Ore 12:30, suona il parlàfono.
“Chiarina infilati uno straccio
che arriva l’Umbe che mi deve dire due cose”
Si alza mollissima e dirige in casa. Mi infilo i boxer e mi siedo di
nuovo. Esce con una canotta nera lunga (corta) e si siede e si aspetta l’Umbe.
E arriva l’Umbe. Chiara ti ricordi l'Umbe, sì certo, ciao Umbe ciao Chiara, è passato un pochino, eh già.
“Volete una birra?” chiede la
riccia pischella. Perché no, vado io, no te stai lì che vado io.
E l’Umbe attacca i motivi della visita a palazzo e lo ascolto, poi
arrivan le birre.
“Se volete vi lascio soli”
dice la donnina a modino.
“Ma scherzi, resta, non è certo
un segreto, solo due dritte e un consiglio e poi schiodo, che lunedì non lo
vedo e volevo fossimo allineati” si affanna l’ottimo Umbe.
Sediamo, io a capo tavola, Umbe alla mia sinsitra, la Squinzietta alla
mia destra, appena distante dal tavolo che prende il sole in viso.
L’Umbe espone, io ascolto ed intervengo, la Squinzy tace.
Poi mi giro e la guardo e mi rendo conto, mi consapevolizzo, mi
imbizzarrisco e mi distraggo, poiché la Riccia Sciagura siede a gambe schiuse,
leggermente scivolata in avanti per appoggiare la testa allo schienale e là in
mezzo, nell’incrocio delle meraviglie è visibile, senza alcuna tema di smentita,
o dubbio, l’inequivocabile Fregna, la Sorca, la Fica, la Spacca, la Passera
pelosa e perdo il contatto coi messaggi dell’Umbe perché prendo a chiedermi se
tutto ciò è frutto di distrazione o di premeditata provocazione e mentre
rispondo un po’ a fatica al povero tecnico, mi impegno a capire se anche lui è
a parte di simile visione celeste e ho il sospetto che sì, che ne è a parte, a
giudicare dal guizzare degli occhi verso la Riccia Agitprop che ad occhi chiusi
si fa baciare dei raggi del sole, mentre noi baceremmo qualcos’altro di
altrettanto splendente, ma assai più terreno e terrestre.
E si giunge all’epilogo, il buon Umbe saluta, è stato un piacere,
scusate, ma figurati Umbe, piacere mio ciao e risale sull’antico fuoristrada e
scompare tra la polvere del vialetto a doppia esse.
La polvere ancora aleggiava nell’aria, che quella canotta era già esanime
sulla sedia e la Riccia Distratta si avviava a sdraiarsi dove, sin poco prima,
era sdraiata.
“Chiarina, ma dimmi bene, ma l’hai
fatto apposta a far vedere la figa all’Umbe?”
Si fa ombra sugli occhi con una mano, sorride e risponde.
“Ma io non ho fatto vedere la
figa all’Umbe. Io ti ho fatto vedere me che faccio vedere la figa a un maschio,
visto per la prima volta, davanti a te.”
E mi bacia.
E io resto stordito. E ci penso un pochino.
E trovo questa processo logico assolutamente esaltante.
Esaltante.