Viuzze, facce scure, la piccola finta pensione e poi dentro, luce bassissima, chiedo della persona, chi la cerca?, amico di Massoud, ho un messaggio, lo legge, mi sorride, ci diamo la mano, vieni, mi dice e salgo le scale dietro a lui e comincio a sentire il tanfo sublime dell'hashish che si libera nella luce rosata e poi entro in una stanza non grandissima e la vedo seduta su un divano di velluto verde e ha un viso stupendo e lei mi sorride e mi fa gli abbaglianti con gli occhi ed è scalza, che bei piedi, già questo mi basta, mi fa segno di andare a sedere e le siedo di fianco e così lascia cadere un pochino quella specie di pareo damascato e scopre due tette che definirle colossali monumenti ornati di capezzoli quasi neri mi sembrerebbe più adeguato e comincio a trattare e lei mi accarezza la gamba e si struscia e lo sa, ha già capito, sono nella tela del ragno, quattromilacinquecento, mi dice, cazzo mi dico, me l'aveva detto Massoud che qui gli affari li fanno solo loro, ma è la più bella, la regina, ma io provo a trattare, le dico sincero che 4.500 non li ho e tiriamo, amore, mi dice, mi puoi fare tutto quello che vuoi, tutto, cazzo, me lo fa tirare solo col profumo del suo fiato, quattromila, le dico, quattromila e dell'hashish da fumare con lei e lei sorride e mi dice di no e poi nì e poi sì e mi prende per mano e mi porta ancora più sopra, in una piccola stanza con tante casuali mensoline di legno piantate nei muri, mensole vuote e si toglie il pareo e comincia a misturare mentre io mi spoglio e lei accende il cyloom variopinto e brucciacchiato e me lo passa, cadendo di schiena a gambe larghe sul letto, mostrandomi la patonza pelosa e nerissima e quel fumo comincia a salirmi e le ripasso il cyloom per dedicarmi a leccarle la fica, pelosa, calda, umida, usata, tenera, odorosa, sudata e sublime.
Non mi sento un forestiero calato in un'avventura, mi sento a mio agio, il fumo è fortissimo e mi sale e lecco, lecco, lecco e lei mugola piano, perchè per fare per bene il mestiere della troia il sesso ti deve piacere, altrimenti puoi essere la più bella del mondo, ma con te non ci viene nessuno e comincia a succhiarmi la minchia con eccelsa bravura e lentissima arte, massaggiandomi i coglioni e poi sotto, il perineo ed il buco del culo e succhia lenta, guardandomi con quei due fanali arabi ipnotici e succhia e mi dice che ho il cazzo grosso e questo me lo fa gonfiare ancora di più e lei succhia, me lo tira a lucido come un paracarro d'acciaio e poi la giro e le mangio il culo e lei si apre le natiche per farmi fare tutto quello che voglio, tutto, tutto e continuo a leccarle il buco scurissimo incorniciato di corti peletti eccitanti, nella luce rossa della stanzina lupanare e mi inebrio del suo odore misto a un profumo dolcissimo e speziato e spingo la lingua nel buco che cede molle e le assaggio l'intestino amarognolo accarezzandole le generose natiche e le cosce sino ai piedi.
Sode mammelle giunoniche dalla forma esaltante mi dondolano ritmiche davanti agli occhi mentre Basma ondeggia il culo imperiale impalata sul mio cazzo pietroso.
Godo, è stupenda, è diversa, è carnosa, è bellissima, è presa, gode, la sento. Poi di fianco, con ritmo sensuale, poi alla pecora piegato sulla sua schiena, poi sguscio e glielo punto nel culo e lei aderisce sottomessa al materasso e si allarga le natiche e io entro lentamente, con rispetto, mentre lei emette piccoli gridolini di dolore che mi eccitano e scivolo dentro e lei mi ciuccia col culo e lentamente, pazientemente, attentamente, le pianto la verga fin quasi ai coglioni e mi muovo con cura, con attenzione, godendo delle sue strette improvvise e del suo ansimare dolente, mi piace il suo culo, mi piace che provi quel sottile dolore estasiante ed in breve la carne si scioglie, si allarga e il cazzo può scivolare più rapido, appena di più, sgusciando di fuori, facendo liberare il profumo di intestino bagnato della bella Basma, per poi tornare dentro, per essere tirato fuori e rimesso dentro, e tirato fuori e rimesso dentro, mentre la sua espressione sofferente mi arrapa da pazzi, la schiena le si imperla di un velo di fine sudore che lecco e la abbraccio sfondandola con un vigore che pare apprezzare e spingo più a fondo e lei non smette di emettere piccoli gridolini aggrapppandosi alle lenzuola e a domanda risponde, le piace, le piace nel culo, la sto facendo godere, che non importa se è vero od è mera recitazione, ciò che importa è che il suo retto scivoloso calzi come un guanto di carne il mio cazzo e la chiavo nel culo a lungo, in tutte le posizioni del mondo, godendo di quel buco che pare che urli da quanto aperto ed oscuro rimane quando ne esco d'improvviso, chinandomi a leccare il bordo interno, roteandovi la lingua per mantenerlo aperto e poi ficcarci dentro il cazzo di nuovo, di scatto, sentendo il riflesso che strozza e mi ciuccia e mi porta a leccare la fica all'estasi da quanto godo.
La giro, la metto seduta, le unisco i piedi, mi sgommo la fava e sfrego con vigore la parte inferiore della cappella sulle sue unghie sensuali, che mi graffiano, che mi mandano in orbita, mentre lei, scomposta, spettinata e con la figa aperta, muove appena le dita per esaltare il mio piacere che scoppia in una sborrata con l'urlo, sborra schizzata sino alle caviglie dal mio cazzo violaceo di sangue.
Li è valsi tutti i dirham che mi ha chiesto.
Anzi no.
Ne vale assai di più.
Adoro questa città e le sue superbe femmine.
La adoro.
Pagine
sabato 13 aprile 2013
venerdì 12 aprile 2013
Venerdì Tazio??
Sono qui nel mio ufficio al 9 piano di Casablanca, sede marocchina della Tazietti&Tazietti s.a.
Sto lavorando sodo ad alcuni punti, smazzando fogli e facendo conti. D'improvviso il parlàfono fa pirulì.
Skiz "Ciao stas se vuoi prendo TGV e vengo Paris come 6 messo?"
Taz "Ciao nn sn Par"
Skiz "E dove 6??"
Taz "Casablanca"
Skiz ":D :D 6 andato a fare zac? spero di no :D :D"
Taz "nn scherzo sn ver qui"
E da questo mio ultimo dottissimo text, non ne sono seguiti altri. E così ho potuto ridedicarmi alla pianificazione finanziaria della mia fuga verso la bocaficaculo di cioccolata odorosa. Sì, perchè se faccio l'adventurer in hotel a sei stelle, pranzando alla francese, bevendo Chateau Margaux e champagnini vari, devo mettere in conto un 2.000,00 euri medi alla settimana al netto dei voli e 'sto fatto renderebbe assai breve il mio cammino. Senza contare che non ho speso, ad ora, nemmeno un euro a troie, cosa assolutamente anomala ed irripetibile.
E così spulcio, guardo e leggo e il parlàfono fa pirulì.
Skiz "Mi dici 6 vuoi ke prenda tgv o no?"
Taz "sn a casab veramente nn sn a par. se ero a par sì ma sn qui"
Skiz "vaffanculo"
Ok. Vedrò di accontentarla non appena possibile.
Che intanto ci vada lei a tenermi il posto.
Quindi la faccenda va articolata con parsimonia. Potrei, ad esempio, sbaraccare da qui lunedì, o domenica e cercarmi una pensioncina con l'aiuto di Massoud. Sono certo che si può stare dignitosamente spendendo a notte un terzo come minimo di quello che spendo qui.
Ma non faccio a tempo a condensare il pensiero sublime che pirulì di nuovo.
Monique "Ciao caro, sono terribilmente dispiaciuta ma i nostri piani per la serata saltano perchè sono stata invitata da colleghi a una cena d'addio in mio onore. Quando rientro in albergo ti mando un text e se sei sveglio e hai voglia beviamo qualcosa."
Taz "Non ti preoccupare, facciamo come hai detto"
Stasera si va a troie nella medinaaaaaaa, yuppie!
Allora, ricapitolando con un luridissimo sorriso.
