabroni e di esplorare nuove frontiere di business che possono arrivare anche ad un est più lontano, senza avere paura della barriera linguistica. E’ la persona che mi rende Praga vicina anche quando non ci sono. E questo mi consentirà di essere globetrotter avendo sempre la situazione sotto mano. Potrei partire lasciandole il mio cellulare ceco, istruendola su cosa fare in caso in cui chiamasse Tizioccaio, eccetera, eccetera.
E poi, da un punto di vista umano, toglierla da quellammerda dandole una vita dignitosa, senza porle alcuna limitazione, trascorrendo con lei anche del tempo extraletto ed extralavoro, ma in ogni caso ExtraTazio, è una soddisfazione, è potere. Bello.
Sono contento.
E così questa mattina abbiamo formalizzato dall’avvocato, dopo esserci svegliati come due colombine porno, dopo aver colazionato serviziati in camera e preparati giusti. Bello. Sono contento e lei anche. No, a fare la puttana lei è sprecata e non portata. A lei piace il sesso sì, ma quel sesso che lo si fa con lei e per lei e non perché è portatrice sana di buchi corporei.
Sono contento.
Contento nonostante tutto, perché alle 15:00 di oggi, con anticipo inatteso, una grossa GMC nera è entrata nel vicoletto. Dal suo interno è sceso un calabrone rivitalizzato, ancora convinto di essere nel villaggio della sua tribù, che con una corona di bestemmie atroci e violente invettive rivolte alla troiaemmerd (la Romi, le cui dinamiche gli sono state rese note dal fido Vosco già ieri sera, mentre l’ominide era ancora on the road) ed al testa di cazzo, l’ommemmerd, ‘o professore di staminchiasuca (io che non sarei stato in grado di anticipare e sostituire la Romi).
La parolina mi è stata riportata al telefono da un amico fidato (mica ce li ha solo lui gli amici fidati) che mi ha messo in guardia. Pare, infatti, che il Costa stasera dopo cena mi aspetti per ‘fare brutto’ con me.
Ora, fermo restando che i risvolti della vicenda Romi li sappiamo solo io e la Romi che ci siamo giurati di non parlarne MAI, oggi pomeriggio, all’inizio del serale, quando troie e galoppini non sono a pieno ritmo, piombo là e gli spacco il culo di brutto, in modo che tutti i suoi scagnozzi e le sue troie vedano sulla sua faccia i segni sanguinanti e sulla mia no, trovando in un secondo le differenze tra chi starnazza a cazzo in assenza degli interessati e chi, invece, si pregia di raggiungere l’interessato senza starnazzare.
Ma bastonandolo forte come merita.
Rispetto ci vuole, cazzo.
Ad ogni modo, volevo precisare quanto segue.
La Romi mi piace, ok, ma la mia attesa va al di là della semplice ficcagione. Essere in un paese dell’est con una lingua difficile spinge a una chiusura nell’enclave (parolona nel mio caso) italiana più prossima, deprimendo l’integrazione. Integrazione che è già resa difficile dal fatto di non essere autoctoni, ma emigrati. Bello che alcuni meditassero sulla mia riflessione.
La pianto lì.
Continuo sul concetto: un’assistente che mi fa da traduttrice, faccendiera, autista, colf e compagna sessuale è l’ideale, nelle mie circostanze. Mi consente di avere più libertà rispetto allo sciame dei calabroni e di esplorare nuove frontiere di business che possono arrivare anche ad un est più lontano, senza avere paura della barriera linguistica. E’ la persona che mi rende Praga vicina anche quando non ci sono. E questo mi consentirà di essere globetrotter avendo sempre la situazione sotto mano. Potrei partire lasciandole il mio cellulare ceco, istruendola su cosa fare in caso in cui chiamasse Tizioccaio, eccetera, eccetera.
E poi, da un punto di vista umano, toglierla da quellammerda dandole una vita dignitosa, senza porle alcuna limitazione, trascorrendo con lei anche del tempo extraletto ed extralavoro, ma in ogni caso ExtraTazio, è una soddisfazione, è potere. Bello.
Sono contento.
E così questa mattina abbiamo formalizzato dall’avvocato, dopo esserci svegliati come due colombine porno, dopo aver colazionato serviziati in camera e preparati giusti. Bello. Sono contento e lei anche. No, a fare la puttana lei è sprecata e non portata. A lei piace il sesso sì, ma quel sesso che lo si fa con lei e per lei e non perché è portatrice sana di buchi corporei.
Sono contento.
