Buonasera dal felice possessore di un certificato provvisorio recante il suo bel numero NI, ma che belle soddisfazioni e si fa presto a dire e invece ne sono davvero orgoglioso, soprattutto perchè per ottenerlo non è necessario alcun particolare requisito, a parte quello di non essere uno spaccino internazionale ed io, al momento, non lo sono. Qui nella Londra postindustriale, postmoderna ed a volte anche un tantino postalmarket, è meno freddo che nell'Italia dosoleddomare, perchè la vita è fatta così, amisgi, niente è definitivo, tutto cambia, todo cambia e todo può essere anche sgioia e beleza, specie se ci si sa accontentare delle piccole cose, come faccio io, che sono felice quando infilo il naso nel buco della fica della Skizzettadelmiocorazon.
Stasera cenansgi con gli amicansgi della Chiaransgi: conoscerò la Sheeransgi, rivedrò la Saransgi e poi conoscerò Philansgi e la Sandansgi e sfamerò tutti loro con l'ambrosia, con il cibo del dio Tazio, o del deo come disse una studiosa di storia dell'arte (ben imparata e ben messa da parte), che chissà di cazzo di fine ha fatto, seppur certo è che ha cambiato numero di cellularansgi, così, per la certezza di non avere manco più un ricordo delle allegre chiavate culacee fatte nel passato con il Tazio Internescional.
Sto bene qui, devo dirlo. Fuori è uno schifo, dentro un pochino anche, se si vuol considerare il furnishing, ma l'insieme mi mette allegria e poi c'è un profumino di arrosto di vitello ripieno di spinaci, noci, patate e panzett che vi masturbereste se lo sentiste.
Poi li combino alla bersagliera con una bella spaghettata made in Italy che mi sono portato su anche la crema di basilico e stasera li faccio venire tutti come i mandrilli birilli. Bene, molto bene, molto, ma molto, bene.
Vorrei aggiornarvi su alcune cose e cogliere l'occasione per rispondere ad altre, così, in piena sportività salutare.
La serata pornocostale con contaminazioni costacuginali ha assunto, nostro malgrado, pieghe diverse ed è finita nella solita baraccata di deficienti che invadono all'improvviso e poi si insultano sino alle due di notte, protagonisti il Max, Virus, Zac, il Saarti e l'Umbe. Il Loca no, il Loca mi è diventato coppiale e adesso che ficca nella sintetica Emy si dissocia da questo manipolo di mentecatti, tentando di darsi un tono all'altezza della Barbie che scorreggia all'aroma di Cannella dei Caraibi. Felice lui, felici tutti, come sottolinea il geografico e antropologico Costadoc.
Vorrei chiarire che il Costa è veramente come un fratello per me e non un Metadone passivo nei confronti della Siusydroga, per alcune circostanziate ragioni che ora esporrò. La prima è insita nel rapporto umano che, per quanto strampalato possa apparire, è denso di amicizia vera, che esula dalla frequentazione dei rispettivi ani e genitali, che è pratica sì piacevole, ma insufficiente, qualora addirittura non avversa, allo sviluppo di sani sentimenti di amicizia.
Per sviscerare il secondo punto, debbo allungarmi con serenità e rispetto lungo l'argomento Siusy, cogliendo l'occasione per rispondere all'amico PG che ha posto il tema lungo un profilo assai appetitoso.
Ah che meraviglia il rasoio di Occam, che bel ricordo, che sopraffina immagine, ma vorrei dire, caro PG, che la poni lungo l'ottica sbagliata. Sì perchè tu il rasoio di Occam lo poni verso l'insieme Tazio-Susy-chiavanti ed è su tale insieme che tu elidi le sovrastrutture e gli orpelli intellettuali, semplificando la ricerca del reciproco piacere a singola ragione del piacere stesso, mentre mi permetto di dire, divenendo odioso come mi accade sovente, che la mia sepoltura della Siusy è l'esatta applicazione del rasoio di Occam all'universo taziale, letto con gli occhi di Socrate e Protagora ed in tale senso l'orpello, la sovrastruttura, diviene la Susy stessa che, per quanto piacevole, per quanto maiala, in questo frangente specifico ed in questo odore di calcolo diviene la pluralità non necessaria di Occam. E di Tazziom.
Grazie di avermi dato occasione di delirare a ruota libera, lo adoro.
E ora, amisgi che numerossi mi seguite da cassa, vado a preparare una ratatouille di cavolo, carota, finocchio e patata che ripasserò al burro in padella con un po' di scalogno tritato ed uno spicchio di aglio, che li voglio stroncare stasera.
Basgi, a domansgi.