Chiedo a Massoud una sistemazione low cost e poi potrei crearmi una sorta di schema che potrebbe, ad esempio, essere fatto così: arrivo nel luogo nuovo e mi trovo un albergo number one, da cui fare base per esplorare e capire e trovarmi nel giro di max due giorni una sistemazione low cost. Mi sembra ragionevole come metodo, credo.
Drin drin drin drin. "Squinzy" "Squinzy" "Squinzy".
Rispondo.
Un boato in un imbuto mi travolge il timpano. Va e viene. Preferisco quando va, a quando viene. Capisco poco dell'urlato complessivo, ma ironia della sorte, la disturbatissima conversazione dall'imbuto oceanico lascia ben distinti e ben scanditi: "Pezzo di merda" "figlio di puttana" "ne ho i coglioni pieni" "pazzo" "vaffanculo" e, dopo alcuni minuti meravigliosi in cui ho tenuto il parlàfono a dieci centimetri dall'orecchio, senza dire nulla, ho udito il classico ed arcinoto perentorio "Non hai niente da dire???????".
Vi ho riflettuto qualche secondo, prima di rispondere. Perché io sono così, sono riflessivo, cosa devo fare?
E poi ho detto.
"Scusami Chiara, starei ore a parlare con te, ma non vorrei fare aspettare l'Emiro del Qatar per il tè, ti richiamo dopo, salam alayk" e ho chiuso.
Che carattere, accidenti.
Abbinamento suoneria silenziosa a Squinzy.
Fatto.
Allora, dicevo.
Teoria del doppio step: si parte dal lusso per individuare il nice price confortevole. Funzionerà? Boh. Chi lo sa? Chi lo saprà? Io per certo lo saprò. Bene bene bene, quindi cominciamo a pianificare Dakar, che drin drin drin drin. Comincio a essere sovrassaturo.
"Ruggi" "Ruggi" "Ruggi" "Ruggi". Rispondo.
"Vecchio puttaniere quante papere hai sventrato nell'isolona del ficcaficca?" e ride come il coglione che è.
"Ad eptazzeffe, vecchio satrapo pederasta culattone" e rido come il coglione che sono.
"Oh, ieri sera mi sono rimorchiato un bocconcino a Bologna… da bava alla bocca" e io penso alla solita troia russa, ma invece no.
"Venezuelana, due metri e mezzo senza tacchi, due tettine da svenimento e una becca sotto lunga come un braccio" e ride ride ride e io rido rido rido rido.
"Mi brucia ancora il culo!!!" e ride ride ride ride e io comincio a dirgli che lo sento malissimo, perchè il roaming alle Canarie fa schifo. Al che lui cava un bestemmione e mi dice "MA SEI ANCORA LI'???????" e ride ride ride e io chiudo chiudo e spengo il telefono.
Ebbasta.
Eccheè?
Venerdì fa pesce, non Tazio. Cazzomerda.
Ricominciamo a riordinare i punti: step, viaggio, Dakar, troie stasera.
Echeccazzo, lasciatemi lavorare, sfaticati.
Dunque.
Sto lavorando sodo ad alcuni punti, smazzando fogli e facendo conti. D'improvviso il parlàfono fa pirulì.
Skiz "Ciao stas se vuoi prendo TGV e vengo Paris come 6 messo?"
Taz "Ciao nn sn Par"
Skiz "E dove 6??"
Taz "Casablanca"
Skiz ":D :D 6 andato a fare zac? spero di no :D :D"
Taz "nn scherzo sn ver qui"
E da questo mio ultimo dottissimo text, non ne sono seguiti altri. E così ho potuto ridedicarmi alla pianificazione finanziaria della mia fuga verso la bocaficaculo di cioccolata odorosa. Sì, perchè se faccio l'adventurer in hotel a sei stelle, pranzando alla francese, bevendo Chateau Margaux e champagnini vari, devo mettere in conto un 2.000,00 euri medi alla settimana al netto dei voli e 'sto fatto renderebbe assai breve il mio cammino. Senza contare che non ho speso, ad ora, nemmeno un euro a troie, cosa assolutamente anomala ed irripetibile.
E così spulcio, guardo e leggo e il parlàfono fa pirulì.
Skiz "Mi dici 6 vuoi ke prenda tgv o no?"
Taz "sn a casab veramente nn sn a par. se ero a par sì ma sn qui"
Skiz "vaffanculo"
Ok. Vedrò di accontentarla non appena possibile.
Che intanto ci vada lei a tenermi il posto.
Quindi la faccenda va articolata con parsimonia. Potrei, ad esempio, sbaraccare da qui lunedì, o domenica e cercarmi una pensioncina con l'aiuto di Massoud. Sono certo che si può stare dignitosamente spendendo a notte un terzo come minimo di quello che spendo qui.
Ma non faccio a tempo a condensare il pensiero sublime che pirulì di nuovo.
Monique "Ciao caro, sono terribilmente dispiaciuta ma i nostri piani per la serata saltano perchè sono stata invitata da colleghi a una cena d'addio in mio onore. Quando rientro in albergo ti mando un text e se sei sveglio e hai voglia beviamo qualcosa."
Taz "Non ti preoccupare, facciamo come hai detto"
Stasera si va a troie nella medinaaaaaaa, yuppie!
Allora, ricapitolando con un luridissimo sorriso.
Chiedo a Massoud una sistemazione low cost e poi potrei crearmi una sorta di schema che potrebbe, ad esempio, essere fatto così: arrivo nel luogo nuovo e mi trovo un albergo number one, da cui fare base per esplorare e capire e trovarmi nel giro di max due giorni una sistemazione low cost. Mi sembra ragionevole come metodo, credo.
Drin drin drin drin. "Squinzy" "Squinzy" "Squinzy".
Rispondo.
Un boato in un imbuto mi travolge il timpano. Va e viene. Preferisco quando va, a quando viene. Capisco poco dell'urlato complessivo, ma ironia della sorte, la disturbatissima conversazione dall'imbuto oceanico lascia ben distinti e ben scanditi: "Pezzo di merda" "figlio di puttana" "ne ho i coglioni pieni" "pazzo" "vaffanculo" e, dopo alcuni minuti meravigliosi in cui ho tenuto il parlàfono a dieci centimetri dall'orecchio, senza dire nulla, ho udito il classico ed arcinoto perentorio "Non hai niente da dire???????".
Vi ho riflettuto qualche secondo, prima di rispondere. Perché io sono così, sono riflessivo, cosa devo fare?
E poi ho detto.
"Scusami Chiara, starei ore a parlare con te, ma non vorrei fare aspettare l'Emiro del Qatar per il tè, ti richiamo dopo, salam alayk" e ho chiuso.
Che carattere, accidenti.
Abbinamento suoneria silenziosa a Squinzy.
Fatto.
Allora, dicevo.
Teoria del doppio step: si parte dal lusso per individuare il nice price confortevole. Funzionerà? Boh. Chi lo sa? Chi lo saprà? Io per certo lo saprò. Bene bene bene, quindi cominciamo a pianificare Dakar, che drin drin drin drin. Comincio a essere sovrassaturo.
"Ruggi" "Ruggi" "Ruggi" "Ruggi". Rispondo.
"Vecchio puttaniere quante papere hai sventrato nell'isolona del ficcaficca?" e ride come il coglione che è.
"Ad eptazzeffe, vecchio satrapo pederasta culattone" e rido come il coglione che sono.
"Oh, ieri sera mi sono rimorchiato un bocconcino a Bologna… da bava alla bocca" e io penso alla solita troia russa, ma invece no.
"Venezuelana, due metri e mezzo senza tacchi, due tettine da svenimento e una becca sotto lunga come un braccio" e ride ride ride e io rido rido rido rido.
"Mi brucia ancora il culo!!!" e ride ride ride ride e io comincio a dirgli che lo sento malissimo, perchè il roaming alle Canarie fa schifo. Al che lui cava un bestemmione e mi dice "MA SEI ANCORA LI'???????" e ride ride ride e io chiudo chiudo e spengo il telefono.
Ebbasta.
Eccheè?
Venerdì fa pesce, non Tazio. Cazzomerda.
Ricominciamo a riordinare i punti: step, viaggio, Dakar, troie stasera.
Echeccazzo, lasciatemi lavorare, sfaticati.
Dunque.
Verginità, Moschee, Vedove e miglioramenti
Bonjour.
Ho visto la Moschea di Hassan II.
