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sabato 12 novembre 2011
Villa in campagna
Originariamente era una vecchia casetta di campagna. Poi è diventata la
casetta di un tizio che faceva il meccanico agricolo che l’ha allargata per
ricavare l’officina nel ricovero attrezzi sotto il fienile. Poi l’ha comperata uno che ha disfatto
l’officina facendola diventare un pezzo di soggiorno e il garage in quel che
rimaneva e poi è arrivata al Ruggi che l’ha sistemata, arredata e
l’ha usata per alcune cose che doveva
fare.
Non chiedo, perché non me ne frega un cazzo, ma la casina è bellissima.
C’ha anche la pergola davanti, una figata. Ci vedo già gli agrumi in vaso,
d’inverno. E mi vedo a guardare fuori da quel finestrone, mentre va il camino.
E mi vedo nudo che in primavera lavoro nel giardino e poi mi vedo che chiavo
là, sul pratino vicino a quella specie di magazzinetto e vedo troie nude che
girano per casa e feste e orge e canne, che tanto non c’è nessuno nel giro di
seimilasettecento chilometri.
“Te la vendo”
“Quanto vuoi?”
“Cinquecento. Tieni conto che hai mille metri di scoperto.”
“Non so nemmeno come si scrive cinquecentomila euro, Ruggi”
“Possiamo trovare la soluzione per prestarti il danaro”
“Troppo impegnativo, non me la sento. Affittamela, piuttosto”
“Si può fare. “
E si è fatto. L’ho affittata per un anno.
Ho aperto l’acqua, alzato l’interruttore
generale e acceso la caldaia.
Legna ce n’è.
Stasera mi infratto qui, con la Giulia, sì.
Son contento.
Sociamici
Per carità, gentili son stati gentili eh. Mi hanno parlato per un’ora
dei cazzi loro, forti forse del fatto che a) non me ne può chiavare di meno b)
non capisco esattamente tutto quello che dicono perché io sono più da finanza
del salumaio. Però, pur essendomi sfuggiti moltissimi dettagli ho capito bene
la sintesi.
La sintesi è che Ruggerino e Luchino si sono tirati in casa un quarto
socio che ha dei capitali e hanno deciso di troncarlo sonoramente nel culo a
Peppemmerda che, in questo preciso momento, si è volatilizzato in Svizzera a
tentare delle controffensive che loro hanno già devitalizzato prima che lui ci
pensasse.
Attendono che capitoli, lo liquideranno bene (a loro dire) e di
Peppemmerda resterà solo il ricordo.
Viva l’amicizia vera e profonda. C’è da dire che lui ce ne ha messo a
secchie rovesce del suo per essere fanculato, in ogni caso. Ha rubato,
stornato, tramato, mai lavorato, molto volato e albergato e pranzato e cenato,
senza alcun risultato. Ed ora lo sistemano. Ma bene eh.
Il socio neo entrato gli proporrà un lavoro in una società diversa con
sede qui vicino. Vicinissimo. Perché così potrà
assumersi le sue responsabilità di padre separato.
Trasalgo. Mi sconvolgo. Vengo mandato affanculo perché non ci crede
nessuno che non so.
Ed era da immaginarselo, negli effetti.
Quindi Peppe verrà sistemato in un appartamento in centro della città
vicina, appartamento di proprietà del Luchino, verrà liquidato bene e sistemato
lavorativamente, in modo che a) si tolga dal cazzo b) onori i suoi doveri da separato con la Giulia, che il
Ruggi c’ha gran stima della Giulia, ed io ricordo bene che fu proprio per stima
che tentò di chiavarsela all’inizio dell’estate, ma taccio perché è meglio e
questi sanno già troppo.
Quante novità. Tante eh. Il Ruggi, ad esempio, dal primo di gennaio si
sposterà fisso in Lussemburgo (curiosa come scelta no?) poiché con il nuovo
socio si è deciso di chiudere la sede romana della società che fa solo dio sa
cosa. Sicchè niente più voli casa Roma - Roma casa, ma voli casa Lussemburgo e,
ogni tanto, Lussemburgo casa, perché si è rotto le balle di fare il pendolare.