Pagine
giovedì 6 dicembre 2012
martedì 4 dicembre 2012
Costatherapy
"Cosa fai stasera?", mi sussurra di soppiatto piazzando la tazzina del caffè ed io riesco a farmi cogliere dalla vertigo di quel Canale di Suez arcinoto, ma sempre nuovo, perchè questa è la magia delle prime cento volte in noi maschi spermatozoicopatologici. Cosa faccio? Cosa faccio? Tu chiedi a me cosa faccio? Azzardo, rischio, allargamento, sconfinamento, sacrilegio e profanazione. Cosa faccio io? Io faccio qualsiasi cosa, stasera, qualsiasi, ma non ti chiavo, no, non ti chiavo manco se mi scoppiasse la vena grossa del cazzo, perchè io ti conosco, mascherina, sei fatta a stampo in Cina e vieni via con quattro centesimi, ti conosco, tu sei la mansueta, docile, adattabile, duttile, accondiscendente e adorante serpentella che lentamente si guadagna strada nelle pliche della mia vita e questo non è nel contratto, anche perchè non c'è nessun contratto cherie, ma non ci sono nemmeno pliche esplorabili, belladipadella, che credi di poter essere della competizione, credi di poter gareggiare per un posto già assegnato e questo è definitavamente ilare e ci penso lucidando il mio fido badile, quello col manico di frassino, quello con cui ti assesterò una mortale mazzata tra coppa e collo, ma una mazzata silente, non dettagliata, non accompagnata da discorsi, proclami ed editti, io ti anestetizzerò con l'oblio dell'assenza incomprensibile e ti farò accomodare nella fossa che sta lì, delle tue dimensioni, scavata da tanto tanto tempo ed io ti ci farò adagiare e ti coprirò con alcune badilate di terra, seppellendo di te il ricordo, il presente ed il futuro, perchè chi si incastra sotto le ruote della motrice taziale viene risucchiato e muore.
"Stasera ho un impegno" e rimesto mentre asciuga compulsiva e sorride con un "ok" di quelli che si dicono tutte quelle come te fatte a Shangai, che accanto all'"ok" di ordinanza aggiungono nelle loro viscere un "poverino magari c'ha un'orrenda giornata, meglio che non dica niente, che lo assecondi, che domani è un altro giorno e in queste cose ci vuole pazienza e noi donne di pazienza ne sappiamo portare all'infinito" e invece no, no, no, sbagliato, errato, cortocircuitato, sopravvalutato e sottovalutato, vergogna, presuntuosa, ma pensi davvero che io cada nelle casalinghe spire di Terital tessute da una maiala alla buona come te, una di quelle che si acquistano in stock con dodicimila lire, perchè voi andate ancora con le lire, da quanto arcaiche e stucchevoli siete nelle vostre pietose strategie di ammaliamento.
E saluto, pago e esco, che fuori fa un freddo bastardo.
Domani sera a quest'ora sarò in viaggio per l'aeroporto e abbandonerò per un po' questo trogolo dimmerda, riprendendo fiato e precisione del pensiero accanto alla donna sbalestrata quanto me, forse più di me, che amo e mi ama e che vorrei ingravidare e farle partorire centinaia di figli, frutto del paradiso del nostro amore tossico.
Via, devo andare via, sono al limite della sopportazione, sono in pressione totale, sono irrequieto, infastidito, nervoso, acido ed insopportabile.
Sto lì a pippare dalla mia sigaretta elettronica, avvolto nel cappotto a gelarmi, che potrei fumare ovunque che quella non fa odore, che d'un tratto scende il Costa, che è come un fratello per me e mi vede e capisce, perchè tra fratelli ci si capisce al volo.
"Oh Tà, che minghia di suggete occ? Sei shtrano, nevvoso, cazzocè?"
Cazzocè, cazzocè, Costafrate, c'è che alla fine, di riffa o di raffa io con la testa mica ci sto tanto e mi capitano giornate dimmerda come questa.
"Ehhhhhhhhhhhh e quantolaffai lunga Tà, chi non gi gapida una ciornataemmerd, che sarà mai?" e mi assesta una sberlazza sulla spalla che deve avere sbloccato la valvola di decompressione, perchè mi giro e lo guardo, che con le mani giunte oscillanti avanti e indietro fa la faccia da guascone e mi viene da ridere.
"Vaffanculo Costa, non ci si puà neanche dedicare alla rotazione scrotale che arrivi tu a fare il pirla"
"Oh Tà, nvece di peddere dembo con 'st' strunzate sappia che miacuggina se ne sale sana sana veneddì sera"
"Sono a Londra fino a domenica Costa"
"EhhhhHHHhhhhHHHhhhhMmmmmmmminghiaoh ma sei probrio da rigovero Tà! Miga se ne dorna accassa quandarriva! Quella se ne resta ammeno una settimana sana sana!"
"Ma le hai accennato che…"
Solenne movimento del capo dall'alto verso il basso con sorrisetto sozzo e occhi chiusi.
"E lei?"
Mi prende sotto il braccio e passeggiamo, fuori campo visivo della Siusy, che qua la faccenda si fa seria.