D'altra parte, non vederla è impossibile. E' una roba di dimensioni paradossali. Vi dico solo che la torre del minareto spara duecento (200) metri di altezza.
Vi dico solo che tra dentro e fuori ci stanno più di centomila (100.000) persone di cui venticinquemila (25.000) dentro, comodamente preganti sul pavimento riscaldato. Un'opera sobria, insomma.
Nessuna fatica fisica nè a raggiungerla, nè a tornare.
Però a metà pomeriggio quel sudorino fastidioso mi ha detto che la febbrina c'era.
Non ho preso la tachipirina, che altrimenti mi scioglievo nel sudore. Ho aspettato e dopo un paio d'ore è passato tutto.
Veniamo alla parte interessante.
Ho aperitivato e cenato con Monique. Piacevolissima conversazione nella quale ha demolito, frantumato, polverizzato ed aspirato l'Italia, spazzandola via dalla cartina geografica che manco Metternich sarebbe arrivato a tanto. Le ho dato una corposa mano, rendendola edotta di dettagli che forse le erano sfuggiti. Insomma, le ho passato gli accessori dell'Hoover. Poi, però, le ho anche comunicato le mie personali opinioni sull'Olanda, gli olandesi e le olandesi e così siamo andati avanti per un po' a prenderci a badilatine di merdina, per poi convergere, compatti come un sol uomo, sul territorio germanico, luogo in cui ciascuno ha preso delle purghe potenti, nel timore che la merda da sbadilare potesse finire.
E siamo giunti al dessert. O meglio, lei è giunta al dessert.
E lì gli animi erano già più pacati, anche perchè alla seconda bottiglia di Chateau Margaux Pavillon Blanc, si pacano anche non volendolo.
A quel rilassato e molle punto, mi è occorso impellentemente di prefigurarle un'ipotesi preceduta da una premessa. La premessa era una distinta dichiarazione di quanto avessi voglia di infilarle la lingua nella fica e, per rendere ancor più piacevole e di classe tale nobile pratica, le ho confessato che l'idea di vederla sorseggiare dello Champagne nuda, mentre io mi dedicavo al suo sacro buco, mi stava rinvigorendo un'inattesa erezione che, qualora lei non volesse credermi, poteva saggiare col suo nudo piedino sotto la tavola.
L'Africa non mi vede più sessualmente vergine. Ho perso la mia verginità con una donna olandese minuta e paffutina, dal corpicino davvero sensuale e tenero, dalla passera rasata a morte, dalle tettine graziosissime, dal sederino sodo e formato, dai piccoli piedini da infanta e dalla passione per i grossi calibri di cui io, senza falsa modestia, sono un portabandiera d'eccezione, con l'asta che mi ritrovo.
Una maialina, sia per le prodezze lenzuolari, che per la sensualità rotondeggiante di ogni sua curva e piegolina, odorosa pungente ed acre tra le appiccicose labbrine minute, ruvida sul muscoletto rotondo dichiarato off limits (che peccato, che peccato!), sapiente bocchinara, ardita cavalcatrice, sottomessa chiocciola, leccabile in ogni area senza inopportuno solletico, dall'ascella carnosa e succhiabile con suo estatico sorriso e respiro affannoso, amante dello schizzo in faccia, per il quale si è prodigata in totale autonomia, scappucciandomi, segandomi, suggendomi, direzionando, spalmando e leccando in estasi ancellare.
Hai capito la televisione olandese quant'è avanti?
Giaciamo sul mio letto dando fondo alle ultime gocce di Vedova, molli come alla corte di Luigi XV.
"Ci vorrebbe una caccola di fumo" le dico così, generico, periferico, perimetrico, distratto e sognatore.
"Ce l'ho, ma in camera" mi risponde eterea, molle, distratta, ammorbata, viziosa e sensuale.
Si droga, mi piace. Il cazzo mi si intosta.
Lei lo nota e vi si dedica.
Ed io, da munifico signore rinascimentale quale sono, la chiavo senza pietà, donandole le ultime gocce di sperma divino.
Ebbra mi saluta sbacciucchiandomi sulla porta, le scarpe in mano.
"Domani sera ceniamo nella mia camera, nudi, con le mani. E poi ci fumiamo il marocchino e scopiamo come i matti.". Che ospite di classe.
Mi aspetta un bel venerdì sera, devo dire. Un bel modo per salutarci, anche. Perchè sabato Monique ritorna in Olanda.
Speriamo che da sobria si ricordi il sapido progettino, piuttosto.
Bello qui a Casablanca.
Molto bello, non l'avrei detto.
Ho visto la Moschea di Hassan II.
D'altra parte, non vederla è impossibile. E' una roba di dimensioni paradossali. Vi dico solo che la torre del minareto spara duecento (200) metri di altezza.
Vi dico solo che tra dentro e fuori ci stanno più di centomila (100.000) persone di cui venticinquemila (25.000) dentro, comodamente preganti sul pavimento riscaldato. Un'opera sobria, insomma.
Nessuna fatica fisica nè a raggiungerla, nè a tornare.
Però a metà pomeriggio quel sudorino fastidioso mi ha detto che la febbrina c'era.
Non ho preso la tachipirina, che altrimenti mi scioglievo nel sudore. Ho aspettato e dopo un paio d'ore è passato tutto.
Veniamo alla parte interessante.
Ho aperitivato e cenato con Monique. Piacevolissima conversazione nella quale ha demolito, frantumato, polverizzato ed aspirato l'Italia, spazzandola via dalla cartina geografica che manco Metternich sarebbe arrivato a tanto. Le ho dato una corposa mano, rendendola edotta di dettagli che forse le erano sfuggiti. Insomma, le ho passato gli accessori dell'Hoover. Poi, però, le ho anche comunicato le mie personali opinioni sull'Olanda, gli olandesi e le olandesi e così siamo andati avanti per un po' a prenderci a badilatine di merdina, per poi convergere, compatti come un sol uomo, sul territorio germanico, luogo in cui ciascuno ha preso delle purghe potenti, nel timore che la merda da sbadilare potesse finire.
E siamo giunti al dessert. O meglio, lei è giunta al dessert.
E lì gli animi erano già più pacati, anche perchè alla seconda bottiglia di Chateau Margaux Pavillon Blanc, si pacano anche non volendolo.
A quel rilassato e molle punto, mi è occorso impellentemente di prefigurarle un'ipotesi preceduta da una premessa. La premessa era una distinta dichiarazione di quanto avessi voglia di infilarle la lingua nella fica e, per rendere ancor più piacevole e di classe tale nobile pratica, le ho confessato che l'idea di vederla sorseggiare dello Champagne nuda, mentre io mi dedicavo al suo sacro buco, mi stava rinvigorendo un'inattesa erezione che, qualora lei non volesse credermi, poteva saggiare col suo nudo piedino sotto la tavola.
L'Africa non mi vede più sessualmente vergine. Ho perso la mia verginità con una donna olandese minuta e paffutina, dal corpicino davvero sensuale e tenero, dalla passera rasata a morte, dalle tettine graziosissime, dal sederino sodo e formato, dai piccoli piedini da infanta e dalla passione per i grossi calibri di cui io, senza falsa modestia, sono un portabandiera d'eccezione, con l'asta che mi ritrovo.
Una maialina, sia per le prodezze lenzuolari, che per la sensualità rotondeggiante di ogni sua curva e piegolina, odorosa pungente ed acre tra le appiccicose labbrine minute, ruvida sul muscoletto rotondo dichiarato off limits (che peccato, che peccato!), sapiente bocchinara, ardita cavalcatrice, sottomessa chiocciola, leccabile in ogni area senza inopportuno solletico, dall'ascella carnosa e succhiabile con suo estatico sorriso e respiro affannoso, amante dello schizzo in faccia, per il quale si è prodigata in totale autonomia, scappucciandomi, segandomi, suggendomi, direzionando, spalmando e leccando in estasi ancellare.
Hai capito la televisione olandese quant'è avanti?
Giaciamo sul mio letto dando fondo alle ultime gocce di Vedova, molli come alla corte di Luigi XV.
"Ci vorrebbe una caccola di fumo" le dico così, generico, periferico, perimetrico, distratto e sognatore.
"Ce l'ho, ma in camera" mi risponde eterea, molle, distratta, ammorbata, viziosa e sensuale.
Si droga, mi piace. Il cazzo mi si intosta.