Chiedo, pentendomene mentre pronunciavo le ultime lettere, se la Ade è contenta
di trasferirsi in Lussemburgo e il Ruggi mi guarda e mi dice “Stiamo parlando della Ade mia moglie?” e
io dico di sì e lui mi dice “Taz, ma che
cazzo dici, ma che minchia di domande mi fai, vuoi farmi incazzare?” al che
io chiedo scusa e capisco che no, che la Ade non va a Lussemburgo.
Poi parliamo di case e mi chiedono se è poi andato in porto quel mio
affare e dico di no, che era da perdere e non da prendere. Dico che non mi sono
rassegnato e che cerco ancora, cerco o una casa con una terrazza ampia e
isolata o una casa isolata anche senza terrazza, scopo nudità permanente e
agrumi in vaso. Al che il Luchino dice al Ruggi “Vendigli quella tua là” e il Ruggi ride e Luchino ride e io
bestemmio e chiedo di essere messo al corrente anche io, se non gli fa schifo.
E il Ruggi dice: “Farò di meglio,
ti ci porto” e paga gli aperitivi e partiamo.
A bordo della lucidissima Panamera rombante.
Che amici fichissimi che ho.
Sabato taziale
Bon jour, bon jour, good morning, olà.
E’ sabato e c’è il sole, l’aria si è rinfrescata e io sono uno tra i
più sensuali e seducenti maschi seminudi del nord Italia, se non addirittura il
più sensuale e seducente.
Ho trascorso una serata eccitante, di cui ho dato resoconto nel
precedente post, seppur non soddisfacente al cento per cento. Non chiedetemi il
perché, ma una volta ritornato a casa mi sono fatto una sega.
E me ne sono fatta una anche appena sveglio, ma mentirei se dicessi che
la voglia si è attenuata.
Mentirei anche se dicessi che le ultime seghe sono sbocciate nel
ricordo della situazione, perché in realtà di tutto quel sudiciume non mi è
rimasto molto (tantomeno il numero di telefono che non ho nemmeno ascoltato).
Mentirei se non dicessi che in realtà di quella situazione solo un dettaglio mi
è rimasto assai impresso nella memoria al punto di indurre la sega di questa
mattina.
Ed il dettaglio è il seguente: l’interno delle sue scarpe decollete nere, in cui era stampata
l’impronta di sudore del piede, a segno che la calzatura viene indossata anche
in primavera o d’estate o comunque senza calze. Per alcuni il dettaglio potrà
scatenare ilarità, per me feticista impenitente scatena una poderosa erezione.
Bon jour, è sabato e questa sera uscirò con la Giulia. Stronzolo
raggiunge il cugino e rimane a dormire là e, probabilmente, lo fa anche con una
consapevolezza diversa, stavolta. O forse no.
Ma non importa, non sono cazzi miei.
Vedo la Giulia volentieri, sapete? Mi darò da fare per produrle la
serata di sfogo che merita. E che merito anche io, perché no?
Più tardi uscirò e andrò al Centrale dove di sicuro berrò un Americano
col sensuale Luchino Redford che mi scroccherà un Marlborino perché tanto lui ormai ha smesso e non le compra più.
Ha smesso di comprarle, intanto. Poi, forse, smetterà anche di fumarle.
E’ una bella giornata, sì.
Davanti agli occhi
Sì, ci sono andato da solo.Perché genera dipendenza.
Appena sono entrato nel salottino, per guardare una Sorella che era
affaccendata a farsi frugare da un canuto settantenne accompagnato da un amico
anch’egli esplorante, lei si è alzata invitandomi a ballare.
La donna qualunque, la donna anonima.
Assai gradevole di fattezze, pacatamente elegante, oltre la quarantina.
Sorridente, trasognata, come se vedesse in me lo sfolgorante amore della sua
vita. Il quale amore della sua vita,
invece, sedeva sul divanetto guardandoci ballare.