Passeggiamo e il Costa, tenendomi come la sua fidanzata (non lo sono forse?) scruta davanti e di dietro e poi mormora sghignazzando sotto voce.
"Cioddett che tieni na mingchia danta Tà e quella faceva che non ci credeva e io cioddett che non facesse la fubb che quando te lo vede ci viene lo svenimento e cad in cinuocchio a invocà la Madonna Decavvario e quell se ne esc con 'Staremo a vedere che io di cazzi necri ne ho ciappresi chetticcred'" e ride che a momenti si snarocchia sul bavero del piumino e poi continua "mecchio, ciò dett a quellazzoccol, che quello cozì non fa fatica ad alluncardelo nel gulo" e mi fa il segno internazionale dello sfilatino al prosciutto, con relativa risata.
Che classe, che cultura, che finezza, che Uomo.
Il Costa è come un fratello per me, sì. E' il fratello che non ho mai avuto e la Cugginattroia è la cugina troia che non ho mai chiavato. Sto assorbendo per osmosi la genealogia costense e ne sono entusiasta e fiero, oltrechè onorato, perchè mio fratello Costa mi ha cambiato l'umore.
"Oh Costa e se ci facessimo due pizze da te e un ripassino della cuginetta, stasera?" propongo così, in un mood spensierato.
"Ottomezzo da me Tà che adesso me ne devo scappare o il center mi chiude"
Vai Costafrate, vai.
Che stasera ti faccio una sorpresina che te la ricordi.
Tazia La Pazza si travestirà e ballerà per te.
Te lo meriti fratellone.
Grande Costaterapeutico.
"Stasera ho un impegno" e rimesto mentre asciuga compulsiva e sorride con un "ok" di quelli che si dicono tutte quelle come te fatte a Shangai, che accanto all'"ok" di ordinanza aggiungono nelle loro viscere un "poverino magari c'ha un'orrenda giornata, meglio che non dica niente, che lo assecondi, che domani è un altro giorno e in queste cose ci vuole pazienza e noi donne di pazienza ne sappiamo portare all'infinito" e invece no, no, no, sbagliato, errato, cortocircuitato, sopravvalutato e sottovalutato, vergogna, presuntuosa, ma pensi davvero che io cada nelle casalinghe spire di Terital tessute da una maiala alla buona come te, una di quelle che si acquistano in stock con dodicimila lire, perchè voi andate ancora con le lire, da quanto arcaiche e stucchevoli siete nelle vostre pietose strategie di ammaliamento.
E saluto, pago e esco, che fuori fa un freddo bastardo.
Domani sera a quest'ora sarò in viaggio per l'aeroporto e abbandonerò per un po' questo trogolo dimmerda, riprendendo fiato e precisione del pensiero accanto alla donna sbalestrata quanto me, forse più di me, che amo e mi ama e che vorrei ingravidare e farle partorire centinaia di figli, frutto del paradiso del nostro amore tossico.
Via, devo andare via, sono al limite della sopportazione, sono in pressione totale, sono irrequieto, infastidito, nervoso, acido ed insopportabile.
Sto lì a pippare dalla mia sigaretta elettronica, avvolto nel cappotto a gelarmi, che potrei fumare ovunque che quella non fa odore, che d'un tratto scende il Costa, che è come un fratello per me e mi vede e capisce, perchè tra fratelli ci si capisce al volo.
"Oh Tà, che minghia di suggete occ? Sei shtrano, nevvoso, cazzocè?"
Cazzocè, cazzocè, Costafrate, c'è che alla fine, di riffa o di raffa io con la testa mica ci sto tanto e mi capitano giornate dimmerda come questa.
"Ehhhhhhhhhhhh e quantolaffai lunga Tà, chi non gi gapida una ciornataemmerd, che sarà mai?" e mi assesta una sberlazza sulla spalla che deve avere sbloccato la valvola di decompressione, perchè mi giro e lo guardo, che con le mani giunte oscillanti avanti e indietro fa la faccia da guascone e mi viene da ridere.
"Vaffanculo Costa, non ci si puà neanche dedicare alla rotazione scrotale che arrivi tu a fare il pirla"
"Oh Tà, nvece di peddere dembo con 'st' strunzate sappia che miacuggina se ne sale sana sana veneddì sera"
"Sono a Londra fino a domenica Costa"
"EhhhhHHHhhhhHHHhhhhMmmmmmmminghiaoh ma sei probrio da rigovero Tà! Miga se ne dorna accassa quandarriva! Quella se ne resta ammeno una settimana sana sana!"
"Ma le hai accennato che…"
Solenne movimento del capo dall'alto verso il basso con sorrisetto sozzo e occhi chiusi.
"E lei?"
Mi prende sotto il braccio e passeggiamo, fuori campo visivo della Siusy, che qua la faccenda si fa seria.
Passeggiamo e il Costa, tenendomi come la sua fidanzata (non lo sono forse?) scruta davanti e di dietro e poi mormora sghignazzando sotto voce.