Contento nonostante tutto, perché alle 15:00 di oggi, con anticipo inatteso, una grossa GMC nera è entrata nel vicoletto. Dal suo interno è sceso un calabrone rivitalizzato, ancora convinto di essere nel villaggio della sua tribù, che con una corona di bestemmie atroci e violente invettive rivolte alla troiaemmerd (la Romi, le cui dinamiche gli sono state rese note dal fido Vosco già ieri sera, mentre l’ominide era ancora on the road) ed al testa di cazzo, l’ommemmerd, ‘o professore di staminchiasuca (io che non sarei stato in grado di anticipare e sostituire la Romi).
La parolina mi è stata riportata al telefono da un amico fidato (mica ce li ha solo lui gli amici fidati) che mi ha messo in guardia. Pare, infatti, che il Costa stasera dopo cena mi aspetti per ‘fare brutto’ con me.
Ora, fermo restando che i risvolti della vicenda Romi li sappiamo solo io e la Romi che ci siamo giurati di non parlarne MAI, oggi pomeriggio, all’inizio del serale, quando troie e galoppini non sono a pieno ritmo, piombo là e gli spacco il culo di brutto, in modo che tutti i suoi scagnozzi e le sue troie vedano sulla sua faccia i segni sanguinanti e sulla mia no, trovando in un secondo le differenze tra chi starnazza a cazzo in assenza degli interessati e chi, invece, si pregia di raggiungere l’interessato senza starnazzare.
Ma bastonandolo forte come merita.
Rispetto ci vuole, cazzo.
Meriggiali domenichiadi parchensi taziee, romildee e praghee, basi dell’intrapresa futurea
Stesi satolli e affumicati, Romi ti togli le scarpe e i calzini?, sorriso del tipo “lo so” e poi via, bella stesa e scalza sull’erba, dio che tiro di quattro avelignesi nelle mutande he c’ho, poi le palpo le tette sul giubbotto della tuta adidàs e sento che manca qualcosa, ce l’hai?, no, sorride, sorrido, allora apriamo la zip?, se vuoi, ma sei poi arriva la polizia?, meglio di no, cazzomerda, ti palpo così lo stesso, e mi sbottono i jeans, steso su un fianco e mentre limono faccio prendere aria alla manichetta dell’idrante dell’amore e sento delle dita sorridenti che sfiorano e poi un giubotto che rende private le intime relazioni umidintime e lei, puttana in senso esclusivamente creativo, muove le ditina dei piedi, io mugolo e lei sussurra roca e sorridente, scapigliandomi lenta “ti piacciono tanto eh?”, “da morire, ma soprattutto mi piaci tu”, “anche tu” e lingua, lingua, lingua, lingua, giaccone che copre anche il suo bacino, zip et voilà, si accarezza la micia accarezzandomi il boa e quando tento di rendere collaborativa la manovra ricevo un “no ho voglia di farmi io, tu continua a baciare bene così”.
Canna, vodka, intimi palpeggi ed agresti masturbazioni, il cielo va e viene, ma che bello e che bene e sotto il giaccone coprente l’adidàs è aperto e le poppette chiodate accessibili e più veniamo e più ci ingolliamo, e più ci ingrifiamo e più fumiamo e beviamo, più lei diventa osè, gioca, si scopre, si ricopre, piccola esibizionista repressa, ma poi materializzo un’idea in un fulmine di razionalità e gliela propongo.
“Ascolta” le dico mettendomi a sedere, raffreddando l’irresistibile fornicazione tra noi.
E le prospetto il quadro fresco di stampa, semplice, pulito, intelligente, stimolante e sereno.
Le propongo di chiudere col bordello lunedì sera, liberandosi senza umiliazione, rendendola edotta del fatto che il Costa l’ha già infilata sulla rampa di lancio, ma tanto lei lo sospettava.
“E poi?” mi chiede, lontanamente lontana dal resto, ma io mi affretto a delucidarla.
“Poi ti assumo io come assistente” e lei, vuoi la canna, vuoi la vodka, vuoi la fica gonfia di voglia come i salsiccioni dianzi mangiati, ride come una matta.
E invece non ridere sciocchina: ti assumo come assistente, ti do mille euro al mese, più vitto e alloggio. Se vorrai rimanere dove stai ora ok, ma io fin da stasera prendo una suite all’Hotellone Lussuosone e da domani sera se vuoi puoi stare da me, mentre da martedì mattina ti metti in moto a trovarmi un ufficio e un appartamento in Praga 1. Quando avremo l’uno e l’altro terrai la casa come una mamma, pulirai, laverai, stirerai e cucinerai, verrai in ufficio dove ti farò fare delle telefonate, perché visto che parli ceco, russo, italiano, rumeno e inglese sarebbe un peccato sprecare tutta questa abilità con la lingua e lei mi guarda trasognata.