Lei lo nota e vi si dedica.
Ed io, da munifico signore rinascimentale quale sono, la chiavo senza pietà, donandole le ultime gocce di sperma divino.
Ebbra mi saluta sbacciucchiandomi sulla porta, le scarpe in mano.
"Domani sera ceniamo nella mia camera, nudi, con le mani. E poi ci fumiamo il marocchino e scopiamo come i matti.". Che ospite di classe.
Mi aspetta un bel venerdì sera, devo dire. Un bel modo per salutarci, anche. Perchè sabato Monique ritorna in Olanda.
Speriamo che da sobria si ricordi il sapido progettino, piuttosto.
Bello qui a Casablanca.
Molto bello, non l'avrei detto.
giovedì 11 aprile 2013
Tazio il saggio signore dai modi eleganti
Cazzarola che dormite turbo che mi faccio. Stanotte è andato tutto bene, ho dormito come un sasso, sobrio e senza ausili.
Non credo di avere avuto grandi febbroni, ma ieri sera, dopo cena, sicuramente mi è salita un pochetto.
Animato da non so quale arcana ed inattesa saggezza, anche ieri sera mi sono astenuto dal gioire della Casablanca lurida che, giorno dopo giorno, mi attrae un bel po'. Altro riso scondito, altro filet mignon scottato, accompagnato da due patate duchesse su un lettuccio di spinaci.
Al ristorante francese, ieri sera, c'è stata una new entry occidentale.
Una signora, dall'aspetto curioso. Prendete una bambina di quattordici anni di piccola statura, ma non una di quelle di oggi, una di quelle che c'erano quando noi quarantenni eravamo quattordicenni. Tagliatele i capelli biondo rossicci da maschietto, mettetele due grandi occhioni verdi e vestitela con quei vestitini da bambina, con le mezze maniche, tinta sabbia. Poi, improvvisamente, fatela diventare trentacinquenne, circa. Paciocconatela, ma con garbo. Arrotondatela, impolpatela, rendetela rotonda ma con forme equilibrate ed eleganti, dotatela appena di un po' di sottogola e vualà: la signora è fatta.
Cenava a due tavoli dal mio e leggeva una rivista, mangiando.
Ha finito prima di me e si è alzata, andandosi a sedere nella hall. Io ho finito e poi, come ovvio, l'ho raggiunta ed abbordata.
Diciamo che qui, tra sauditi con il loro codazzo di puttane e lacchè, francesi rumorosi e egiziani sinistri, la conversazione sostenibile è merce rara.
Si chiama Monique, è olandese, è una giornalista televisiva ed è qui anche lei in transito. Pochi giorni, giusto quelli necessari a fare un'intervista a non so chicazzochi relativamente alla primavera araba. Abbiamo avuto una gradevole conversazione sull'Europa, l'Euro, la politica estera, il Medio Oriente e la serata è passata con una rilassatezza davvero piacevole. Poi, alla volta delle ventitre, Monique ha aggiornato la seduta. Ci siamo accordati che avremmo bevuto un aperitivo e cenato assieme, stasera. Soldiarietà tra toubab. Ma che bello. Mi sento molto un miliardario in Nord Africa per affari, che si gode l'opulenza del suo dissanguante albergo con una donna olandese dalla storia affascinante.
Oggi farò un'uscita test. La Moschea di Hassan è a circa due chilometri a piedi dal mio albergo. Una passeggiata sostenibile, a mio avviso.
Misurerò le mie reazioni allo sforzo, ma a priori mi sento di dire che ce la posso fare.
Bello qui.
Non mi dispiace questa quarantena forzata.
A dopo, dudes.
Non credo di avere avuto grandi febbroni, ma ieri sera, dopo cena, sicuramente mi è salita un pochetto.
Animato da non so quale arcana ed inattesa saggezza, anche ieri sera mi sono astenuto dal gioire della Casablanca lurida che, giorno dopo giorno, mi attrae un bel po'. Altro riso scondito, altro filet mignon scottato, accompagnato da due patate duchesse su un lettuccio di spinaci.
Al ristorante francese, ieri sera, c'è stata una new entry occidentale.
Una signora, dall'aspetto curioso. Prendete una bambina di quattordici anni di piccola statura, ma non una di quelle di oggi, una di quelle che c'erano quando noi quarantenni eravamo quattordicenni. Tagliatele i capelli biondo rossicci da maschietto, mettetele due grandi occhioni verdi e vestitela con quei vestitini da bambina, con le mezze maniche, tinta sabbia. Poi, improvvisamente, fatela diventare trentacinquenne, circa. Paciocconatela, ma con garbo. Arrotondatela, impolpatela, rendetela rotonda ma con forme equilibrate ed eleganti, dotatela appena di un po' di sottogola e vualà: la signora è fatta.
Cenava a due tavoli dal mio e leggeva una rivista, mangiando.
Ha finito prima di me e si è alzata, andandosi a sedere nella hall. Io ho finito e poi, come ovvio, l'ho raggiunta ed abbordata.
Diciamo che qui, tra sauditi con il loro codazzo di puttane e lacchè, francesi rumorosi e egiziani sinistri, la conversazione sostenibile è merce rara.
Si chiama Monique, è olandese, è una giornalista televisiva ed è qui anche lei in transito. Pochi giorni, giusto quelli necessari a fare un'intervista a non so chicazzochi relativamente alla primavera araba. Abbiamo avuto una gradevole conversazione sull'Europa, l'Euro, la politica estera, il Medio Oriente e la serata è passata con una rilassatezza davvero piacevole. Poi, alla volta delle ventitre, Monique ha aggiornato la seduta. Ci siamo accordati che avremmo bevuto un aperitivo e cenato assieme, stasera. Soldiarietà tra toubab. Ma che bello. Mi sento molto un miliardario in Nord Africa per affari, che si gode l'opulenza del suo dissanguante albergo con una donna olandese dalla storia affascinante.
Oggi farò un'uscita test. La Moschea di Hassan è a circa due chilometri a piedi dal mio albergo. Una passeggiata sostenibile, a mio avviso.
Misurerò le mie reazioni allo sforzo, ma a priori mi sento di dire che ce la posso fare.
Bello qui.
Non mi dispiace questa quarantena forzata.
A dopo, dudes.
mercoledì 10 aprile 2013
Lenti progressi e pensieri normali
Ho dormito tutto il pomeriggio. Ho sudato, anche, per cui penso che una botta di febbre mi sia venuta.
Però adesso mi sento bene, dopo la doccia.
Ho capito che il segreto è mangiare leggerissimo: mi sono fatto dare del riso scondito e ho mangiato un filet mignon appena scottato. Perfetto.
Certo che, adesso che sto bene, non riesco a dimenticare una frase dell'ottimo Massoud di ieri: ti consiglio questa maison che ci sono anche dei bei ragazzi giovani, se ti interessano.
Sono solo terrorizzato sul concetto di "ragazzo giovane" di Massoud, non vorrei che scivolassimo su un terreno che odio e che mi inorridisce.
Però se si trattasse di bei ragazzi marocchini di vent'anni, con quella bella pelle ambrata e i capelli rasatissimi, il discorso cambierebbe eccome. Con quei sederini tondi e sodi, magri, sarebbero assai interessanti.
E poi i marocchini hanno dei bei cazzi, magari non enormi, ma belli, coi peli neri ispidi.
I cazzi enormi li troverò in Senegal, invece.
Mi vengono i brividi solo a pensarci.
Devo portare pazienza e assaggerò il serpente nero, che non vedo l'ora di sentire sin dove me lo sento dentro.
Rimane fermo il fatto che sono a Casablanca, a quattro passi dalla medina e che il pensiero di giacere con un paio di bei ragazzi arrapati non mi lascia indifferente. Sono solo le diciotto, devo andare per gradi. Devo valutare come mi sentirò più tardi, perchè in ogni caso gli sbalzi termici ci sono.
Al massimo mi affiderò al famoso canale 133 e mi darò piacere da solo, come una vecchia dama inglese pervertita con il suo fallo di avorio.
Ad averne uno saprei già dove sarebbe saldamente conficcato.
Massoud, Massoud, tu mi ucciderai.
Meglio che faccia il sacco per la laundry, va là.
Però adesso mi sento bene, dopo la doccia.
Ho capito che il segreto è mangiare leggerissimo: mi sono fatto dare del riso scondito e ho mangiato un filet mignon appena scottato. Perfetto.