"Cioddett che tieni na mingchia danta Tà e quella faceva che non ci credeva e io cioddett che non facesse la fubb che quando te lo vede ci viene lo svenimento e cad in cinuocchio a invocà la Madonna Decavvario e quell se ne esc con 'Staremo a vedere che io di cazzi necri ne ho ciappresi chetticcred'" e ride che a momenti si snarocchia sul bavero del piumino e poi continua "mecchio, ciò dett a quellazzoccol, che quello cozì non fa fatica ad alluncardelo nel gulo" e mi fa il segno internazionale dello sfilatino al prosciutto, con relativa risata.
Che classe, che cultura, che finezza, che Uomo.
Il Costa è come un fratello per me, sì. E' il fratello che non ho mai avuto e la Cugginattroia è la cugina troia che non ho mai chiavato. Sto assorbendo per osmosi la genealogia costense e ne sono entusiasta e fiero, oltrechè onorato, perchè mio fratello Costa mi ha cambiato l'umore.
"Oh Costa e se ci facessimo due pizze da te e un ripassino della cuginetta, stasera?" propongo così, in un mood spensierato.
"Ottomezzo da me Tà che adesso me ne devo scappare o il center mi chiude"
Vai Costafrate, vai.
Che stasera ti faccio una sorpresina che te la ricordi.
Tazia La Pazza si travestirà e ballerà per te.
Te lo meriti fratellone.
Grande Costaterapeutico.
Dell'art director, della centralinista e dei cervelli piallati
Ieri sera ho accettato l'invito a cena a Bologna, da un amico millenario che non vedevo da tempo, pur mantenendo stretti i rapporti. Lui è un amico, innanzitutto, ma è anche un brillante art director insignito di palme di Cannes e di lavori di pregio che tutti voi avete visto e stravisto.
Siamo andati a mangiare in un'osteria costosissima, dalle sofisticatissime fattezze dimesse e abbiamo mangiato rivisitazioni di piatti tradizionali della cucina emiliana. Insomma, ci siamo fatti un bel bagno di radical chic, ma lui è fatto così e io gli voglio bene anche per questo.
Per questo e per le sue contraddizioni.
"Cosa ci fai lì sperduto nella campagna e nella nebbia?" mi apostrofa ridanciano mentre sgranocchia la punta di un cornetto ferrarese "non credi che sia ora di alzare il culo e raggiungere di nuovo la città?" e ride e mi prende pel culo, riferendo a Milano dove vive e lavora da anni, che la mia para di Milano la san tutti. Bello l'incipit, devo dire, se non fosse mestamente naufragato circa quaranta minuti dopo sotto la greve dichiarazione che anche a Milano non si batte chiodo, che c'è una crisi che ti morde le chiappe e che le aziende han messo "sotto le centraliniste".
E questa la devo spiegare. Nel nostro (forse nel loro, io sono un paria fuori dall'Olimpo da un po') mondo merdoso, quando un promo adv fa schifo, è fatto senza tecnica, senza arte, si dice che sia stato fatto dalla centralinista. E questo la dice lunga sulla spocchia genetica di questo ambientino di aspidi. Quindi, ritornando alla sua affermazione, significa che le aziende stanno optando per soluzioni low cost, magari anche orrende, ma utili soprattutto a non far dimenticare il brand, in attesa supplice di sviluppi favorevoli.
Per cui, non per fare lo gnignigni come dice la Chiara, ma la risposta del perchè resto nelle mie nebbie campagnole, visto che sopravvivo bene, è presto data.
E lui, su questo dettaglio, riflette. Riflette soprattutto sull'entità di quel "sopravvivo bene" che, se tradotta nel suo linguaggio, vorrebbe dire fare la fame.
Ma tutto questo è solo un pretesto per fare un ragionamento più esteso, sintesi di quello che ho fatto a lui al termine del suo teatro degli sfarzi e dei dolori.
E partiamo proprio dalle centraliniste, rispettabilissima categoria che viene vanamente e stoltamente indicata come l'apice dell'ignoranza.
La centralinista, a mio modestissimo ed ininfluente parere, è il miglior art director che ci sia sul mercato. La centralinista sa parlare alla gente, sa cosa stupisce lei e le sue amiche, sente ciò che si dice in giro, fa parte di quel giro, non ricerca soluzioni linguistiche sofisticate perchè non sa che esistono e non mette in capo alla loro eventuale presenza l'elemento distintivo della comunicazione e della finalizzazione.
"Tu sei quel che compri" e sei un figo se compri quello che t'ho convinto a comperare io con la mia adv è un processo finito e sepolto da almeno vent'anni.
La parola muore e se non muore non viene compresa e se viene letta è già un miracolo da segno della croce.
