E poi l’ho baciata. E ha le labbra carnosissime e morbidissime e una
lingua pazzesca. Sapeva di pizza e io adoro la pizza. E il piumino scricchiolava
e io lo accarezzavo come se potesse sentire le mie mani sul piumino. E
respirava con la bocca nella mia bocca e facevamo fumo e sentivo le sue braccia
attorno al mio giubbotto e pensavo che se fosse stata estate era meglio. Ci
siamo congelati e inzuppati di pioggerellina del cazzo, ma non abbiamo mai
smesso di leccarci le lingue, appoggiati alla sua bella Mini Cooper S color panna
col tetto nero e i cerchi in carbonio neri, ma lei è molto più figa della Mini
e poi lecca la lingua benissimo. E che bel culo, nonostante quei jeans di
lamiera. Bello, tondo, sodo, bello. Che meraviglia leccarle la lingua.
La pizza non era malvagia. La birra era buona. L’atmosfera era quella
anni novanta del bar pizzeria ritrovo dei ragazzi,
che giocano ai videogames e alle slot. Io di qua, lei di là. E ci veniva da
ridere a guardarci, perché lo sapevamo che un qualcosa ce lo dovevamo dire. E
allora sono partito io, a razzo, a mitraglia a duecentosettanta in corsia
d’emergenza.
Lo sai cosa c’è Domi? No Tazio, dimmelo.
C’è che mi piaci perché hai un odore che mi fa decollare, mi piace come
tieni le mani, i bracciali che tintinnano, mi piace andare al parco con te
perché non fai niente eppure mi sento al sicuro, mi piace da impazzire la tua
bocca, perché solo a guardarla, solo a fissarla, per quanto io gli dica che non
è il caso, lui insiste, si alza, si irrigidisce sulle sue posizioni, si
impettisce e fa il testone grosso e insiste per uscire a vederla anche lui la
tua bocca, che va sempre a finire che c’abbiamo un rapporto conflittuale quando
ci sei tu in giro, che a casa poi è regolare che lo strozzo con un pugno finché
piange.
E lei ride. Ride con le mani a preghiera davanti alla faccia, come
quando da bambini la suora diceva “Ditemò
la preghierina da bravi” che tutti cominciavano a borbottare nelle manine,
ecco lei rideva così davanti alla descrizione della conflittualità inguinale post
uscita con lei.
“Pensavo di non piacerti” mi
dice, farisea, sullo strascico di una risata ed io, a quel punto, afferro gli
estremi del tavolino e lo faccio tremare dicendole “sicura?” come un ossesso scatenato, che tintinnava tutto e poi continuo
a sparare una montagna di inarrestabili cazzate tutte incentrate sulla quantità
di seghe che mi faccio pensandola e questa cosa, condotta in termini polite and correct, ha scongelato la
situazione moltissimo, facendoci fare un
grande balzo in avanti, sgomberando il campo dall’orrida eventualità del non
attrarci sessualmente, che non esiste fortunatamente.
“Ti devo confessare” mi dice
in una pausa del turbine di Taziominchiate “che
il tuo ‘fondoschiena’ induce dei
pensierini eh” e ride. Le piace il mio culo! E lo chiama fondoschiena! Non dico brutalmente culo,
ma poteva chiamarlo sedere! E’ timida! Ma vieni, cazzo, che adesso trovo la
maniera timida di spiegarti quanto mi piace il tuo di fondoschiena e minaccio di linciarti se torni a dire che devi
perdere una taglia.
E poi siamo usciti. E ci siamo leccati le bocche e le lingue ed è stato
liberatorio.
Nella viscida pioggerellina gelata la sua bocca era meravigliosamente
confortevole.
“Grazie di tutto, Tazio” mi dice rimanendo tra le mie braccia con gli
occhi sorridenti e felici.
“Grazie a te Domi, è stato meraviglioso, anche se dovrò affrontare una
gran lotta libera, una volta a casa” e ride squillante.
E ci ribaciamo e sale in macchina con l’aria felice e parte, mentre io
faccio il Labrador abbandonato a bordo parcheggio che saluta con la manina,
cercando di assumere la più mesta delle espressioni e lei abbassa il finestrino
e urla “Daaaaaaaaaaai!!!!” ridendo e le mando un bacio e me ne manda uno e
parte rombando e piove.
Che meraviglia, piove.
E’ stupendo tutto ciò.