“Vieni spesso qui?” le
chiedo, tanto per umanizzare una situazione assai prevedibile.
“Un paio di volte alla settimana,
sì” mi risponde senza mutare lo sguardo adorante.
“A lui piace guardare”
aggiunge in fretta, tanto per chiarire la situazione, se mai ce ne fosse stato
bisogno.
“E a te piace farti scopare
davanti a lui” puntualizzo oziosamente, piazzandole una mano sul culo
mentre lei annuisce con un sorriso a bocca aperta dalla quale spunta una
linguona che tocca l’angolo di destra.
Di tanto in tanto il suo sguardo guizza verso il divanetto, quasi ad
assicurarsi che l’amoresuobellissimo
fosse conscio che stava per cominciare ciò che entrambi volevano. O almeno così
pareva.
venerdì 11 novembre 2011
Il fesso e la troia
Lo so, un uomo in calore non dovrebbe mai e ribadisco mai prendere
delle iniziative. Dovrebbe solo smanettarsi fino allo sfinimento e, dopo,
prendere delle iniziative volte a produrre circostanze che culminino nella
monta di una femmina della propria razza o, qualora ne esistano le condizioni,
di una razza prossima, quale quella degli Ominidi.
Io invece, da sterminato coglione, dopo essermi amato con passione
davanti allo specchio del bagno della bottega, ne sono uscito come di consueto
ancora più in calore e mi sono lasciato abbindolare dall’idea di essere in
grado di gestire un’iniziativa, beandomi addirittura di averla progettata
intelligentemente.
Insomma, per farla breve, sono andato a mangiare un tramezzino tossico
dalla Nica.
Compagno di sempre
Sarà l’aria nuova del nuovo blog, sarà l’autunno freschino, sarà la
crisi economica, ma mi tira con un nonnulla e così sono andato in bagno che ce
l’avevo barzotto.
Che delizia sbottonarsi e farlo uscire, gingillarlo, scappellarlo,
sentirlo crescere caldo e duro, mentre di là la voce della Bettina al telefono
ordina del toner.
Se solo sapesse che meraviglia ho in mano, se solo potesse vedere
questa bella cappella lucida e tesa, questo tenerissimo frenulo, se solo
sapesse quanto potrebbe farmi godere se vi puntasse la nocca dell’indice contro
compiendo brevi movimenti rotatori di sfregamento.
Dritto, duro, con queste belle vene gonfie di sangue, la pelle che si
assotiglia e poi i coglioni duri, coperti di mille piegoline, deliziose da
accarezzare, magnifici da strizzare e soppesare, da strozzare alla base del
cazzo sinchè la pelle diviene lucida.
Mi annuso la mano e sento odore di figa e di sborra ed è un odore
delizioso, sublime. Leggermente acidulo, ma pieno, carnale, sudato, odore di
Giulia sozza, di Giulia sporca e magnifica. Mi guardo allo specchio e mi do soddisfazione,
con questo Tronco di Marmo di Palma di Cazzo, mi guardo e mi dico che, cazzo sì,
se vedessi per la prima volta un maschio di bellezza sublime con una simile
verga me ne innamorerei perdutamente, poi comincio a segarmi e mi guardo e mi
dico che, cazzo sì, se vedessi sulla spiaggia porcona un pezzo di carne di
porco che si massaggia la minchia a quel modo sentirei di sicuro il buco del
culo che si schiude voglioso di prendere quel cazzo sino alla gola.
Sono in calore, sono arrapato, sono così troia che mi farei chiunque ed
è stupendo godere nel bagno pensando che in mezzo alle gambe della Betta e
della Giogia pulsa una figa odorosa che si scioglierebbe in miele gustoso se
questo Palo Rampazzo di Tronco di Palma di Cazzo ci scivolasse dentro e vengo,
vengo con negli occhi immagini di culi piccini e generosi, capezzoli, pance e
pelle e sborro felice, solo, io col mio Cazzo Rampazzo, fedele compagno di
sempre.
Ora posso andare a pranzo.