Provate a divertirvi come i matti a leggere questo breve documentino che vi guiderà gaudenti attraverso i semplici concetti di document literacy, numeracy e problem solving nel campione italiano rispetto a quelli mondiali, ma se volete saltate pure tutto a piè pari e recatevi direttamente a pagina 6 a leggere come esce la società italiana da questo (autorevole) studio.
E poi, alla fine, ditemi se è ancora il caso di fare i furbi snob e gli spocchiosi unti dal Signore in un Paese dove si sta verificando il peggior fenomeno della comunicazione, a mio ininfluente e trascurabile parere: la sostituzione della parola con l'immagine, causa incomprensibilità della prima.
L'immagine viene eletta a stato puro del significato, è apolide, è univoca, è emozionale, è graffiante ed è esaustiva. Ho un direttore della fotografia, Mr. Locatelli, che saprebbe realizzare le cose più folli dietro al suo baraccone magico, ma dubito seriamente che saprebbe trasmettere la medesima corrente emozionale con una penna Bic ed un pezzo di carta, scrivendole. E questo è regresso. Assoluto, imbattibile, regresso.
Nella mia carriera ho incontrato decine di grafici e grafiche che con aria spocchiosa hanno affermato che "un'immagine vale più di mille parole" scatenando la mia ira funesta, perchè a nessuno mai è stato chiesto di scegliere tra le due cose, perchè è la loro interconnessione che costituisce la comunicazione, ovvero la formazione di un pensiero inalteratamente trasmissibile nelle sue linee emozionali e non occorre scomodare né la Psicologia Neuro Linguistica, nè l'inflazionato, anacronistico ed esausto Noam Chomsky per capirlo. Fatto salvo che qualcuno non utilizzi questo ozioso alibi per giustificare la propria lacuna nel settore che minimizza.
Eppure bisogna capitolare. Bisogna leggere quei risultati a pagina 6 del mesto documento ed assumere la coscienza che oggi è inutile distillare sottili ed affilati registri linguistici, smussando la tonalità e plasmando la scelta delle parole, perchè chi legge non capisce ed ha già difficoltà a leggere. Quante volte, agli addetti ai lavori, sarà capitato di sedere davanti ad un cliente con un rough che, a loro avviso, era semplicemente geniale ed il cliente, con desolato rammarico, ha piallato la proposta con un lapidario "i nostri clienti queste cose non le capiscono", suscitando all'interno del corpo umano del disgraziato che lo recava come la pietra filosofale un turbine immondo di bestemmie?
Eppure il cliente ha ragione, ha ragione da vendere e l'indagine ALL di Vittoria Gallina dell'INVALSI lo conferma a chiare lettere.
Per cui sotto con l'immagine, sotto con la comunicazione impattante e "figata", sotto con le cazzate, c'è spazio per tutti nello stagno, sguazziamo tutti a prezzi modici, lo so bene io per primo, sguazziamo, che pare che c'abbiamo circa un ventennio prima che si possa rialfabetizzare e dotare di capacità critica la società disastrata in cui viviamo, sotto a manetta, amici cantinari e improvvisati.
Ma guai e dico guai, se mi offendete un'altra volta la centralinista.
Dovete portare rispetto alla vostra Art Director.
Hic et nunc.
(La pisciatina latina ci stava, sono pur sempre uno stronzo anche io.)
Siamo andati a mangiare in un'osteria costosissima, dalle sofisticatissime fattezze dimesse e abbiamo mangiato rivisitazioni di piatti tradizionali della cucina emiliana. Insomma, ci siamo fatti un bel bagno di radical chic, ma lui è fatto così e io gli voglio bene anche per questo.
Per questo e per le sue contraddizioni.
"Cosa ci fai lì sperduto nella campagna e nella nebbia?" mi apostrofa ridanciano mentre sgranocchia la punta di un cornetto ferrarese "non credi che sia ora di alzare il culo e raggiungere di nuovo la città?" e ride e mi prende pel culo, riferendo a Milano dove vive e lavora da anni, che la mia para di Milano la san tutti. Bello l'incipit, devo dire, se non fosse mestamente naufragato circa quaranta minuti dopo sotto la greve dichiarazione che anche a Milano non si batte chiodo, che c'è una crisi che ti morde le chiappe e che le aziende han messo "sotto le centraliniste".
E questa la devo spiegare. Nel nostro (forse nel loro, io sono un paria fuori dall'Olimpo da un po') mondo merdoso, quando un promo adv fa schifo, è fatto senza tecnica, senza arte, si dice che sia stato fatto dalla centralinista. E questo la dice lunga sulla spocchia genetica di questo ambientino di aspidi. Quindi, ritornando alla sua affermazione, significa che le aziende stanno optando per soluzioni low cost, magari anche orrende, ma utili soprattutto a non far dimenticare il brand, in attesa supplice di sviluppi favorevoli.
Per cui, non per fare lo gnignigni come dice la Chiara, ma la risposta del perchè resto nelle mie nebbie campagnole, visto che sopravvivo bene, è presto data.