“Guarda che se prendi per il culo io non rido”
“Non prendo. Dimmi di sì adesso e andiamo dall’avvocato a fare il contratto di lavoro”
“Devo pensare”
“Ok pensaci. Pensa anche che puoi dire a me che te ne vai, perché io lì dentro valgo un terzo. Così mentre vai a recuperare le tue cose, io sbrigo la suittona dell’Hotellone Lussuosone e chiamo il Costa e tu da subito stai con me.”
Pensieri silenziosi per due ore, abbracciati, meno libertini, affettuosi e carini e poi lei si alza, decisa, si chiude, si sistema.
“Andiamo avvocato prima per favore, mia risposta è sì”.
Taziosuperstar.
Canna, vodka, intimi palpeggi ed agresti masturbazioni, il cielo va e viene, ma che bello e che bene e sotto il giaccone coprente l’adidàs è aperto e le poppette chiodate accessibili e più veniamo e più ci ingolliamo, e più ci ingrifiamo e più fumiamo e beviamo, più lei diventa osè, gioca, si scopre, si ricopre, piccola esibizionista repressa, ma poi materializzo un’idea in un fulmine di razionalità e gliela propongo.
“Ascolta” le dico mettendomi a sedere, raffreddando l’irresistibile fornicazione tra noi.
E le prospetto il quadro fresco di stampa, semplice, pulito, intelligente, stimolante e sereno.
Le propongo di chiudere col bordello lunedì sera, liberandosi senza umiliazione, rendendola edotta del fatto che il Costa l’ha già infilata sulla rampa di lancio, ma tanto lei lo sospettava.
“E poi?” mi chiede, lontanamente lontana dal resto, ma io mi affretto a delucidarla.
“Poi ti assumo io come assistente” e lei, vuoi la canna, vuoi la vodka, vuoi la fica gonfia di voglia come i salsiccioni dianzi mangiati, ride come una matta.
E invece non ridere sciocchina: ti assumo come assistente, ti do mille euro al mese, più vitto e alloggio. Se vorrai rimanere dove stai ora ok, ma io fin da stasera prendo una suite all’Hotellone Lussuosone e da domani sera se vuoi puoi stare da me, mentre da martedì mattina ti metti in moto a trovarmi un ufficio e un appartamento in Praga 1. Quando avremo l’uno e l’altro terrai la casa come una mamma, pulirai, laverai, stirerai e cucinerai, verrai in ufficio dove ti farò fare delle telefonate, perché visto che parli ceco, russo, italiano, rumeno e inglese sarebbe un peccato sprecare tutta questa abilità con la lingua e lei mi guarda trasognata.
“Guarda che se prendi per il culo io non rido”
“Non prendo. Dimmi di sì adesso e andiamo dall’avvocato a fare il contratto di lavoro”
“Devo pensare”
“Ok pensaci. Pensa anche che puoi dire a me che te ne vai, perché io lì dentro valgo un terzo. Così mentre vai a recuperare le tue cose, io sbrigo la suittona dell’Hotellone Lussuosone e chiamo il Costa e tu da subito stai con me.”
Pensieri silenziosi per due ore, abbracciati, meno libertini, affettuosi e carini e poi lei si alza, decisa, si chiude, si sistema.
“Andiamo avvocato prima per favore, mia risposta è sì”.
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Ubicazione:
Park Folimanka, Praha 2, Repubblica Ceca
Sabatiadi taziee e principi di domenichiadi soavi
Sabato sera, drin giù al Vosco, fratello mandami in camera la Romilda e segnami un overnight con lei, la Romi arriva dopo mezz’ora, scusa un cliente, vestaglia di raso dell’HBH, calze nere velate con reggicalze vintage molto ben lavorato, tacco dodici, niente mutande, reggiseno a balconcino spara tette in su, la accolgo totalmente nudo con canna accesa in bocca e canna scaèppellata sotto, lei sorride, si toglie il raso HBH, si toglie le scarpe e accetta di tirare una boccata e io osservo quelle ditina dei piedi ben fatte e destabilizzanti, sotto la calza nera velata e trovo che la scelta di un rouge-noir, seppur da supermercato, sia vincente. Mi siedo accanto a lei sul bordo del letto, mi ripassa la canna e così, a mani libere, comincia a giocare col mio Obelisco di Carne di Puro Porco, sortendo rapidi effetti, specie quando, con destrezza consumata, con uno snap si toglie quella ridicolaggine di reggiseno, che le sue poppette son già così belle che coprirle è sacrilegio.
Io non amo la lingerie, lo sapete benissimo, ma ieri sera mi ha messo uno sturbo particolare, vuoi la canna, vuoi il rompimento di coioni della giornata, vuoi le settecentosettantadue seghe che mi ero tirato per accoppare il tempo, vuoi che lei non sarà la regina del bordello, ma é comunque una gran gran gran figa dagli occhi neri magnetici e, spesso, sensualissimamente sinistri. L’ho succhiata e leccata come se non avessi mai leccato una figa e un buco del culo prima in vita mia, inginocchiato sul pavimento a bordo letto, mentre lei giaceva a gambe ultraspalancate ad offirmi quella liscissima papaya odorosa e quel litchi culeo che arrossato pulsava e si introfletteva ed estrofletteva e io ci andavo matto.
