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mercoledì 22 maggio 2013

Acta non verba

Hellow.
Qui il problema è di una semplicità disarmante.
E' dal 9 di aprile che bighellono per il Continente Nero, anche se mi sembra ieri che partivo per Casablanca. Ergo sto raggranellando con rapidità i due mesi. Ergo sto spendendo danaro da due mesi. Ergo se non assumo un antiemorragico presto mi dissanguerò totalmente ed andrò a mendicare da qualche parte, cosa che non mi arrapa per nulla.

Per cui, ieri, con pazienza, metodo e applicazione, ho preparato un mio bel curriculum in formato spedibile via posta elettronica.
Perchè alla fine, amisgi, qui le cose bisogna dirsele. Parigi è evaporata come un bicchiere di brandy versato su una bistecchiera rovente, Londra è scivolata nel cesso come uno stronzo cagato in un water di porcellana finissima appena ripassata col Cif Ammoniacal, l'ipotesi Ruggi, per quanto ricca di mille risvolti allettanti, è anche ricca di mille svantaggi che, in questa fase della mia buffa esistenza, non sono disponibile a gestire.

Per cui curriculum.
Curriculum, Internet, indirizzi mail e via.
Ho spedito a dodici agenzie, molto famose e non, di: Johannesburg, Cape Town e Durban.
E' stata una decisione presa un po' così, tra il ci credo ma anche no, tra il sì dai ma anche no, perchè io, alla fine, qui ci sto da dio e l'idea di trasferirmi in Sudafrica un po' mi turba, ma qui ho imparato che prima del tempo non ci si preoccupa mai.

Mi sento meglio.

lunedì 20 maggio 2013

Domenica notte d'ammore, carne marcia e Dab ghiacciata

Maurice intorta l'olandese cicciotta dai capelli castani e balla con lei strusciandosi nell'umida notte bollente e io sono strafatto, ma l'olandesona me la farei volentieri, che a furia di pelle nera una donna bianca fa drizzare la sbarra, poi con quei sandalini del cazzo sotto la gonnona, chissà se c'ha le mutande, con quelle tettone ballerine e la sua amica qua di fianco a me, che è una racchia di prim'ordine, ma me la farei eccome se me la farei, perchè due quarantenni che, per fame ficale, sollevano le chiappe dai mulini a vento per venire qui a prendere la favona di ebano a me mi ispirano stima e così fuma che ti rifuma, bevi che ti ribevi, ce le trasciniamo in un alberghetto del cazzo lì vicino, che Maurice conosce il tizio (ma che strano) saliamo e le spogliamo e ci schiantiamo in quattro sul letto, fatti come delle melanzane, sudati come dei bisonti e arrapati come delle alci bretoni.

Carne, ricrescita di peli, piedi, culi, puzza, sudore e alito alcolico, un grumo di corpi di porco che si ingroppano senza remore, senza niente, senza manco i gommini, si chiava, si fotte, si sbatte, si infilano culi, fiche, bocche e Maurice ce l'ha più piccolo del mio e questo mi delude, per quanto c'abbia un gran bel pezzo di cazzo e allora dai, montiamo le vacche frisone che han fatto tanta strada per raffreddare le fiche bollenti, senti come godono, grantroie sublimi, senti come sbuffano e mugolano e grugniscono e implorano e piangono e io trapano la racchia nel culo strarotto con la foga di un perforatore petrolifero, bella porca sozza, con le chiappe molli e le tette vuote che dondolano a mille mentre piange di commozione che San Tulipano l'ha ascoltata nelle sue preghiere e ora, finalmente, c'ha il culo pieno di grancazzo come sognava nelle tristi notti vibranti olandesi.

Poi via, cambio, al volo, cazzo nero nel buco di racchia e cazzo bianco nella fica cicciotta, prendi frisona da latte, prendi questo femore di Taziosaurus Rex nella ficona affamata, senti come ti punto nella cervice e gridi aggrappata alle lenzuola, la testa riversa all'indietro, con quelle mammelle bovine che dondolano che a momenti mi ipnotizzano, prendi, puttana maiala, fammi annusare tra le dita dei piedi e fammi muggire come un tauro quando sento il puzzo di zoccolo di vacca, girati che te lo tronco nel culo mentre Maurice ingravida la racchia con una sborrata rovente, vieni qui letamaia cicciotta, ti prendo la testa e te la sfrego nella sborrata del mio amico fraterno e tu lecchi, lecchi tutto, sborra, peli e fica della racchia che chissà quante volte ve la siete leccata sognando un cavallo nel vostro letto, tutto per voi.

***

Io e Maurice, una volta liberato il bestiame, beviamo una Dab ghiacciata da Artemìs, seduti in strada, che son quasi le cinque del mattino. Beviamo e ci godiamo il fresco, svuotati di tutto, persino del midollo.
Adoro toccare il fondo. E' meraviglioso sguazzare nella melma fetida del fondo sapendo che, una volta rialzati e fatta una bella doccia, non rimarrà nulla.
Bella chiavata, belle troie.
Grande Maurice amico mio.
Fantastica la Dab, la adoro.