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mercoledì 17 maggio 2017

La ragazza omega



Obé obé obé, cara Tea, che ti togli le AllStar e i jeansuzzi e scivoli le tue gambine lisce sulle mie, per tormentarmi il pisellone che penzola scappucciato sotto il Corallo e profumi di doccia, di pelle, di comune crema supermercadora e sfreghi, e alzi e strusci e stringi e seghi e fresi l’adamantina durezza della Colonna che si erige in onore di Priapo, mentre il glande gioisce di talune asperità appena callose che ornano la pianta del tuo piede sinistro, ed apprendo dai fatti, dalla visione della t-shirt bi-chiodata, che non indossi nemmeno questa volta il reggiseno e trovo la cosa onesta, sincera, non ridicola, coerente, considerate le microtettine che hai ed i deliziosi macrocapezzoli che ti possono spuntare quando la mini fica ti trasuda una sozzura forse a te nuova, ma assolutamente gradita e così, mentre ti abbarbichi coi piedi sul Bananone, come farebbe Cheetah in “Tazzan e la Caverna Del Piacere” (un capolavoro), esprimo gradimento sul tuo inatteso ritorno e ti trovo schietta, immediata, fresca, sincera nel tuo divertito “avevo voglia di vederti”, così poco impegnativo, così umano, così cristallino e scivolo sul Divino per aprire le gambe ed esibirti ciò che forse non avevi percepito in barca, non così nettamente, non così brutalmente, non così mastodonticamente, e tu non dici un cazzo, ma non stacchi gli occhietti castani e fai scivolar la pargoletta mano nello slippino blu e ti tormenti la Labbruta, continuando la scimmiesca salita sul Tronco della GGiooia, siffosse esso albero della Cuccagna, da cui si scivola, ma se si raggiunge l’apice, si gode.

“Domenica ti porto alla spiaggia della Becca e facciamo sesso nudi davanti agli altri” grugnisco di quell’animalità canonica che voi conoscete bene in tutte le sue liturgie e la Giovinetta invece ignora, o almeno credo, massì credo di sì, al punto che ella sorride ammorbata e rossa dicendomi “Occorre andare fin là in fondo?” ed io dico no, non occorre, no, noo, nooooooo, posso chiavarti anche alla spiaggetta del Chicazzè e lei fa la spiritosa e dice “Andiamo in macchina, vero?” e io spacco il lucchetto della gabbia arrugginita e lascio uscire il Taziosaurus Rex che non vedevo da un po’, le sposto il bordo dello slip e le pianto nel corpo umano la Verga di Tazior, figlio di Mthor, fratello di Minchior, governatore della Fica da qui sino al regno di Mantovest, sortendo nella Putta un lamento gutturale e un riversamento del capo all’indietro.

“Tirami i capelli” dice la voce dell’Innocenza nel pieno della chiavanza sbattona ed io eseguo, perché quando mi si dice tira io tiro e tira di qua che mi tira di là, affondo la Bietola Turbo come coltello rovente nel burro di arachidi e la Piccinina spalanca le gambe, alternando dei “sì” assertivi e dei decadentisti “ahi” e “sì” e “ahi” e la mi viene che non ne ero preparato a cotanta repentina reattività e così reagisco pure io, permaloso e stizzito, inserendo la prima bombola di protossido come Vin Diesel in “Fuck Her Furiously”, scatenando il Glande Rotante come Dick Robot d’Acciaio, l’Asta Spaziale come Taizan III e mentre la principessa Godiva godeva come una Barbie nel suo camper rosammerda, mentre si vibrava passera e culo guardando quel culattone di Ken che lo succhiava a Krissy, che era una trans di nome Cristopher e lo si sapeva.

Molla il cazzo e tira fuori le palle, mi dice l’amatissimo e stimatissimo Viaggiatore, maschio magnifico che mi strafarei in tutte le posizioni e le preposizioni, semplici ed articolate, suggerendomi di andarmi a trovare una donna alfa che mi tiri fuori dalla merda.
Resto un po’ colpito, non ci avevo mai pensato, alla donna alfa.
E mixo, con l’abilità di un regista consumato e inquadro la Tea, sull’angolo del Divin Divano, che rolla un cannellone ripieno.
E’ ancora lucida di sborra sotto la clavicola di destra, zona sfuggita all’asciugamanatura post chiavale.
Ha due perfette gocce di carne sodissima che offrono agli dei piccole areole molto cazzute.
Non ha belle unghie dei piedi perché le taglia male, ma le dita sono nodose e c’è del potenziale.
Ha un culetto rotondo e generoso per il suo esile fisico dalle gambe snellissime.

