“Ciao sono Tazio, non bevo da circa dodici minuti, che mi son fatto un paio di Americani prima di entrare qui” e poi comincio a delirare minchiate, cosa che mi riesce con una certa naturalezza, scivolando anche sul sentimentale che così mostro il cuore, facendogli vedere che ce l’ho. Senza turbare la visuale verso quell’altro organo vitale che, come socio AIDO, ho deciso che prima o poi lo donerò a qualche bisognosa, che lì secondo me ce n’è del gran, di bisogno.
Tutti mi dicono “Grazie Tazio” la signorina mi osserva per cercare le mie istruzioni sul retro, mi risiedo, fumo che lasciano fumare e poi penso ai cazzi miei osservando le mammifere alcoliche intorno a me.
Certo, sinché non ci prendo la mano possono avvenire piccoli incidenti di percorso, ma chi è che non sbaglia? Solo chi non fa.
E’ ancora fresco l’avere invitato a prendere qualcosa a quella tizia non totalmente da rottamare che, dopo trentanove secondi dall’aver ordinato una tonica, e dopo aver visto me andar da signore a bourbon, mi ha seguito, ammazzandosi di trentasette shot in un lampo, manco fosse Fiuggi e finendo spappolata da dover essere riaccompagnata a casa. Con i rischi che ne son conseguiti, non dimentichiamocelo. Anche avendola mollata nell’atrio e avendo scampanellato alla morte, i rischi ci sono stati.
Non l’ho vista più, credo abbia cambiato circolo del ricamo.
Con la BRC (BiondastraRossastraCavalla) si chiava in prontezza operativa; niente pianificazioni, non si può, niente telefonate, chiama lei da un celluarino rosa della Nokia anteguerra che sembra quello della Barbie. Macchè, la Barbie ci piscia sopra a un coso come quello. Però lei sa dove nasconderlo, non suona, non vibra (ahilei) e tutto fila secondo i suoi luridi piani, fatto salvo che io non sia alle riunioni della AA o sfracellarmi in un locale nelle nebbie aromatizzate alla merda nei pressi di Piacenza, pieno di trans, troie russe ultrafighe e culattoni divertentissimi, dove ho fatto amicizia con una certa Perla, transessualone di elevato appeal carnale, che fa la bartender e infonde al locale quella sfumatura blasé ed elegante che non guasta. Vittoriana direi.
La Perla è in gamba vera, ed è piacevole tirare le quattro o le cinque, aspettando che la musica si abbassi, che le mandrie transumino e che sia possibile quindi far due chiacchiere e tracannare altri sessantaquattro shot con lei.
Di farsela picche porto zero: è la morosa del boss e non fa la squillA. Me l’ha precisato sin dalla prima sera. Credo spenda duemilaquattrocentonove euro al mese di lampade, perché sembra mulatta, quando invece è di Pegognaga.
C’ha un culo da rizdora che mi fa sognare che abbia anche uno zampone da ultimo nell'ano, ma mi sa che insistere a scoprirlo (venendo scoperti) procuri quell’allergia alle ossa che poi si frantumano tutte contemporaneamente.
Chissà se c’ha i biglietti da visita con scritto
Perla
Shemale in Pegognaga
Chiederò domani sera all’AA.
Se sanno me lo dicono, lo so.
Son angeli, sono.