Certo che, adesso che sto bene, non riesco a dimenticare una frase dell'ottimo Massoud di ieri: ti consiglio questa maison che ci sono anche dei bei ragazzi giovani, se ti interessano.
Sono solo terrorizzato sul concetto di "ragazzo giovane" di Massoud, non vorrei che scivolassimo su un terreno che odio e che mi inorridisce.
Però se si trattasse di bei ragazzi marocchini di vent'anni, con quella bella pelle ambrata e i capelli rasatissimi, il discorso cambierebbe eccome. Con quei sederini tondi e sodi, magri, sarebbero assai interessanti.
E poi i marocchini hanno dei bei cazzi, magari non enormi, ma belli, coi peli neri ispidi.
I cazzi enormi li troverò in Senegal, invece.
Mi vengono i brividi solo a pensarci.
Devo portare pazienza e assaggerò il serpente nero, che non vedo l'ora di sentire sin dove me lo sento dentro.
Rimane fermo il fatto che sono a Casablanca, a quattro passi dalla medina e che il pensiero di giacere con un paio di bei ragazzi arrapati non mi lascia indifferente. Sono solo le diciotto, devo andare per gradi. Devo valutare come mi sentirò più tardi, perchè in ogni caso gli sbalzi termici ci sono.
Al massimo mi affiderò al famoso canale 133 e mi darò piacere da solo, come una vecchia dama inglese pervertita con il suo fallo di avorio.
Ad averne uno saprei già dove sarebbe saldamente conficcato.
Massoud, Massoud, tu mi ucciderai.
Meglio che faccia il sacco per la laundry, va là.
Va meglio
Seratanottata di inferno, tra brodi e polli mangiati in camera e poi vomitati nel cesso e tv satellitare e whisky e febbre e tachipirina e docce e un'inferno insomma. Poi, finalmente, alle cinque credo, mi sono addormentato e stamattina sono sfebbrato. Il braccio mi duole ancora nel punto della puntura e c'ho pure un bell'ematomazzo violaceo.
Sono splendido come un umano appena cagato da Alien.
Ho telefonato al dottore, così, per sentire come sta.
Nessuno chiede mai a un medico come sta, l'avete notato?
E' una disparità insensibile, oltre che maleducata.
Tutto è sotto controllo, lui sta bene e per me il peggio pare essere passato, quindi avanti tutta.
C'è il sole, un bel teporino, si sta bene.
Mi balocco nella mia camerina e faccio alcune considerazioni periferiche e perimetriche, sull'onda di questa indianajonesite che mi ha infettato.
Seguitemi.
Io ora me ne sto quatto quatto qui per un pugnetto di giorni, tanto per vedere se la situazione è maneggevole e colgo l'occasione per fare il turistino per bene: palazzi, moschee, bordelli e cazzi e mazzi. Che deve essere di un bello notevole. Poi, passato il pugnetto di giorni e rinforzatomi a botte di tajine millegusti, potrei essere in grado di affrontare quei ridicoli 250 Km di strada che mi separano da Marrakech. Eh.
Sarebbe uno spreco non andare a Marrakech che mi è qui in fondo alla stradona dritta dritta. Su come potrei arrivarci ci devo lavorare.
Però, una volta là ed una volta riposate le membra ed arricchito lo spirito a botte di tajine millegusti e buchini del culo berberi, potrei cercare qualcuno che mi porta sull'Atlante.
No, dico, raga, l'Atlante, mica cazzi.
Mica Bardonecchia, qui parliamo dell'Atlante.
Non mi ci vedete bene sulle desertiche alture dell'Atlante, col capo avvolto in un taguelmoust nero, che mi sbragagno la fava schizzando felice il mio seme divino nel vento del deserto? Io mi ci vedrei bene eccome.
La sega sull'Atlante (non quello De Agostini, già fatta quella) è un must per lo stupendo maschio moderno che vive col suo tempo e la performàns.
Da lì, poi, ad eiaculazione avvenuta, potrei far ritorno a Marrakech e, dopo aver esplorato altri ani del luogo, potrei imbarcarmi in aereo per Dakar con touch-and-go obbligatorio su Casablanca. Mica male eh?
Beh, ho un sacco di tempo per mettere a punto mille idee sfolgoranti e di pregevole classe come questa, se continuo a stare come oggi.
Oggi va proprio bene.
Adesso mi compongo e scendo a mangiare di sotto. Penso mangerò francese. Magari un pesciolino? O un poulettino? Chi lo può sapere, ma è questa la parte elettrizzante dell'avventura, alla fine.
A dopo.
Sono splendido come un umano appena cagato da Alien.
Ho telefonato al dottore, così, per sentire come sta.
Nessuno chiede mai a un medico come sta, l'avete notato?
E' una disparità insensibile, oltre che maleducata.
Tutto è sotto controllo, lui sta bene e per me il peggio pare essere passato, quindi avanti tutta.
C'è il sole, un bel teporino, si sta bene.
Mi balocco nella mia camerina e faccio alcune considerazioni periferiche e perimetriche, sull'onda di questa indianajonesite che mi ha infettato.
Seguitemi.
Io ora me ne sto quatto quatto qui per un pugnetto di giorni, tanto per vedere se la situazione è maneggevole e colgo l'occasione per fare il turistino per bene: palazzi, moschee, bordelli e cazzi e mazzi. Che deve essere di un bello notevole. Poi, passato il pugnetto di giorni e rinforzatomi a botte di tajine millegusti, potrei essere in grado di affrontare quei ridicoli 250 Km di strada che mi separano da Marrakech. Eh.
Sarebbe uno spreco non andare a Marrakech che mi è qui in fondo alla stradona dritta dritta. Su come potrei arrivarci ci devo lavorare.
Però, una volta là ed una volta riposate le membra ed arricchito lo spirito a botte di tajine millegusti e buchini del culo berberi, potrei cercare qualcuno che mi porta sull'Atlante.
No, dico, raga, l'Atlante, mica cazzi.
Mica Bardonecchia, qui parliamo dell'Atlante.
Non mi ci vedete bene sulle desertiche alture dell'Atlante, col capo avvolto in un taguelmoust nero, che mi sbragagno la fava schizzando felice il mio seme divino nel vento del deserto? Io mi ci vedrei bene eccome.
La sega sull'Atlante (non quello De Agostini, già fatta quella) è un must per lo stupendo maschio moderno che vive col suo tempo e la performàns.
Da lì, poi, ad eiaculazione avvenuta, potrei far ritorno a Marrakech e, dopo aver esplorato altri ani del luogo, potrei imbarcarmi in aereo per Dakar con touch-and-go obbligatorio su Casablanca. Mica male eh?
Beh, ho un sacco di tempo per mettere a punto mille idee sfolgoranti e di pregevole classe come questa, se continuo a stare come oggi.
Oggi va proprio bene.
Adesso mi compongo e scendo a mangiare di sotto. Penso mangerò francese. Magari un pesciolino? O un poulettino? Chi lo può sapere, ma è questa la parte elettrizzante dell'avventura, alla fine.
A dopo.
martedì 9 aprile 2013
Questo è il Marocco, monsieur
Sono sudato come un maiale, anche se fuori ci sono venti gradi e non duecento. Sarà che mi sarei dovuto fermare al quarto bourbon, sarà che non avrei dovuto prendere la tachipirina col bourbon, saranno un po' tutte 'ste cosette.
Beh, vi ho lasciati che ero in preda a dilemmi esistenziali di spessore esistenziale ed allora, con la scusa di farmi versare il quarto bourbon con discrezione, aggancio il barista e gli chiedo, con un giro di parole che ha messo a dura prova il mio francese, se in Marocco la prostituzione è un reato o se si riesce comunque a farsi qualche ficcatina e lui, visibilmente imbarazzato, mi risponde che sì, che in Marocco la prostituzione è illegale e che no, non saprebbe darmi alcuna indicazione.
Ringrazio, mi scuso, torno alla mia cuccia e me la metto via. Sento che la febbre sta salendo e mi calo la pastiglietta anti febbre che combatte la febbre. Di lì a un po' Massoud, il cameriere, viene a prelevare il vuoto e mi sussurra che mi avrebbe aspettato al caffè a cento metri dall'albergo sulla destra, appena staccato, cioè in mezz'ora. Bene, mi dico. Mi porta lì e mi sgozza. Però la cosa sembrava più legata alla mia domanda di prima e allora, vuoi per il bourbon, vuoi per la febbre, vuoi per la tachipirina, vuoi che non riesco a non essere uno sterminato coglione anche in Marocco, dico di sì e in mezz'ora sono là.