“Allora domenica andiamo?” – chiedo abboccando molto fumo estasiante.
“Ok, andiamo.” – mi risponde socchiudendo un occhio e tirando.
“Mai fatto prima? Nuda in spiaggia, sesso in pubblico e via così?” – chiedo per segnarmi le features.
“No, zero. Topless una volta e scopato di notte in spiaggia un paio.”
“Spaventata dall'idea di domenica?”
“E deche? Di spogliarmi nuda? Non me ne frega un cazzo...” – incosciente, sorridente, avida di minchiate, ignara dei segaioli nudi che la godranno, che meraviglia.

Ma cosa me ne faccio di una donna alfa, quando posso sciacquettare merda con una ragazza omega?
Ci penserò.



domenica 14 maggio 2017

Riassunti di cumuli, macerie e rottami


E allora la becco in piazza, da sola, piena di scartozzi alimentari ed ecco che scatto dal Centrale come un daino elegante e sinuoso che, eroticamente, raggiunge la sua mammifera con l’istintivo scopo di ingravidarla e “zomp zomp zomp” la placco che l’ombra dei palazzi copriva la strada, ciao Betta, oh ciao, è da una vita, è vero come stai?, stonammerda Betta, beh siamo in due, divorzio, bambino, scuola inglese, lavoro e mentre parla non riesco a seguirla, con quelle ballerine nere senza calze e le venone sul collo del piede e penso a quel clitoride ipertrofico che le svetta come un infantile cazzetto duro tra le labbrone e il folto pelo animale e la doccia, la neve, le tettone, mi diventa barzotto e annuisco coglione, compreso, empatico, ma sai che mi spiace proprio Bettonza?, ma c’hai sempre quel numero?, sorride, Tazio tana, stai sotto tu adesso, nasconditi, “perché, mi vorresti ‘chiamare’?”, mo sì, perché no, magari un birrino che mi spieghi meglio, sorride, ok, sei sempre tu. Ride.

Eccerto che son sempre io, cazzodiquellagrantroia, che volevi? Il professor Crepet? O il coglionazzo di Morelli che ti parla di gente che non esiste con problemi di trent’anni fa, che son gli ultimi di cui ha sentito parlare leggendo la sua fottuta Riza Psicosomatica in cui si masturbava editorialmente? Sono io, sì, sono quel coso animato attaccato al cazzo di carne e sangue che ti sei fatta infilare in tutti i buchi, finta signora seria che ti sei scopata tutta la bassa fino a Pavia, ma in gran segreto eh.
Vaffanculo anche tu Betta, resisti, ognibbene, ciao.
Pezzo completo.
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L’Umbe mi dice che ha visto la Ade. Ma qui?, chiedo come un delfino curioso un po’ cavallo goloso, sì, qui, con un macchinazzo nero lungo da qui a lì, ma da sola?, ma che cazzo ne so, Tazium, l’ho vista e basta, volevo dirtelo. E allora chiamo, utente spento, utente spento, utente spento, utente spento, utente spento, ciao Cicci, ciao Ade, ma sei qui?, no sono in macchina, giusto, stupido me, ma intendo sei in paese?, ah!, no, no, sono stata solo una notte che c’avevo l’omino lì, ma chi?, ma quello che firmi per le vendite, l’avvocato, il giudice, come cazzo si chiama, il notaio Ade, si chiama notaio, giusto Cicci (e ride squittendo) e non mi hai chiamato? Guarda Cicci, mi credi se ti dico che non mi è passato neanche per l’anti, che c’ho una marea di cazzi in ‘sto periodo?
E quando mai si è abbassata la marea di cazzi, gran troia falsa e farisea?
Pezzo completo.
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“Migliaia di elette”, mi dice Erba Cattiva.
La triste conclusione realistica è che io mi sono solo lanciato su cumuli di bagasce morenti, forse è meglio dire macerie inanimate, rottami umani, come un novello catadores nostrano che scava per trovare l’oro che non esiste, nemmeno se lo sforzo è più serio e dedicato.
Io ho solamente un gran fiuto per il profumo di fica cannibale inquieta, ce l’ho sviluppato, c’ho il Naso Assoluto, c’ho.  Ma le mie prede sono facili, sono macchiette, caricature, donne vuote, cazzi pieni d’acqua, mignotte, zoccole, drogate, false, ladre, bugiarde, alcolizzate, o tutto questo assieme. Rimangono incredule che lì, dove tutti i maschi delta normodotati lasciano ancor prima di prendere, lo stupendo maschio megadotato alfa al cubo va approfondendo, infondendo liquidi rigeneratori e la convinzione fallace di essere delle Fighe con la F maiuscola.
E allora, guadagnata la pseudo autostima di cui necessitavano – tac – mi pugnalano come il servo sciocco, affinché da morto io non possa rivelare la debolezza del loro impianto.
Vaffanculo.
Pezzo completo.