E lui, su questo dettaglio, riflette. Riflette soprattutto sull'entità di quel "sopravvivo bene" che, se tradotta nel suo linguaggio, vorrebbe dire fare la fame.
Ma tutto questo è solo un pretesto per fare un ragionamento più esteso, sintesi di quello che ho fatto a lui al termine del suo teatro degli sfarzi e dei dolori.
E partiamo proprio dalle centraliniste, rispettabilissima categoria che viene vanamente e stoltamente indicata come l'apice dell'ignoranza.
La centralinista, a mio modestissimo ed ininfluente parere, è il miglior art director che ci sia sul mercato. La centralinista sa parlare alla gente, sa cosa stupisce lei e le sue amiche, sente ciò che si dice in giro, fa parte di quel giro, non ricerca soluzioni linguistiche sofisticate perchè non sa che esistono e non mette in capo alla loro eventuale presenza l'elemento distintivo della comunicazione e della finalizzazione.
"Tu sei quel che compri" e sei un figo se compri quello che t'ho convinto a comperare io con la mia adv è un processo finito e sepolto da almeno vent'anni.
La parola muore e se non muore non viene compresa e se viene letta è già un miracolo da segno della croce.
Provate a divertirvi come i matti a leggere questo breve documentino che vi guiderà gaudenti attraverso i semplici concetti di document literacy, numeracy e problem solving nel campione italiano rispetto a quelli mondiali, ma se volete saltate pure tutto a piè pari e recatevi direttamente a pagina 6 a leggere come esce la società italiana da questo (autorevole) studio.
E poi, alla fine, ditemi se è ancora il caso di fare i furbi snob e gli spocchiosi unti dal Signore in un Paese dove si sta verificando il peggior fenomeno della comunicazione, a mio ininfluente e trascurabile parere: la sostituzione della parola con l'immagine, causa incomprensibilità della prima.
L'immagine viene eletta a stato puro del significato, è apolide, è univoca, è emozionale, è graffiante ed è esaustiva. Ho un direttore della fotografia, Mr. Locatelli, che saprebbe realizzare le cose più folli dietro al suo baraccone magico, ma dubito seriamente che saprebbe trasmettere la medesima corrente emozionale con una penna Bic ed un pezzo di carta, scrivendole. E questo è regresso. Assoluto, imbattibile, regresso.
Nella mia carriera ho incontrato decine di grafici e grafiche che con aria spocchiosa hanno affermato che "un'immagine vale più di mille parole" scatenando la mia ira funesta, perchè a nessuno mai è stato chiesto di scegliere tra le due cose, perchè è la loro interconnessione che costituisce la comunicazione, ovvero la formazione di un pensiero inalteratamente trasmissibile nelle sue linee emozionali e non occorre scomodare né la Psicologia Neuro Linguistica, nè l'inflazionato, anacronistico ed esausto Noam Chomsky per capirlo. Fatto salvo che qualcuno non utilizzi questo ozioso alibi per giustificare la propria lacuna nel settore che minimizza.
Eppure bisogna capitolare. Bisogna leggere quei risultati a pagina 6 del mesto documento ed assumere la coscienza che oggi è inutile distillare sottili ed affilati registri linguistici, smussando la tonalità e plasmando la scelta delle parole, perchè chi legge non capisce ed ha già difficoltà a leggere. Quante volte, agli addetti ai lavori, sarà capitato di sedere davanti ad un cliente con un rough che, a loro avviso, era semplicemente geniale ed il cliente, con desolato rammarico, ha piallato la proposta con un lapidario "i nostri clienti queste cose non le capiscono", suscitando all'interno del corpo umano del disgraziato che lo recava come la pietra filosofale un turbine immondo di bestemmie?
Eppure il cliente ha ragione, ha ragione da vendere e l'indagine ALL di Vittoria Gallina dell'INVALSI lo conferma a chiare lettere.
Per cui sotto con l'immagine, sotto con la comunicazione impattante e "figata", sotto con le cazzate, c'è spazio per tutti nello stagno, sguazziamo tutti a prezzi modici, lo so bene io per primo, sguazziamo, che pare che c'abbiamo circa un ventennio prima che si possa rialfabetizzare e dotare di capacità critica la società disastrata in cui viviamo, sotto a manetta, amici cantinari e improvvisati.
Ma guai e dico guai, se mi offendete un'altra volta la centralinista.
Dovete portare rispetto alla vostra Art Director.
Hic et nunc.