Un bar dimmerda, con un tanfo di sigaretta che sembrava ci fossero mille muratori degli anni '60.
Beviamo un caffè tossico, Massoud si accende una sigaretta mefitica e mi dice delle cose.
"Ti spiego in due parole come funziona il Marocco. Il Marocco può essere un posto mortalmente pericoloso o meravigliosamente bello. Sai cos'è che lo può far cambiare da mortale a bellissimo? I soldi. Qui tutto è in vendita io, lui, lui, questa tavola, tutto. Tutto." e aspira la sigaretta e non è più quel Massoud che mi versava bourbon e li piantava nel mio conto, no. Ora è Massoud di Casablanca.
"Vuoi una salope? Niente di più facile. Passeggia giù di là e sarà lei a trovare te, è una cosa facilissima. Facilissima. Ovviamente scordati di portartela in camera, le guardie all'ingresso massacrerebbero lei e farebbero cacciare te. Solo i sauditi si permettono questi lussi e tu non sei saudita."
"E allora come si fa?" chiedo da perfetto rincoglionito.
"Si fa che ti fai portare da lei, a casa sua, nel suo posto, non lo so. A tuo rischio e pericolo. Molte agganciano i turisti, li portano in posti che conoscono loro, lì c'è il fratello, l'amico e lo rapinano, lo uccidono anche."
Prospettiva davvero allettante, non vedo l'ora che una salope mi trovi, guardate.
"Scartiamo l'idea" dico.
Lui aspira e fa sì col capo.
"Tu hai bisogno di una maison, di un posto tranquillo, non preso di mira dalla polizia, tranquillo insomma." e gioca roteando sul posto il portacenere.
"Esatto" dico io, sudando come una bestia, ma lui non pare curarsene.
"Bene, allora. Io potrei, diciamo, darti delle indicazioni su due maison di classe, una qui vicino e una nella medina. Belle ragazze, bei ragazzi giovani, anche, se ti interessano, posto confortevole, alcolici, hashish. Continuo?"
"Continua."
"Io ti firmo un foglio di garanzia, tu entri chiedi della persona, dici che ti manda Massoud e gli fai vedere il foglietto e da quel momento diventi un cliente di riguardo. Però ti avviso: non farai affari lì, le salope si fanno pagare. Ma è merce di classe, non poutaine da strada."
E mi guarda sinistro come un magrebino sa guardare sinistro.
"Ok." dico, riprendendomi con una blanda voglia di sfida. "Riassumiamo. In albergo ti chiedo se sai qualcosa e fai l'imbarazzato e mi dici che la prostituzione è illegale e non sai niente. Dopo mezz'ora sto con te qui che mi proponi dei lasciapassare per dei bordelli mega lusso e non sei più imbarazzato. Chi mi assicura che non mi mandi a farmi sgozzare?"
"Nessuno" e beve l'orrida miscela.
"Vuoi garanzie? Canale 133 del satellitare: trasmette porno ventiquattr'ore al giorno. Ti metti lì da solo, uh? Capito? Non ti basta? E allora rischia. Questo è il Marocco monsieur."
Ci rifletto. Sarebbe da folli non accettare. Da idioti. E gli dico ok.
E lui tende la mano, con un sorriso.
E io infilo la mia nella tasca e gli sgancio quasi seicento dirham, l'equivalente di cinquanta euro, che lui intasca.
Poi tira fuori un blocchetto e comincia a scrivere in arabo.
Fa due foglietti, con l'indirizzo in francese e il messaggio in arabo e il nome delle persone in francese.
Mette un asterisco su uno dei due, quello della medina.
"Vacci, non te ne pentirai."
Io intasco e lui mi ferma.
"Una cosa monsieur. Se tu paghi seicento dirham un'informazione, firmi la dichiarazione che sei ricchissimo. E qui, in questi posti, tutto ha occhi. Diventa rischioso. Non più di duecento, se ti ricapiterà."
Eh già.
Questo è il Marocco, monsieur.
Prima di avviarmi e di andare a svenire in camera, gli chiedo un favore. Vorrei una bottiglia di bourbon e gli chiedo informazioni su dove comperarla.
"Marca?" mi chiede secco.
"Qualsiasi" rispondo fiacco.
Si alza e va dal barista. Confabula in arabo e di lì a cinque minuti, mentre mi scioglievo nel sudore, torna con un cartoccio.
"Mille" dice senza fronzoli.
Tiro fuori i mille e glieli dò.
"Vuoi offendermi?" mi chiede con un sorriso.
"Assolutamente no, anzi, ti ringrazio infinitamente…" blatero ai limiti del collasso.
Lui ride, dandomi indietro cinquecento dirham.
"Qui non eistono i primi prezzi, qui si tratta. Altrimenti si oltraggia con la propria ricchezza il venditore, ricordatelo."
"Perchè qui siamo in Marocco, monsieur" dico, mentre lui scoppia in una risata e mi stringe la mano.
Gli sono simpatico. Anche lui lo è, in un certo senso.
Mi riaccompagna quasi all'entrata dell'albergo.
"Sei in transito o resti?" mi chiede all'improvviso.
"In transito" rispondo con un filo di voce e il fiatone.
"Per dove, se posso?"
"Dakar"
E fa grandi cenni di assenso col capo.
"Domani andrà meglio con la febbre, vedrai. Il primo giorno è il peggiore."
Mi stringe la mano e se ne va.
Minchia.
Jack Daniel's Single Barrel. Grande Massoud.
Questo è il Marocco, monsieur.
Beh, vi ho lasciati che ero in preda a dilemmi esistenziali di spessore esistenziale ed allora, con la scusa di farmi versare il quarto bourbon con discrezione, aggancio il barista e gli chiedo, con un giro di parole che ha messo a dura prova il mio francese, se in Marocco la prostituzione è un reato o se si riesce comunque a farsi qualche ficcatina e lui, visibilmente imbarazzato, mi risponde che sì, che in Marocco la prostituzione è illegale e che no, non saprebbe darmi alcuna indicazione.
Ringrazio, mi scuso, torno alla mia cuccia e me la metto via. Sento che la febbre sta salendo e mi calo la pastiglietta anti febbre che combatte la febbre. Di lì a un po' Massoud, il cameriere, viene a prelevare il vuoto e mi sussurra che mi avrebbe aspettato al caffè a cento metri dall'albergo sulla destra, appena staccato, cioè in mezz'ora. Bene, mi dico. Mi porta lì e mi sgozza. Però la cosa sembrava più legata alla mia domanda di prima e allora, vuoi per il bourbon, vuoi per la febbre, vuoi per la tachipirina, vuoi che non riesco a non essere uno sterminato coglione anche in Marocco, dico di sì e in mezz'ora sono là.
Un bar dimmerda, con un tanfo di sigaretta che sembrava ci fossero mille muratori degli anni '60.
Beviamo un caffè tossico, Massoud si accende una sigaretta mefitica e mi dice delle cose.
"Ti spiego in due parole come funziona il Marocco. Il Marocco può essere un posto mortalmente pericoloso o meravigliosamente bello. Sai cos'è che lo può far cambiare da mortale a bellissimo? I soldi. Qui tutto è in vendita io, lui, lui, questa tavola, tutto. Tutto." e aspira la sigaretta e non è più quel Massoud che mi versava bourbon e li piantava nel mio conto, no. Ora è Massoud di Casablanca.
"Vuoi una salope? Niente di più facile. Passeggia giù di là e sarà lei a trovare te, è una cosa facilissima. Facilissima. Ovviamente scordati di portartela in camera, le guardie all'ingresso massacrerebbero lei e farebbero cacciare te. Solo i sauditi si permettono questi lussi e tu non sei saudita."
"E allora come si fa?" chiedo da perfetto rincoglionito.
"Si fa che ti fai portare da lei, a casa sua, nel suo posto, non lo so. A tuo rischio e pericolo. Molte agganciano i turisti, li portano in posti che conoscono loro, lì c'è il fratello, l'amico e lo rapinano, lo uccidono anche."
Prospettiva davvero allettante, non vedo l'ora che una salope mi trovi, guardate.
"Scartiamo l'idea" dico.
Lui aspira e fa sì col capo.