Sveltina giuliana
La guardo, struccata e spettinata, stropicciata di occhiaie, sensuale, seduta
in cucina che fuma, mentre mi ribadisce brevemente le evoluzioni divorzistiche di
cui mi aveva parlato a lungo ieri sera al telefono.
Ciabatte di panno blu, gambaletti velati grigi, jeans di fustagno color
biscotto, maglioncino girocollo grigio antracite.
E’ una donna in lotta.
Ci sono momenti e dettagli che mi rendono pronto in pochissimi secondi.
Questa volta è stato il gioco di luce che il gambaletto ha impresso
alla sua caviglia mentre si era alzata in piedi per preparare un caffè. In una
frazione di secondo ho avvertito di essere solo con una mammifera fertile ed è
stato sufficiente a farmi indurire l’uccello.
Ci sono momenti in cui la sveltina batte di gran lunga la scopata
estesa e dettagliata.
La sveltina è la consacrazione del desiderio continuo che provano gli
ipersessuali come me, che costantemente immaginano di trasformare ogni gesto
quotidiano in una chiavata.
Il bottone dei jeans cede e apre, orlo delle mutandine, pelle calda,
contatto tra i corpi, culo nudo, cerniera, cazzo, chiappe calde, le sue mani
sul mobile della cucina, culo premuto, cappella strusciata, pressione, poi un
buco, quello della figa che si è bagnata, calore, bollente, dentro, pelle e
lana, niente reggiseno, scopare, fottere, forte, respiro, godimento, mugolii,
sbattere, il suo canto di piacere, mi incita, accelero, comincio a venire, non
smetto sinché non viene.
E in un secondo ci siamo ricomposti.
La sveltina va assolutamente rivalutata.
Ne conveniamo entrambi, sorseggiando il caffè, mentre io penso che
sarei già pronto a farmela di nuovo.
Arrivato in ufficio sono andato a pisciare.
E dal cazzo si levava lieve e piacevole il profumo della sua figa.
Questo venerdì è iniziato davvero bene.
Consapevole prudente idiota
Non mi aspettavo di certo che ci fosse un contraddittorio, per carità.
E’ talmente misurata nelle esternazioni che attendersi un’esposizione di
pensiero sarebbe stato da ingenui. Io, di mio, le ho semplicemente manifestato
la mia opinione attorno alla Casa e agli scopi di Miss Milly.
Le ho spiegato che una Sorella, alla fine, è una prostituta, anche se
viene calata nel misticismo del libertinaggio in chiave D/S. Le ho anche
spiegato che la Casa per mantenersi deve pur avere un sostentamento e che la
bravura di Miss Milly è quella di vendere le perversioni a chi è ben
lieto di comperarle, ma che da quel negozio la Sorella non ritrae alcun
beneficio, ad eccezione di quello sessuale.
Le ho poi fatto un passaggio sulla dipendenza che quello stile di vita
sessuale induce, sottolineando che, a differenza della più sbracata delle condotte
sessuali normali, quella è di una
voracità pari a quella data dal verme solitario.
Ho poi concluso dicendo che dal mio punto di vista non la manderò a
fare la Sorella da Milly perché sono contrario, ma che rimane fermo il fatto
che se lei vorrà comunque vivere questa esperienza le è nota la parola d’accesso
e non avrà che da presentarsi e Milly farà tutto il resto.
Ho parlato un’ora e rotti, l’altra sera. Un monologo teatrale durante
il quale la mia unica spettatrice non ha perso per un solo secondo l’attenzione.
Al termine sono rimasto in silenzio e lei anche.
Dopo un po’ che io resistevo nel silenzio, senza offrirle l’opportunità
di una domanda per parlare, la Frank mi ha chiesto se poteva chiedere una cosa.
E la cosa era: “Significa che non ci andremo mai più?”.
E questo mi ha messo in difficoltà, perché io mi scopro democristiano
in queste circostanze.
Vorrei andarci, ma con dei distinguo. Vorrei, ma non vorrei. Sì, ma no.