(La pisciatina latina ci stava, sono pur sempre uno stronzo anche io.)
lunedì 3 dicembre 2012
Migrasiòn
Le bestemmie che non vi dico. Finalmente sono riuscito a prenotare i voli per Londra. Parto mercoledì sera alle 21 e ritorno domenica sera con partenza alle 21, entrambi da Gatwick, grazie a Dio. Unica mortale rottura di coglioni è quella di partire da Malpensa, ergo due ore di macchina ad andare e due a tornare. Questo, in pigre parole taziali, significa che mercoledì partirò alle 18 dall'ufficio e varcherò la soglia di casa a Camden grossomodo all'una meno un quarto italiana di giovedì mattina, che si fa presto a dire che Londra è dietro l'angolo, ma a casa mia fanno cinque ore di menata. Idem domenica, che vuol dire partire alle 18:30 da casa e entrare nella TazCaverna alle tre del mattino ora italiana. Ma non c'è salvezza, questa è e questa resta.
L'unica cosa sollevante ed interessante è una festicciola fuori porta l'otto di dicembre, di cui vi darò dettagli più avanti.
Giovedì sera cenetta simpatica con la Sheera (che finalmente la conosco) la culacea, mammellacea e corpacea Sara che già la conosco, tale Phil, tale Sandy e basta. Più che bene, visto che il cuoco sè muà.
Bene, dai, c'ho proprio voglia di togliermi dai coglioni.
L'unica cosa sollevante ed interessante è una festicciola fuori porta l'otto di dicembre, di cui vi darò dettagli più avanti.
Giovedì sera cenetta simpatica con la Sheera (che finalmente la conosco) la culacea, mammellacea e corpacea Sara che già la conosco, tale Phil, tale Sandy e basta. Più che bene, visto che il cuoco sè muà.
Bene, dai, c'ho proprio voglia di togliermi dai coglioni.
domenica 2 dicembre 2012
Caro zio Tibia, facciamo che basta così
onjour, scrivo questo post in seguito ad una lunga e concorde discussione con la mia fidanzata, ieri sera.
Vicenda Sallusti, come evincibile dal titolo. Orbene, facciamone un'analisi asciutta e assolutamente superficiale, come è nelle mie abitudini. Procediamo a preparare la torta. Ingredienti: un direttore di un giornale, appassionato da sempre a distorcere e amplificare le notizie svilendole ad articoli scandalistici degni di Grand Hotel, di cui sarebbe direttore se solo la testata esistesse ancora, un Codice Rocco risalente all'età del ferro, per il quale sono punibili anche gli starnuti rivolti a destra e non a sinistra, un coglione di onorevole che scrive pezzi pesanti come macigni sotto pseudomimo, traendone fonte non verificata da quanto letto su altro giornale, una orrida vicenda di stupro minorile, un magistrato a cui vengono attribuite cose che non ha fatto (e anche piuttosto gravette), una mancata rettifica per futili motivi (non c'avevamo l'ANSA, ma per piacere) ed una condanna relativa all'ennesima cazzata sparata dalle colonne del suo giornale per mancato controllo.
Questo è quanto.
Ora. Possiamo abbondantemente spaziare attorno all'iniquità del Codice Rocco e a tutte le postfasciste pendenze del Codice di Procedura Penale ed io sarei il primo a mettermi a torso nudo (che sono terribilmente sexy in tal guisa) per riformare in maniera contemporanea la legge sulla libertà di informazione, ma non vorrei perdessimo la trebisonda.
Di giornali, giornalisti e direttori in Italia ve ne sono un discreto numero e ciascuno di loro ha la fedina penale macchiata proprio per le sbavature medievalfasciste di detto Codice. Generalmente, però, lo spessore della controversia si compone di vicende dai tratti fumosi, dove il confine tra riportare la notizia e diffamarne i protagonisti risulta labile. In questi casi alcuni procedono con piedi di piombo nel senso di cautela, altri procedono coi medesimi piedi di piombo nel senso di bumbum spacco tutto, perchè la notizia che spacca (vera o falsa chissenechiava) fa vendere le copie, che è il vero busillis di tutta questa menata.
Sintesi: Sallusti non ha controllato ciò che ha scritto un imbecille incauto (speriamo sia così, lasciatemi un margine di dubbio), purtroppo tale imbecille incauto ha coinvolto un magistrato a cui sono girati i maroni e gli ha comminato una pena di quattordici mesi.
Fine, potrebbe finire così, il pezzo sarebbe completo ed esaustivo.
Ma invece no.
Sallusti, dall'alto della sua adamantina condotta morale e del suo moderato lucido buonsenso, NON vuole gli arresti domiciliari, no. Lui vuole la galera. La tentazione di divenire il nuovo Guareschi (ma dove?) o il nuovo Silvio Pellico è decisamente elevatissima e quindi Sallusti, che evidentemente ritiene di avere la veste per decidere in proprio ciò che Bruti Liberati gli deve comminare come pena, si ribella.
Si ribella e viola gli arresti domiciliari, nella strenua speranza di venire arrestato. Cosa che avviene, ma siccome fortunatamente al mondo ci sono persone davvero pazienti, moderate e dotate di un sublime senso dell'umorismo anche in situazioni difficili, viene condannato ai domiciliari. Ha!