"Tu hai bisogno di una maison, di un posto tranquillo, non preso di mira dalla polizia, tranquillo insomma." e gioca roteando sul posto il portacenere.
"Esatto" dico io, sudando come una bestia, ma lui non pare curarsene.
"Bene, allora. Io potrei, diciamo, darti delle indicazioni su due maison di classe, una qui vicino e una nella medina. Belle ragazze, bei ragazzi giovani, anche, se ti interessano, posto confortevole, alcolici, hashish. Continuo?"
"Continua."
"Io ti firmo un foglio di garanzia, tu entri chiedi della persona, dici che ti manda Massoud e gli fai vedere il foglietto e da quel momento diventi un cliente di riguardo. Però ti avviso: non farai affari lì, le salope si fanno pagare. Ma è merce di classe, non poutaine da strada."
E mi guarda sinistro come un magrebino sa guardare sinistro.
"Ok." dico, riprendendomi con una blanda voglia di sfida. "Riassumiamo. In albergo ti chiedo se sai qualcosa e fai l'imbarazzato e mi dici che la prostituzione è illegale e non sai niente. Dopo mezz'ora sto con te qui che mi proponi dei lasciapassare per dei bordelli mega lusso e non sei più imbarazzato. Chi mi assicura che non mi mandi a farmi sgozzare?"
"Nessuno" e beve l'orrida miscela.
"Vuoi garanzie? Canale 133 del satellitare: trasmette porno ventiquattr'ore al giorno. Ti metti lì da solo, uh? Capito? Non ti basta? E allora rischia. Questo è il Marocco monsieur."
Ci rifletto. Sarebbe da folli non accettare. Da idioti. E gli dico ok.
E lui tende la mano, con un sorriso.
E io infilo la mia nella tasca e gli sgancio quasi seicento dirham, l'equivalente di cinquanta euro, che lui intasca.
Poi tira fuori un blocchetto e comincia a scrivere in arabo.
Fa due foglietti, con l'indirizzo in francese e il messaggio in arabo e il nome delle persone in francese.
Mette un asterisco su uno dei due, quello della medina.
"Vacci, non te ne pentirai."
Io intasco e lui mi ferma.
"Una cosa monsieur. Se tu paghi seicento dirham un'informazione, firmi la dichiarazione che sei ricchissimo. E qui, in questi posti, tutto ha occhi. Diventa rischioso. Non più di duecento, se ti ricapiterà."
Eh già.
Questo è il Marocco, monsieur.
Prima di avviarmi e di andare a svenire in camera, gli chiedo un favore. Vorrei una bottiglia di bourbon e gli chiedo informazioni su dove comperarla.
"Marca?" mi chiede secco.
"Qualsiasi" rispondo fiacco.
Si alza e va dal barista. Confabula in arabo e di lì a cinque minuti, mentre mi scioglievo nel sudore, torna con un cartoccio.
"Mille" dice senza fronzoli.
Tiro fuori i mille e glieli dò.
"Vuoi offendermi?" mi chiede con un sorriso.
"Assolutamente no, anzi, ti ringrazio infinitamente…" blatero ai limiti del collasso.
Lui ride, dandomi indietro cinquecento dirham.
"Qui non eistono i primi prezzi, qui si tratta. Altrimenti si oltraggia con la propria ricchezza il venditore, ricordatelo."
"Perchè qui siamo in Marocco, monsieur" dico, mentre lui scoppia in una risata e mi stringe la mano.
Gli sono simpatico. Anche lui lo è, in un certo senso.
Mi riaccompagna quasi all'entrata dell'albergo.
"Sei in transito o resti?" mi chiede all'improvviso.
"In transito" rispondo con un filo di voce e il fiatone.
"Per dove, se posso?"
"Dakar"
E fa grandi cenni di assenso col capo.
"Domani andrà meglio con la febbre, vedrai. Il primo giorno è il peggiore."
Mi stringe la mano e se ne va.
Minchia.
Jack Daniel's Single Barrel. Grande Massoud.
Questo è il Marocco, monsieur.
Bourbon and fever
Trentasetteequattro, tutto normale dice il dottorino marocchino e io non ci dò peso, mi accoccolo qui giù nella hall che mi sembra che da un momento all'altro possa arrivare Shahrazad a bordo di un cammello alato turchese. E' demenziale come l'hanno conciata, ci sono le palme di dentro e si sentono degli uccellini che cantano e che mi auguro siano veri e non una registrazione, ma temo per la seconda. Poi c'è una fontanella che tintinna, scroscia, sciaborda a sciacqua e che mi mette lo stimolo della pisciata ogni minuto.
Chi dice che i marocchini sono sinistri e scontrosi dice il falso. Sono sorridenti, premurosi e gentilissimi, almeno qua dentro.
Certo che, ultimamente, le mie frequentazioni sono prevalentemente nordafricane ed mediorentali.
Mica male, pensando che vengo dalla bassa terremotata.
Certo, Casablanca, Parigi e Londra non sono Milano, d'accordo, ma mica tutti sono fortunati e possono stare a Milano. Eh.
La febbre e la coppia di bourbon che mi sono testè scolato mi rilassano l'umore e comincio a coccolare l'idea di Dakar con rinnovato entusiasmo.
E poi leggervi mi ha fatto davvero bene e lo sapete che non lo dico per piaggeria.
Il fatto è che capita di scivolare e sentirsi soli, però una cosa devo dirla. Credo che questa terapia auto prescrittami sia davvero utile a spolverare il mobilio e capire cosa tenere e cosa no. Certo, quello che è andato via sono io, ma d'altro canto nessuno pare essersene reso conto.
Interessante e meritevole di riflessione.
--
Ho ordinato un altro bourbon, mi sento sulla strada giusta per combattere la febbre che combatte la febbre.
Oggi a mezzogiorno ho mangiato nel ristorante tipico che c'è qui nella hall e credo che, come a Parigi mi nutrivo esclusivamente di supreme de canard, qui mi nutrirò di tajine di pollo al limone con le olive che è una delizia per il palato. La cucina marocchina è davvero gustosa, anche se alcuni piatti (il tajine con l'agnello per esempio) hanno un odore di ascella di orango in calore veramente imbarazzante. E ve lo dice uno che l'odore di ascella femminile lo manda in rampazza, quindi regolatevi.
Il bourbon mi viene su e, automaticamente, mi pongo il quesito troie. Come funzionerà la faccenda delle troie, in Marocco? Ci sono i bordelli? La prostituzione è un reato? Se mi rastrello una troia me la posso portare in camera di sopra e scannarla? Da questi quesiti d'alto livello, capisco subito che ho bisogno di una guida spirituale autoctona, che potrebbe essere il barista, che mi sembra un ragazzotto sveglio.
Voglio solo due dritte per non finire a) in galera b) ammazzato c) ammazzato in galera. Cose basiche, diciamo. L'Africa riporta le necessità a livelli basici e ciò è bello.
Chi dice che i marocchini sono sinistri e scontrosi dice il falso. Sono sorridenti, premurosi e gentilissimi, almeno qua dentro.
Certo che, ultimamente, le mie frequentazioni sono prevalentemente nordafricane ed mediorentali.
Mica male, pensando che vengo dalla bassa terremotata.
Certo, Casablanca, Parigi e Londra non sono Milano, d'accordo, ma mica tutti sono fortunati e possono stare a Milano. Eh.
La febbre e la coppia di bourbon che mi sono testè scolato mi rilassano l'umore e comincio a coccolare l'idea di Dakar con rinnovato entusiasmo.
E poi leggervi mi ha fatto davvero bene e lo sapete che non lo dico per piaggeria.
Il fatto è che capita di scivolare e sentirsi soli, però una cosa devo dirla. Credo che questa terapia auto prescrittami sia davvero utile a spolverare il mobilio e capire cosa tenere e cosa no. Certo, quello che è andato via sono io, ma d'altro canto nessuno pare essersene reso conto.
Interessante e meritevole di riflessione.
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Ho ordinato un altro bourbon, mi sento sulla strada giusta per combattere la febbre che combatte la febbre.
Oggi a mezzogiorno ho mangiato nel ristorante tipico che c'è qui nella hall e credo che, come a Parigi mi nutrivo esclusivamente di supreme de canard, qui mi nutrirò di tajine di pollo al limone con le olive che è una delizia per il palato. La cucina marocchina è davvero gustosa, anche se alcuni piatti (il tajine con l'agnello per esempio) hanno un odore di ascella di orango in calore veramente imbarazzante. E ve lo dice uno che l'odore di ascella femminile lo manda in rampazza, quindi regolatevi.