L’ho fatta venire di bocca quattro volte e poi, rifiutando il pompino di rito, l’ho montata come un operaio della FCA di Detroit: con perizia, decisione, efficacia ed efficienza, venendo con lei la seconda volta che, come mi accade quando sono veramente infoiato, è senza soluzione di continuità con la prima, cadendo poi stremati sul letto dopo ore due e diciassette minuti di catena di montaggio ininterrotta. E allora doccia assieme limonando lentamente lavandoci i sessi a vicenda, puoi fuori ad asciugare e altra canna, vodka, carezze, baci, flirt leggerissimo entrambi nudi, poi musica, balliamo, canna, vodka e poi a letto, altro ritmo, altro stile, altro afflato, altri orgasmi e poi, entrambi cotti siam caduti tra le braccia di Morfeo, avvinghiati, nudi sotto il piumone, pelle su pelle, ma cazzomerda, ‘sta moldavina moretta è gradevolissima assai, che bello e che bella.
Ore otto e lei scatta, ma dove vai?, è finito il turno, ma vuoi andartene?, credo che io deve, no tu deve se vuoi, ma quelli, ma checcazzo e io chi sono?, tu sei diverso da loro tu sei buono, ma allora siediti e ascolta, ti va di farti la domenica con me? Scendi e chiudi l’overnight, poi sali coi tuoi vestiti civili e ci rimettiamo a letto a dormire fino a mezzogiorno, poi usciamo e camminiamo verso parco Folimanka e per strada ci fermiamo a mangiare quelle salsiccione con la senape e poi comperiamo una bottiglia di vodka e andiamo al parco a svaccarci al sole e a farci due canne e a dissetarci di vodka e poi vediamo. Come ti sembra?
Sorride timida e luminosa e dice "belo, mi piace".
Ma che bella domenica alle porte.
Ha!
Io non amo la lingerie, lo sapete benissimo, ma ieri sera mi ha messo uno sturbo particolare, vuoi la canna, vuoi il rompimento di coioni della giornata, vuoi le settecentosettantadue seghe che mi ero tirato per accoppare il tempo, vuoi che lei non sarà la regina del bordello, ma é comunque una gran gran gran figa dagli occhi neri magnetici e, spesso, sensualissimamente sinistri. L’ho succhiata e leccata come se non avessi mai leccato una figa e un buco del culo prima in vita mia, inginocchiato sul pavimento a bordo letto, mentre lei giaceva a gambe ultraspalancate ad offirmi quella liscissima papaya odorosa e quel litchi culeo che arrossato pulsava e si introfletteva ed estrofletteva e io ci andavo matto.
L’ho fatta venire di bocca quattro volte e poi, rifiutando il pompino di rito, l’ho montata come un operaio della FCA di Detroit: con perizia, decisione, efficacia ed efficienza, venendo con lei la seconda volta che, come mi accade quando sono veramente infoiato, è senza soluzione di continuità con la prima, cadendo poi stremati sul letto dopo ore due e diciassette minuti di catena di montaggio ininterrotta. E allora doccia assieme limonando lentamente lavandoci i sessi a vicenda, puoi fuori ad asciugare e altra canna, vodka, carezze, baci, flirt leggerissimo entrambi nudi, poi musica, balliamo, canna, vodka e poi a letto, altro ritmo, altro stile, altro afflato, altri orgasmi e poi, entrambi cotti siam caduti tra le braccia di Morfeo, avvinghiati, nudi sotto il piumone, pelle su pelle, ma cazzomerda, ‘sta moldavina moretta è gradevolissima assai, che bello e che bella.
Ore otto e lei scatta, ma dove vai?, è finito il turno, ma vuoi andartene?, credo che io deve, no tu deve se vuoi, ma quelli, ma checcazzo e io chi sono?, tu sei diverso da loro tu sei buono, ma allora siediti e ascolta, ti va di farti la domenica con me? Scendi e chiudi l’overnight, poi sali coi tuoi vestiti civili e ci rimettiamo a letto a dormire fino a mezzogiorno, poi usciamo e camminiamo verso parco Folimanka e per strada ci fermiamo a mangiare quelle salsiccione con la senape e poi comperiamo una bottiglia di vodka e andiamo al parco a svaccarci al sole e a farci due canne e a dissetarci di vodka e poi vediamo. Come ti sembra?
Sorride timida e luminosa e dice "belo, mi piace".
Ma che bella domenica alle porte.
Ha!
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