E dovevo dire di no, secco, deciso, come sorretta conseguenza a quanto avevo
sin lì teorizzato.
Ed invece ho esordito con un “Possiamo anche andarci, perché no, ma con
consapevolezza e prudenza”.
E lei ha sorriso fino alle orecchie e non so se per la felicità di
tornarci o per la mia idiotissima figura di tutore.
“Magari ritroviamo il Magrino” mi dice.
“Eh già, magari” rispondo pensando ancora alla minchiata verbale appena
espressa.
“E’ stato arrapante a bestia vedere che te lo facevi in culo Tà”
sussurra appena.
Già. Se lo incontriamo di nuovo tornerò a incularlo mentre gli pisci in
bocca, Frank.
Ma con consapevolezza e prudenza, eh.
Venerdì
Bon jour, bon jour, oggi è venerdì e questo è il mio primo post dal
blog nuovo.
Sono un po’ in apprensione, spero ci siate tutti ancora, spero mi diate
un segno di vita, un ciao, un vaffanculo, un segno insomma.
Oggi è venerdì e stasera la Frank balla sul cubo.
Oggi è venerdì e a pomeriggio la bottega si svuoterà anzitempo, com’è
consuetudine del venerdì.
Oggi è venerdì e a pranzo, o a cena, andrò a mangiare le seppie coi
piselli, che ci vado pazzo.
Oggi è venerdì e il mio pisello è talmente pazzo che si infilerebbe
anche in una seppia calda.
Oggi è venerdì e, tutto sommato, devo dire che sto abbastanza bene.
Aggiunta:
Oggi è S.Martino, primo giorno dell'annata agraria.
(Andava detto, sì)
Aggiunta:
Oggi è S.Martino, primo giorno dell'annata agraria.
(Andava detto, sì)
mercoledì 9 novembre 2011
Irrefrenabile esigenza
La Betty Bettina oggi indossava ballerine senza calze. C’è poco da fare, io lo vedo subito il colore della pelle nuda. Lo vedo a cinquantasette metri virgola trentanove centimetri. E allora mi sono perso a pensare a quando potevo vederle quotidianamente le dita dei piedi e mi ha assalito lo sconforto, la tristezza.
Perché per tornare ad arrazzarmi come un porcospino maniaco ce ne vorrà molto.
martedì 8 novembre 2011
Decisione presa
Ho passato la giornata a pensare cosa voglio.
Non c’è che dire, questi ultimi giorni sono stati entusiasmanti sotto il profilo della scoperta, della tentazione. La Frank è un mondo inesplorato che offre la promessa del raggiungimento di livelli crescenti, è una giovane femmina piena di impulsi e potenzialità, ed è bellissimo osservarne gli embrioni.
E poi c’è stato quel magnifico flashback della Casa, l’odore della polvere, i suoni, le voci e i volti di un passato remoto, per quanto prossimo.
Non c’è che dire, questi ultimi giorni sono stati entusiasmanti sotto il profilo della scoperta, della tentazione. La Frank è un mondo inesplorato che offre la promessa del raggiungimento di livelli crescenti, è una giovane femmina piena di impulsi e potenzialità, ed è bellissimo osservarne gli embrioni.
E poi c’è stato quel magnifico flashback della Casa, l’odore della polvere, i suoni, le voci e i volti di un passato remoto, per quanto prossimo.
La Casa - Il Magrino
Siamo sbracati lì, sul divanetto del salotto blu, dopo aver performato
sul letto per il godimento manuale di due sconosciuti. Ci stiamo
prendendo il nostro relax, nudi, accarezzandoci. La Casa è bella anche
per quello.
Ad un tratto fa capolino con la testa il Magrino.
Sui trentacinque, un’aria intellettuale, capelli arruffati, distinto, sfigato. Entra, saluta e poi, senza molti convenevoli, si inginocchia ai piedi del divano e accarezza i piedi di F. Con aria turbata e trasognata.
Alzando gli occhi mi chiede “Posso Monsieur?” ed io accordo il permesso con un cenno del capo.