Il bourbon mi viene su e, automaticamente, mi pongo il quesito troie. Come funzionerà la faccenda delle troie, in Marocco? Ci sono i bordelli? La prostituzione è un reato? Se mi rastrello una troia me la posso portare in camera di sopra e scannarla? Da questi quesiti d'alto livello, capisco subito che ho bisogno di una guida spirituale autoctona, che potrebbe essere il barista, che mi sembra un ragazzotto sveglio.
Voglio solo due dritte per non finire a) in galera b) ammazzato c) ammazzato in galera. Cose basiche, diciamo. L'Africa riporta le necessità a livelli basici e ciò è bello.
Meflochina ed i suoi amichetti
Di tutta questa storia, ciò che emerge con netta significatività, è l'assoluta indifferenza nei miei confronti.
Sono in giro da giorni, ma nessuno se ne è accorto. Nessuno mi ha cercato, nessuno mi ha chiesto che fine ho fatto, nessuno.
Silenzio assoluto, persino su queste pagine del cazzo, persino nella mia email occasionale.
"Non smetterò MAI di scriverti" chiosava l'email di una donna, otto giorni fa. Da allora nessuna notizia e io, invece, ho deciso che non le scriverò. Queste cose aiutano la riflessione, la presa di coscienza, l'analisi filtrata e depurata.
Nessuno. Nemmeno il Costa, nessuno.
Rimane da chiarire il perchè io scriva ancora qui, quando potrei benissimo smettere.
Diciamo che uso il blog come una sorta di personale diario di viaggio, come se fosse uno strumento terzo utile a monitorare il livello di demenza che sto assumendo. Un piccolo vezzo da pazzi, insomma.
Da domenica pomeriggio sono a Casablanca, Marocco.
Ho saldato il reparto lunga degenza del geriatrico a Maspalomas, mi sono munito di un biglietto aereo e sono arrivato qui. Mi sono sistemato in un costosissimo albergo pluristellato internazionale perchè del Marocco, al momento, mi fa paura tutto. Quindi, ora come ora, essere a Casablanca, a Parigi o a Roma, poco cambia, a parte l'esuberanza pacchiana della hall, con i suoi richiami stilistici a sultanati forse mai esistiti e la paradossale opulenza della prima colazione.
Ieri mattina sono andato nella clinica privata convenzionata con la mia assicurazione, per prendere notizie sulle vaccinazioni per il Senegal. Un giovane medico, davvero in gamba e cortesissimo, mi ha spiegato tutto. E così da ieri ho iniziato la prassi antimalarica, prendendo la prima pastiglia settimanale e questa mattina sono andato a farmi bucare il braccio con il vaccino contro la febbre gialla che è, a sua volta, di un giallo orzata impressionante.
Per il Senegal non è obbligatoria la vaccinazione antimeningococcica, ma il medico la consigliava ugualmente. Poi mi sono ricordato che, alla Scuola Allievi Ufficiali mi avevano bucato una tetta e il medico mi ha detto che sono stato vaccinato per il meningococco C e che non ho bisogno di ripetere.
Ora devo far trascorrere dieci giorni, prima di partire. Altrimenti alla frontiera senegalese non mi fanno entrare, perchè vogliono leggere sul librettino almeno dieci giorni di distanza dalla pera di vaccino. Il medico dice che mi potrebbe venire la febbre, anche alta e che se succede non devo preoccuparmi. Mi ha dato delle pastiglie, che credo siano di tachipirina o una cosa simile e mi ha detto di prenderle nel caso il cui la febbre superi i 38 gradi.
E poi con un sorriso, mi ha augurato di godermi Casablanca.
Sì, me la godo con la febbre.
Almeno non dovrebbe essere quella gialla.
Ieri pomeriggio ho chiamato Hammed, a Parigi. L'ho chiamato per dirgli come stavano le cose e che avrei provveduto a inviargli il pagamento della camera, anticipandogli anche un mese e lui mi ha stupito. Mi ha detto che, se mi fido di lui, manda una ragazza nella mia camera ad impacchettare accuratamente le mie cose e le fa trasferire nel suo ufficio di sotto. Mi ha detto che se non la uso, non ha senso che la paghi. E mi ha detto che, nel momento in cui ritorno, una camera per me c'è sempre e si tratta di aver pazienza qualche giorno per ritornare nella mia sbilenca suite personalizzata, se è occupata.
Hammed è davvero un amico. Davvero.
Adesso mi stendo un po' e aspetto che arrivi la febbre.
E' una cosa semplice, penso mi riuscirà.
Sono in giro da giorni, ma nessuno se ne è accorto. Nessuno mi ha cercato, nessuno mi ha chiesto che fine ho fatto, nessuno.
Silenzio assoluto, persino su queste pagine del cazzo, persino nella mia email occasionale.
"Non smetterò MAI di scriverti" chiosava l'email di una donna, otto giorni fa. Da allora nessuna notizia e io, invece, ho deciso che non le scriverò. Queste cose aiutano la riflessione, la presa di coscienza, l'analisi filtrata e depurata.
Nessuno. Nemmeno il Costa, nessuno.
Rimane da chiarire il perchè io scriva ancora qui, quando potrei benissimo smettere.
Diciamo che uso il blog come una sorta di personale diario di viaggio, come se fosse uno strumento terzo utile a monitorare il livello di demenza che sto assumendo. Un piccolo vezzo da pazzi, insomma.
Da domenica pomeriggio sono a Casablanca, Marocco.
Ho saldato il reparto lunga degenza del geriatrico a Maspalomas, mi sono munito di un biglietto aereo e sono arrivato qui. Mi sono sistemato in un costosissimo albergo pluristellato internazionale perchè del Marocco, al momento, mi fa paura tutto. Quindi, ora come ora, essere a Casablanca, a Parigi o a Roma, poco cambia, a parte l'esuberanza pacchiana della hall, con i suoi richiami stilistici a sultanati forse mai esistiti e la paradossale opulenza della prima colazione.
Ieri mattina sono andato nella clinica privata convenzionata con la mia assicurazione, per prendere notizie sulle vaccinazioni per il Senegal. Un giovane medico, davvero in gamba e cortesissimo, mi ha spiegato tutto. E così da ieri ho iniziato la prassi antimalarica, prendendo la prima pastiglia settimanale e questa mattina sono andato a farmi bucare il braccio con il vaccino contro la febbre gialla che è, a sua volta, di un giallo orzata impressionante.
Per il Senegal non è obbligatoria la vaccinazione antimeningococcica, ma il medico la consigliava ugualmente. Poi mi sono ricordato che, alla Scuola Allievi Ufficiali mi avevano bucato una tetta e il medico mi ha detto che sono stato vaccinato per il meningococco C e che non ho bisogno di ripetere.
Ora devo far trascorrere dieci giorni, prima di partire. Altrimenti alla frontiera senegalese non mi fanno entrare, perchè vogliono leggere sul librettino almeno dieci giorni di distanza dalla pera di vaccino. Il medico dice che mi potrebbe venire la febbre, anche alta e che se succede non devo preoccuparmi. Mi ha dato delle pastiglie, che credo siano di tachipirina o una cosa simile e mi ha detto di prenderle nel caso il cui la febbre superi i 38 gradi.
E poi con un sorriso, mi ha augurato di godermi Casablanca.
Sì, me la godo con la febbre.
Almeno non dovrebbe essere quella gialla.
Ieri pomeriggio ho chiamato Hammed, a Parigi. L'ho chiamato per dirgli come stavano le cose e che avrei provveduto a inviargli il pagamento della camera, anticipandogli anche un mese e lui mi ha stupito. Mi ha detto che, se mi fido di lui, manda una ragazza nella mia camera ad impacchettare accuratamente le mie cose e le fa trasferire nel suo ufficio di sotto. Mi ha detto che se non la uso, non ha senso che la paghi. E mi ha detto che, nel momento in cui ritorno, una camera per me c'è sempre e si tratta di aver pazienza qualche giorno per ritornare nella mia sbilenca suite personalizzata, se è occupata.
Hammed è davvero un amico. Davvero.
Adesso mi stendo un po' e aspetto che arrivi la febbre.
E' una cosa semplice, penso mi riuscirà.
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