Niente Sallu, non sarai un eroe dietro le sbarre, fattene una ragione. Ti prendono pure per il culo, renditene conto. Renditi pure conto che adesso tutta la vicenda sulla libertà d'informazione e blah blah è cosa secondaria, perchè tu sei un evaso, al pari di Scoccimarro Gaetano ai domiciliari per spaccio che se ne è andato al bar a farsi il caffettino. Renditi conto che anni di fatuo blaterare da servo ti hanno così rovinato che hai sputtanato pure la tua "battaglia solitaria".
La Santanchè, quand'è stato il momento di salire sul palcoscenico mediatico come da copione, ha affrontato i giornalisti sul portone di casa sua dicendo "Mi vergogno di essere italiana".
Non tema, signora Santanchè, anche io mi vergogno che lei e il suo degno compare siate italiani.
Vicenda Sallusti, come evincibile dal titolo. Orbene, facciamone un'analisi asciutta e assolutamente superficiale, come è nelle mie abitudini. Procediamo a preparare la torta. Ingredienti: un direttore di un giornale, appassionato da sempre a distorcere e amplificare le notizie svilendole ad articoli scandalistici degni di Grand Hotel, di cui sarebbe direttore se solo la testata esistesse ancora, un Codice Rocco risalente all'età del ferro, per il quale sono punibili anche gli starnuti rivolti a destra e non a sinistra, un coglione di onorevole che scrive pezzi pesanti come macigni sotto pseudomimo, traendone fonte non verificata da quanto letto su altro giornale, una orrida vicenda di stupro minorile, un magistrato a cui vengono attribuite cose che non ha fatto (e anche piuttosto gravette), una mancata rettifica per futili motivi (non c'avevamo l'ANSA, ma per piacere) ed una condanna relativa all'ennesima cazzata sparata dalle colonne del suo giornale per mancato controllo.
Questo è quanto.
Ora. Possiamo abbondantemente spaziare attorno all'iniquità del Codice Rocco e a tutte le postfasciste pendenze del Codice di Procedura Penale ed io sarei il primo a mettermi a torso nudo (che sono terribilmente sexy in tal guisa) per riformare in maniera contemporanea la legge sulla libertà di informazione, ma non vorrei perdessimo la trebisonda.
Di giornali, giornalisti e direttori in Italia ve ne sono un discreto numero e ciascuno di loro ha la fedina penale macchiata proprio per le sbavature medievalfasciste di detto Codice. Generalmente, però, lo spessore della controversia si compone di vicende dai tratti fumosi, dove il confine tra riportare la notizia e diffamarne i protagonisti risulta labile. In questi casi alcuni procedono con piedi di piombo nel senso di cautela, altri procedono coi medesimi piedi di piombo nel senso di bumbum spacco tutto, perchè la notizia che spacca (vera o falsa chissenechiava) fa vendere le copie, che è il vero busillis di tutta questa menata.
Sintesi: Sallusti non ha controllato ciò che ha scritto un imbecille incauto (speriamo sia così, lasciatemi un margine di dubbio), purtroppo tale imbecille incauto ha coinvolto un magistrato a cui sono girati i maroni e gli ha comminato una pena di quattordici mesi.
Fine, potrebbe finire così, il pezzo sarebbe completo ed esaustivo.
Ma invece no.
Sallusti, dall'alto della sua adamantina condotta morale e del suo moderato lucido buonsenso, NON vuole gli arresti domiciliari, no. Lui vuole la galera. La tentazione di divenire il nuovo Guareschi (ma dove?) o il nuovo Silvio Pellico è decisamente elevatissima e quindi Sallusti, che evidentemente ritiene di avere la veste per decidere in proprio ciò che Bruti Liberati gli deve comminare come pena, si ribella.
Si ribella e viola gli arresti domiciliari, nella strenua speranza di venire arrestato. Cosa che avviene, ma siccome fortunatamente al mondo ci sono persone davvero pazienti, moderate e dotate di un sublime senso dell'umorismo anche in situazioni difficili, viene condannato ai domiciliari. Ha!
Niente Sallu, non sarai un eroe dietro le sbarre, fattene una ragione. Ti prendono pure per il culo, renditene conto. Renditi pure conto che adesso tutta la vicenda sulla libertà d'informazione e blah blah è cosa secondaria, perchè tu sei un evaso, al pari di Scoccimarro Gaetano ai domiciliari per spaccio che se ne è andato al bar a farsi il caffettino. Renditi conto che anni di fatuo blaterare da servo ti hanno così rovinato che hai sputtanato pure la tua "battaglia solitaria".
La Santanchè, quand'è stato il momento di salire sul palcoscenico mediatico come da copione, ha affrontato i giornalisti sul portone di casa sua dicendo "Mi vergogno di essere italiana".
Non tema, signora Santanchè, anche io mi vergogno che lei e il suo degno compare siate italiani.
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