E il Magrino inizia a leccare con minuzia, dovizia e scrupolo, sotto gli occhi divertiti di F che dopo un po’ interagisce col leccapiedi, premendogli, infilandogli e strusciandogli entrambi i piedi in faccia.
Ad un tratto fa capolino con la testa il Magrino.
Sui trentacinque, un’aria intellettuale, capelli arruffati, distinto, sfigato. Entra, saluta e poi, senza molti convenevoli, si inginocchia ai piedi del divano e accarezza i piedi di F. Con aria turbata e trasognata.
Alzando gli occhi mi chiede “Posso Monsieur?” ed io accordo il permesso con un cenno del capo.
E il Magrino inizia a leccare con minuzia, dovizia e scrupolo, sotto gli occhi divertiti di F che dopo un po’ interagisce col leccapiedi, premendogli, infilandogli e strusciandogli entrambi i piedi in faccia.
lunedì 7 novembre 2011
Mix and match
Come diceva quel sant’uomo di Franco Trentalance, per avercelo sempre
duro e pronto all’uso bisogna usarlo, sia chiavando che menandoselo
moltissimo. E lui è uno che se lo mena moltissimo ed io pure glielo
menerei moltissimo, così come me lo menerei e me lo farei menare da lui.
Un gran menage, insomma.
Cambiamento
E’ stata una fortuna la telefonata della Giulia di stamattina. Mi ha
riportato nella dimensione umana, perché vi garantisco che ero
estremamente tentato di tornare là, da solo. E’ questo il rischio. Ed il
rischio è che la Frank mi pungoli per essere riportata a breve, mentre
invece io voglio prendere la cosa a piccolissime dosi, perché ci sono
già passato. E questo lei magari non lo capisce, ma è un bene
soprattutto per lei.
Sciatta
La sciatteria mi seduce. E’ sempre stato così, da sempre.
Mi seducono le piante dei piedi sporche con le flip flop, mi seduce il sudore che bagna i capelli sul collo, gli abiti domestici, l’assenza di trucco, le ascelle con la ricrescita.
Come quelle della Giulia, che la ricrescita ce l’aveva anche sulla figa, perché “sono giorni convulsi e non trovo il tempo per farmi la cera”.
Ho trovato in un secondo il modo convincente per dirle che la trovavo seducente forse più di quando si dava la bodiloscion.
Mi eccita.
Mi seducono le piante dei piedi sporche con le flip flop, mi seduce il sudore che bagna i capelli sul collo, gli abiti domestici, l’assenza di trucco, le ascelle con la ricrescita.
Come quelle della Giulia, che la ricrescita ce l’aveva anche sulla figa, perché “sono giorni convulsi e non trovo il tempo per farmi la cera”.
Ho trovato in un secondo il modo convincente per dirle che la trovavo seducente forse più di quando si dava la bodiloscion.
Mi eccita.
Casualmente
Eravamo stesi a letto, guardando che fuori pioveva.
Chiacchiere rilassate, rilassatissime. Accarezzandomi mi dice d’un fiato che giorni fa ha incontrato per caso il Costa. E sono finiti a farsi una sveltina, nel Vito del Costa, in campagna.
Non so il perché, ma all’inizio mi sono sentito messo da parte. Il Costa non mi ha detto niente.
Poi sono rientrato in me e mi sono chiesto perché mai il Costa avrebbe dovuto dirmelo.
Però non ho gradito come ho reagito d’impulso.
Devo smetterla di pretendere di avere il controllo su tutto.
Mi fa cattivo l’alito.
Chiacchiere rilassate, rilassatissime. Accarezzandomi mi dice d’un fiato che giorni fa ha incontrato per caso il Costa. E sono finiti a farsi una sveltina, nel Vito del Costa, in campagna.
Non so il perché, ma all’inizio mi sono sentito messo da parte. Il Costa non mi ha detto niente.
Poi sono rientrato in me e mi sono chiesto perché mai il Costa avrebbe dovuto dirmelo.
Però non ho gradito come ho reagito d’impulso.
Devo smetterla di pretendere di avere il controllo su tutto.
Mi fa cattivo l’alito.
Durissima lezione di vita
Ho visto la Giulia, oggi.
Abbiamo preso un caffè in tarda mattinata, che è diventato un pranzo, che è diventato una camera d’albergo che è diventata una scopata furiosa.
Abbiamo preso un caffè in tarda mattinata, che è diventato un pranzo, che è diventato una camera d’albergo che è diventata una scopata furiosa.
Dipendenza
Quell’ambiente genera dipendenza.
Si arriva a un punto in cui lo si deve abbandonare e disintossicarsi. Ma poi, se per caso lo si torna a frequentare, non lo si prende a piccole dosi, ma a dosi massicce.
E’ un po’ come il fumatore che smette di fumare e poi ricomincia.
Lo fa in grande stile, da subito.
Questa mattina, ad esempio, mi ronza nella testa il pensiero di andare là, da solo. Perché alla mattina, una volta consegnati i rampolli alla scuola, le signore per bene vanno là a cercare sollazzo sconcio e segreto.
E io lo so bene poiché ci sono già stato molte volte, di mattina.
Poi penso che alla Giulia una mattinata lì le vorrebbe. O anche una meriggiata. Dipende dalla scelta: giovani stalloni o anche maturi pervertiti. Il maturo pervertito è più presente nel tardo pomeriggio.
La Adele non sarebbe per nulla adatta, invece.
A lei si confà maggiormente il club scambista, il privè, la gang-bang in discoteca.
Le evoluzioni prive di sottigliezze, quelle sode, roba vera.
E noiosa.
Poi mi faccio una carrellata di tutte e, onestamente, credo che nemmeno la Nica ci starebbe bene lì.
O forse, invece, sì.
Si arriva a un punto in cui lo si deve abbandonare e disintossicarsi. Ma poi, se per caso lo si torna a frequentare, non lo si prende a piccole dosi, ma a dosi massicce.
E’ un po’ come il fumatore che smette di fumare e poi ricomincia.
Lo fa in grande stile, da subito.
Questa mattina, ad esempio, mi ronza nella testa il pensiero di andare là, da solo. Perché alla mattina, una volta consegnati i rampolli alla scuola, le signore per bene vanno là a cercare sollazzo sconcio e segreto.
E io lo so bene poiché ci sono già stato molte volte, di mattina.
Poi penso che alla Giulia una mattinata lì le vorrebbe. O anche una meriggiata. Dipende dalla scelta: giovani stalloni o anche maturi pervertiti. Il maturo pervertito è più presente nel tardo pomeriggio.
La Adele non sarebbe per nulla adatta, invece.
A lei si confà maggiormente il club scambista, il privè, la gang-bang in discoteca.
Le evoluzioni prive di sottigliezze, quelle sode, roba vera.
E noiosa.
Poi mi faccio una carrellata di tutte e, onestamente, credo che nemmeno la Nica ci starebbe bene lì.
O forse, invece, sì.
domenica 6 novembre 2011
La Casa - L'arrivo
“Ex corde Fortitudo” sussurrato al citofono dell’antico palazzo
del centro storico della grande città ed il portone si apre con uno
scatto che schiocca nel silenzio come una fucilata.
Entriamo nell’androne buio e umido, imboccando la scala di destra.
La Franca non dice una parola, osserva.
Scala bianca, di marmo, largo, ticchettio di tacchi bianchi e neri.
Ci avvitiamo attorno alla gabbia dell’ascensore per tre piani e, finalmente, arriviamo alla porta del Circolo.
Ci accoglie una ragazza vestita da geisha.
Entriamo nell’androne buio e umido, imboccando la scala di destra.
La Franca non dice una parola, osserva.
Scala bianca, di marmo, largo, ticchettio di tacchi bianchi e neri.
Ci avvitiamo attorno alla gabbia dell’ascensore per tre piani e, finalmente, arriviamo alla porta del Circolo.
Ci accoglie una ragazza vestita da geisha.
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